La Stampa - 06.11.2019

(Romina) #1

GIUSEPPE LEGATO
MASSIMILIANO PEGGIO


Droga a fiumi, colletti bianchi
a disposizione e un esercito di
persone al servizio dei latitan-
ti. La ‘ndrangheta al Nord, a
Torino, ha imparato ad adat-
tarsi, «a diventare più fluida e
sfuggente», per usare le parole
degli investigatori, ma in fon-
do resta sempre la stessa. Sa
dove fare affari. Diversifica gli
investimenti, si avvale di avvo-
cati «complici» e di commercia-
listi, protegge i suoi broker in
grado di far arrivare tonnella-
te di polvere bianca e gestisce
in regime di monopolio il seg-
mento medio-alto della cocai-


na nel nord Ovest italiano. E
nonostante tutte le cautele, i
boss a volte si trovano a dover
fare i conti con i pentimenti
dei «consanguinei». Con chi,
«voltando le spalle alla fami-
glia», ha deciso di chiudere
con il passato e vuotare il sac-
co con la giustizia.
Ecco che cosa racconta l’ulti-
ma inchiesta della procura tori-
nese, che ha tirato le fila di una
complessa indagine sviluppa-
ta dal comando provinciale
dei carabinieri, sfociata ieri
con l’arresto di 59 persone, e
in tutto 70 indagati. Nei guai
anche due professionisti: il pe-
nalista Pierfranco Bertolino e

il commercialista Angelo Raf-
faele Romano, ora sottoposti
all’interdizione della profes-
sioni per sei mesi, per favoreg-
giamento all’organizzazione
criminale.
Nel mirino degli investigato-
ri la ‘ndrangheta con interessi
radicati a Volpiano, Chivasso
Brandizzo. L’indagine della
Dda di Torino (pm Toso, Abba-
tecola, Smeriglio) azzera così
l’enclave mafiosa degli Agre-
sta, autentico potentato
‘ndranghetista approdato a
Volpiano negli anni Settanta
distaccando l’originaria strut-
tura mafiosa di Platì. Grazie al
pentimento di un rampollo del-

la famiglia, Domenico Agre-
sta, 31 anni, i carabinieri han-
no trovato solide conferme ai
legami criminali che collega-
no le famiglie: Agresta Assisi.
Due cognomi sotto i quali si ce-
lano enormi traffici di droga
dal Sud America. «Sto barda-
dazzo ha voluto rovinarci,
adesso dobbiamo solo aspetta-
re la Madonna e sperare che si
illumini». Che ritratti insom-
ma. Cosi il padre del collabora-
tore di giustizia commentava
la notizia del suo pentimento,
nel 2016. «Se lui si è dissociato
da noi, dalla mia e dalla tua fa-
miglia, lo ammazzo».
L’impero degli Agresta ini-

zia a vacillare quando due per-
sone di fiducia, affiliati alla co-
sca, Michelangelo Versaci e
Vincenzo Pasquino vengono
intercettati dai carabinieri. In-
dagine che punta al narcos Ni-
cola Assisi, primula rossa del-
la cocaina, arrestato in Brasile
pochi mesi fa. Pasquino è con-
siderato il collegamento tra le
‘ndrine e i trafficanti. Al telefo-
no lui e Versaci dimostrano di
sapere dell’indagine e dicono
che a raccontarglielo è stato
l’avvocato Pierfranco Bertoli-
no. «Oggi, Assisi e Agresta -
scrive il gip Luca Fidelio – han-
no un ruolo dominante nel
mercato del narcotraffico

agendo in simbiosi». Spingen-
dosi a dire come «la ‘ndranghe-
ta eserciti un vero e proprio
monopolio nel mercato degli
stupefacenti nel Nord Ovest».
Cosa insegna questa nuova
ondata di arresti? «Che la
‘ndrangheta è un fenomeno
sempre più fluido, pur mante-
nendo le sue gerarchie» dice
il colonnello Andrea Caputo,
comandante del Nucleo Inve-
stigativo dei carabinieri.
All’inchiesta ha partecipato
anche la Guardia di Finanza
che ha sviluppato un filone
sul riciclaggio e il trasferimen-
to di denaro e beni. —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Droga, riti e vendette


Sessanta arresti nel feudo


della ’ndrangheta al Nord


Settanta gli indagati, decisive le rilevazioni del rampollo che si è pentito


I boss si appoggiavano ai colletti bianchi e gestivano gli affari dei latinati


LE COSCHE IN PIEMONTE


ANDREA BUCCI


FRANCESCA LAI


P


rofessionisti «troppo»
vicini ai clan. Nel loro
ambito lavorativo
avrebbero dato una
mano, in modo diverso, ai
membri dell’organizzazione
criminale. Da una parte il com-
mercialista Angelo Raffaele
Romano, di Settimo, e dall’al-
tra Pierfranco Bertolino, noto
avvocato penalista torinese,
accusato di favoreggiamento,
per aver svelato ai suoi clienti
notizie riservate su indagini e
intercettazioni in corso. Di re-
cente era già finito al centro di
un’altra vicenda giudiziaria
per corruzione in atti giudizia-
ria in un’inchiesta su presunti
favori in procura.
Sul suo profilo social, il com-
mercialista Raffaele Angelo

Romano, 52 anni, condivide
l'immagine di Diabolik. Per la
procura distrettuale antima-
fia il suo ruolo sarebbe tutt’al-
tro che marginale. Tanto da fi-
nire indagato con l’accusa di
associazione mafiosa. Sareb-
be, stando agli investigatori, il
contabile delle 'ndrine. Ieri
notte è stato raggiunto dalla
misura interdittiva, nell'in-
chiesta a cui è stato dato il no-
me di Cerbero e che ha sman-
tellato una ramificazione del-
la ’ndrangheta nel torinese. Ie-
ri, all'alba, gli è stata notifica
l’ordinanza che lo accusa di
aver agevolato, con i suoi con-
sigli professionali, l'associazio-
ne mafiosa a cui apparteneva
un esponente criminale, Lu-
ciano Paparo. In più occasioni
gli avrebbe dato suggerimenti
sul trasferimento fraudolento
di denaro, sulla distribuzione
delle quote societarie e sull'in-
testazione della Jede Sas, che

svolgeva un'attività di raccol-
ta scommesse sportive sotto
l'insegna Eurobet in via Regio
Parco a Settimo, ben cono-
scendo il curriculum crimina-
le di Paparo.
Titolare dello studio di com-
mercialisti in via Petrarca 17 a
Settimo Torinese, Raffaele An-
gelo Romano, viene descritto
come un amante del lusso.
Spesso in Ferrari, con amici-
zie, non si sa se solo vantate o
vere, con ex giocatori della Ju-
ventus. Il suo arresto, ieri, ha
sorpreso non poco. Da sem-
pre la famiglia Romano, a Set-
timo, è molto stimata: il papà
Giuseppe, in passato aveva in-
dossato la divisa della Guar-
dia di Finanza, era stato consi-
gliere comunale in Forza Ita-
lia durante la legislatura a ca-
vallo tra il '94 e il '99 nella giun-
ta dell'allora sindaco Giovan-
ni Ossola. Ma Raffaele Angelo
Romano non ha mai dimostra-

to interesse per la politica.
Discorso a parte per l’avvo-
cato Pierfranco Bertolino, pro-
tagonista in veste di legale tra
più importanti processi degli
ultimi anni e in passato ai verti-
ci dell’Unitalsi, associazione
cattolica dedicata al trasporto
e pellegrinaggio dei malati. In
base al quadro accusatorio
della procura, il suo ruolo sa-
rebbe stato più incisivo, addi-
rittura di concorso esterno
nell’associazione mafiosa. Ma
il gip Luca Fidelio che ha firma-
to la poderosa ordinanza di ol-
tre 3 mila di pagine, ha riquali-
ficato le accuse in favoreggia-
mento. Perché l’aiuto presta-
to dall’avvocato a due sogget-
ti criminali, tra cui uno suo
cliente, «risulta episodico e oc-
casionale», per altro non
«emergono rapporti stabili e
sistematici con esponenti del
sodalizio».—
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

RETROSCENA


fuga notizie

Caccia alla talpa che si cela in procura
Ombre su rapporti e legami negli uffici

LE COSCHE IN PIEMONTE


1994 Operazione Cartagine
II carabinieri intercettano 5500 kg di cocaina stipati in due tir a Borgaro Torinese.Un' indagine imponente, dura-
ta 383 giorni e che resterà memorabile per il più massiccio sequestro di droga mai effettuato in Europa: 5.500
chili di cocaina. Un' inchiesta minuziosa, che ha clamorosamente funzionato da lente di ingrandimento sui rappor-
ti tra traffico internazionale di stupefacenti e criminalità organizzata. La ‘ndrangheta si era consorziata in cartelli
per acquistare il maxi carico proveniente dal Sud America. Scattano decine di arresti tra i clan della Locride in testa
le famiglie Ursini-Marando.

Commercialista arrestato. Nei guai anche l’avvocato Bertolino. I pm: “Troppo vicini alle ’ndrine”


Tra lusso, Ferrari e Diabolik


Manette al contabile dei clan


È caccia alla talpa che rivelò
all’avvocato penalista Pier-
franco Bertolino l’esistenza di
un’indagine sui «calabresi». I
carabinieri ricostruiscono
che sul trafficante Bruno Pez-
zolato, a cui Bertolino svelerà
l’esistenza dell’indagine, sta-
va lavorando anche il pm An-
drea Padalino. «Colpisce la
consecutio temporum di talu-
ne circostanze». E cioè «tra il 3

e il 7 ottobre il pm Padalino do-
po aver arrestato 2 persone ri-
fornite di droga da Pezzolato
viene informato di un’indagi-
ne della Dda». Il fascicolo tran-
sita all’ufficio intercettazioni
in cui lavorano 4 carabinieri
poi trasferiti. Il 6 ottobre l’av-
vocato rivela l’indagine a Pa-
squino. «Qualcuno in procura
dev’essere l’autore della rive-
lazione» scrivono. G.LEG. —


  1. Conferenza stampa in procura: da sinistra il procuratore nazio-
    nale antimafia Federico Cafiero De Raho, il procuratore generale
    Francesco Saluzzo, la coordinatrice della Dda di Torino Anna Ma-
    ria Loreto. 2. La caserma dei carabinieri di Chivasso. 3. Una per-
    quisizione dei militari. 4. Il commercialista di Settimo, Angelo
    Raffaele Romano. 5.Antonio Agresta, uno dei boss di Volpiano


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2011 Operazione Minotauro
E’ un’operazione iconica per la lotta alla criminalità organizza-
ta al Nord. Alla fine il risultato è di 154 arresti, che ha portato a
individuare 9 “locali” di ‘ndrangheta. L’operazione, nata anche
dalle dichiarazioni di due pentiti si concluderà con condanne per
più di mille anni di carcere. E’ stata l’inchiesta chiave per mostra-
re i metodi della ’ndrangheta al Nord.

2014 Operazione Big Bang
I carabinieri arrestano per la terza volta in pochi anni due
fratelli considerati i capi della ‘ndrangheta a Torino. Si tratta
di Adolfo e Cosimo Crea, originari di Stilo, costa Jonica reggi-
na. Dopo le prime condanne la Dda chiede e ottiene per loro il
carcere duro: il 41 bis. Uomini chiave per la ’ndrangheta al
Nord che “si sentivano i capi di Torino”.

LE TAPPE


DI 25 ANNI


DI INCHIESTE


MERCOLEDÌ 6 NOVEMBRE 2019 LASTAMPA 41


CRONACA DI TORINO


T1 PR

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