La Stampa - 14.11.2019

(Brent) #1
FABIANA MAGRÌ
TEL AVIV

S


ono notti di luna pie-
na che all’alba tra-
monta sul mare. So-
no le sole ore in cui i
razzi lanciati da Gaza verso
Israele s’interrompono. Lo
sconcerto del primo giorno,
quando le sirene si sono sen-
tite anche a Florentin, il
quartiere hipster a Sud di
Tel Aviv, ha lasciato il posto
ai rituali di circostanza - co-
sì frequente da queste parti


  • che si ripetono sui social


media e nella realtà.
I turisti in arrivo chiedono
su Facebook se viaggiare in
Israele adesso è sicuro. Nel
gruppo «Italiani in Israele»,
tra chi cerca panettoni a Ge-
rusalemme e chi s’informa
sulla validità del suo diploma
in agopuntura, gli italiani in
partenza si rivolgono ai con-
nazionali che vivono qui:
quanto è sicuro? «Più sicura
di Tel Aviv non c’è nessuna
città» è la prima risposta. Il te-
nore di quelle successive è
identico.
L’account Instagram di Tel
Aviv ha virato su un profilo
un po’ più basso del solito: un

surfista guarda il tramonto
sul mare e augura ai follower
una serata tranquilla. Un ra-
gazzo sul lungomare, accan-
to al monopattino elettrico,
invita alla calma e a tornare
in spiaggia. A migliaia piovo-
no i like, a decine i commenti
di solidarietà. Ma Tel Aviv è
famosa per essere una bolla e
le reazioni dei suoi abitanti,
quelli più giovani soprattut-
to, anche quando spaziano
dal cinismo all’ironia, nascon-
dono la necessità di tenersi in
equilibrio tra voglia di norma-
lità e senso d’insicurezza. So-
no antidoto alla tensione, ser-
vono per sdrammatizzare.

Sentirsi vicini con i red alert
A ridosso della Striscia la si-
tuazione è molto diversa. Si
capisce dalle notifiche della
app «Red Alert», strumento
che non solo serve come sup-
porto all’allarme delle sirene
ma consente di sentirsi più vi-
cini ai figli arruolati, d’istan-
za proprio al Sud, o agli amici
che vivono intorno all’encla-
ve costiera palestinese. Al te-
lefono, Alon Alseich, mem-
bro del kibbutz Nir Am, rac-
conta di un enorme lavoro
dietro le quinte. «Tenersi in-
formati è fondamentale per
la sicurezza. Io mi occupo di
aggiornare i canali di comuni-

cazione tra l’esercito e gli abi-
tanti di dieci kibbutzim e un
moshav. Le vie principali so-
no chiuse al traffico di civili,
troppo esposte al lancio dei
razzi. Ci possiamo muovere
in auto, solo se necessario,
lungo strade secondarie.
Quasi tutti i negozi sono chiu-
si oppure aprono per un paio
d’ore al giorno». E poi c’è la fa-
miglia: la moglie, due figli (
e 11 anni) e un cane. «Cuci-
niamo e mangiamo insieme.
Facciamo brevi passeggiate.
I ragazzi guardano i film o gio-
cano al computer. Il loro gio-
co preferito è un video game
di guerra. Li senti parlare, tra

di loro, per finta, di armi e
obiettivi colpiti. E poi al suo-
no della sirena i razzi entrano
nel loro mondo reale. Sanno
già tutto della guerra e dei
missili». E sanno già come si
devono comportare quando
suonano le sirene. «Abbiamo
15 secondi per ripararci nella
stanza blindata, che è poi la
camera di mio figlio maggio-
re. Mia moglie dice che sono


  1. Lo so che suona surreale,
    ma sono preoccupato per il
    cane, mostra segni di stress
    per le sirene e le esplosioni.
    Ho comprato delle pillole ma
    non gliel’ho ancora date».
    Nir Am è a 4 km dal confine
    con la Striscia. «La cosa più fa-
    stidiosa è il rumore: quello
    dei razzi da Gaza, quello del-
    le batterie antimissili, delle
    esplosioni. Ci sono diversi


Iron Dome qui intorno». E
poi c’è l’ironia della sorte.
«Ho visto palestinesi, che la-
vorano nelle aziende agrico-
le dei kibbutz, ripararsi nei ri-
fugi con noi, per proteggersi
dai razzi».
Netanyahu, ieri pomerig-
gio, ha parlato al telefono
con le autorità locali della zo-
na. Ha detto che è stata raffor-
zata la deterrenza con nuovi
mezzi che i nemici non pote-
vano nemmeno immaginare.
«Non so esattamente cosa si-
gnifichi ma effettivamente
abbiamo la percezione che l’e-
sercito stia agendo diversa-
mente dal solito. Sembra tut-
to più organizzato. E questo
ci rassicura». —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Una turista italiana è rimasta fe-
rita alla spalla da un candelotto
di gas lacrimogeno durante
scontri scoppiati tra palestinesi
e militari dello Stato ebraico a
Betlemme, nel Sud della Cisgior-
dania. Un responsabile della
Mezzaluna Rossa, Abdul Halim
Jaafra, ha dichiarato che è stato
prestato un primo soccorso alla
donna, che non sarebbe grave.
Gli scontri sono scoppiati a se-
guito di una marcia di studenti
per protestare contro i raid israe-
liani sulla Striscia di Gaza. L’Uni-
tà di Crisi della Farnesina, in
stretto raccordo con il consola-
to generale d'Italia a Gerusalem-
me, segue da vicino il caso della
cittadina italiana.

ANSA

Nel Sud dello Stato ebraico i civili tentano di convivere con le sirene. Negozi e strade chiusi. I bambini sanno già tutto della guerra


Vivere sotto i razzi al confine con la Striscia

dove 15 secondi separano la vita e la morte

60
Gli israeliani
feriti durante
l’offensiva della Jihad
islamica

LA CRISI IN MEDIO ORIENTE

Turista italiana ferita

GIORDANO STABILE
INVIATO A BEIRUT
La guerra fra Israele e la Jihad
islamica è entrata nel secondo
giorno e il bilancio dei morti pa-
lestinesi è salito a 26, mentre
migliaia di israeliani sono co-
stretti a vivere nei rifugi e alcu-
ne decine sono rimasti feriti o
sotto choc per la pioggia di raz-
zi continuata ieri con la stessa
intensità di martedì. Sono oltre
400 i razzi lanciati in totale. Sol-
tanto il 10% è riuscito a perfora-
re il sistema Iron Dome ma tan-
to è bastato per danneggiare
abitazioni, bloccare il traffico,
e paralizzare la vita in tutto il
Sud del Paese. Dall’altro lato
del confine, nella Striscia di Ga-
za, le ondate di raid hanno de-
molito le infrastrutture del
gruppo jihadista ma anche cau-
sato vittime civili, compreso un
bambino di 7 anni.
Il tentativo di arrivare a una
tregua, con la mediazione di
Egitto e Onu, è fallito nella not-
te e dalla mattinata lo scontro è

ripreso sempre più intenso.
La dirigenza della Jihad ha
respinto le offerte di cessa-
te-il-fuoco e promesso di «far
pagare un alto prezzo» a Israe-
le per l’eliminazione del suo ca-
po militare Baha Abu al-Ata. Di-
spone, secondo l’Intelligence
israeliane, di «8 mila razzi» e fi-
nora ne ha usati soltanto il 5
per cento. Può quindi continua-
re la sua campagna per giorni e
l’obiettivo delle Forze armate
israeliane è in questo momento
demolire le sue capacità logisti-
che e ridurre al minimo i lanci.
Ieri i cacciabombardieri hanno
colpito una «fabbrica dove ven-
gono costruite le testate esplosi-
ve», il quartier generale del
gruppo a Khan Younis, «deposi-
ti di munizioni». La Marina ha
invece attaccato un’imbarca-
zione e un centro di addestra-
mento sulla costa. Un raid ha
anche portato all’uccisione di
un comandante dell’ala milita-
re della Jihad, le Brigate
al-Quds, Khaled Faraj. Il pre-

mier Netanyahu ha incontrato
il neoministro della Difesa Naf-
tali Bennett e precisato che
«Israele non vuole escalation
ma i terroristi devono sapere
che possiamo colpirli in ogni
momento». Ieri però anche le
vittime civili sono state nume-
rose. Ambulanze e taxi privati
hanno portato decine di feriti e
cadaveri all’ospedale di Shifa,
nel centro di Gaza. Secondo i
medici provenivano «da aree
densamente popolate».
La Jihad islamica cerca di
compattare la popolazione con-
tro «l’aggressione israeliana» e
finora ha l’appoggio di Hamas,
il grande rivale politico nella
Striscia. Tutte le fazioni si sono
unite in una «war room» e lan-
ciato avvertimenti minacciosi.
«Daremo una lezione a Israele
–si legge nel primo comunicato
-. Gli israeliani che sono nei rifu-
gi devono capire le conseguen-
ze delle scelte dei loro dirigen-
ti». Le fazioni concordano sul
fatto che «non verrà mia accet-

tata la politica degli omicidi mi-
rati». Ma dietro la facciata di
unità c’è una profonda spacca-
tura. La Jihad, che ha l’appog-
gio dell’Iran, ha una visione op-
posta a quella di Hamas, soste-
nuto in primo luogo da Qatar e
Turchia.
Come spiega Hillel Frisch del
Begin-Sadat Center for Strate-
gic Studies, «Hamas fa uso della
violenza per strappare più con-
cessioni a Israele e mantenere
l’afflusso di denaro del Qatar» e
sostenere «i suoi 50mila dipen-
denti civili e militari». La Jihad
islamica ha una base di consen-
so ristretta, circa il 3% della po-
polazione, e agisce su input di
Teheran per «distrarre» lo Stato
ebraico mentre i Pasdaran si raf-
forzano in Siria. Per questo Ha-
mas tiene aperti negoziati con
Israele, attraverso l’inviato Onu
Nickolay Mladenov, e già oggi
potrebbe essere raggiunto un
cessate-il-fuoco, come ha fatto
un alto ufficiale. —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Gaza, il conflitto divampa: 26 palestinesi morti


Migliaia di civili israeliani si trovano nei rifugi


La Jihad islamica lancia 400 razzi, il 5% di quelli a disposizione. Fallisce la mediazione di Egitto e Onu

Soldati israeliani dispiegati vicino alla città di Sderot, Israele del Sud

REPORTAGE

I palestinesi che
lavorano nei kibbutz
corrono nei rifugi
assieme agli ebrei

90%
La percentuale di razzi
intercettati dal sistema
di difesa israeliano
Iron Dome

I residenti della città meridionale di Ashkelon si riparano in un rifugio durante uno degli attacchi dalla Striscia di Gaza

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