REPORTAGE
MARIA CORBI
INVIATA A VENEZIA
Q
uattro suoni in scala
crescente, è il segna-
le che la marea ha su-
perato i 180 centime-
tri. Note lugubri nella notte
più lunga e che ieri mattina
hanno alzato ancora il tono,
confermando le previsioni
peggiori dal 1966. Codice
rosso, invito a tutti a rimane-
re al sicuro nei piani alti del-
le case. Ma la paura spinge in
strada i turisti che affollano
la città dove è in corso la Bien-
nale. Qualcuno sfida l’acqua
per farsi un selfie nelle calli
diventate piscine e a piazza
San Marco dove la basilica è
stata violata dalle onde ano-
male di questa marea resa
più violenta dal vento che ta-
glia come una lama. Som-
mersa la Cripta.
Dan Stewart viene da San
Francisco, osserva attonito
quel che rimane del Grancaf-
fé Quadri, locale storico tri-
stellato sotto i portici delle
Procuratie vecchie sommer-
so da oltre un metro di ac-
qua. «Ma come è possibile, si
chiede il turista, che nel
2020 non siete riusciti a tro-
vare una soluzione per salva-
re questa città meravigliosa
dalle alte maree?». Una do-
manda che i veneziani per
stanchezza nemmeno si fan-
no più come spiega Marco al-
la guida del suo taxi d’acqua.
«La cattiva volontà della poli-
tica ha reso anche noi vene-
ziani incuranti. Questa notte
i traghetti al Lido sono stati
lasciati legati come al solito
per di più con la poppa verso
la laguna ed era inevitabile
che andassero alla deriva».
Al Lido dei cinque pontili
di piazzale Santa Maria Elisa-
betta ieri mattina solo uno
era agibile. Alla fondamenta
delle Zattere l’edicola non
c’è più, trascinata dalla cor-
rente in laguna.
Una città impreparata a
questa emergenza. Anche le
passerelle che di solito evita-
no ai pedoni di bagnarsi si so-
no trasformate in armi im-
proprie. Troppo alta l’acqua,
troppo forte il vento è così si
sono staccate trasportate dal-
la corrente. Molte le persone
colpite. Eppure sul sito del
Comune l’acqua alta è spac-
ciata quasi come un attrazio-
ne turistica: “Per i curiosi
consigliamo l’acquisto di un
paio di stivali che consenti-
ranno di visitare la città”.
Al Gritti Palace, il rifugio
dei vip, l’acqua, putrida e
piena di detriti, invade la
hall restaurata di recente e
trascina divani, antichi co-
mò, vasi è tutto quello che
trova sul suo cammino. «La-
voro qui da 26 anni e non ho
mai visto niente del gene-
re», dice un cameriere che è
rimasto alzato tutta la notte
insieme con i colleghi e con
il direttore Paolo Lorenzoni
per rimediare al disastro.
Qualche strada più in là
del Gritti, c’è un negozio sto-
rico dal nome profetico “Li-
breria dell’Acqua Alta” famo-
sa per i tre gatti che la abita-
no, ma anche perché i libri so-
no disposti in una gondola, e
in altri oggetti galleggianti.
Ma questa volta è dura an-
che per loro.
L’Harrys Bar, che martedì
era aperto, ieri mattina era
bloccato e non prendeva pre-
notazione. «Chiamate più
tardi», avvertono. Anche lo-
ro affannati a difendersi dal-
la laguna che minaccia la lo-
ro storia.
Il “day after”
Il giorno dopo lo scenario è
da day after, negozi devasta-
ti come fossero travolti da
uno tsunami, i marmi di San
Marco violati, taxi e moto-
scafi privati alla deriva sul
Canal Grande. Un taxi d’ac-
qua della cooperativa “Sere-
nissima” si è arenato in calle
delle Razze. Allagato anche
il Consiglio regionale, con il
governatore Zaia che ordi-
na l’apertura dell’unità di
crisi regionale. «Venezia si
vendica per come viene trat-
tata, un luna park per turi-
sti», dice Paolo Barzan che
vive qui da sempre. «Tutta
colpa del Mose», dice il mai-
tre dell’hotel Aman, l’unico
7 stelle di Venezia.
E a Pellestrina, una delle
isole davanti al mare, la situa-
zione è ancora più tesa. Due i
morti, molti feriti e le case in-
vase dall’acqua dopo che le
pompe che dovevano bloc-
carla sono state messe fuori
uso dalla eccessiva pressio-
ne. Anna piange: «Ho perso
tutto». La sua casa è allagata.
Mobili, abiti, oggetti, tutto di-
strutto. Per ricordarsi una ta-
le devastazione dobbiamo
tornare con la memoria
all’Acqua grande del 1966,
quando l’alta marea raggiun-
se i 190 centimetri.
Nella parte bassa del bor-
go di Malamocco, al Lido,
l’acqua, oltre i 160 centime-
tri, ha scavalcato la barriera
del baby Mose invadendo le
abitazioni. E in queste ore
drammatiche tra la gente
monta la rabbia contro l’ope-
ra iniziata nel 2003 per difen-
dere la città e la sua laguna
dall’acqua e che mostra ine-
sorabilmente la sua debolez-
za. Scandali che si sono suc-
ceduti, lentezze, errori tecni-
ci, con l’opera, come ha ricor-
dato il governatore Zaia, che
ancora non è in funzione «e
questi sono i risultati». Sen-
za contare che l’area marcia-
na dove c’è anche la basilica
di San Marco non sarebbe co-
munque protetta dal Mose.
Quando verso mezzogior-
no, ieri, il tempo sembra mi-
gliorare tutta la città è al la-
voro per risollevarsi. I nego-
zianti con gli stivaloni alle
cosce puliscono le loro bot-
teghe. È un coro: «Le para-
tie sono saltate dappertut-
to, abbiamo perso tutta la
merce è un disastro che si ri-
peterà se la politica non capi-
sce che questa città è un pa-
trimonio di tutti, non solo di
noi veneziani».
Alfredo Bianchini, avvoca-
to, presidente della Fonda-
zione intitolata al pittore
Emilio Vedova e a sua mo-
glie Annabianca, ha vissuto
anche “l’acqua granda“ del
’66. «Allora al piano terra dei
palazzi c’erano per lo più ma-
gazzini, oggi sono negozi. Ie-
ri mentre andavo da campo
san Paolo a piazzale Roma
ho visto gente disperata per
avere perso tutto. Ma la col-
pa non è solo di questa ma-
rea. Quello che è avvenuto è
gravissimo ma superabile.
Più grave è la morte urbani-
stica, sociale d umana di que-
sta città che è ormai solo un
contenitore turistico».
L’ingegnere Pierpaolo
Campostrini della Procurato-
ria di San Marco e il sindaco
Luigi Brugnaro spiegano
che i danni sono aumentati
dal fatto che l’acqua è salata
e quindi più corrosiva di quel-
la dolce della laguna. «Un’in-
vasione mareale ripetuta co-
me questa accresce il danno
che è subdolo: l’acqua va via
ed evapora, ma il sale rima-
ne dentro». L’attenzione del
mondo è su San Marco. «Un
sistema di valvole e di pom-
pe protegge la basilica fino
ad acque alte di 80 centime-
tri, ma oltre possiamo fare
poco e fino a domenica sono
previsti diversi picchi», spie-
ga Campostrini. «Stiamo stu-
diando un sistema per difen-
dere gli intonaci e i mosaici
ma c’è bisogno dell’interven-
to dello Stato». Quali sono le
promesse non mantenute?
«Il Mose e l’impermeabilizza-
zione della piazza». Nel po-
meriggio sembra tornare la
calma. Ma la tempesta è in
agguato fino a venerdì. —
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C’è chi piange per aver perso mobili, vestiti e oggetti cari in poche ore
La protesta: “I politici devono capire che la città è un patrimonio di tutti”
La rabbia dei residenti
“Il mare e il fango
portano via le nostre vite
dopo anni di promesse”
L’alta marea non ha risparmiato le gondole: strappate dai loro
ormeggi sulle banchine sono finite contro le case
- Acqua oltre le ginocchia per provare ad
attraversare piazza San Marco / 2. Allagato
anche il prestigioso hotel Gritti Palace, che si
affaccia sul Canal Grande / 3. I segni del livel-
lo dell’acqua alta sul murale di Banksy
MARIA ROSA TOMASELLO
ROMA
L’acqua alta ha spinto Vene-
zia, come una gondola alla de-
riva, «a un soffio dall’Apocalis-
se». Una “acqua granda”
straordinaria, che martedì not-
te ha toccato il record di 187
centimetri - secondo solo al pic-
co di 194 centimetri del 1966 -
e che ieri ha sfiorato i 145 centi-
metri, ha trasformato la lagu-
na in mare, che con le sue onde
per la prima volta ha invaso cal-
li, campi e piazze. «A un pelo
dal disastro» secondo il procu-
ratore di San Marco Pierpaolo
Campostrini, la Basilica coi
suoi tesori, i marmi, i mosaici
policromi: «Superato il metro
e 65 l’acqua è entrata e rom-
pendo le finestre ha allagato la
cripta». Ovunque uno scena-
rio di guerra: vaporetti accar-
tocciati, barche scaraventate a
riva, case, negozi e alberghi
sott’acqua, con i vigili del fuo-
co impegnati in oltre 400 inter-
venti.
Sgomento, il governatore
del Veneto Luca Zaia: «Una de-
vastazione apocalittica, con
l’80 per cento della città som-
mersa», mentre il presidente
del Consiglio Giuseppe Conte,
arrivato in città nel tardo po-
meriggio con il ministro delle
Infrastrutture Paola De Miche-
li, ha definito «drammatica» la
condizione della Serenissima,
annunciando che oggi il Consi-
glio dei ministri decreterà lo
stato di emergenza. «I primi in-
terventi sono già stati finanzia-
ti» ha precisato De Micheli. Il
governo sbloccherà anche la
nomina del commissario a cui
sarà affidato il completamen-
to del Mose, l’opera che do-
vrebbe proteggere con un siste-
ma di paratoie mobili la città:
«Siamo al 92-93% – ha detto il
premier – e va portata a termi-
ne nel modo più rapido ed effi-
cace». A breve inoltre sarà con-
vocato il Comitato intermini-
steriale per la salvaguardia di
Venezia dove martedì, ha spie-
gato Conte prima del sopral-
luogo a San Marco, l’acqua al-
ta avrebbe «raggiunto la soglia
record del 1966».
Il danni «ammontano a cen-
tinaia di milioni di euro» ha sti-
mato il sindaco Luigi Brugna-
ro, che ha ricevuto la chiamata
del presidente della Repubbli-
ca Sergio Mattarella. Ma è solo
una prima stima, destinata a
crescere: «Al momento i danni
non sono quantificabili» ha di-
chiarato il premier, spiegando
che «verranno ristorati anche i
danni subiti dai privati».
La straordinaria ondata di
maltempo ha fatto una vitti-
ma, un anziano di 78 anni che
è rimasto fulminato mentre
cercava di riavviare le elettro-
pompe nella sua casa allagata
sull’isola di Pellestrina, dove
un altro uomo è stato trovato
morto nella sua abitazione,
probabilmente per cause natu-
rali. Oggi, giorno in cui le scuo-
le resteranno chiuse, è annun-
ciato l’arrivo del ministro per i
Beni culturali Dario France-
schini. —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
ALLUVIONE IN LAGUNA
PIERO MARTIN*
1
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L’ANALISI
MARCO BERTORELLO / AFP AP PHOTO/LUCA BRUNO
MARCO BERTORELLO / AFP
I tre nemici:
pressione,
“effetto catino”
e vento
L’acqua alta che ha
colpito Venezia nel-
la notte del 12 no-
vembre è secondo solo a
quello del 4 novembre
’66, quando la marea rag-
giunse 194 centimetri.
La marea nella laguna di
Venezia è dovuta princi-
palmente a tre compo-
nenti: l’astronomica, la
meteorologica e l’oscilla-
zione di sessa. Esse si
sommano e originano la
marea osservata, che si
misura rispetto alla quo-
ta di riferimento detta ze-
ro mareografico. L’altez-
za della pavimentazione
cittadina varia rispetto a
questo zero, con i minimi
di circa 70-80 centimetri
in piazza san Marco. L’al-
tezza dell’acqua alta nel-
le calli dipende quindi
dalla quota della pavi-
mentazione. I 187 centi-
metri di marea dell’altra
notte significano oltre
un metro d’acqua davan-
ti alla Basilica di san Mar-
co e una percentuale di al-
lagamento della città pa-
ri all’88%.
La componente astro-
nomica di per sé non fa
danni: è un’oscillazione
dovuta all’interazione
gravitazionale tra terra e
luna con due massimi e
due minimi al giorno. Si
calcola con precisione e
con largo anticipo e da so-
la non produrrebbe effet-
ti gravi. I problemi vengo-
no dalle altre due.
La componente meteo-
rologica è dovuta al vento
e a differenze di pressio-
ne atmosferica. L’Adriati-
co è infatti una sorta di
manica stretta chiusa ad
un’estremità che va da
sud est a nord ovest. Un
vento forte che spira da
sud/sud est può “spinge-
re” il mare verso l’alto
Adriatico e rallentare, se
non impedire, il deflusso
dell’acqua.
Una seconda forzante è
un minimo di pressione
atmosferica in prossimità
di Venezia: la differenza
di pressione tra Adriatico
meridionale e settentrio-
nale spinge il mare verso
nord. La sessa è invece l’o-
scillazione su larga scala
che si osserva in Adriatico
a seguito di una perturba-
zione localizzata. In paro-
le povere: prendete un ca-
tino allungato pieno d’ac-
qua, alzatelo un attimo a
un’estremità e poi abbas-
satelo: si crea un’onda
che va avanti e indietro.
Quando il catino è l’Adria-
tico e l’ “onda” di marea la
fa la componente mete-
reologica di cui sopra ave-
te la sessa. Il suo periodo
è di 22 ore.
*Professore di fisica sperimen-
tale al Dipartimento di Fisica e
Astronomia “G.Galilei” dell’Uni-
versità di Padova e Fellow dell’A-
merican Physical Society —
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ALLUVIONE IN LAGUNA
I record dell’acqua alta LA STAMPA
Percentuale
di allagamento
della città
1,66 m 22 dicembre 1979
1,44 m Ieri mattina
1,87 m 12 novembre 2019
Livelli
0 m
0,1 m
0,2 m
0,3 m
0,4 m
0,5 m
0,6 m
0,7 m
0,8 m
0,9 m
1,0 m
1,1 m
1,2 m
1,3 m
1,4 m
1,5 m
1,6 m
1,7 m
1,8 m
1,9 m
2,0 m
1,58 m
1,10 m
0,80 m
0 m
1,94 m
1 febbraio 1986
livello
di allarme
4 novembre 1966
livello
normale
inizio
acqua alta
88%
70%
59%
28%
2%
ANSA/AP PHOTO/LUIGI COSTANTINI
Venezia travolta dall’acqua alta
Danni per centinaia di milioni
Allagato l’80% dell’abitato. Zaia: “Un’apocalisse”. Conte promette: “Completiamo il Mose”
GIOVEDÌ 14 NOVEMBRE 2019 LASTAMPA 3
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