Corriere della Sera - 01.11.2019

(C. Jardin) #1


30 Venerdì 1 Novembre 2019CorrieredellaSera


Forzaragazze,mettetela giacca


LilliGruber sfidailmaschilismo


Gliincontri


●S’intitola
Basta!il nuovo
libro di Lilli
Gruber (nella
foto) edito da
Solferino
(pagine 205,
e13,90)

●Lilli Gruber
presenta il suo
libro a Milano
domenica 17
novembre (ore
20) presso il
Mudec con
Beppe
Severgnini
nell’ambito di
BookCity

●A Modena
sabato 23
novembre Lilli
Gruber
presenterà il
suo libro
all’auditorium
Marco Biagi
(ore 17.30) nel
quadro di un
ciclo sulla
violenza contro
le donne

L


illi Gruber,ventenne, sta per inter-
vistareildirigentediuna grande
azienda multinazionale per la Rai di
Bolzano. Lui letende la mano ed
esordisce: «Prima di tutto, signoraosi-
gnorina?». Prima di tutto, gli sembra na-
turaleverificareaqualecategoria appar-
tenga nella vita privata quella giovane
giornalista. Lei fa muro: «E
lei, signore o signorino?». Sa-
rebbe successo di nuovo, più
avanti, ormaiaRoma. Collo-
quioconundirettoredirete
Rai.Stretta di mano e saluto:
«Buongiorno, ma che buon
profumo!». Lilli Gruber, in
una frazione di secondo: «E
lei, che profumo usa?».
Fine della ricreazione, scri-
ve l’autrice diBasta!Ilpotere
delledonnecontrolapoliticadeltestoste-
roneper le edizioni Solferino, la vita pro-
fessionale non può essere un gioco di se-
duzione. Sono facezie, galanterie, niente
di grave? Probabilmentesì, ragiona Gru-
ber, ma si parte da questeforme eregole
squilibrate dall’alto maschileverso il basso
femminileesifinisce«dietroildivano o
sottolascrivania». Invisibili, impotenti,
sacrificate, mentre «una ciurma di maschi
sbracati imperversa nelle stanze dei botto-
ni da troppotempo, in tuttoilmondo».
Perché—alla fine del giornoeall’inizio
delterzo millennio — quello che le espe-
rienzepersonalicome le classifiche uni-
versali sui divari di generedimostrano è
che «non abbiamo affattoraggiunto
l’uguaglianza, non ci siamo nemmeno vi-
cine».
Eallora, quando mancano cinque mi-
nuti alla mezzanotte (come si dice intede-
sco per dare l’idea che tra poco sarà tardi),
una delle giornalistepiù influenti nella
storia d’Italia, rispettata etemuta allo stes-
so modo, decide di darealle stampe un
pamphlet che in ciascuno dei nove capitoli
di cui ècomposto vibra di furia e sfida, un
diario pubblico-privatoche si rivela im-
pietoso su un fronteeincoraggiantesul-
l’altro, in unacorsacontinua tra fatti ed
eventi, little e big data, dichiarazionirobo-
anti di leader internazionali e osservazioni
sottili raccoltenelleconversazioni serali
con il maritoJacques Charmelot, al quale

— nei ringraziamenti finali — viene riser-
vato«un applauso» di cuore e ditesta.
La radice di questo librettorosso è prati-
ca, racchiusa in una domanda essenziale:
checosa fareadesso, subito, si potrebbe
dire«prima dicena», spostando sulla ri-
voluzionefemminista laformula dell’ur-
genza quotidiana cheJonathan SafranFo-
er haconiato nel suo ultimo saggio ecolo-
gista. Checosa possono/devono farele
donne — e gli uomini — che desiderano
una società più equa perrovesciare lo sta-
to dellecose? Cosa per crepare e poi spac-
careil granitodellaresistenza alcambia-
mento che negli ultimi anni sembra esser-
si persino rafforzata (dal 2013, secondo
l’autrice, sull’onda populista è partito «un
contrattaccoduroeimmediato»voltoa
sabotare l’avanzata delle donne nelle isti-
tuzioni)?

Le risposte che Grubervede e racconta
sono due. La prima sta nel titolo. Bisogna
dire basta e dirlocon un punto esclamati-
voche faccia da paletto a ogni esitazione.
Basta a quel tridente di «visibilità, violen-
za,volgarità» al maschile che provaa
(re)spingere le donne dentro ilrecinto di
un presunto destino genetico di sottomis-
sione, destino inesistente, arbitrario e
controproducente per tutte e tutti, al quale
unacatena di proverbi e stereotipi harega-

lato uncomodovestito culturale, ormai lo-
goro, fuori moda e tuttavia ancora buono
per ogni stagione. E a proposito di stagio-
ni politico-economiche, la globalizzazio-
ne e il liberismo — argomenta Lilli Gruber
—non hanno fattoche peggiorarelasi-
tuazione poiché «le donne oggi apparten-
gono in maggioranza a quello che untem-
po si chiamava proletariato».
Basta, dunque, a un club antistorico di
uomini di poterechevengono raccontati
ciascuno nel proprio antro altestosterone.
Trump, Bannon, Erdogan, Xi Jinping, Pu-
tin, Bolsonaro,Johnson, Epstein,Wein-
stein, Salvini (al Matteo leghista è dedicata
l’introduzione a tutto ilresto e a tutti gli al-
tri).
La seconda risposta è quella che nel li-
bro sembra prendere il sopravvento sulla
prima. Ètempo di serrare le fila alfemmi-

diBarbaraStefanelli


ConflittiUnpamphlet(Solferino)cheesortaledonneacontrastareileader«altestosterone»comeSalvinieTrump


Helena Almeida (Lisbona, 11 aprile 1934 – 25 settembre 2018),Pinturahabitada(1975, acrilico su stampa fotografica, particolare)


Laminaccia
Èincorsounevidentetentativo
direspingereledonnedentro
ilrecintodiunpresuntodestino
geneticodisottomissione

«Questo è il libro più triste che ho scritto,
ma anche il più divertente, perché la
malinconia richiama l’ironia, per
riequilibrare lecose». Così lo scrittore
Eshkol Nevo (Gerusalemme, 1971)
introduce il suo nuovo libro,L’ultima
intervista(traduzione diRaffaella Scardi,
Neri Pozza, pagine 413,e18), in una
videointervista aJessica Chiaonline su
lalettura.it. DopoTrepiani(NeriPozza), la

storia che ha ispirato il film omonimo di
Nanni Moretti (nelle sale nel 2020),
l’autore israelianotorna con unromanzo
scritto sottoforma di intervista a cui il
protagonista, uno scrittore, rispondecon
onestà, mettendo a nudo sé stesso. E che
Nevocostruisce giocandocon la sua
autobiografiaromanzata.

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Nevo: «Il romanzo
più tristeeironico»
L’intervistaèonline
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