la Repubblica - 01.11.2019

(Michael S) #1
PARIGI – È nato con un volante tra le
mani, dicono i suoi amici spiegando
come sia capace di riconoscere a oc-
chi chiusi un modello di macchina
ascoltando solo il rumore del moto-
re. Qualche settimana fa, Carlos Ta-
vares, era nell’autodromo di Mon-
za. Sempre di corsa, il presidente
del gruppo Psa passa il poco tempo
libero pilotando auto da corsa, una
passione cominciata a quattordici
anni sul circuito di Estoril, vicino a
Lisbona, dov’è cresciuto in una fa-
miglia in parte francese. Sua madre
insegnava la lingua di Voltaire, il pa-
dre era un agente assicurativo. Dal-
le umili origini, Tavares si ritrova og-
gi a essere uno dei manager più pa-
gati di Francia, con uno stipendio di
7,6 milioni di euro all’anno, creando
qualche mal di pancia tra i tanti ope-
rai e i rappresentanti dello Stato nel
capitale del costruttore.
Rifiutare qualcosa al nuovo “gu-
ru dell’automobile”, definizione del
Wall Street Journal, è complicato.
Non certo i Peugeot che grazie a lui
hanno salvato l’azienda di famiglia
sull’orlo del fallimento. E neppure il
governo francese che si è ben guar-
dato da mettere i bastoni tra le ruo-
te al progetto di fusione con
Fiat-Chrysler che Tavares ha forte-
mente voluto e negoziato con il pre-
sidente di Fca, John Elkann. I due
uomini hanno imparato a conoscer-
si negli ultimi mesi in vista di una
possibile convivenza alla guida del
nuovo colosso mondiale dell’auto-
mobile.
Per Tavares è l’ennesima rivinci-
ta sull’altro Carlos, quel Ghosn che
lo ha espulso da Renault sei anni fa.
L’ex potentissimo manager è finito
nell’inferno giudiziario, in attesa di
processo in Giappone mentre il del-
fino ripudiato è diventato un intoc-
cabile. Si capisce che Tavares assa-
pora la soddisfazione di riuscire for-
se a realizzare il progetto di unione
con Fca che ha tentato invano Re-
nault, il costruttore dov’è stato as-
sunto a ventitré anni come ingegne-
re e in cui ha fatto tutta la sua carrie-
ra.
Profilo spigoloso, occhiali da vi-
sta, riceve i suoi interlocutori davan-
ti a una scrivania completamente
sgombra. I suoi collabortori sanno

che detesta le scartoffie. «La buro-
crazia nuoce alla performance», di-
ce spesso. Il portoghese ha uno stile
quasi da travet, indossa sotto alla
giacca camicie a maniche corte, an-
che d’inverno, uno dei suoi marchi
come i famosi maglioni di Marchion-

ne, il manager che ammirava. «Sa-
rei pronto a fargli da vice», disse
qualche anno fa, mettendo da parte
il suo proverbiale egocentrismo.
Il destino ha voluto che Tavares
possa prendere il posto di Marchion-
ne, non solo come interfaccia con El-

kann ma anche per la reputazione
conquistata nel settore. Il fran-
co-portoghese, sessantuno anni
ben portati, si definisce uno “psico-
patico del cambiamento”. È di quel-
li che sposano le cause impossibili,
vedi risanare un gruppo automobili-

stico che nel 2014 — anno in cui Ta-
vares si insedia alla guida di Psa —
perdeva 250 milioni di euro ogni
mese. A colpi di piani di ristruttura-
zione, ha portato il gruppo francese
a registrare l’anno scorso un utile
netto a 2,83 miliardi di euro (+ 47%).
Dietro ai spettacolari risultati c’è la
scelta di diminuire volumi di produ-
zione e lancio di nuovi modelli ma
anche uno spietato taglio ai costi.
«Quando parla con noi pensa solo ai
profitti, non gli interessa nient’al-
tro», racconta Jean-Louis Mercier,
capo del sindacato Cgt, unica sigla
apertamente schierata contro il pro-
getto di fusione. Dopo aver acquista-
to Opel, due anni fa, Tavares è anda-
to a muso duro contro i temibili sin-
dacalisti tedeschi dell’Ig Metall, can-
cellando un terzo della forza lavoro.
Ha svecchiato l’azienda centenaria
della famiglia Peugeot, imponendo
il trasloco dallo storico quartier ge-
nerale, poco funzionale, vendendo
ai cinesi il club di calcio che la dina-
stia aveva creato a Sochaux, la cit-
tà-fabbrica all’estremo est della
Francia.
Fissato con la linea, magrissimo,
non beve, ha un organizzazione del
lavoro quasi militare, giornate cali-
brate al secondo in cui sono bandite
riunioni fiume. «Non voglio sentire
parlare di problemi, solo di soluzio-
ni», ripete a chi lavora con lui. Ri-
sponde personalmente a tutte le
mail ma non vuole essere disturba-
to la sera per preservare un minimo
di vita privata con la moglie Armel-
le nella casa vicino alla foresta di
Rambouillet dove custodisce la sua
collezione di auto d’epoca che ag-
giusta e ripara personalmente. Il pi-
lota Carlos, che ha fondato con alcu-
ni amici la scuderia Clementeam,
ha partecipato a più di cinquecento
gare e non ha intenzione di smette-
re, anche se l’anno scorso ha avuto
un piccolo incidente nell’autodro-
mo di Le Mans. Durante un’assem-
blea di Psa un piccolo azionista l’ha
interrogato sui rischi per il gruppo
con un presidente che si diletta a
sfrecciare a trecento chilometri
all’ora nei weekend. «È qualcosa di
fondamentale per il mio equilibrio»
ha risposto lui. E non c’è stato modo
di ribattere. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

ALEXANDRE GUILLAUMOT

Super Carlos


Tavares, il portoghese che ha salvato Peugeot


Storia del manager che sussurra alle auto


La scheda
È soprannominato
Cristiano Ronaldo

hIn Renault
Tavares ha iniziato la sua
carriera alla Renault nel 1981
Ha poi lavorato alla Nissan
e con Ghosn in Renault,
lasciando nel 2013

Primo piano Cambio automatico


Carlos Tavares al volante di un’auto da corsa

hIn Peugeot
Nel 2014, Tavares diventa
amministratore delegato
del gruppo Psa. Riporta i conti
in attivo dopo anni in perdita
Lo ribattezzano Ronaldo

hLa vita privata
Nato a Lisbona nel 1954,
si è laureato in Francia in
Ingegneria meccanica, ha tre
figli. Ama guidare le auto
sui circuiti professionistici

Il personaggio

dalla nostra corrispondente Anais Ginori

. Venerdì,1 novembre^2019 pagina^13

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