la Repubblica - 01.11.2019

(Michael S) #1
gli interrogatori ma chi non si pre-
senta corre grossi rischi. La scelta
di tenere interrogatori pubblici è
un modo per garantire trasparenza
e massima pubblicità al procedi-
mento, quindi per guadagnargli le-
gittimità e consenso nell’opinione
pubblica.

Diramazioni estere
I protagonisti del clan Trump sono
tanti, uno dei filoni dell’indagine
passa anche da Roma e altre capita-
li dell’Unione europea. Trump
avrebbe dato mandato ai suoi — in-
cluso il ministro di Giustizia — di ot-

tenere da diversi governi informa-
zioni compromettenti sui democra-
tici. Il presidente americano si era
fatto affascinare da una pista dei
media di destra, secondo cui nel
2016 ci fu un complotto a suo dan-
no e a favore di Hillary Clinton. In
cerca di prove, emissari di Trump
le hanno cercate anche dai servizi
segreti italiani. Da cosa nasce cosa:
come nel procedimento d’impeach-
ment su Bill Clinton, l’indagine stes-
sa può generare nuove scoperte; i
presidenti del passato da Richard
Nixon a Clinton s’inguaiarono da
soli mentendo sotto giuramento.

Un altro Russiagate?
Trump obietta che i democratici
stanno conducendo una “caccia al-
le streghe”, un “processo politico”.
In effetti l’impeachment è un pro-
cesso squisitamente politico, lo di-
ce la Costituzione: la definizione
dei reati è abbastanza elastica e vie-
ne lasciata all’interpretazione del
Congresso, il cui compito è proprio
di vigilare sul presidente e destituir-
lo in caso di violazioni gravi della
legge. Trump scommette che i de-
mocratici faranno il bis del primo
Russiagate: un anno di indagini di
Robert Mueller sulle presunte collu-

sioni con Putin si risolse in una nul-
la di fatto. L’opinione pubblica al
momento è spaccata in base alle de-
marcazioni elettorali: una leggera
maggioranza è favorevole all’im-
peachment, e grosso modo coinci-
de con la maggioranza democrati-
ca nel paese. Qualche defezione re-
pubblicana c’è; per il momento
marginale.

Tempi e conclusione
La presidente della Camera, la de-
mocratica Nancy Pelosi, vorrebbe
arrivare a un voto finale entro Nata-
le: un tempo sufficiente perché l’i-
struttoria appaia accurata e corret-
ta, ma non così lungo da dare l’im-
pressione che i parlamentari perse-
guitano Trump invece di occuparsi
dei problemi del Paese. La Camera
con ogni probabilità voterà sì all’im-
peachment visto che ha una netta
maggioranza democratica. A quel
punto la palla passerà al Senato nel-
la sua funzione di tribunale giudi-
cante. Perché il presidente incrimi-
nato dalla Camera sia condannato
e quindi destituito, occorre una
maggioranza dei due terzi fra i se-
natori: un’ipotesi altamente impro-
babile visto che i repubblicani con-
trollano la Camera alta. Un “mezzo
impeachment” — incriminazione al-
la Camera senza condanna al Sena-
to — è esattamente quel che accad-
de a Clinton nel 1998-99. Lui ne uscì
paradossalmente più popolare
mentre i repubblicani subirono
una disfatta alle elezioni legislati-
ve. Trump spera che vent’anni do-
po gli succeda la stessa cosa. Ma il
contesto è del tutto diverso, misura-
re l’impatto del Kievgate sulle ele-
zioni è un esercizio ad alto rischio.
Per tutti.

dal nostro corrispondente

Domande & risposte
Che cos’è la “messa in stato di accusa”
e come funziona l’indagine delle commissioni

hChe cos’è la procedura di
“impeachment”?
Secondo la Costituzione
americana, il presidente, il
vicepresidente e altri membri
dell’Amministrazione possono
essere sottoposti alla messa in
stato d’accusa quando sono
sospettati di “tradimento,
corruzione o altri crimini e
misfatti”. Quest’ultima è una
definizione giuridica ambigua,
ma usualmente associata al
concetto di abuso di potere.

hCome funziona l’avvio della
procedura?
Ad avviare le indagini preliminari
è la Camera, solitamente la
Commissione Giustizia. Nel caso
delle pressioni fatte da Donald
Trump sull’Ucraina affinché
aprisse un’investigazione sul suo
rivale politico Joe Biden
indagano però sei commissioni
d’inchiesta: oltre a quella della
Giustizia, quelle di Esteri,
Finanza, Intelligence, Controllo e
Riforme, Spese le cui indagini
mirano a verificare se il
presidente è colpevole anche
d’abuso di potere, se tenere
nascosta la sua dichiarazione dei
redditi è illegale e cosa venne
detto durante un incontro con
Vladimir Putin a porte chiuse.
Una volta ascoltati i testimoni e
raccolti i documenti, la
commissione Giustizia formula
ufficialmente le accuse e vota se
procedere con la richiesta di
impeachment.

hSu che cosa si è votato ieri?
La Camera ha votato una
risoluzione che formalizza le
procedure dell’inchiesta

d’impeachment. Una sorta di
road-map lunga 8 pagine per
garantire la trasparenza delle
investigazioni. La decisione è
stata presa dopo le pressioni dei
repubblicani, arrivati la
settimana scorsa ad occupare
addirittura l’aula dove si
tengono le audizioni, accusando
i Dem di condurre “interrogatori
segreti”. E dopo la notifica da
parte del Consigliere legale della
Casa Bianca Pat Cipollone, del
rifiuto dell’amministrazione di
cooperare con le indagini
proprio perché non legittimate
dal voto in aula.

hChe ruolo ha il Senato?
È qui che si svolge una sorta di
processo al Presidente,
presieduto dal giudice a capo
della Corte Suprema e con i
senatori in veste di giurati.
L’accusa è sostenuta da membri
della Camera e la Difesa portata
avanti dai legali del Presidente.
Alla fine si vota. È necessaria la
maggioranza qualificata per
rimuoverlo dall’incarico, ovvero
il voto di due terzi dei senatori.

hTrump rischia di essere
rimosso?
No. Anche se la Camera a
maggioranza democratica finirà
per votare la sua incriminazione,
quasi certamente il Senato, in
mano ai repubblicani, boccerà la
richiesta. Servirebbero almeno
20 voti di senatori repubblicani
per la sua rimozione e per ora
non ci sono. Se però i numeri
dovessero tradire Trump, al suo
posto subentrerebbe il suo vice
Mike Pence.


  • Anna Lombardi


kIl voto di ieri alla Camera


L’analisi


Da Johnson


a Clinton


quella macchia


sulla Casa Bianca


New York

N


ei 230 anni dall’entrata in
vigore della Costituzione
degli Stati Uniti, ci sono stati solo
tre “mezzi” impeachment, tutti
incompiuti: nessuno è arrivato
fino alla destituzione del
presidente. Il primo risale al 1868
contro Andrew Johnson, il
secondo nel 1974 contro Richard
Nixon, il terzo nel 1998-99 ai danni
di Bill Clinton. Dei tre l’unico ad
abbandonare la Casa Bianca fu
Nixon, ma non perché destituito
dal Congresso. Quando gli fu
chiaro che il suo stesso partito
(repubblicano) lo stava mollando,
preferì andarsene da solo e
l’impeachment non ebbe luogo.
La scarsità dei precedenti
contribuisce a rendere
evanescente la giursiprudenza. Di
fatto la Costituzione lascia ampia
autonomia al Congresso sia sulla
definizione dei reati presidenziali
passibili d’impeachment, sia sulle
procedure per incriminare e
condannare il capo dell’esecutivo.
La scarsità dei precedenti però sta
anche a sottolineare quanto sia
grave l’evento. Perfino in un’èra di
polarizzazione già avanzata, e di
delegittimazione reciproca, non
ci fu il (paventato o auspicato)
tentativo di impeachment contro
George W. Bush per le menzogne
sulle armi di distruzione di massa
con cui giustificò l’invasione
dell’Iraq nel 2003.
La stessa presidente della
Camera, la democratica Nancy
Pelosi, ha esitato molto prima di
arrivare a questo passaggio. Con
l’impeachment si scrive una
pagina terribile di storia della
Repubblica, a prescindere da chi
ne subirà il maggior danno alla
fine.
Per Clinton rimase una macchia
infamante, anche se si salvò dalla
condanna al Senato; una parte
del discredito provocato
dall’affaire Monica Lewinsky non
smise mai di danneggiare la
moglie Hillary.
Il precedente storico di Nixon è
interessante per un altro motivo.
Erano altri tempi e dentro il
partito repubblicano soffiava un
vento di fronda contro le
malefatte di quel presidente. La
destra giocò a limitare i danni
conservando la Casa Bianca visto
che in caso d’impeachment
subentra il vicepresidente: allora
era Gerald Ford, oggi
toccherebbe a Mike Pence.
In quanto a Nixon, negoziò la sua
uscita di scena in cambio di un
perdono presidenziale che lo
mise al riparo da ogni
conseguenza giudiziaria
successiva.
La tentazione potrebbe averla
anche Trump? Di certo una volta
tornato normale cittadino sarà un
bersaglio attraente per processi
di varia natura. Il “perdono
tombale”, confezionato a regola
d’arte, potrebbe interessarlo? Ma
Trump per ora preferisce puntare
sullo scenario Clinton: salvarsi al
Senato, giocare la parte della
vittima, farsi rieleggere tra un
anno.
— F.Ramp.

Chiede a Barr
di indagare
sulla presunta
“collusione”
ucraina con i
democratici
nel 2016

Si dice
disponibile
a indagare
su Biden

Chiede
a Giuliani
di mettersi
in contatto
con Kiev

William Barr Rudolph W. Giuliani
procuratore generale
statunitense

avvocato personale
di Trump

candidato alle primarie
democratiche 2020
e rivale di Trump

presidente ucraino

Volodimir Zelenskij Joe Biden


Secondo una teoria cospirazionista, Joe Biden nel 2015
avrebbe chiesto le dimissioni dell’allora procuratore
ucraino Viktor Shokin per bloccare un’inchiesta su
Burisma, la più grande compagnia ucraina di gas
naturale, nel cui cda sedeva il figlio Hunter

In realtà Biden aveva appoggiato
attivisti ucraini e funzionari Ue e Fmi
che ne chiedevano la rimozione
perché troppo morbido sulla corruzione

Le tappe

gennaio
Giuliani incontra
a New York il procuratore
generale ucraino
chiedendo informazioni
per aprire un’inchiesta
su Biden

6 maggio
L’amministrazione Trump
richiama l’ambasciatore
statunitense a Kiev Marie
L. Yovanovitch perché
non sosteneva abbastanza
il presidente

metà luglio
Trump chiede a Mulvaney
di ritirare 391 milioni
di dollari di aiuti
all’Ucraina

25 luglio
In una telefonata con
Zelenskij, Trump gli chiede
d’indagare sulla teoria
cospirazionista
che gli ucraini avessero
hackerato i democratici
nel 2016 e sul rivale
Biden e il figlio

9 settembre
Le Commissioni Esteri
e Intelligence lanciano
un’inchiesta per appurare
se Trump abbia abusato
del suo potere per
un vantaggio politico

24 settembre
La presidente
della Camera
Nancy Pelosi
annuncia l’avvio
di un’inchiesta
per l’impeachment
di Trump

12 agosto
Un funzionario
dell’intelligence
(il cosiddetto
“whistleblower”)
denuncia in forma
anonima che, durante
la telefonata, Trump
avrebbe “sollecitato
l’interferenza
di un Paese estero”
nelle presidenziali 2020

Tra gli indagati


eccellenti, Giuliani


e l’ex consigliere


per la sicurezza


nazionale Bolton


INTERNAZIONALE KIDSMENSILE ANNO I N. 2 NOVEMBRE 2019P.I.: 30 OTTOBRE 2019

Il tunnel
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La paghetta
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Hong Kong
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S t i a m o f a c e n d o
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