la Repubblica - 01.11.2019

(Michael S) #1

L’intervista


Lamorgese “L’invasione

di migranti non c’è

E i rimpatri aumentano”

di Piero Colaprico

ROMA — Secondo piano del
Viminale, qui il ministro Luciana
Lamorgese ha passato molti e
importanti anni della sua carriera,
iniziando nell’ultima porta a
destra, vicecapo di gabinetto. Poi
capo di gabinetto. Adesso, dallo
scorso settembre, governo
Conte-bis, è il «numero uno», il
capo della sicurezza del Paese, e lo
è da «tecnico», la politica non le
appartiene e, dice, «non mi
apparterrà». I suoi, stremati,
confidano: «Lei sta sempre qua,
non se ne va a casa finché non
firma tutto».
Ministro Lamorgese, non le
chiediamo com’è succedere a
Salvini perché non
risponderebbe.
«Esatto».
Le testimonianze raccolte dalle
Ong attraverso i naufraghi sono
atroci. È vero che state rivedendo
gli accordi con la Libia sui
migranti?
«Sì, il governo è al lavoro per
modificare i contenuti. Mi limito a
dire che occorre sostenere i
rimpatri volontari assistiti, quelli
organizzati dall’Unhcr e dall’Oim,
che hanno già consentito il rientro
in patria di 25 mila migranti e
vanno svuotati i centri attraverso i
corridoi umanitari europei.
Occorre un maggiore
coinvolgimento delle Nazioni
Unite. E comunque tengo a
precisare che la lotta agli scafisti ha
consentito quest’anno di
arrestarne ben 86».
Salvini ripete «stop
all’invasione». Dice che
l’escalation degli sbarchi in Italia è
triplicata e che a confermarlo
sarebbero i vostri stessi dati.
Come stanno le cose?
«Non mi risulta. Non siamo di
fronte ad alcuna invasione. Basti
pensare che nel 2019 gli arrivi sono
stati circa 9.600 rispetto ai 22mila
di tutto il 2018. I dati a cui si fa
riferimento sono relativi al solo
mese di settembre. Raffrontando
gli sbarchi di settembre 2018 e 2019,
in effetti l’incremento numerico c’è
stato, ma è riconducibile
soprattutto all’aumento degli
sbarchi autonomi, che non
costituisce un fenomeno nuovo».
Con quali numeri?
«Nel 2018 i migranti approdati qui
con piccole imbarcazioni sono stati
circa 6mila, mentre dall’inizio di
quest’anno sono circa 7.500, e la
tendenza all’incremento s’era
registrata già dal mese di aprile. Un
fatto importante si è verificato con
l’ultimo sbarco della Ocean Viking,
in quest’occasione Francia e
Germania hanno offerto la
disponibilità ad accogliere il 72 per
cento dei migranti, dando di fatto
già attuazione al pre-accordo di
Malta, che comincia quindi a dare i
primi risultati».
E l’attività dei rimpatri?
«Ci siamo attivati per intensificarla.
Mi spiego. A ottobre sono sbarcati
sul territorio italiano 379 tunisini e
siamo riusciti a rimpatriarne 243, di
cui 138 sbarcati nello stesso mese.
In questo modo la percentuale dei
rimpatriati rispetto agli sbarcati è
di oltre il 60 per cento».
Avete da poco attivato
procedure accelerate nelle zone

di frontiera, giusto?
«Abbiamo da pochissimo
individuato cinque aree di transito
alla frontiera, in queste il
richiedente asilo viene ascoltato
entro sette giorni e la decisione
segue nei due giorni successivi. La
procedura, che è stata applicata
per la prima volta proprio a
Lampedusa, dove arriva il maggior
numero di barchini, riguarda chi
ha eluso o tentato di eludere i
controlli. Sono per lo più quei
migranti rintracciati appena dopo
lo sbarco autonomo».
Stando a indiscrezioni
giornalistiche, l’Italia sarebbe
pronta ad accettare voli charter
con i cosiddetti dublinanti dalla
Germania.
«È una notizia totalmente
destituita di fondamento, in
quanto ci sono state già con il
precedente governo interlocuzioni
con il ministro dell’Interno tedesco
sull’applicazione del regolamento
di Dublino, che attribuisce al Paese
di primo ingresso la competenza a
decidere sulla richiesta di asilo e,
quindi, l’obbligo a riaccogliere
l’interessato qualora sia stato
rintracciato in un altro Paese.
D’altra parte, già nel 2018, in
applicazione del regolamento di
Dublino, sono state trasferite in

Italia 2331 richiedenti asilo. Dal
primo gennaio al 31 agosto 2019
altri 1351. Attualmente ci sono
contatti in corso con le autorità
tedesche, ma nulla è stato ancora
deciso».
Che ne pensa degli insulti alla
senatrice a vita Liliana Segre?
«Provo uno sdegno profondo per le
parole d’odio indirizzate sui social
alla senatrice. L’ho voluta
incontrare personalmente per
rinnovarle tutta la mia solidarietà.
E il voto del Senato sulla
commissione rappresenta
sicuramente un passo in avanti,
che però andava condiviso da tutti
partiti».
Già, che dire delle astensioni
sulla proposta di istituire la
“commissione Segre”?
«Mi hanno profondamente
rattristata. È inaccettabile che in un
Paese che ha costruito la propria
Carta dei Valori sul rifiuto di ogni
forma di discriminazione, si tenti di
riportare, anche con una inaudita
violenza verbale, le lancette
dell’orologio a una tragica e
vergognosa pagina della storia».
Che si può fare di concreto?
«La vicenda che Repubblica ha
portato alla luce impone un
rinnovato impegno e presso questo
ministero già opera l’Osservatorio

contro gli atti discriminatori. Ho
chiesto ai miei uffici di avviare
contatti con i principali gestori
dei social — da Facebook a
Instagram a Google — affinché si
possano studiare insieme delle
misure di contrasto senza
scampo per chi semina odio,
anche tenuto conto che la libertà
di espressione negli Stati Uniti,
cui appartengono i grandi colossi
web, impedisce di perseguire e
ideologicamente individuare gli
autori. Ne abbiamo parlato tra
ministri dell’Interno anche al G6,
tre giorni fa».
Appena è diventata ministro,
sono ripresi i blitz antidroga in
stazione Centrale a Milano.
Come mai?
«Alla luce della mia esperienza da
prefetto, so che serve assicurare
la piena fruibilità degli spazi
pubblici, a cominciare da quelli
maggiormente esposti al degrado
e alle attività illegali, tra le quali
spiccano i reati in materia di
stupefacenti, che hanno segnato
negli ultimi anni un trend in
crescita sul territorio nazionale e
che vedono sempre più coinvolte
le fasce adolescenziali. Lei ha
visto Milano, ma ho chiesto a tutti
i prefetti di dare maggiore
impulso all’azione sul territorio.

Primo piano Il fronte dei porti


ANSA

Il ministro dell’Interno


risponde alle accuse


sulla moltiplicazione


degli sbarchi


lanciate da Salvini,


suo predecessore


al Viminale. E rilancia:


ora l’Europa ci aiuta


kEx prefetto di Milano
Luciana Lamorgese, 66 anni,
sposata con due figli, laureata in
Giurisprudenza, ex prefetto di
Milano, ex consigliere di Stato, è
stata capo di gabinetto al Viminale
e dal 5 settembre 2019 è il nuovo
ministro degli Interni

pagina. 2 Venerdì, 1 novembre 2019

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