la Repubblica - 01.11.2019

(Michael S) #1

Il caso


E Carfagna guida la rivolta


dentro Forza Italia


“Tradiamo i nostri valori”


di Conchita Sannino

«Che nessuno si permetta di avanza-
re dubbi sul nostro impegno contro
ogni forma di razzismo e al fianco di
Israele», bastona e insieme si giusti-
fica, Berlusconi. Ma il giorno dopo
quell’astensione imbarazzante sulla
mozione di Liliana Segre, l’ira del
presidente contro l’incendio appic-
cato da Mara Carfagna, è davvero so-
lo un versante del problema.
Forza Italia implode. E mentre
l’ex ministra azzurra molla tweet e
agenzie per qualche ora, riceve la vi-
sita di Giovanni Toti, suo ex acerri-
mo rivale. «Si poteva certamente fa-
re qualcosa di più e di meglio per evi-
tare questo ‘spiccinio’ - dice Toti - Ba-
stava apportare qualche modifica e
togliere, per esempio, dal testo sulla
Segre qualche aspetto tipicamente
ideologico della sinistra e fare più
bella figura come centrodestra. Ma
Carfagna quindi non va più da Ren-
zi: saltella verso la formazione del
governatore ligure, “Cambiamo”?
«A me ha detto che non strappa -
spiega Toti - Mara mi sembra un po’
delusa; dall’altra, non a suo agio.
Ma il conflitto stavolta raddoppia.
E sulle posizioni di Mara ci sono an-
che altri deputati, fedelissimi a Sil-
vio. «Capisco tutto, anche le forzatu-
re della maggioranza e certi irrigidi-
menti che possono portare a strap-

pare. Ma andiamo. Se fossi stato ca-
pogruppo, mai avrei permesso che
una tale mozione non passasse all’u-
nanimità, o comunque senza il soste-
gno del mio partito», attacca Renato
Brunetta, dalla Camera. Che spiega.
«Sono nato a Venezia, anche dalle
parti della sinagoga, per me è sacro
il rispetto e la convivenza. Figuria-
moci non adottare tutti insieme
quella mozione, con una personali-
tà come la Segre».
«A occhi chiusi andava votata
quella mozione, senza neanche leg-
gerla: visto che c’era sopra la faccia
e la firma di una donna che aveva su-
bìto quel numeretto sul braccio», li-
quida i “distinguo” l’altra deputata,
Renata Polverini. Sottolineando:
«Ero molto piccola quando mia zia
mi portò da un’amica che aveva im-
presso sul braccio lo stesso numero
della senatrice Segre. Quindi per me
la mozione firmata Segre non anda-

va neanche letta, ma votata».
Così come il collega Alessandro
Cattaneo: «Sono molto deluso, sì. È
una posizione che tradisce la storia
del nostro partito: Fi, grazie a Berlu-
sconi, ha rappresentato negli anni
un baluardo a difesa di valori fon-
danti e principi inalienabili. Sono
certo che con un centrodestra a gui-
da Forza Italia non sarebbe mai acca-
duto». Mentre, tra i senatori sotto at-
tacco, è molto netto Andrea Cangi-
ni: «L’astensione sulla commissione
Segre è stato un errore di merito e di
metodo. Nel merito non si cavilla sui
simboli, soprattutto quando si parla
di antisemitismo. Nel metodo, un
partito con una storia, un’identità e
una sensibilità liberale come Forza
Italia non si appiattisce su un parti-
to ben diverso come la Lega. Evviva
il centrodestra, purché plurale!»
E si dice «assai dispiaciuta» San-
dra Lonardo Mastella, tra i primi fir-

matari, con altri 7, della nota si disso-
ciava, seppur postuma. «La frattura
purtroppo l’ha voluta anche la mag-
gioranza che non ha recepito alcu-
ne nostre indicazioni, mi sono aste-
nuta per rispetto delle indicazioni
del partito: ma forse non lo farò
più», ragiona la moglie di Clemente
ed ex presidente dell’assemblea re-
gionale campana. Che, comunque,
a scanso di equivoci ricorda che «ci
siamo alzati in piedi eccome, per
onorare la storia di Liliana Segre, ci
mancherebbe. Aggiungendo: «Co-
munque non sono stata la sola ad ap-
plaudire, doverosamente: chi non lo
ha fatto, tra i nostri, ha sbagliato».
Ma la capogruppo Annamaria Berni-
ni spiega: « Avevamo presentato
una nostra mozione, più rispettosa:
la maggioranza non si è confrontata
con noi, si è nascosta dietro la figura
straordinaria di Segre. Abbiamo ten-
tato fino all’ultimo una mediazione,
ma hanno voluto strappare». Stessa
posizione della senatrice Stefania
Craxi, che porta addosso la storia
(dolorosa) del socialismo in Italia.
«Mi spiace deludervi: ma proprio io
con la mia storia non ho proprio nul-
la per cui provare imbarazzo. La mia
solidarietà profonda, totale, affet-
tuosa a Liliana Segre, ma sulla Shoa
non si fa strumentalizzazione politi-
ca, andavano condannate tutte le
forme di razzismo e persecuzioni».

di Giovanna Casadio

Roma — La comunità ebraica si ribel-
la, il Vaticano condanna. Il giorno
dopo l’astensione in Senato delle de-
stre di Matteo Salvini, Giorgia Melo-
ni e Silvio Berlusconi sulla commis-
sione straordinaria parlamentare
contro l’antisemitismo, il razzismo,
l’odio e l’hate speech voluta da Lilia-
na Segre - la senatrice a vita soprav-
vissuta ad Auschwitz - lo scontro si
infiamma. La commissione si farà,
ma lo sfregio di quell’astensione a
principi che dovrebbero essere di
tutti e irrinunciabili, diventa un ca-
so politico.
E la foto dell’aula di Palazzo Mada-
ma sta tutta nelle parole di Ruth Du-
reghello, presidente della comunità
ebraica di Roma. «Sconcerta l’asten-
sione di alcune forze politiche sulla
mozione Segre e che riteniamo una
scelta sbagliata e pericolosa. Alla fi-
ne della votazione l’applauso alla se-
natrice ma solo da metà dell’emici-
clo. Soltanto quando Segre si è alza-
ta e ha sorriso, allora anche dall’al-
tra parte qualcuno si è alzato». An-
che il Vaticano biasima quanto è ac-
caduto. Il segretario di Stato Pietro
Parolin ha commentato: «Mi preoc-
cupa l’astensione nel senso che sui
valori fondamentali dovremmo esse-
re tutti uniti. Ci vogliono basi comu-
ni».

Ma il giorno dopo la polemica si
trasferisce anche alla Camera: uno
scambio di invettive da parte di Fra-
telli d’Italia al dem Lele Fiano
(«mummie», «sei un sionista») fini-
sce con la richiesta di giurì d’onore
per ricostruire la verità dei fatti. Il
presidente della Repubblica Sergio
Mattarella - che ha nominato Segre
senatrice a vita - ammonisce: «Non
abbassare mai la guardia e non sotto-
valutare i tentativi che negano o vo-
gliono riscrivere la storia contro l’e-
videnza allo scopo di alimentare
egoismi, interessi personali, discri-
minazioni e odio». Il presidente del-
la Camera, il grillino Roberto Fico
rincara: «Non possono esserci distin-
zioni». L’Anpi attacca la destra: «L’a-

stensione rischia di legittimare il
razzismo».
Su questo punto parte il fuoco di
fila di botta e risposta. Giorgia Melo-
ni avverte: «Si è utilizzata questa
preziosa occasione per dare vita a
uno strumento di censura arbitraria
delle idee non condivise dalle forze
di maggioranza». La leader di Fdl fa
sua la proposta di Riccardo Pacifici,
ex presidente delle comunità ebrai-
ca romana: «Riscriviamo quella mo-
zione per un consenso unanime».
Ma è in Forza Italia che scoppiano
dissensi. Berlusconi cerca di limita-
re i danni e giura la sua vicinanza al
mondo ebraico e a Israele, pur giusti-
ficando l’astensione: «Noi ci siamo
astenuti perché liberali. Alla senatri-
ce Segre la mia stima e solidarietà».
Per poi aggiungere, però: «Chi vuole
è libero di seguire altre strade».
La sinistra fa quadrato a difesa di
Segre e della commissione: dal se-
gretario dem Nicola Zingaretti a Ni-
cola Fratoianni, Francesco Laforgia,
il renziano Faraone, il sindaco di Fi-
renze Dario Nardella. A Palazzo Vec-
chio a Firenze ci sarà una commis-
sione contro l’antisemitismo: è la
proposta del Pd. C’è poi il caso della
presidente leghista della commissio-
ne diritti umani Stefania Pucciarelli
che giudica quella contro l’odio
«una commissione per attaccarci».
La dem Monica Cirinnà replica: «Do-
vrebbe dimettersi».

Commissione Segre


tutti contro la destra


Mattarella: la Storia


non si riscrive


Vaticano e Comunità


ebraica duri sulla


astensione al Senato:


“I valori sono di tutti”


Berlusconi: noi liberali,


chi non ci sta può andar


via. Camera, insulti al


dem Fiano: “Sionista”


Brunetta e Polverini:


“Quella mozione


andava votata,


altro che distinguo”


Craxi non si smarca


Primo piano Intolleranti in Parlamento


Mara Carfagna

pagina. 6 Venerdì, 1 novembre 2019

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