la Repubblica - 01.11.2019

(Michael S) #1
ROMA - È ancora frastornata Liliana
Segre, come se non riuscisse a
capacitarsi della brutta pagina di
storia parlamentare scritta dalla
destra di Salvini, Meloni e Berlusconi.
Novantotto senatori della
Repubblica che si astengono di
fronte a una proposta che a lei appare
ovvia sul piano morale, come può
essere scontata l’istituzione di una
commissione per avversare l’odio e la
discriminazione razziale (approvata
avantieri con 151 voti favorevoli). «Il
mio era un appello etico che parlava
alle coscienze, alle anime e ai cervelli
dell’intero ceto politico italiano,
senza distinzione tra destra e sinistra.
Davo per scontato che il Senato della
Repubblica l’avrebbe accolto come si
accoglie un principio fondamentale
di civiltà. Il mio sentimento davanti
alle astensioni? Stupore, un profondo
senso di stupefazione. Come
difficilmente ci si può sorprendere
alla mia veneranda età». Soprattutto
da testimone degli orrori di
Auschwitz, bersagliata ogni giorno
da oltre duecento messaggi di
odiatori antisemiti.
Un episodio grave, che rivela la
deriva estremista della destra
italiana.
«Ho sentito però degli applausi che
partivano da quella parte dell’aula.
Mara Carfagna ha preso le distanze
dall’astensione. Ma la mia sorpresa
più grande è stata la citazione di
Orwell fatta da Salvini, quando ha
paragonato la commissione
all’organo d’uno Stato di polizia per
l’imposizione del pensiero unico».
Non poteva trovare citazione più
paradossale, essendo lei stata una
vittima del totalitarismo.
«Soprattutto mi ha scippato un
autore che cito moltissimo quando
vado in giro nelle scuole. Sia 1984 che
La fattoria degli animali restituiscono
con efficacia le mostruosità del
totalitarismo. Mi sfugge cosa c’entri
tutto questo con la commissione
contro l’odio razziale. Ma Orwell resta
l’unico punto di contatto tra me e il
leader della Lega. Seppure da punti
di vista radicalmente opposti».
La storia viene ribaltata. E di

un’Italia alla rovescia lei aveva
parlato anche il giorno
dell’insediamento del nuovo
governo.
«Sì, citai una massima del Talmud:
Chi salva una vita salva il mondo
intero. Un principio rovesciato da chi
voleva punire i volontari del
Mediterraneo accorsi in aiuto dei
migranti naufraghi».
Salvini si è opposto alla
commissione con questa domanda:
chi decide cos’è il razzismo? Chi
sono i giudici supremi? Secondo lei,
senatrice Segre, il razzismo è una
cosa su cui si può discutere?
«No, avendolo provato sulla mia
pelle. Pensavo che sulle
discriminazioni razziali non ci
fossero margini per i distinguo. Ma
evidentemente i tempi sono
cambiati. Oggi sono morti i carnefici
e pure le vittime. La storia si può
riscrivere. E ci sono tanti uomini per
strada. L’uomo nero. L’uomo bianco.
L’uomo giallo. Chi non è eguale a me
fa paura».

L’astensione della destra copre la
volontà di proteggere da
oscuramento la galassia dei siti
neofascisti.
«Guardi, io non volevo neppure
entrare nel dettaglio, pensando che
nella sottocommissione di controllo
ciascun senatore di diversa parte
politica avrebbe potuto dare la
propria indicazione: questo sì, questo
no. Ma hanno preferito astenersi di
fronte a un principio di carattere
generale».
Ed è partita la campagna di
falsificazione. Ieri sui canali
Mediaset Giorgia Meloni diceva che
la commissione potrebbe colpire gli
italiani patriottici. Basterebbe dire
“amo il mio paese” per essere
puniti.
«Ma come può venirle in mente? Mi
ha telefonato l’altra sera: sa, ci siamo
astenuti perché noi difendiamo la
famiglia. Le ho risposto: cara signora,
io difendo così tanto la mia famiglia
che sono stata sposata per
sessant’anni con lo stesso uomo.
Qualcuno mi dovrà spiegare cosa
c’entri tutto questo con la
commissione contro l’odio».
Forse vale la pena di leggere cosa
s’intenda con hate speech: tutte le
forme di incitamento all’“odio
razziale” e le “discriminazioni verso
gli immigrati sorrette da
nazionalismo aggressivo”.
«Il “nazionalismo aggressivo” è cosa
diversa dal patriottismo. Posso ben
dirlo io che amo moltissimo il mio
paese ma ho patito le conseguenze
del nazionalismo praticato dal
fascismo».
Con la sua storia di sopravvissuta,
avrebbe mai pensato di trascorrere
la vecchiaia bombardata dagli hater
antisemiti e con quasi cento
senatori della Repubblica che si
oppongono a una commissione
contro il razzismo?
«No. Credevo che la stagione d’odio
fosse finita dopo la guerra. Ma
quando una democrazia è fragile si
possono ripetere situazioni del
passato. E chi vive più a lungo corre il
pericolo di vedere cose che non
vorrebbe vedere».

di Simonetta Fiori

L’intervista a Liliana Segre


La senatrice “Stupita dal voto


Non ci si può astenere


dalla lotta al razzismo”


Ellekappa


Ad Ascoli presenti tutti i vertici locali di Fratelli d’Italia, imbarazzo del partito


L’Anpi sulla cena fascista: grave la presenza di autorità


di Paolo Berizzi

La cena fascista a loro insaputa. Han-
no detto che non c’erano, e invece
c’erano tutti. I vertici locali di Fratel-
li d’Italia: sindaci, vicesindaci, depu-
tati. Seduti a tavola e, ad ogni posto,
l’invito-menù in onore della marcia
su Roma: tre pagine con simboli e
immagini nostalgiche. «Il 28 ottobre
1922 è un giorno memorabile e inde-
lebile, la storia si rispetta e si com-
memora» (al centro, la foto dell’alta-
re della Patria). «Camminare e co-
struire e se necessario combattere e
vincere»: con accanto il busto di

Mussolini, il fascio littorio e - sor-
montata dal simbolo di FdI – l’aqui-
la. Infuriano le polemiche sul caso –
sollevato da Repubblica - della sera-
ta organizzata dal partito di Giorgia
Meloni, il 28 ottobre, ad Acquasanta
Terme, nell’ascolano, per celebrare
il 97° anniversario della marcia su
Roma (l’evento fondativo del regi-
me fascista). «E’ un fatto gravissimo


  • attacca l’Anpi, che presenterà un
    esposto alla magistratura -. Per l’epi-
    sodio in sé e perché all’iniziativa
    hanno partecipato anche autorità lo-
    cali. La Costituzione è fondata sui va-
    lori della Resistenza al nazifascismo
    e oggi consente anche a soggetti


che hanno nostalgia del regime mus-
soliniano di poter godere della liber-
tà, della quale però fanno un uso ille-
gittimo e illegale. Una cosa è espri-
mere il proprio pensiero – sostiene
l’Anpi – un’altra è violare la legge ce-
lebrando un ventennio di dittatu-
ra». La vicenda di Ascoli ha gettato
nell’imbarazzo FdI. Imbarazzo dop-
pio. Perché a caldo, per voce del de-
putato Francesco Acquaroli, il parti-
to aveva preso le distanze dalla sera-
ta spiegando che non ne era a cono-
scenza. Poi si è scoperto invece che
al ristorante-hotel “Terme” erano
presenti gli esponenti di FdI : a parti-
re dallo stesso Acquaroli, e con lui il

sindaco di Ascoli Piceno, Marco Fio-
ravanti, il suo vice, Gianni Silvestri
(proveniente da Forza Italia), il coor-
dinatore provinciale di FdI, nonché
vicesindaco di Acquasanta, Luigi Ca-
priotti, e Andrea Assenti, vicesinda-
co di San Benedetto del Tronto. Al-
tro che presa di distanze, insomma.
La smentita del partito della Meloni
si è rivelata un clamoroso boome-
rang e ad Ascoli il centrosinistra va
all’attacco: il Pd chiede le dimissioni
del sindaco Fioravanti (“mi scuso, so-
no rimasto poco e non ho visto il me-
nù”), del deputato Acquaroli e degli
altri amministratori presenti alla ce-
na. «Hanno giurato sulla Costituzio-

ne e partecipando a quella cena so-
no venuti meno a quello su cui han-
no giurato» dice Francesco Ameli,
capogruppo Pd in consiglio comuna-
le. Ad Ascoli, intorno al caso, si è for-
mato un fronte democratico: Pd, An-
pi, Art.1, Italia Viva. La vicenda è sul-
la scrivania del prefetto Rita Stentel-
la ed è approdata in Parlamento
(con un’interrogazione del dem
Francesco Verducci). Ad aggravarla
il fatto che il ristorante in questione
si trova a poca distanza dal sacrario
partigiano di Pozza, frazione di Ac-
quasanta Terme: qui, nella notte tra
il 10 e l’11 marzo del 1944, i nazifasci-
sti trucidarono 37 partigiani.

f


La stagione dell’odio?


Credevo fosse finita.


Ma quando una


democrazia è fragile


il passato


può ripetersi


Primo piano Intolleranti in Parlamento


kSenatrice a vita
Liliana Segre, 89 anni,
sopravvissuta ad Auschwitz
è stata nominata senatrice
a vita il 18 febbraio
del 2018 dal presidente
della Repubblica
Sergio Mattarella

g


A Salvini e Meloni


dico che


il nazionalismo


aggressivo è cosa


diversa dall’amore


per il proprio Paese


. Venerdì,1 novembre^2019 pagina^7

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