La Stampa - 01.11.2019

(Barry) #1
Fra scale, piani e giochi d’acqua

al Lurie Garden di Chicago

LUCA BERGAMIN


È


forse il giardino più
minimal contempo-
raneo che esista al
mondo. Merito an-
che delle opere di
Renzo Piano e Frank
Gehry che hanno trasformato
lo spazio in cui è incastonato, il
Millennium Park di Chicago,
nell’area metropolitana più
elettrizzante degli Usa. Creato
da Piet Oudolf e Robert Israel
per portare lucentezza, colori
e profumi all’ambiente metalli-

co e minerale che lo circonda,
il Lurie Garden, esteso per ol-
tre 12 mila m², è stato realizza-
to principalmente con arena-
ria di una cava locale con la
quale sono stati eretti le scale, i
bordi, i piani, mentre col grani-
to è stata ottenuta la pavimen-
tazione e il rivestimento delle
pareti dei giochi di acqua.
Questa, comunque, è so-
prattutto un’area verde che
ha un corpo in poliestere
espanso, materiale reso neces-
sario dalla collocazione del
Giardino sopra il tetto del ga-
rage nel quale parcheggiano
le automobili di chi viene a vi-
sitare il Millennium Park.

Visto dall’alto sembra un
patchwork di colori grazie al-
la scelta di suddividerlo in fa-
sce ben delimitate in ciascuna
delle quali sono stati piantati
fiori dai colori in armonia gli
uni con gli altri. I crochi, la va-
leriana greca, il tulipano pap-
pagallo nero, la clematis soli-
taria, la coreopsis dal giallo
forte e possente rappresenta-
no soltanto alcune delle spe-
cie floreali che trovano casa
nelle aiuole ondulate del Lu-
rie Garden. Costato oltre dodi-
ci milioni di dollari, donati dal-
la Ann e Robert H. Lurie Foun-
dation, questo modello urba-
no di land scape garden si pro-

pone anche come esempio di
bio sostenibilità: le 222 tipolo-
gie di piante - tra cui 20 specie
di erba, 26 di alberi, 34 di bul-
bi - sono per il 40% native del
Nord America e per il 60% pro-
vengono dall’Illinois, lo stato
di cui fa parte Chicago. Lo sco-
po è quello di favorire la pre-
senza di insetti locali per im-
pollinare i fiori.

L’estetica è la vera cifra di
questo giardino che, eccezion
fatta per Piet Oudolf, vede le
donne nel ruolo di principali
creatrici delle composizioni ar-
boree che lo compongono e si
possono vedere nel volume
Green Architecture dedicato da
Taschen ai giardini più innova-
tivi del mondo. Nel Lurie Gar-
den l’interazione tra zone ver-

di e opere di land art è conti-
nua: i visitatori mettono i piedi
a mollo nelle fontane guardan-
do il guscio di nastri di Frank
Gehry. I grattacieli con mirabo-
lanti silhouette sono colossali
attorno al Lurie, eppure la sua
flora rigogliosa si prende la ri-
vincita sul grigio del metallo e
l’anonimato del vetro, stempe-
randone la freddezza e limitan-
done la forza. I camminamen-
ti in legno, quasi si trattasse di
un molo sul prospiciente Lago
Michigan, rafforzano la sensa-
zione di attraversare un’isola
verde, un luogo fiabesco.
Significativi sono anche gli
eventi legati alla botanica,
all’arte, alla musica e al tea-
tro, nonché alla scienza e
all’osservazione degli uccelli
che vivono qui. Partecipare a
un corso di pittura o a una Na-
ture Walk all’alba (www.lurie-
garden.org/events) è una bel-
la esperienza da fare. —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

CLOROFILLA


PAOLO PEJRONE
ALBERTO FUSARI

U


n giardino ricco di
mirti riesce ad ispi-
rare fiducia fin
dai suoi esordi.
Già nei trambusti
del cantiere le
fronde trasportate qua e là e
scosse (si spera) leggermen-
te preannunciano un futuro
di aromatici sottofondi ed
esuberanti atmosfere medi-
terranee. Con quell’aria fol-
ta, forte, sana e rilucente i
mirti sono piante da subito
prestanti, sulle quali si sa di
poter contare: una vera con-
solazione negli scenari spes-
so un poco desolati di un giar-
dino appena nato.

Moderata lentezza
Non che ci sia bisogno di gio-
care al pronto effetto, ma
certo i mirti crescono con
moderata lentezza e qual-
che esemplare già abbastan-
za formato può diventare

estremamente utile.
Ricordiamo di avere visto
in un vivaio di Latina alcuni
enormi mirti coltivati in va-
so, alti quasi quattro metri e
antichi a detta del vivaista
di oltre centocinquant’anni,
con tronchi un po’ dramma-
tici, tormentati e soprattut-
to bellissimi.
Erano una varietà a bacca
grande e chiara, quasi bian-
ca (Myrtus communis «Leu-
cocarpa»), e con foglie più
luminose, provenienti dal-
la Sicilia, mi pare da qual-
che vecchio giardino del ca-
tanese. A detta di chi li ven-
deva erano piante destina-
te a perire sotto i colpi di
qualche violenta specula-
zione edilizia, espiantate e
salvate, in attesa di nuova
destinazione.

Piante piccole
Non che ci sia bisogno di tan-
to, anzi piante più piccole so-
no di norma preferibili per-

ché offrono maggiori garan-
zie di attecchimento, ma la le-
zione importante è che i mirti
evidentemente e per fortuna
resistono bene ai trapianti.
Così come sanno adattarsi
senza problemi a crescere in
vaso: nei paesi freddi, soprat-
tutto nel nord Europa e an-
che nello stesso Piemonte,
era antica usanza coltivarne
alcuni esemplari in serra (ed
in vaso!).

Buon augurio
I fiori bianchi dai lunghi stami
dorati, che si aprono nella tar-
da primavera e qualche volta
rifioriscono a settembre se
l’autunno è mite, erano consi-
derati di buon augurio negli
sposalizi, in accordo con l'an-
cestrale tradizione che faceva
del mirto la pianta sacra ad
Afrodite e poi a Venere.
Ancora oggi la famiglia
reale inglese suggella le sue
sacre unioni con un rametto
di mirto proveniente dalla

storica pianta che la Regina
Vittoria coltivava in quel di
Osborne, nel suo amatissi-
mo giardino temperato sull'i-
sola di Wight.

Serre fredde
I più bei mirti in vaso che ab-
biamo mai visto sono però
quelli che crescevano nelle
serre fredde del vescovo di
Olomuc in Moravia, lì dove
gli Asburgo si rifugiarono du-
rante i moti del ’48 e dove
Francesco Giuseppe venne
proclamato Imperatore.
Erano Myrtus communis
«Microphylla», una forma a
portamento più compatto
dalle minuscole, lucide e pro-
fumatissime foglie, adatte a
piccoli bouquet e pare a coc-
carde, elegante segno di fe-
sta nelle fredde terre del
Nord. Ad ogni modo la spe-
cie botanica è già di per sé
bellissima, soprattutto se la-
sciata in forma libera, maga-
ri spuntata leggermente di

tanto in tanto per evitare che
si svuoti al piede.
Le bacche virano dappri-
ma al rosa, estremamente lu-
minose, e poi diventano ne-
re e durano per tutto l’inver-
no per la gioia di merli, tordi
& C. nelle zone temperate e
boschive d'Italia. Fiori doppi
e variegature non aggiungo-
no niente a nostro giudizio,
anzi mi paiono un vezzo inu-
tile, quasi un controsenso al-
la scabra ed essenziale bel-
lezza di una pianta di mac-
chia. Ne esiste invece una va-
rietà cosiddetta «Romana»,
a portamento espanso, me-
no rigido, che trovo partico-
larmente attraente, un tem-
po molto più facile da reperi-
re e oggi purtroppo quasi im-
possibile.

Coltivarlo al nord
Coltivare il mirto nel nostro
nord e in piena terra non è
impossibile, certo occorrono
particolari mitezze: le spon-

de di un lago, un giardino in
Riviera o talvolta anche solo
una posizione ben riparata,
magari contro un muro rivol-
to a mezzogiorno. I giardini
inglesi, specie quelli di Cor-
novaglia, sono maestri in ma-
teria: una pianta di mirto a ri-
dosso di casa vuol dire assicu-
rarsi inverni sempreverdi ed
estati profumate. Occorrono
tanto sole, un terreno drena-
to, qualche generoso appor-
to di potassio e irrigazioni
ben distanziate.
Il mirto potrebbe a ragio-
ne diventare una delle pian-
te importanti del giardino
moderno, cavalcando gli ef-
fetti dell'inevitabile effetto
Serra e del relativo cambia-
mento climatico.
Sarebbe di certo una me-
raviglia poterlo usarlo al po-
sto del bosso, anche se se-
condo la nostra esperienza
non ci sembra purtroppo co-
sì facile. —
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CREDENZE POPOLARI E CONSIGLI PER COLTIVARLO


Mirto portafortuna, in Inghilterra suggella le unioni reali


Le piante di mirto sanno adattarsi a crescere in vaso: nei Paesi freddi, soprattutto nel nord Europa ma anche in Italia, in Piemonte, era antica usanza coltivarne alcuni esemplari in serra

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IL GIARDINO


Il Lurie Garden di Chicago dall’architettura minimalista

28 LASTAMPA VENERDÌ 1 NOVEMBRE 2019


CLOROFILLA

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