12 Venerdì 1 Novembre 2019 Il Sole 24 Ore
Economia & Imprese
Le lavatrici rétro all’italiana
superano quelle hi-tech
MADE IN ITALY
It wash è l’ultimo presidio
italiano del bianco
dopo la cessione di Candy
Migliaia di clienti chiedono
ancora «le manopole»,
non sistemi super digitali
Matteo Meneghello
All’ultima Ifa di Berlino, la più im-
portante fiera europea per gli elet-
trodomestici, tutte le principali
multinazionali del settore hanno
fatto a gara per mostrare i muscoli
della connettività, dell’Iot e della
realtà aumentata. Di segno oppo-
sto la scelta di It wash. Una ventata
di semplicità da parte di una realtà
industriale che è rimasta di fatto
l’ultimo presidio italiano del bian-
co dopo la cessione di Candy ai ci-
nesi di Haier. E che della semplici-
tà sta facendo la sua bandiera, con
la consapevolezza che in Italia e in
altri mercati del mondo, ci sono
migliaia di clienti che chiedono
ancora «le manopole», con buona
pace dei sistemi a comando vocale.
Sono numerosi, nel mercato co-
munitario e non, i clienti di It wash
che vogliono un prodotto pratico e
«no frills». Per questo motivo il
gruppo napoletano, con uno stabi-
limento ad Acerra in cui lavorano
circa persone (proprio a pochi
chilometri dello stabilimento di
Napoli per lavatrici d'alta gamma
che Whirlpool ha dichiarato di vo-
lere chiudere), punta con convin-
zione su lavatrici se non intera-
mente meccaniche almeno ibride,
all'interno delle quali l'automazio-
ne si limita alla scheda elettronica
(l'ormai imprescindibile «softwa-
re» che comanda le diverse funzio-
ni) e a poco altro, e dove la compo-
nente meccanica è preponderante.
«Parte del nostro mercato è le-
gato all'ibrido, di cui siamo al mo-
mento unici produttori in Euro-
pa; questo segmento trova un
buon apprezzamento in Italia e da
sempre in svariati paesi del Medio
Oriente» conferma Tina Izzo, sa-
les manager dell'azienda, nata
dall'intuizione dei fondatori Elia
Izzo e Ciro Tarallo, con un passa-
to trentennale di fornitori di
componentistica per le principali
realtà del bianco attive sul merca-
to italiano.
L'avvio della produzione è del
, con vendite soprattutto
all'estero (per il %) e in misura
minore in Italia. Nel c'è la
svolta, con l'acquisizione da una
procedura concorsuale del mar-
chio San Giorgio (scongiurando la
possibilità di un passaggio alla
turca Beko), storica insegna del
bianco italiano, operazione che
ha contribuito a incrementare le
vendite sul mercato interno, oggi
pari a circa il cinquanta per cento
del totale.
Oggi l'azienda continua a inve-
stire nello sviluppo, con l'obietti-
vo di allargare ulteriormente la
gamma di produzione. «Abbiamo
da poco avviato una nuova linea,
con un investimento di circa venti
milioni di euro - spiega Tina Izzo
-: dall'anno prossimo debuttere-
mo sul mercato con un nostro mo-
dello di asciugatrice». La vertica-
lizzazione estrema all'interno del
ciclo produttivo permette a It
Wash di rimanere competitiva in
un mercato in cui il costo del lavo-
ro, soprattutto per certe produ-
zioni, è considerata una variabile
determinante. «Produciamo qua-
si tutte le nostre componenti
all'interno, attraverso altre realtà
che fanno parte della nostra com-
pagine sociale - spiega Izzo -. Co-
sit si occupa di stampi, mentre In-
sit è specializzata nella produzio-
ne di parti in plastica». L'azienda
fattura circa milioni di euro.
«Siamo in utile dal secondo anno
di attività» spiega Izzo. Buone an-
che le indicazioni per l'anno in
corso, con la previsione di chiude-
re con un incremento del fatturato
del - per cento.
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IT WASH
I fondatori
cresciuti
nell’indotto
Indesit
Il salto imprenditoriale
con il taglio di commesse
da parte di Whirlpool
Vera Viola
NAPOLI
Elia Izzo e Ciro Tarallo, soci da
una vita, sono i fondatori della It
wash di Acerra, oggi considerata
un piccolo miracolo nel mondo
delle lavatrici.
I due periti meccanici, nati in
provincia di Napoli, da sempre in
sintonia, dapprincipio avviano la
produzione di stampi per materie
plastiche: per cassette di acqua,
latte e frutta. La Cosit nasce, con
questa missione, nel ’ e via via
aggiunge altri prodotti. Soddi-
sfatti dei risultati , ma decisi a cre-
scere, i due soci fondano la Insit,
l’azienda che, con gli stampi di
Cosit, produce in casa tutte le parti
in plastica.
Le due imprese, fornitrici dap-
prima solo di committenti campa-
ni, diventano poi indotto di Indesit
e successivamente di Whirlpool.
La grande azienda diventa così
cliente principale. Ma non dura
molto: verso metà anni Whirl-
pool taglia inaspettatamente e
drasticamente le commesse. Che
fare? Tagliare l’organico? Ritorna-
re alla sola produzione di stampi?
Elia e Ciro decidono di reagire
facendo l’investimento più impor-
tante di sempre: fondano la It
wash con il programma di com-
pletare la produzione delle lavatri-
ci. Insomma, prodotte interamen-
te “ in casa”.
Si tratta di lavatrici dal prezzo
finale più basso di quelle fabbrica-
te dalle multinazionali, con meno
tecnologia, e proprio per questo
apprezzate da una certa fascia di
consumatori. C’è anche una gam-
ma più avanzata con motore in-
verter: In ogni caso interamente
made in Italy. La produzione cre-
sce, gli ordini aumentano in Italia
e all’estero. Ad Acerra si lavora in-
stancabilmente, prima di tutti
proprio i titolari. Elìa e Ciro entra-
no in fabbrica alle del mattino e
non escono prima delle . E con
loro anche i figli. I quattro di Elia:
Tina (sales manager), Antonio
(vendite estere), Vincenzo quality
manager) e Francesco (produzio-
ne). E i due di Ciro Tarallo: Mar-
gheritra che si occupa di commer-
ciale e Angelo del dopo vendita.
«Siamo una azienda familiare –
commenta Tina – con grandi valo-
ri e forte coesione».
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Made in Italy. La sede di It Wash
Carlo Carboni
—Continua da pagina
L
e sue esigenze semplici
sono legate a una lunga
familiarizzazione con il
prodotto tradizionale e
con il suo funzionamento. Ha il
vantaggio di essere semplice,
perché noto, come una
conoscenza tacita. Moda e
innovazione non vanno sempre
d’accordo con necessità per il
consumatore, o, per lo meno,
con una parte dei consumatori.
Il cambio automatico in auto è
comodo, ma la rinuncia al
cambio manuale, in questi
anni, non è stato il pezzo forte
del mercato italiano dell’auto.
Mentre si lavora per auto
driverless, non bisogna
dimenticare che c’è a chi piace
guidarla e non ci rinuncerà
facilmente. Per non parlare di
chi non si fida e che teme anche
un volo aereo.
Il controllo piace non solo al
“sistema”, ma anche le persone
non vogliono vivere situazioni
fuori controllo dalle proprie
capacità. Piuttosto che
affidarsi alle magie
tecnologiche, meglio un
prodotto il cui funzionamento
sia noto, magari un po'
retrodatato, ma affidabile
perché di qualità nei materiali
e nei componenti. Si tratta di
una cultura sociale meccanica,
analogica, conservatrice,
abitudinaria, dura da
scomparire, a causa dei fasti
industriali novecenteschi e,
soprattutto, comune a una
quota non risibile di
consumatori.
Nella riscoperta degli oggetti
nuovi retro, c'è la lavatrice
semplice e tradizionale nel
funzionamento della IT wash,
ma anche la riedizione di
oggetti cult, come la Fiat , la
Vespa, il disco di vinile, ecc.,
per i quali, inoltre, esiste anche
un florido mercato di oggetti
vintage (prodotti nel passato).
Per questi oggetti, funziona il
ricordo, una loro appartenenza
alla vita quotidiana del
consumismo della “prima ora”
dei prodotti industriali. Gli
oggetti cult del passato sono
riproposti in chiave post-
moderna: forme del passato
ibridate con tecnologie d'oggi.
Nel caso della lavatrice ibrida
della It wash, c’è però qualcosa
di diverso, al di là della parziale
ibridazione tra tradizione -
sinonimo di qualità,
semplicità- e modernità
tecnologica – anche come
tecnica di qualità e di
funzionamento-.
Suona diversa la
riproposizione del modello
verticale dell’organizzazione
produttiva per garantire la
qualità di materiali e dei
componenti, totalmente made
in Italy. Diverso è anche il
pubblico dei consumatori, una
quantità non trascurabile, che
subisce il fascino rassicurante
dell’oggetto già familiare,
quindi, semplice da usare. Le
tecnologie del passato le
conosciamo, quelle nuove sono
troppo “immateriali” per essere
apprezzate in modo da
suscitare il tecno-entusiasmo
della totalità dei consumatori.
Esiste una nicchia di mercato,
tutt'altro che irrilevante, che
ritiene che il meglio del passato
sia preferibile a un prodotto
innovativo, se si prospetta
troppo sofisticato. L’ampiezza
di questa nicchia di mercato
dipende fortemente dal
contesto. Se un paese ha ancora
qualche milione di casalinghe,
avrà pur sempre una presenza
in casa in grado di girare una
manopola con semplicità. In tal
caso, tecnologie sofisticate,
come un robotline domestico,
potrebbero essere anch’esse
destinate a un mercato di
nicchia, di single newyorkesi o
milanesi, per intenderci.
Dopo un anno e mezzo
trascorso in Asia, io stesso
devo contabilizzare che nelle
mie quattro diverse residenze,
ho avuto ben tre volte a che
fare con una lavatrice semi-
automatica (due cestelli): per i
consumatori medi indiani è
ancora uno standard, anche
perché la tradizione delle
grandi lavanderie collettive,
con lavaggio a mano (dà
lavoro a centinaia di migliaia
di indiani) è ancora quella che
produce il miglior bucato a
basso costo. La tecnologia non
sempre appare opportuna ai
consumatori.
Mentre infuria la domotica e
si crea un overload di
opportunità di nuovo
funzionamento, il caso It Wash
ci rammenta che la transizione
alla casa del futuro avrà un
ritmo differito.
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L’ANALISI
Il fascino rassicurante
dell’oggetto già familiare
2003
La partenza produttiva
L’avvio della produzione
è del 2003, con vendite
all’estero per il 70%
IL CASO WHIRLPOOL
Napoli, la fuga
delle imprese
va in consiglio
Il Consiglio comunale di
Napoli ha approvato
all’unanimità un documento
in cui “assume come
priorità” e si impegna ad
attivare ogni utile strumento
normativo e gestionale
finalizzato al contrasto delle
forme di desertificazione
industriale e di emigrazione
lavorativa forzata.
L’assemblea si impegna
inoltre a considerare la
situazione dei lavoratori
dell’indotto Whirlpool al
pari dei lavoratori diretti
della multinazionale; a
consolidare nella propria
agenda politica il tema del
diritto al lavoro, delle tutele
e delle garanzie; a sostenere
insieme ai lavoratori e alle
organizzazioni sindacali
tutte le iniziative a supporto
della rapida ed auspicata
risoluzione della vertenza
Whirlpool Napoli. Il gruppo
americano ha annunciato
mercoledì la sospensione
delle procedute di cessione
del sito industriale
campano.
Le persone non vogliono
vivere situazioni fuori
dal controllo
dalle proprie capacità