8 Venerdì 1 Novembre 2019 Il Sole 24 Ore
Politica
DENTRO LA NOTIZIA
La versione ufficiale, consegnata al
termine delle oltre tre ore di riunio-
ne, racconta di un «clima molto se-
reno» tra i senatori Ms e il Capo po-
litico del Movimento, Luigi Di Maio.
«Questo governo deve andare
avanti non solo per la salute del Pae-
se, ma anche per il bene del Movi-
mento che deve realizzare un pro-
gramma elettorale ambizioso», il
messaggio rassicurante con cui Di
Maio si è rivolto ai suoi senatori.
Tradotto: il Governo deve andare
avanti, a prescindere da quel che av-
verrà alle prossime regionali. Il lea-
der Ms ha infatti ribadito che dopo
il deludente risultato in Umbria, la
prospettiva di alleanze con il Pd, a
partire dall’Emilia Roma-
gna, è definitivamente
chiusa. Mentre in Cala-
bria non si escludono al-
leanze con liste civiche.
Una linea che non ha
trovato oppositori. Del
resto, anche Roberto Fico,
tra i kingmaker del gover-
no giallo-rosso, oggi sot-
tolinea la «diversità» del
binario nazionale da quello regio-
nale. E che serve a ridimensionare
anche la portata delle critiche dei
nostalgici del governo gialloverde
(ieri erano assenti sia Gianluigi Pa-
ragone che Ugo Grassi).
Ma in questo modo Di Maio ri-
mette anche il cerino nelle mani del
Pd. «Se vorrà rompere l’alleanza di
Governo perché hanno perso l’Emi-
lia se ne assumeranno la responsa-
bilità», è il ragionamento sullo sfon-
do. Di Maio tenta di ripetere lo stes-
so schema portato avanti nell’anno
di Governo con la Lega: alleati a Ro-
ma ma non in periferia. Contando
sul fatto che il Pd di Zingaretti è as-
sai meno forte (e meno compatto)
del partito di Salvini e
dunque, anche in caso di
sconfitta in Emilia Roma-
gna, prima di aprire la cri-
si di Governo ci penserà
bene. Nel corso dell’as-
semblea si è parlato anche
della riorganizzazione del
Movimento, ma nessuna
decisione è stata presa.
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È scontro politico sull’astensione
del centrodestra al Senato sul-
l’istituzione della Commissione su
razzismo, antisemitismo e istiga-
zione all’odio promossa dalla se-
natrice a vita Liliana Segre, scam-
pata al genocidio nazista.
Sullo sfondo s’intravede una
frattura in Forza Italia, con Silvio
Berlusconi che, pur solidale con Se-
gre, parla di «astensione da libera-
li», contro «un nuovo reato di opi-
nione richiesto dalla sinistra». Una
posizione stigmatizzata da Mara
Carfagna, «stiamo tradendo i no-
stri valori e cambiando pelle», a cui
Berlusconi fa seguire un comuni-
cato rovente: «Chi vuole andare per
altre strade è libero, ma
senza danneggiare anco-
ra Fi». Un nota stampa
che sconcerta diversi
parlamentari azzurri, se-
condo quanto trapela,
preoccupati dal cedi-
mento su valori fondanti.
L’astensione sul voto
del centrodestra ha pro-
vocato anche la reazione del Quiri-
nale. Il presidente della Repubblica
Sergio Mattarella, parlando degli
orrori della seconda guerra mon-
diale, ha ricordato che «non biso-
gna mai abbassare la guardia, sot-
tovalutare tentativi che negano o
vogliono riscrivere la storia contro
l’evidenza (in riferimento all’olo-
causto, ndr), allo scopo di alimen-
tare egoismi, interessi personali,
discriminazioni e odio».
Per la terza carica dello Stato, il
presidente della Camera Roberto
Fico, «non c’è dubbio che questo è
un tema che deve accomunare tutti.
Non ci possono essere distinzioni
di parte». Una posizione simile la
prende anche il Vaticano,
con il segretario di Stato
Pietro Parolin che ricor-
da come «su alcune cose,
su valori fondamentali
dovremmo essere tutti
uniti. Ci sono cose su cui
dovremmo convergere».
—Ivan Cimmarusti
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Berlusconi. Parla
di «astensione
liberale»
Maggiore attenzione ai diritti umani,
ruolo attivo delle agenzie delle Nazio-
ni Unite per la gestione dei centri di
identificazione dei migranti in Libia,
coinvolgimento diretto dell’Ue per
negoziare gli accordi di riammissione
con i Paesi di origine dei migranti e
cofinanziare con Oim e Unhcr i rim-
patri assistiti. Saranno queste le ri-
chieste principali che le autorità ita-
liane sottoporranno ai rappresentan-
ti del Governo di unità nazionale di
Tripoli nella nuova commissione mi-
sta italo-libica prevista dal memoran-
dum of understanding tra Italia e Li-
bia sottoscritto dall’ex ministro del-
l’Interno, Marco Minniti, che scadrà il
febbraio del e che tre mesi pri-
ma (quindi entro domani) potrà esse-
re emendato in alcuni punti. Sarà il
ministro dell’Interno, Luciana La-
morgese, a riferire in Parlamento
mercoledì novembre sul memoran-
dum che, ha spiegato ieri lo stesso
premier Giuseppe Conte «non può
essere gettato in mare anche perché
ci sono ampi spazi per migliorarlo».
Secondo il premier «un altro elemen-
to che induce alla rinegoziazione è
che c’è una situazione diversa ora, es-
sendoci un conflitto». Analoghe le ri-
flessioni del presidente
della Camera Roberto Fico.
«Quando è stato sotto-
scritto il memorandum –
ha affermato Fico - la Libia
era in un’altra condizione,
oggi è in una situazione di
guerra e scontro». E la vi-
ceministra degli Esteri,
Marina Sereni, ha annun-
ciato che prima del no-
vembre «partirà una nota del Mini-
stero degli Esteri che chiede l’insedia-
mento, come previsto dal memoran-
dum, della commissione mista italo-
libica per introdurre queste
modifiche». Italia Viva, il partito di
Matteo Renzi ha criticano il fatto che
mercoledì scorso il premier Conte
non abbia consultato i partiti di mag-
gioranza ma solo i ministri compe-
tenti sulla Libia e sulla politica migra-
toria del Governo. Sulla vicenda è in-
tervenuto lo stesso Minniti per soste-
nere che il memorandum firmato nel
, «non è immodificabile» ma le
modifiche vanno concordate e va ri-
preso in mano il processo di stabiliz-
zazione perché «non possiamo ab-
bandonare la Libia a sé stessa». Con-
tro il rinnovo del Memorandum
d’intesa si sono espresse varie Ong
che bocciano l’annuncio del mini-
stro Di Maio di voler prorogare l’in-
tesa con alcune modifiche, sottoline-
ando che il Paese nordafricano, «non
è in grado di offrire alcuna garanzia
sul rispetto dei diritti umani». Open
Arms, Mediterranea Saving Human,
Sea Watch e Sea Eye definiscono
«grave» la volontà dell’Italia anche
perché l’intesa, dicono «ha avuto co-
me unico risultato quello
di aumentare in modo in-
discriminato la violenza e
la violazione dei diritti in
Libia». Intanto ieri un por-
tavoce della Commissione
Ue ha escluso che esista
un piano per creare in Li-
bia hot spot.
—Gerardo Pelosi
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Lamorgese.
Ministro
dell’Interno
TENSIONI NELLA MAGGIORANZA GIALLOROSSA
M5S: no a intese nelle Regioni,
ma il governo va avanti
LAMORGESE IL 6 NOVEMBRE RIFERISCE IN AULA
L’Italia: diritti umani al centro
del memorandum sulla Libia
RAZZISMO, LO SCONTRO SULLA COMMISSIONE SEGRE
Mattarella: non dimenticare
Frattura in Forza Italia
INTESE A
LIVELLO LOCALE
Dopo il deludente
risultato alle
regionali in
Umbria, il leader
M5S esclude
un’intesa con il Pd
in Emilia. In
Calabria apertura
alle liste civiche
I DUBBI DEL PD
SU COME FARE
LA CAMPAGNA
IN EMILIA
di
Lina
Palmerini
T
utti lo pensano ma anco-
ra nessuno lo dice pub-
blicamente. Nessuno nel
Pd, nella maggioranza e
nel Governo, dice che le regionali
in Emilia non potranno essere li-
quidate come un “test locale” e
nemmeno si potrà dire – come è
accaduto per l’Umbria - che il
Conte II sarà comunque al ripa-
ro. Le implicazioni di quel voto
coinvolgono in modo talmente
diretto il Pd e Zingaretti stesso
che, in caso di sconfitta, ci fini-
rebbero sotto. Le ragioni si san-
no. Perché governa da sempre
quella Regione in cui ha un radi-
camento e una tradizione tali da
far scattare tutti i riflessi di iden-
tificazione: Emilia uguale sini-
stra uguale Pd. Dunque un sim-
bolo che non si può ignorare. So-
prattutto perché perdere vorreb-
be dire avere la crisi di entrambi
i partiti che reggono l’Esecutivo,
non solo del Movimento – che ha
avuto un crollo in tutti gli appun-
tamenti elettorali dal a oggi
- ma pure quella del partito de-
mocratico. Tutte cose note ma
quello che ancora non si sa è co-
me hanno intenzione di gestire
tatticamente questa campagna
Zingaretti e i vertici del partito.
Se appunto riconoscere l’im-
portanza di questo voto a livello
nazionale e mettere al centro
questo messaggio, dandogli una
carica e una valenza da sfida
cruciale, oppure tentare di tene-
re tutto dentro i confini locali
per contenere eventuali effetti a
valanga. La decisione comporte-
rà due linguaggi politici total-
mente diversi: un conto è mobi-
litare l’elettorato di sinistra alla
madre di tutte le battaglie contro
la destra; altro conto è sostenere
Stefano Bonaccini. Tra l’altro,
queste urne non tirano in ballo
solo il Governo ma le sorti stesse
del Pd, che finora è riuscito a te-
nere intorno al % ma che certo
non riuscirebbe a reggere
un’uscita di scena clamorosa - e
umiliante - dall’Emilia.
Sarà difficile sfuggire a una
competizione da ultima sfida
anche perché lo sta già facendo
Salvini, peraltro con qualche ri-
schio. Il rischio è appunto quello
di tornare a motivare un eletto-
rato “dem” molto deluso che alle
scorse regionali ha toccato il re-
cord dell’astensionismo ma che
potrebbe essere sensibile se
coinvolto in una battaglia de-
stra/sinistra. Questo è quello
che aspetta entrambi i leader:
Salvini da una parte e Zingaretti
dall’altra. Perché l’altra cosa da
dire è che queste urne avranno
come protagonisti soprattutto
loro visto che verrà declinata con
chiavi politiche più ideologiche
che in altre Regioni.
Tra di loro ci saranno i Stelle
che devono entrare in campo ben
sapendo che se salta l’Emilia può
saltare il Governo e la legislatura.
È molto difficile però che riesca-
no a giocare una partita. In primo
luogo perché non controllano i
voti, come si è visto in tutte le re-
gionali. Quindi difficile che pos-
sano orientarli contro la destra.
Inoltre, il Movimento è nato pro-
prio da quelle parti in antagoni-
smo al Pd e averlo ribattezzato “il
partito di Bibbiano” racconta di
quella avversione. Un’avversio-
ne che a gennaio può costargli il
posto in Parlamento. Un pericolo
di cui sono consapevoli - e Di
Maio in primis - ma chissà se per
il capo politico non sia un rischio
calcolato. E tutto sommato non
così sgradito.
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POLITICA 2.
ECONOMIA & SOCIETÀ
ONLINE
«Politica 2.
Economia & Società»
di Lina Palmerini
su
ilsole24ore
.com
«Se Di Maio ci ritiene avversari
non si può governare insieme»
Pd è il perno della coalizione
anti-Salvini, chi si sottrae
dovrà spiegarne i motivi
Il segretario dem esclude
una futura alleanza con i S
per le comunali a Roma
Emilia Patta
ROMA
«Mettiamola così: non si può gover-
nare insieme da avversari. O c’è una
comune tensione, un comune senti-
re, una comune idea di sviluppo per
questo Paese oppure non ha senso
andare avanti. Non si può restare al
governo per paura di nuove elezioni
o perché si vogliono occupare posta-
zioni di potere a partire dalle prossi-
me nomine nelle società pubbliche».
Il segretario del Pd e governatore
del Lazio Nicola Zingaretti accetta di
partecipare al forum organizzato dal
direttore del Sole ore Fabio Tam-
burini nella redazione dell’agenzia
stampa del gruppo, Radiocor, innan-
zitutto per rilanciare i temi della Re-
gione da lui amministrata (infra-
strutture, sanità, opere pubbliche).
Ma è inevitabile che in giorni di forte
fibrillazione politica attorno alla ma-
novra economica e dopo la sconfitta
della coalizione civica giallo-rossa in
Umbria l’attenzione si focalizzi sul
dibattito politico nazionale. All’indo-
mani della sconfitta in Umbria il capo
politico del Ms Luigi Di Maio ha pre-
so più di una distanza dall’alleanza
con il Pd, escludendo altri «esperi-
menti» a partire dalla prossime ele-
zioni in Emilia Romagna, a fine gen-
naio, e finendo naturalmente con le
prossime elezioni politiche. In queste
condizioni - chiediamo a Zingaretti -
ha ancora senso insistere sulla neces-
sità di un’alleanza “strutturale” con
il Ms in funzione anti-salviniana?
Zingaretti parte proprio dal voto in
Umbria, non rinnegando la scelta di
tentare assieme al Ms la carta civica
di Vincenzo Bianconi. «La sconfitta è
innegabile, certo, ma è anche vero
che il risultato del Pd è stato di tenuta.
E questo nonostante gli scandali che
hanno colpito la precedente ammini-
strazione. Io credo che aver messo su
una coalizione contro la candidata le-
ghista abbia dato il senso e la speran-
za di una contendibilità: senza la coa-
lizione il Pd credo che avrebbe preso
meno voti. Di fronte a ciò che è acca-
duto con la piazza di San Giovanni lo
scorso ottobre, ossia la nascita di
una destra forte e coesa attorno a
Matteo Salvini, penso sia importante
costruire appunto una contendibili-
tà. E questo può venire solo attorno a
quello che si sta dimostrando il perno
della possibile alleanza anti-salvinia-
nia, ossia il Pd. Se qualcuno si sottrae
dovrà prendersene la responsabilità
e spiegarne i motivi. Noi andiamo
avanti». Anche perché, ricorda Zin-
garetti al leader politico del Ms pen-
sando all’Emilia Romagna, alle ele-
zioni regionali c’è un maggioritario a
turno unico: o ci si mette d’accordo
prima delle elezioni o non ci sarà una
seconda occasione.
Insomma, le porte del Pd sono
sempre aperte. Ma la pazienza non è
infinità e neanche la voglia di stare al
governo a prescindere. Una sorta di
aut aut tra le righe a Di Maio, dunque.
Ma anche alla neonata Italia Viva di
Matteo Renzi. «Se abbiamo sostenuto
questo Governo è proprio perché vo-
gliamo cambiare le cose per gli italia-
ni. Non bastava evitare la Salvini Tax
da euro a famiglia, con l’aumento
dell’Iva che abbiamo bloccato - dice
Zingaretti riferendosi alla manovra
economica e alla differente “narrazio-
ne” che ne danno i partiti della mag-
gioranza -. Abbiamo iniziato ad au-
mentare gli stipendi a chi guadagna
poco, abbiamo abolito il super ticket,
sbloccato un miliardo di euro per la
casa, le famiglie avranno gli asili nido
gratis e più risorse a loro disposizio-
ne, oltre allo stop all’aumento della
cedolare secca per chi vive in affitto.
Abbiamo rifinanziato gli interventi
per Industria . e per le piccole e me-
die imprese, messo a punto un grande
piano di investimenti da miliardi
nei prossimi tre anni sull’economia
verde e sulla sostenibilità ambientale.
Misure concrete che parlano alle fa-
miglie, alle imprese, che garantiscono
una maggiore sicurezza e protezione
per chi è in difficoltà. Altri, la destra e
non solo, parlano di tasse agitando
paure senza alcun fondamento. Noi
lavoriamo per gli italiani».
Gli investimenti per l’economia
verde e la sostenibilità ambientale
sono al centro anche delle politiche
zingarettiane per il Lazio: «Siamo la
terza regione in Italia per imprese
green e la seconda per crescita di
start up innovative. Frutto della stra-
tegia “Lazio green” su cui abbiamo
investito molto». Zingaretti in veste
di governatore ha poi ribadito la ne-
cessità di valorizzare la vecchia Fiera
di Roma: «Parte dei problemi finan-
ziari dalla nuova Fiera di Roma sono
legati alla mancata valorizzazione
della vecchia. Il destino del progetto
Fiera sta nella valorizzazione di quel-
lo che io chiamo il triangolo d’oro:
porto di Civitavecchia, aeroporto di
Fiumicino e Colosseo inteso come
simbolo di quello che offre Roma».
Il Pd si alleerà con il Ms per la
scelta del prossimo sindaco di Roma?
chiediamo infine. «Io penso di no»,
risponde Zingaretti prendendo più di
una distanza dalla sindaca pentastel-
lata Virginia Raggi.
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Segretario del Pd. Nicola Zingaretti è anche governatore della Regione Lazio
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