Il Sole 24 Ore - 05.11.2019

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24 Martedì 5 Novembre 2019 Il Sole 24 Ore


Mondo


LA GIORNATA


Prende il via in questi giorni a Gi-
nevra, presso le Nazioni Unite, il

lavoro di un gruppo di  persone


incaricate di dare forma a una
nuova Costituzione siriana. Un

primo passo che Antonio Guterres,


segretario generale dell’Onu, au-
spica possa condurre a una vera

pace, dopo otto anni e mezzo. Il


gruppo è stato selezionato la setti-
mana scorsa dal Comitato costitu-

zionale di  persone fortemente


voluto dalla Russia, ormai il Paese
punto di riferimento in Siria.

Il norvegese Geir Pedersen, in-
viato speciale delle Nazioni Unite

per la Siria,ha fatto il punto dei pri-


mi giorni di incontri. Dopo anni di
guerra, ha detto, non deve sor-

prendere il fatto che ci siano pro-


fonde divergenze, mancanza di fi-
ducia, sospetti. E tutta-

via, Pedersen ha messo


l’accento sull’importan-
za di vedere,  membri

per gruppo, rappresen-


tanti del governo di
Bashar Assad,dell’oppo-

sizione e della società ci-


vile «sedere insieme, ri-
spettandosi, parlando

l’uno con l’altro». L’in-


viato norvegese ha elo-


giato i due copresidenti del grup-
po, Ahmad Kuzbari per il governo

e Hadi al-Bahra per l’opposizione.
Il codice di condotta concordato a

Ginevra stabilisce che tutti i mem-


bri del Comitato costituzionale do-
vranno lavorare «con impegno e

buona fede,in modo collaborativo,


alla ricerca di soluzioni per com-
pletare il processo costituzionale a

guida siriana, facilitato dall’Onu».


Sul campo, le forze di Assad al-
leate ai russi hanno praticamente

vinto la guerra: nella Siria nord-


occidentale resta solo un’ultima
roccaforte ribelle, Idlib. Il vantag-

gio militare conquistato da Assad


non consente quindi eccessivo ot-
timismo per la definizione politi-

ca del conflitto, dati i precedenti


tentativi falliti e la posizione di
forza da cui difficilmen-

te il presidente siriano


sentirà il bisogno di fare
concessioni.

Per la conclusione dei


lavori del comitato, che
dovrà adottare risolu-

zioni o per consenso o


con una maggioranza
del %, non è stato po-

sto alcun termine.


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Sir Lindsay Hoyle è il nuovo spe-


aker del Parlamento britannico e
sostituirà John Bercow che ha

appena lasciato l’incarico dopo


dieci anni.
Il deputato laburista è stato

eletto ieri al quarto round di vota-


zioni a scrutinio segreto con 
voti. Hoyle era già nettamente in

testa al primo round con  voti,
al secondo con  e al terzo con

, ma non aveva ottenuto oltre il


% delle preferenze come preve-
dono le regole.

All’ultimo round Hoyle ha di-


staccato l’ultimo candidato rima-
sto in lizza, Chris Bryant, un altro

deputato laburista, che ha rice-


vuto  preferenze. Westmin-
ster ha scelto l’esperienza: Hoyle

infatti è stato vice di Bercow per


nove anni e conosce bene le arca-
ne procedure e le complesse re-

gole della House of


Commons.
Il suo stile però molto

probabilmente sarà di-


verso da quello del suo
predecessore. Il nuovo

“arbitro” del Parlamento


è più bonario e conci-
liante del controverso

Bercow.


I due però condividono la con-
vinzione che lo speaker debba di-

fendere sempre il Parlamento e il


suo ruolo di “spina nel fianco” del
Governo, con il diritto di fare do-

mande scomode e di scrutinare


ogni azione dell’esecutivo.
Hoyle avrà un ruolo cruciale

nelle prossime fasi di Brexit. L’ac-


cordo di recesso negoziato dal pre-
mier Boris Johnson è ora sospeso

in vista delle elezioni del  dicem-


bre, ma in caso di vittoria dei con-
servatori verrà ripresentato al Par-

lamento per essere approvato.


Nel suo discorso ieri Hoyle ha
assicurato che tratterà tutti i depu-

tati allo stesso modo perché «We-


stminster non è un club riservato a
chi è qui da anni».

Il ruolo di speaker del Parlamen-


to esiste da oltre  anni e finora
solo una donna – Betty Boothroyd –

ha avuto l’incarico.Hoyle


è un deputato laburista,
ma le regole prevedono

che lo speaker una volta


una volta eletto “dimenti-
chi” qualsiasi affiliazione

di partito e sia rigorosa-
mente super partes.

—N.D.I.


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il nuovo speaker.
Sarà ora Hoyle

a gestire Brexit


Targhe alterne a Delhi, almeno


fino al  novembre. Si è comin-


ciato ieri con i numeri dispari: le
autorità della capitale indiana

cercano così di correre ai ripari


per affrontare l’emergenza in-
quinamento. Domenica in città

l’Air Quality Index, che misura


le particelle velenose PM, pre-
senti nell’aria, ha ampiamente

superato il limite di , dove il


limite ritenuto sicuro è un indi-
ce a quota .

E questi sono valori capaci di


aggravare sensibilmente le ma-
lattie cardiache e polmonari, e

di rendere l’atmosfera mortale


per gli anziani e per i malati.
L’amministrazione locale ha

decretato l’emergenza pubblica,
ma né il Bjp al governo a livello

federale, né il partito del Con-


gresso all’opposizione sono al
potere in città: en-

trambi hanno pochi


incentivi per collabo-
rare con il governo lo-

cale in mano al partito


Aam Aadmi (Uomo co-
mune). Limitandosi a

scambiarsi le respon-


sabilità per il deterio-
ramento dell’aria.

Delhi è una delle città più in-


quinate al mondo tutto l’anno, ma


in novembre la situazione peg-
giora sensibilmente soprattutto

perché i contadini degli stati agri-


coli che circondano Delhi -
Punjab, Uttar Pradesh e Hayana -

bruciano le stoppie nei campi, in
preparazione per la stagione della

semina, e il fumo va ad aggiun-


gersi ai gas di scarico e all’inqui-
namento industriale nell’area ur-

bana portando l’aria a livelli letali.


Ieri a Delhi anche le scuole so-
no rimaste chiuse, sospesi i lavori

di costruzione nei cantieri edili.


La Corte Suprema ha accusato il
governo locale di giocare a scari-

cabarile e di non intervenire per


affrontare il problema. «Delhi
soffoca ogni anno, e noi siamo in-

capaci di fare qualunque cosa - ha


detto il giudice Arun Mishra -.
Ognuno è interessato

solo in giochi politici e


nelle elezioni».
Nell’Uttar Pradesh le

autorità hanno deciso


di utilizzare dei sistemi
di purificazione del-

l’aria per proteggere il


Taj Mahal.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Rickshaw
nella nebbia.
Una via di Delhi

NAZIONI UNITE


Primi passi a Ginevra


per dare un futuro alla Siria


EMERGENZA SMOG IN INDIA


Lotta contro l’inquinamento


a Delhi: la città a targhe alterne


IL SUCCESSORE DI BERCOW


Sir Hoyle prende le redini


del Parlamento britannico


LA NUOVA
COSTITUZIONE
Tornano
a confrontarsi
e a lavorare
insieme
rappresentanti
del governo
di Bashar Assad,
dell’opposizione
e della società
civile

Di Maio guida in Cina 160 imprese


per rilanciare la Via della Seta


EXPO DI SHANGHAI AL VIA


Export italiano statico


Il ministro: il memorandum


darà i suoi frutti nel 


Xi ribadirà a una Ue finora


delusa l’apertura di Pechino


alle aziende straniere


Stefano Carrer


Dal nostro inviato


SHANGHAI

Un gesto di riguardo da parte cinese -


l’invito alla cena offerta dal presidente
Xi Jinping per lo più ai capi di governo


  • ha consentito a Luigi Di Maio di in-


crociare Emmanuel Macron e fare una
non breve conversazione con il presi-

dente francese, a possibile chiusura


dell’incidente diplomatico provocato
dalla sua poco ortodossa spedizione

transalpina di alcuni mesi fa a soste-


gno dei gilet gialli. Il ministro degli
Esteri è tornato a Shanghai in occasio-

ne della seconda edizione della CIIE


(China International Import Expo), la
maxifiera dedicata esclusivamente

alle importazioni alla quale partecipa-


no circa  imprese italiane: nella sua
nuova veste (che però ora in parte as-

sorbe la precedenti responsabilità al


Mise) accompagnerà oggi Xi Jinping
in una breve visita al padiglione italia-

no, dove è possibile che il presidente


accetti di brindare a prosecco, simbo-
lo di un made in Italy sempre più vin-

cente sui mercati internazionali.


Se non pochi dubitano che finora la
controversa firma del memorandum

sulla Via della Seta abbia portato con-


creti vantaggi economici all’Italia, Di
Maio non mostra dubbi che i riscontri


  • rallentati a suo parere dalla crisi di
    governo - stiano per arrivare: «Il ,


in cui celebreremo i  anni delle rela-


zioni bilaterali, sarà l’anno in cui rac-
coglieremo i frutti del memorandum

firmato in aprile». Ha citato la prossi-


ma conclusione di accordi nel settore
agroalimentare: dalle carni bovine al

riso, per un valore di export che stima


rispettivamente in  milioni e alcu-
ne decine di milioni per i nostri pro-

duttori. Inoltre una rinegoziazione


degli accordi nel settore del traffico
aereo, ha aggiunto, potrà contribuire

a fare del  l’anno del turismo Ita-


lia-Cina e anche un anno di approfon-
dimento dei rapporti culturali.

In un incontro con il ministro degli


esteri Wang Yi, Di Maio ha lasciato ca-
dere gli accenni alla questione più de-

licata del momento, quella della ge-
stione delle reti di tlc G (su cui gli Usa

insistono per l’ostracismo a Huawei,


tra la riluttanza di vari Paesi europei).
Wang non ha insistito, preferendo

anzitutto ringraziare l’Italia per la sua


importante presenza alla fiera, da
“terzo partner” dopo Usa e Germania.

Secondo quanto è trapelato, inseren-


dosi dopo un accenno alle recenti di-
chiarazioni di Trump su un’Italia che

starebbe meglio fuori dalla Ue, Wang


ha evidenziato che Pechino è invece in
favore di una Europa unita e più forte.

La Ue, peraltro, ha alzato un po’ la vo-


ce alla vigilia della CIIE, parlando di un
«reale pericolo di affaticamento» nel-

le promesse cinesi di maggiore aper-
tura del mercato e sottolineando che

parecchio deve ancora essere fatto per


offrire alle imprese straniere un terre-
no non sfavorevole per la competizio-

ne in Cina: l’aspettativa, insomma, è


di «risultati più tangibili» rispetto alla
retorica enfatica che aveva caratteriz-

zato la prima edizione un anno fa. Un


sondaggio tra le imprese europee
condotto dalla Camera di Commercio

europea a Shanghai ha evidenziato


diffuse delusioni, tanto che il vicepre-
sidente Carlo D’Andrea ha dichiarato:

«Ci attendiamo che l’evento di que-
st’anno sia corroborato da misure

concrete e non da vuote promesse».


Oggi, inaugurando la fiera, Xi sicu-
ramente rilancerà le promesse, sulla

scia delle conclusioni del recente Ple-


num del Partito che ha indicato
l’obiettivo di una migliore governance

e di più chiare certezze giuridiche nel


sistema. Fonti cinesi insistono che,
sulla scia della precedente CIIE, sono

state firmate intese per quasi  mi-
liardi di dollari. Ma un boom dell’im-

port cinese non c’è stato affatto, come


evidenzia anche l’andamento statico
dell’export italiano di quest’anno che


  • a fronte di una ripresa vicina all’%


dell’import - fa aumentare ancora il
nostro deficit commerciale. «Se la pri-

ma edizione della CIIE era una novità,


occorre insistere», osserva Vincenzo
Petrone, direttore generale della Fon-

dazione Italia Cina, secondo cui que-
sta iniziativa rappresenta una grande

opportunità per le imprese italiane


partecipanti, soprattutto le Pmi in
cerca di un contatto con il mercato ci-

nese. Dopotutto, lo stesso comunicato


critico della Ue riconosce risultati po-
sitivi per parecchie imprese. E il futu-

ro dà segnali incoraggianti. Ad esem-


pio, ieri Macron ha anticipato che Ue
e Cina firmeranno un accordo per la

tutela delle indicazioni geografiche,


in attesa della futura conclusione del
sospirato patto sugli investimenti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Seconda edizione. Poliziotti in posa davanti al National Exhibition and Convention Center di Shanghai, che ospita da oggi la seconda edizione dell’Expo internazionale


EPA

L’INTERVENTO


UNA STRATEGIA PER AUMENTARE IL PESO DELLE ESPORTAZIONI


I


grandi mutamenti che a livello
globale stanno interessando il

commercio internazionale da


un lato e le opportunità e sfide
che emergono per il nostro Paese

a seguito del passaggio delle


competenze dal Mise alla Farne-
sina dall’altro, mi inducono ad al-

cune riflessioni.


Negli anni in cui dal Mise ho avu-
to l’onore di lavorare con le imprese

e con tutte le componenti del “Siste-


ma Italia”, ho potuto toccare con
mano l’importanza che il tema del

commercio estero riveste per la no-


stra vita. Da esso derivano le possi-
bilità di scelta che abbiamo ogni

giorno quando ci sediamo a tavola,


ci vestiamo o facciamo un acquisto:
comprare da uno scaffale o da un

computer può sembrare un’opzio-


ne banale ma in realtà è una scelta
dietro la quale si celano temi essen-

ziali come la tutela dei lavoratori,
dell’ambiente e della salute. Il com-

mercio internazionale è inoltre per


noi una componente essenziale
dell’interesse nazionale. Nonostan-

te la stagnazione economica, infat-


ti, l’export ha fornito l’unico appor-
to positivo alla crescita negli ultimi

 anni: senza il contributo delle


esportazioni, il Pil italiano sarebbe
oggi inferiore di quasi  punti per-

centuali rispetto al . Nel 


l’export inoltre, nonostante le criti-
cità congiunturali e le incertezze

geopolitiche, è cresciuto in valore


del ,% arrivando a rappresentare
il % del Pil e contribuendo a un

saldo positivo della bilancia com-
merciale di  miliardi di euro, pari

al ,% del medesimo Pil. Non a


caso l’Italia è il nono esportatore
mondiale di prodotti e il sesto per

surplus commerciale.


In prospettiva, dopo un  po-
sitivo in cui le nostre esportazioni

hanno registrato segnali di crescita
quasi ovunque (fa eccezione in par-

ticolare la Cina dove purtroppo, no-


nostante gli sforzi del governo pre-


cedente, siamo passati da un +%


di export nel  a un -% nel
), una serie di sfide e di possibi-

li rischi si stagliano all’orizzonte:


dal rallentamento della crescita te-
desca e cinese alla Brexit, dalle ten-

sioni protezionistiche alla situazio-


ne di difficoltà dei fora multilaterali
come l’Omc, dal perdurare di foco-

lai di instabilità in Medio Oriente e


Nord Africa alle tensioni su mercati
come quelli dell’America Latina. Si

tratta di situazioni potenzialmente


in grado di mettere a rischio il livel-
lo di interscambio e di conseguenza

la crescita globale.


Veniamo ora agli obiettivi che
siamo chiamati a porci e soprattut-

to, agli strumenti che potrebbero


aiutarci a conseguirli.


Per ciò che riguarda i primi, io
credo che dovremmo cominciare a

misurare i nostri risultati attraverso


 “Key Performance Indicators”: )
aumentare la quota di mercato del-

l’export italiano a livello mondiale,


passando dall’attuale , al % ; )
accrescere il peso dell’export sul Pil

fino al % (attualmente intorno al


%); ) aumentare la quota del-
l’export verso l’area extra-Ue in

grado di assicurare maggiori mar-


gini di crescita; ) invertire il trend
negativo degli ultimi anni e rag-

giungere il numero di mila im-


prese esportatrici (+ mila rispetto
alle  mila attuali), anche attra-

verso un maggior dinamismo delle


aziende del Mezzogiorno; ) elevare
il valore medio delle esportazioni a

, milioni (rispetto ai , attuali).


In tale contesto il Governo è chia-
mato a muoversi sia su un piano

“difensivo” che “offensivo”. La fase


più “difensiva” a tutela delle nostre
produzioni, dei nostri marchi, delle

Indicazioni Geografiche e della pro-


prietà intellettuale, deve essere gio-
cata sui vari tavoli multilaterali in

cui è in ballo il nostro interesse na-
zionale ed in primis nell’Ue e nel-

l’Omc. Il Governo deve presidiare


questi tavoli con continuità, com-
petenza e senza pregiudizi ideolo-

gici. Pur consapevoli delle comples-


sità della globalizzazione e degli in-
terventi cui siamo chiamati sia per

sostenere i cittadini e le imprese più


vulnerabili che per evitare rischi di


dumping sociale e ambientale, re-


sta innegabile come l’interesse na-
zionale di un Paese con una struttu-

ra produttiva come l’Italia, sia stret-


tamente legato all’apertura dei
mercati e agli scambi commerciali.

Di questo dovremmo ricordarci an-


che in sede di ratifica degli accordi
commerciali stipulati dall’Unione

europea, soprattutto quando dimo-


strano di essere strumenti di espan-
sione delle nostre esportazioni e di

garanzia per la tutela delle nostre


produzioni.
Parallelamente, siamo chiamati

a sviluppare la nostra azione “of-
fensiva”, come abbiamo fatto a par-

tire dal  con la creazione di un


“Piano Straordinario per la Promo-
zione del Made in Italy” sui mercati

emergenti e a maggior tasso di cre-


scita. È fondamentale a tal proposi-
to che la legge di bilancio assicuri

un rifinanziamento del piano alme-


no all’altezza degli anni precedenti
rendendolo in prospettiva uno

strumento di promozione non più


straordinario ma strutturale. Allo
stesso tempo dobbiamo assicurare

all’Ice la possibilità di poter tornare


ad assumere personale garantendo
il fisiologico rinnovamento degli

organici, messo a rischio da un plu-


riennale blocco del turn-over.
In generale il settore delle espor-

tazioni ha un bisogno crescente di


professionalità ed è in grado di of-
frire ai nostri giovani posti di lavoro

qualificati e numerosi. L’esperienza


del Temporary Export Manager svi-


luppata al Mise negli ultimi anni è
una valida base di partenza sulla

quale è opportuno costruire strut-


turati percorsi di istruzione supe-
riore, anche di tipo duale con alter-

nanza tra studio e lavoro come av-


viene in Germania.
Penso inoltre che debbano esse-

re defiscalizzate le attività di svi-


luppo di know how specifico su
export, sul modello dell’esperien-

za di “Impresa .”, ivi compresi


gli investimenti in formazione.
Analogamente, allo scopo di pro-

muovere la presenza sui mercati


esteri delle imprese meno svilup-
pate internazionalmente, dovrem-

mo sin da subito considerare, per


le aziende che acquisiscono lo sta-
tus di esportatore abituale, un

meccanismo di deducibilità auto-


matica del % del fatturato estero
incrementale rispetto a quello de-

gli anni precedenti.


Il commercio internazionale è
insomma una materia al cuore dei

nostri interessi, strategica per le


nostre famiglie e per le nostre im-
prese e alla quale il Governo - in

forza di una strategia unitaria e
coerente, che sia all’altezza del-

l’indiscutibile autorevolezza del


nostro Paese sui mercati interna-
zionali - dovrà assicurare la mas-

sima attenzione.


Sottosegretario del ministero degli
Affari esteri e della Cooperazione

internazionale
© RIPRODUZIONE RISERVATA

di Ivan Scalfarotto


Il Governo deve garantire


azioni di promozione


del Made in Italy,


rifinanziando il piano


IL MINISTRO IN VISITA ALLO STABILIMENTO DI SHANGHAI


I robot cinesi parlano italiano con Comau


L’azienda del gruppo Fca


opera in Cina da più di 


anni e fa gola a gruppi locali


Dal nostro inviato
SHANGHAI

È una eccellenza italiana nel settore
dell’automazione industriale, che è

in Cina da oltre vent’anni e oggi im-


piega quasi mille persone (solo 
italiane). Lo stabilimento e il centro

per l’innovazione di Comau (Grup-
po Fca) a Shanghai è stato visitato

ieri da Luigi Di Maio, al quale è stato


spiegato come la proiezione del-
l’azienda in Cina contribuisca a da-

re lavoro e business anche in Italia.
«È indispensabile seguire i

clienti, cinesi e internazionali, su


questo mercato: non si può pensare
di fare progettazione e ingegneria

da lontano - sottolinea il Ceo per la
Cina Mauro Anselmetto -. Ma con la

crescita del nostro business da


queste parti facciamo anche in mo-
do che siano importati macchinari

e robot realizzati in Italia». Certo,


ammette il Coo per l’area Asia-Pa-
cifico Felice Rodari, la competizio-

ne è notevole e i margini tendono a


comprimersi: tuttavia la regione
asiatica ha registrato negli ultimi

anni tassi di sviluppo circa doppi


rispetto alla media.
Altro discorso è se Comau reste-

rà “italiana” nella proprietà: la pro-


spettiva di fusione tra Fca e Gruppo


Psa porterebbe a uno scorporo che
potrebbe diventare preludio a una

cessione. Non è un mistero che Co-


mau faccia gola ad alcuni gruppi
cinesi, che in passato hanno già

avanzato offerte. Ma va tenuto


conto dell’atteggiamento dell’Am-
ministrazione Trump e del “trau-

ma” causato dall’acquisizione ci-


nese della tedesca Kuka: la vendita
ai cinesi di imprese in settori tec-

nologici importanti è diventata ben


più problematica, ora che il Paese
è salito nella catena del valore e sta

anzi cercando di raggiungere una


leadership tecnologica globale. Il
primo lancio di massa dei servizi

G - nel weekend scorso - ne è una


testimonianza.


Anche la maxifiera CIIE non in-
tende solo dimostrare una volontà

di maggiore apertura del mercato:


alla Cina interessa attirare prodotti
e servizi che agevolino un ulteriore

upgrading dell’economia. Non


manca un ritorno di interesse per il
versante dei consumi: in questa se-

conda edizione della CIIE c’è più


spazio per gli articoli di lusso. Fede-
rorafi ha portato una ventina di im-

prese, parte delle circa  presenze


italiane arrivate in buona parte gra-
zie all’organizzazione di Fondazio-

ne Italia-Cina e Aice.


—S.Car.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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