la Repubblica - 12.11.2019

(Ron) #1
MADRID — «Il quadro uscito da queste
elezioni è molto complesso. Ci sarà
una pressione sociale ed economica
molto forte perché i partiti trovino
un’intesa e si formi un governo».
Cristina Narbona, presidente del
Psoe, conferma l’intenzione del
partito di dar vita a un esecutivo
“progressista” e assicura che le
trattative sono già state avviate.
Il rebus della governabilità
sembra ancor più complicato
rispetto alle elezioni di aprile. I
possibili alleati di allora sono usciti
indeboliti: Podemos perde voti e
Ciudadanos è quasi scomparso
dalla scena.
«Restano 10 deputati di Ciudadanos,
che hanno appena perso il loro leader
che si è dimesso. Si sentono molto
vulnerabili nella nuova situazione,
visto che tutto sembra indicare che il
loro crollo sia conseguenza delle
alleanze in governi municipali e
regionali con l’estrema destra.
Sarebbe positivo che questo disastro
elettorale aprisse un cammino verso

un’intesa con il Psoe».
E con Podemos?
«Anche Podemos ha perso un
numero importante di voti e di seggi.
Bisognerà vedere quale spazio per un
avvicinamento potremo costruire.
Durante i mesi in cui Sánchez ha
governato senza maggioranza dopo
la mozione di censura contro Rajoy,
una parte molto importante delle
misure di carattere sociale del
governo è stata adottata con
l’appoggio del partito di Iglesias».
Dopo il voto di aprile, il Psoe
disse che preferiva governare da
solo. Questa volta verrà presa in
considerazione la possibilità di un
governo di coalizione?
«Non scartiamo nulla. L’unica cosa
che scartiamo è la possibilità di
parlare con il partito di estrema
destra. Vox rappresenta un’opzione
completamente contraria ai valori
democratici: sono xenofobi, contrari
alle politiche di uguaglianza, di
diversità sessuale, alla lotta contro il
cambio climatico. Ma con il resto dei

partiti il discorso è aperto, con
l’impegno espresso dal presidente di
arrivare a un accordo di governo il
più rapidamente possibile».
Parlerete con tutti, anche con il
Pp. Ma scartate già la possibilità di
una grande coalizione?
«L’ha scartata per primo lo stesso
leader del Pp, Pablo Casado. I
popolari governano al Comune e alla
Regione di Madrid con l’appoggio di
Vox: immagino che risulterebbe
molto difficile qualsiasi forma di
sostegno a un governo socialista».
Il blocco dei partiti
indipendentisti si rafforza nel
nuovo Parlamento. Crede che ci
sarà spazio per il dialogo?
«Il presidente Sánchez ha
riaffermato anche in questa
campagna che non accetterà un
referendum di autodeterminazione
in Catalogna. Il Psoe è comunque
disposto ad aprire un dialogo con i
partiti indipendentisti soprattutto se
si superano gli episodi di violenza
degli ultimi tempi».

Crede che si sia fatto davvero
tutto il possibile per evitare la
ripetizione delle elezioni?
«Noi non volevamo nuove elezioni.
Avevamo vinto e non volevamo
cambiare quello scenario per
l’incognita di una consultazione
elettorale. Oltre a cercare l’accordo
con Podemos, speravamo anche che
il Pp e Ciudadanos avessero un
atteggiamento di maggiore
responsabilità garantendo la
governabilità».
Il presidente Sánchez ha detto
che questa volta verrà formato di
sicuro un governo. Potete
assicurare che non si tornerà alle
urne per la terza volta?
«È ovviamente il nostro desiderio.
Abbiamo molti progetti di legge
preparati durante i mesi di governo e
che hanno un’enorme importanza
per il benessere degli spagnoli, per
ridurre le disuguaglianze che
esistono nel nostro Paese e ampliare i
diritti sociali. Se non c’è un governo
stabile non si può fare nulla».

Dopo le elezioni spagnole

Sánchez, il grande flop


La tentazione di allearsi


con i reduci centristi


L’errore strategico dei socialisti: il ritorno al voto ha rilanciato la destra di Vox


L’ipotesi di un esecutivo con i 10 rimasti di Ciudadanos. Mentre Rivera se ne va


Vox è l’unica forza


con cui non


intendiamo parlare:


rappresenta


un’opzione del tutto


contraria ai valori


democratici


Partito
Socialista

UNIDAS
PODEMOS

PARTITO
POPOLARE

CIUDADANOS

Elezioni
2016

Elezioni
2019

Maggioranza
assoluta
176 deputati

350 deputati


TOTALE

28,51%
(120)

15,1%
(52)

12,8%
(35)

(24) (21)

20,8%
(88)

6,8%
(10)

22,7%
(85)

21,1%
(71) 33%
(137)

13,1%
(32)

Indipendentisti
Catalani

ALTRI

Il nuovo Parlamento
Percentuale di voto e seggi assegnati

dal nostro inviato

MADRID — Autocritica, ben poca. An-
zi, le prime parole di Pedro Sánchez
domenica notte davanti a non tanti
attivisti infreddoliti dal gelo precoce
dell’autunno madrileno sono state di
ringraziamento «per la terza vittoria
socialista in un anno”. Politiche ad
aprile, Europee a maggio, ancora Po-
litiche a novembre. Ma, questa volta,
è una vittoria che complica le cose,
sofferta e piena di trappole che ren-
dono ardua la sfida della governabili-
tà. Lo si capiva dai musi lunghi dei di-
rigenti del Psoe, ieri mattina nella sto-
rica sede del partito in Calle Ferraz,
dove il comitato esecutivo socialista
si è riunito per definire una proposta
di governo capace di mettere insie-
me una maggioranza parlamentare.
Con la ripetizione elettorale di dome-
nica scorsa, tutto ciò che poteva an-
dare male è andato male. Meno seggi
(da 123 a 120, non sono tanti ma l’o-
biettivo dichiarato era quello di in-
crementare notevolmente il numero

di deputati), un calo di 700mila voti e
la perdita della maggioranza assolu-
ta al Senato. Numeri di un disastro
strategico in cui coincidono tre falli-
menti: il Psoe non è riuscito a racco-
gliere neanche le briciole del monu-
mentale tracollo dei centristi di Ciu-
dadanos, non è avanzato a sinistra
nonostante il calo di Unidas Pode-
mos e infine non è riuscito a convin-
cere la folta pattuglia di indecisi. Mol-
ti dei quali sono rimasti a casa, men-
tre altri sceglievano opzioni alternati-
ve, una fra tutte quella populista di
estrema destra.
A questo punto resta aperto il re-
bus della formazione di una maggio-
ranza. Tra oggi e domani Sánchez an-
nuncerà la sua proposta per rendere
possibile la nascita di un “governo
progressista” i cui contorni sono an-
cora molto sfumati. Il dialogo con
Unidas Podemos riprende, nonostan-
te il rapporto non idilliaco tra i due
leader: già nella notte elettorale Pa-
blo Iglesias ha detto che la nascita di
un esecutivo progressista è una «ne-
cessità democratica» per frenare l’e-

strema destra.
Ma il leader socialista spera di po-
ter ottenere anche l’appoggio — fon-
damentale insieme a quello di grup-
pi minoritari non indipendentisti —
di quel che resta di Ciudadanos. Do-
po il crollo elettorale da 57 a 10 seggi,
il presidente Albert Rivera non solo
si è dimesso ma ha anche annunciato
l’abbandono dell’attività politica. Il
partito, senza leader e con una linea
politica tutta da definire, dovrà deci-
dere se garantire la governabilità del
Paese. Dieci seggi ma che possono ri-
sultare fondamentali per mettere in-
sieme la sospirata maggioranza di
176 deputati necessaria per dare via li-
bera all’investitura presidenziale.
Sánchez potrebbe puntare anche fi-
no a quota 180 se riuscirà a mettere
insieme piccoli gruppi regionali e so-
prattutto ottenere il sostegno dei na-
zionalisti baschi del Pnv, che hanno 7
seggi. Di sicuro, questa volta il leader
socialista ha fretta e non esclude più
a priori un governo di coalizione al
quale si era opposto nei mesi scorsi.
— A. Op.

L’intervista alla presidente del Psoe


La socialista Narbona


“Più vicini a Podemos


per dare alla Spagna


un governo al più presto”


la sfida
Cristina
narbona,
68 anni,
presidente
del psoe

dal nostro inviato Alessandro Oppes

f


g


pagina. (^14) Mondo Martedì, 12 novembre 2019

Free download pdf