la Repubblica - 12.11.2019

(Ron) #1

f


g


Insieme a lui sono


cresciuto anch’io


Non sono stato un


grande tennista,


per la prima volta


mi sento appagato,


libero dallo stress


Oggi Matteo ritroverà


Federer, il ko di


Wimbledon è stato già


trasformato in


qualcosa di positivo


È fatto così, ha sempre


voglia di imparare


Sta per partire il ricorso con il
quale Schwazer vuole provare
a partecipare ai Giochi di
Tokyo dopo aver annullato la
squalifica fino al 2024, come
ha annunciato il marciatore
a Repubblica. «Stiamo
raccogliendo tutti i dati»
spiega Thomas Tiefenbrunner,
uno dei suoi legali, «per
mettere insieme
l’impugnazione del
provvedimento del tribunale
arbitrale dello sport davanti al
tribunale federale svizzero». Al
centro del ricorso le possibili
manipolazioni e le anomalie
del dna nel test che incastrò
Schwazer nel 2016: «Siamo
fiduciosi» continua il legale,
«che il ricorso venga accolto,
visto che sono stati certificati
gravi e fondati indizi».

Tokyo 2020


Schwazer prepara


il ricorso per tornare


L’intervista


Vincenzo Santopadre


“La forza di Berrettini


imparare dagli errori”


dal nostro inviato
Paolo Rossi

londra — Vincenzo Santopadre, ex
n. 100 del mondo, 48 anni, oggi è il
tecnico in ascesa, quello che con l’e-
spressione più pacifica del mondo
dice sempre al suo allievo, Matteo
Berrettini, «di giocare cattivo. Esse-
re cattivo» e racconta come si riesce
a portare un giocatore nei Top Ten
in sei mesi.
Per favore, riveli al mondo questa
formula magica.
«È dipesa da tante cose. Dal ragazzo,
dai genitori. E poi dal team che si
forma. Ci siamo ritrovati
positivamente negli stessi valori. È
accaduto in sei mesi, ma è frutto di
un progetto a lungo termine, senza
l’ansia del risultato. Io sono così: se
hai l’ansia del risultato, non mi trovi.
L’ho capito da giocatore: ponendomi
stress, ho reso meno. Matteo ha
sposato questa visione. Se non avesse
voluto seguirmi, avrebbe fatto da
solo. Può sembrare un discorso
spietato, ma io ti prendo la mano se
capisco che tu lo vuoi. Se non vuoi, io
non t’aiuto ad affogare».
Oggi, alle 15, Berrettini ritrova
Federer. Ancora a Londra dopo il
6-1, 6-2, 6-2 di Wimbledon.
«Eppure quello non è stato un
momento totalmente negativo. Anzi.
Wimbledon, a luglio, ha confermato
il flop di Montecarlo. Mi spiego:
Matteo ha incassato, digerito e
reagito con un immediato rimbalzo
positivo. È una sua caratteristica. Per
questo l’insegnamento è semplice: ci
sono dodici gradini da scalare.
Quando finiscono? Mai. Solo quando
smetti. Fare più fatica farà parte del
gioco, che poi è migliorare noi stessi.
Anche i Top si evolvono».
Siete comunque in una bolla
magica.
«Emozioni strapositive.
Centuplicate. Sensazioni forti. Tante
prime volte. Per la prima volta in vita
mia mi sono sentito svuotato,
appagato. Prosciugato dal consumo
di energie e stress. È successo anche a
Matteo. Gli ho detto: “Hai attinto

tanto da te stesso”».
Il tennis però non ammette pause.
«Sì, ma festeggiare un minimo sì,
perché altrimenti non si vivono le
cose. E poi, certo, restare desiderosi
di continuare. Dove siamo? Al primo
chilometro di una maratona, questa è
la speranza. E come la si gestisce?
Non lo so. Non l’ho mai vissuto,
prenderò informazioni da chi c’è
passato. Tecnici, giocatori. Chiederò
a Sartori, Piatti, Perlas. Ma senza
farmi influenzare più di tanto, perché
ognuno di noi ha una sua storia, una
propria individualità, carattere e
personalità. La parola d’ordine è:
attenzione più accesa, da oggi in poi».
È stato mentore, amico, coach. S’è
evoluto, ha fatto passi indietro?
«Insieme a Matteo ho cambiato tante
volte pelle, nel corso degli anni.
Bambino, ragazzo, ometto. E io sono
cresciuto con lui, mi sono adattato
alle sue esigenze. Mi sono posto in
modo discreto. Avrei dovuto essere
più burbero? Non c’è risposta.
Importante che ci sia l’atleta al centro
del progetto. Ma non ho fatto passi
indietro. Tutti in avanti. Ho cambiato
il pensiero, l’ho smussato, anche
stravolto. Ma in avanti, mai indietro.
Si deve passare per l’errore, e la
valutazione dell’errore è
fondamentale. Avremo sbagliato
chissà quanto. Ma abbiamo saputo
interpretare gli errori in modo
positivo. Come si dice? Attraverso le
sconfitte si migliora. Questa è la
chiave del mio insegnamento. Ho
delle mancanze, non sono stato un
top player. Ma Matteo, a livello
adolescenziale, ha giocato con me in
doppio la serie A con l’Aniene, circolo
decisivo in questa storia. Quelle
trasferte hanno aiutato: se hai voglia
di imparare, occhi e orecchie aperte,
apprendi tanto».
E Matteo? Cosa dice di lui?
«Matteo per sua fortuna ha dei valori
di base che ora lo stanno
supportando. Ora sta scoprendo che
le cose si modificano: sa che dovremo
investire sulla pazienza. Ha avuto
talmente tanta facilità nella sua
crescita che non ha dovuto
attendere. Ha metabolizzato subito.

Quindi adesso i futuri miglioramenti
potrebbero comportare un maggior
tempo, e lui dovrà imparare ad avere
pazienza. Dovrà faticare di più».
E lei, quanto è cambiato?
«Io niente. È la gente che ti vede
diversamente. E questo vale per
Matteo, che ora viene “visto”. Prima
era invisibile, nell’ambiente. Ora
anche la nostra Academy a Roma è
riconosciuta».
Questa primavera prelude alla
rinascita della scuola italiana?
«Non so. Ribadisco l’unicità delle
persone. Esistono limiti. E qui sta
l’andare oltre. Cercare strade. Se c’è il
diamante l’allenatore poi lo farà
brillare. Ma in generale la cultura
sportiva ancora non va. Si cercano
subito i responsabili alla prima
sconfitta. A me piace andare avanti.
La mentalità vincente la devi
allenare, come il fisico, in campo e
fuori. La società, e certi genitori, ti
allenano a perdere anche in buona
fede. Siamo alla cultura del lamento e
del pretendere. Umiltà e gratitudine
zero. Per questo il messaggio della
storia sportiva di Berrettini dà la pelle
d’oca». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

ACTION IMAGES VIA REUTERS

kN. 7 Sascha Zverev, 22 anni


Zverev praticamente
perfetto, Nadal penalizzato
dai dolori agli addominali: il
tedesco ha battuto
nettamente (6-2 6-4) lo
spagnolo, costringendolo alla
sconfitta più dura dell’anno,
in appena un’ora e 24 minuti.
«Ho fatto di tutto per
ritrovare il mio miglior tennis
qui», ha detto Zverev.
Nel pomeriggio, nel primo
match del gruppo Agassi,
Stefanos Tsitsipas è riuscito a
superare Daniil Medvedev
7-6, 7-5: nelle cinque
precedenti sfide, il greco
aveva sempre perso.
Oggi si torna nel girone di
Berrettini, quello dedicato a
Bjorn Borg: alle 15 (diretta
Sky) l’azzurro, battuto da
Djokovic all’esordio, si gioca
le chance di qualificazione
contro Roger Federer che, a
sorpresa, si ritrova anche lui
nella situazione di dover
rimontare essendo stato
sconfitto nel match di
domenica sera da Thiem.
Un test importante per
verificare le capacità di
reazione dell’italiano. In caso
di sconfitta Berrettini dovrà
però augurarsi che Djokovic
batta Thiem (il match alle 21),
altrimenti il suo Masters
sarebbe già
matematicamente concluso.


  • p.ro.


Risultati e programma


Zverev perfetto


Nadal si arrende


Niente F1 per Mick Schumacher.
Almeno nel 2020. Il figlio del 7
volte campione del mondo
Michael, 20 anni, sta finendo il
suo primo anno in F2 con il team
Prema: a un Gp dalla fine della
stagione, Schumi jr. è 12° in
classifica, con una gara vinta, a
Budapest il 4 agosto. “Se avessi
la possibilità di approdare in F1,
la prenderei in considerazione -
ha spiegato il giovane Mick - ma
sfortunatamente non sembra
realistico nel 2020. In questa
stagione non facile ho imparato
a non mollare mai”. Intanto, il
team principal della Mercedes
Toto Wolff non sarà presente al
Gp del Brasile di domenica 17.
“Non mancavo dal 2013 ma con
entrambi i titoli già conquistati
avrò tempo per concentrarmi
su altre questioni”, ha spiegato.

Motori


Schumacher jr: “Io


in F1? Non nel 2020”


k48 anni Santopadre con Berrettini


Intervista all’allenatore


dell’azzurro che sta


giocando le Atp Finals


“Sei mesi da sogno”


Numero 8
Matteo
Berrettini,
23 anni, numero
8 del ranking
Atp: quest’anno
ha vinto a
Stoccarda
e Budapest

. Martedì,^12 novembre^2019 Sport pagina^37

Free download pdf