la Repubblica - 28.10.2019

(Ben Green) #1

Il Financial Times


“Conte fu consulente di un fondo


finito nell’inchiesta del Vaticano”


dal nostro inviato
Carmelo Lopapa

Perugia — «Adesso il presidente
Mattarella non può più far finta
di niente. Deve prendere una de-
cisione. Voleva un governo stabi-
le, serio e credibile agli occhi de-
gli italiani e del mondo e si ritro-
va con questi qui, Zingaretti,
Conte, Di Maio, Renzi, nemmeno
i loro parenti pensano possano
avere un futuro». È l’una di not-
te, Matteo Salvini si aggira in ma-
niche di camicia celeste tra le sa-
le dell’Hotel Fortuna dove ha
piazzato il quartier generale a Pe-
rugia. E non poteva scegliere
una location dal nome più evoca-
tivo.
Salta da una telecamera all’altra,
sente questa vittoria sua come
nessun’altra delle tante inanella-
te alle regionali dalle politiche
del febbraio 2018. Si guarda bene
dall’evocare elezioni immediate
e dimissioni domani del pre-
mier, come invece fanno Meloni
e Berlusconi nelle stesse ore. Lui
ci gira intorno, ma il senso è quel-
lo. Conte deve andare a casa?
«Lo dicono gli italiani, centinaia
di migliaia di italiani. Questo è
un governo che ormai non rap-
presenta se non una minoranza.
Sarà stato pure un voto locale, co-
me andava dicendo il premier,
ma ha una valenza nazionale».
La risalita comincia da qui, dal
cuore ormai ex rosso dell’Um-
bria, «qui dove alle Europee del
2014 la Lega non raggiungeva il 4
per cento e dove ora tocchiamo e
superiamo il 40 in molti centri,
dove la nostra Tesei si avvicina al


  1. Per cinquant’anni non si eleg-
    geva nemmeno un lampadario
    senza che la sinistra non lo voles-
    se». Evita di parlare di dimissio-
    ni, giusto quello, ma dall’Hotel
    Fortuna lancia di fatto la sua Opa
    su Palazzo Chigi. «Agli italiani
    non piacciono i tradimenti e lo
    hanno dimostrato. Dunque, pri-
    ma si torna alle elezioni meglio
    è, oggi questa fortuna è toccata
    agli umbri, presto agli emiliani e
    calabresi e speriamo a tutti gli ita-
    liani da lì a poco».
    Piomba su Perugia a urne ancora
    aperte, dopo la sconfitta del suo
    Milan alla quale ha assistito all’O-
    limpico. «Ma era questa la parti-
    ta che contava», minimizza al
    suo arrivo in polo verde, versio-
    ne Lega-old style. Cena veloce in


centro con Donatella Tesei, poi
posta il solito selfie al suo fianco:
«27 ottobre 2019, abbiamo scritto
una pagina di storia». Gli operai
stanno smontando nella notte
perugina gli stand dell’Eurocho-

colate. A cena coi dirigenti locali
lo dice chiaro. «Quelli resteran-
no incollati alla poltrona ma an-
cora per poco». Il suo personalis-
simo timing lo ha già fissato: vit-
toria alle regionali in Emilia Ro-

magna e Calabria, per tornare al
voto prima dell’estate.
«Siamo il primo partito qui e nel
resto del Paese», esulta nella not-
te. «Non c’è bisogno di primarie,
se oltre il 30 per cento degli italia-

ni vota Lega e Salvini conta quel-
lo».
Giorgia Meloni, in extremis, ten-
ta di non lasciare campo libero
all’alleato. A sorpresa si presenta
anche lei a Perugia in serata, ma
si tiene a distanza, nel vicino Ho-
tel Rosetta sul principale Corso
Vannucci, a 50 metri, ma senza
incrociare Matteo. Aprendo un
piccolo caso diplomatico e met-
tendo in imbarazzo la neo gover-
natrice: da chi andare?
Dettagli, rispetto ai numeri della
vittoria. La leader di Fdi gongola
perché il suo partito raggiunge
la doppia cifra. Ormai il centrode-
stra è a trazione sovranista. Con-
ta solo il tandem: Lega-Fdi, insie-
me qui hanno sfiorato il 50. Ecco
perché Meloni adesso invoca il
voto subito: «Liberiamo l’Italia».
E lo stesso fa Silvio Berlusconi da
casa.
Da oggi si apre un’altra partita.
La “Coalizione degli italiani”, il
nuovo centrodestra per come
l’ha battezzato il suo “papa” ne-
ro, decolla nel migliore dei modi.
E lo fa con un solo uomo al co-
mando, nasce a sua immagine e
somiglianza. Salvini oggi si go-
drà ancora la vittoria in Umbria,
poi il tendone del suo circo — a
base di comizi, selfie e campa-
gna social — lo sposterà subito in
Emilia Romagna. Perché è quello
il colpo grosso che sogna di met-
tere a segno. La vera, grande re-
gione rossa da espugnare. Ben sa-
pendo che la battaglia con la sua
Lucia Borgonzoni contro il gover-
natore uscente Stefano Bonacci-
ni non sarà una passeggiata co-
me lo è stata nella piccola Peru-
gia. Perché solo se conquisterà
Bologna e a seguire la Calabria,
allora la spallata al Conte bis po-
trà risultare davvero decisiva. Il
14 novembre sarà già adunata di
popolo al PalaDozza di Bologna,
per il capo leghista che ora pre-
tende la poltrona di Giuseppe
Conte, da conquistare con le ele-
zioni. «Lui è solo un omino, or-
mai nei guai tra servizi segreti e
consulenze», dice l’ex ministro
dell’Interno. Attacca perfino la
Rai che fa la diretta elettorale sul-
la terza rete anziché sulla prima.
Secondo lui per oscurare il suo
successo.
La scalata è cominciata dall’Um-
bria che per lui «è il centro del
mondo». Di certo non è mai stata
così “grande” e importante come
ieri notte.

Un conflitto di interessi per il premier? Il tema viene rilanciato dal
Financial Times che ricostruisce i rapporti professionali tra Conte e il
finanziere Raffaele Mincione. Il fondo di investimento di Mincione è ora
al centro di un’indagine per corruzione in Vaticano. Come scritto in
passato, nel maggio 2018 Conte era stato ingaggiato per una
consulenza legale dal gruppo Fiber 4.0, il cui principale investitore è il
fondo di Mincione: si trattava di un parere nella scalata alla società
Retelit. L’avvocato Conte scrisse che il “voto” degli azionisti «poteva
essere annullato se Retelit fosse stata collocata sotto la golden power,
che permette al governo di fermare il controllo straniero di compagnie
strategiche». Poco dopo, il suo governo emanò un decreto sul golden
power. Ma la scalata fallì e non ci furono interventi dell’esecutivo. Ora il
Financial Times rivela che l’operazione di Mincione era stata realizzata
con i fondi ottenuti grazie alle attività sotto inchiesta in Vaticano.

37,

Alle Regionali 2019
La Lega arriva al 37,3 nelle
proiezioni Opinio-Rai
attorno all’una del mattino.
Alle Regionali 2015 si era
fermata al 13,99 per cento

38,

Alle Europee del 2019
Il 26 maggio 2019, in
occasione delle Europee, la
Lega era cresciuta
addirittura di 18 punti
rispetto al 20,16 ottenuto
alle Politiche del 4 marzo
2018

VINCENZO LIVIERI/LAPRESSE

I numeri
La crescita continua

Primo piano Svolta elettorale


jIl selfie sui social
Matteo Salvini, 46 anni, con
Donatella Tesei, 61, dopo i
primi exit poll che la davano
in ampio vantaggio

La spallata di Salvini


“Li mandiamo a casa”


Con Meloni sfiora il 50%


L’ex ministro dell’Interno torna a Perugia per incassare il risultato ma non


chiede le dimissioni del governo: la battaglia decisiva sarà quella per l’Emilia


pagina. 4 Lunedì, 28 ottobre 2019

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