la Repubblica - 28.10.2019

(Ben Green) #1

40 anni fa il dramma di Paparelli


che strappò l’innocenza al calcio


Omicidio


allo stadio


kUna giornata di ordinaria follia
Nella foto a sinistra Vincenzo e Wanda Paparelli. A destra, i giocatori della Lazio Fernando
Viola e Pino Wilson cercano di tranquillizzare i tifosi prima del derby che, nonostante la morte
di Paparelli, si giocò lo stesso per evitare ulteriori tensioni tra le tifoserie

I colori della


domenica stavano


sbiadendo nella


nebbia degli anni


di piombo


C’è un video che circola nel web da
qualche mese: un bambino si affac-
cia per la prima volta nello stadio
dell’Everton, a pochi minuti dall’ini-
zio della partita di Premier League.
Non c’è niente di più antico di que-
gli occhi che si accendono, di quel
sorriso che si spalanca estasiato al-
la vista del campo verde smeraldo e
delle tribune affollate di persone
vestite di blu, come la maglia che in-
dossa il bimbo. È la meravigliosa
scoperta del calcio. La prima volta
allo stadio con il papà o con lo zio,
la nascita dell’amore più sofferto e
irrazionale. Anzi, a dire il vero pro-
prio nella “prima volta” c’è l’unico
atto razionale, perché ogni padre
sceglie una partita “facile” per l’ini-
ziazione del figlio, una di quelle dal
pronostico quasi scontato che ridu-
ce al minimo il rischio di una delu-
sione indelebile.
Ecco, per la nostra generazione,
quella dei baby boomers che a Ro-
ma negli anni Settanta frequentava-
no il vecchio Stadio Olimpico, sen-
za copertura, tutto travertino e seg-
giolini di legno, la favola del calcio,
la sua innocenza sono finite il 28 ot-
tobre 1979 con la morte di Vincenzo
Paparelli un’ora prima del derby.
Per chi tifa Lazio, in realtà, una pri-
ma avvisaglia c’era stata due anni
prima quando, mentre una sera di
gennaio cenavamo davanti al televi-
sore, pensando più che altro alla
scuola del giorno dopo, vedemmo
apparire la foto di Luciano Re Cec-
coni all’inizio del telegiornale.
Un’immagine incongrua, un’intru-
sione dove di solito guardavamo di-
strattamente facce di politici o di
terroristi. Re Cecconi era morto in
una gioielleria scambiato per un ra-
pinatore, raccontavano le crona-
che. E noi in quel momento inizia-
vamo a diventare adulti. Il 28 otto-
bre 1979, poi, l’addio definitivo alle
figurine, alle interminabili partitel-
le in cortile o nel corridoio di casa,
al Subbuteo, l’attesa spasmodica
dei Mondiali, Tutto il calcio minuto
per minuto, il secondo tempo di
una partita di campionato la dome-
nica sera alla tv, qualche match di
Coppa dei Campioni se le italiane
andavano abbastanza avanti. Un
mondo in bianco e nero, che si colo-
rava magicamente la domenica po-
meriggio allo stadio. Molti di noi
non se ne erano ancora accorti, ma

quei colori già stavano sbiadendo
nella nebbia degli anni di piombo.
Durante il 1979, per dire, il terrori-
smo aveva fatto più di venti vitti-
me, compreso l’omicidio dell’opera-
io Guido Rossa per mano delle Br. A
Roma quasi ogni sabato la città tira-
va giù le saracinesche e si svuotava
per lasciare spazio alle manifesta-
zioni. Giovani contro giovani, pie-
tre e pistole. L’Olimpico, però, quel-
la domenica pomeriggio di fine ot-
tobre era ancora terra di confine.
C’erano, è vero, gli ultrà delle due
curve che si lanciavano insulti, che

li scrivevano con la vernice sulle la-
stre di travertino dello stadio. Ma
c’erano anche le famiglie che si era-
no portate i panini e pranzavano lì,
perché in quegli anni i seggiolini
numerati c’erano solo nella tribuna
Monte Mario e nella Tevere e per as-
sicurarsi un posto bisognava anda-
re allo stadio qualche ora prima del-
la partita. Vincenzo Paparelli aveva
lasciato a casa il figlio Gabriele di
nove anni, solo perché temeva qual-
che scazzottata e insieme alla mo-
glie, Wanda, aveva scelto di sedersi
vicino a una delle uscite della Cur-

va Nord per andarsene più veloce-
mente in caso di tensioni da derby.
Non poteva immaginare che pro-
prio quel giorno la sua vita sarebbe
finita, insieme all’innocenza del cal-
cio italiano, stroncate dal razzo spa-
rato dalla Curva Sud. Una giornata
di infinite sliding doors: la pioggia
del mattino che lascia il posto a un
po’ di sole cambiando i programmi
dei coniugi Paparelli (dovevano par-
tecipare al pranzo di famiglia pro-
prio perché pioveva); l’abbonamen-
to alla curva che in realtà era del fra-
tello di Vincenzo; il cambio di po-
sto allo stadio perché più in basso il
legno dei seggiolini era ancora ba-
gnato; e chissà quanti altri dettagli
che hanno implacabilmente porta-
to Vincenzo all’appuntamento con
il razzo sparato da Giovanni Fioril-
lo, figlio di un meccanico come
meccanico era Paparelli, e che mo-
rirà nel 1993 a 33 anni, la stessa età
di Vincenzo. «Accasciata su una
panca nel minuscolo ingresso
dell’Ospedale Santo Spirito – ricor-
da Fabrizio Bocca che, giovane cro-
nista, fu inviato lì dopo la tragedia –
la donna se ne stava, minuta, ora in
lacrime disperata, ora silenziosa,
ciondolando però la testa e ogni
tanto stringendosela tra le mani.
Come se volesse strapparsi a quel
mondo esterno terribile, atroce».
Intanto all’Olimpico il derby si gio-
cava lo stesso per prevenire altri in-
cidenti. Anni dopo si sarebbe fatta
la stessa, ipocrita scelta all’Heysel
di Juventus-Liverpool, o quella op-
posta (altrettanto ipocrita) del der-
by di Roma del 2004. Passaggi del
lungo tramonto del calcio innocen-
te che, ormai, riesci a intravedere
solo negli occhi di quel bambino
dell’Everton. Negli occhi dei nostri
bimbi che ancora portiamo, mano
nella mano, dentro la favola del cal-
cio, nonostante insulti, razzismo e
braccia tese. Ma che meritano tutta
un’altra storia. La stessa che Gabrie-
le Paparelli immagina per la picco-
la Giulia, tifosissima della Lazio, al-
la quale un giorno dovrà spiegare
perché in Curva Nord ogni domeni-
ca sventola una bandiera con il viso
del nonno. E perché lui, da sempre,
si porta dietro una bomboletta di
vernice per cancellare dai muri di
Roma le offese a Vincenzo Paparel-
li.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

iL’Olimpico
Alcuni tifosi leggono il
giornale la mattina dopo
l’omicidio di Vincenzo
Paparelli. Sullo sfondo
della foto, il vecchio
stadio Olimpico, senza
copertura e costruito in
travertino

Il 28 ottobre 1979,


prima del derby


di Roma, un razzo


sparato dalla Curva Sud


attraversò il campo


e uccise un tifoso laziale


dalla parte opposta


Una tragedia che segnò


la storia dello sport


di Marco Patucchi

iIl documentario
Stasera alle 18 su Sky Sport
Serie A in onda “1979
Roma violenta”, la
puntata delle “Storie” di
Matteo Marani dedicata
all’omicidio Paparelli

. Lunedì,^28 ottobre^2019 Sport pagina^47

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