jLa stanza operativa
Da Obama a Trump, dal blitz che
uccise Bin Laden a quello contro Al
Baghadi: seguiti dalla situation room
«È morto come un cane». Se c’è un’espressione nel
discorso con cui Donald Trump ha annunciato la
morte di Abu Bakr Al Baghdadi che resterà nella
memoria è questa. La frase del presidente americano
non è piaciuta al mondo musulmano, compresa la
maggioranza che nelle azioni del leader dell’Isis non
si è mai riconosciuta. Nell’Islam infatti il cane è
considerato un animale sporco e da tenere lontano.
Paragonare un musulmano, buono o cattivo che sia, a
un cane è un insulto.
Ma da dove viene l’antipatia dei musulmani per i
cani? Nel Corano questi animali sono nominati
soltanto due volte ed entrambe senza connotazioni
negative: come compagni per pesca o caccia. Sono gli
hadith, i detti del Profeta, ovvero le parole che
condivise con chi gli era accanto e che sono poi state
trascritte (spesso con decine di anni di ritardo), su cui
si basa buona parte della giurisprudenza islamica a
condannare i cani e a raccomandarne
l’allontanamento. Oggi gli studiosi musulmani sono
divisi fra chi considera impura solo la saliva del cane
e chi l’animale in toto. Se tenere un cane per fare la
guardia o per cacciare è ammesso, la presenza nelle
case è comunque sconsigliata.
di Francesca Caferri
“Se ne è andato da cane”: quella parola che ferisce l’Islam
kLe macerie dopo il blitz
Militari perquisiscono quello che
resta del compound di Al Baghdadi,
distrutto dagli americani,
nel villaggio di Barisha,
nella Siria nordoccidentale
La fine di Al Baghdadi
“Morto da codardo”
Il capo dell’Isis, ricercato da anni, ucciso dagli americani nel Nordovest della Siria. Esulta il presidente Usa
Si è fatto esplodere con i figli, usati come scudi. Un secondo raid ha eliminato anche il vice. I dubbi di Mosca
dalla nostra inviata
Anna Lombardi
NEW YORK — «Gli Stati Uniti hanno
fatto giustizia. Il leader del terrori-
smo mondiale Abu Bakr al Baghda-
di è morto». Impettito, la voce solen-
ne delle grandi occasioni, Donald
Trump annuncia in diretta tv all’A-
merica e al mondo la più grande vit-
toria della sua presidenza. A Wa-
shington sono le nove e venti del
mattino e sono passate ben dodici
ore da quando il presidente ha mes-
so in subbuglio i media globali con
un criptico tweet: «Qualcosa di gran-
de è appena accaduto». Nei panni so-
lenni del Commander-in-Chief,
Trump afferma: «Da oggi il mondo è
più sicuro. I cani dei nostri militari
hanno inseguito il piagnucolante
fondatore dell’Isis in fondo a un tun-
nel, dove questi si è fatto esplodere
con due moglie e tre figli».
Che colpo, per The Donald. Incas-
sato proprio nel momento più diffi-
cile della sua presidenza, minaccia-
to com’è dall’inchiesta preliminare
all’impeachment sull’Ucrainagate.
E sommerso dalle critiche, anche in-
terne al suo partito, per la scelta di
abbandonare i curdi ritirando gli
americani dalla Siria. Anche per di-
mostrare che l’America non è isola-
ta, né ha perso influenza sulla regio-
ne, nel discorso in diretta tv Mister
President ringrazia tutti: «La Russia,
la Turchia, la Siria, l’Iraq. E i curdi si-
riani». Lamentandosi solo degli al-
leati europei: «Non vogliono ripren-
dersi i loro concittadini passati all’I-
sis, mi deludono».
Ma le cose per lui non filano lisce
nemmeno nel giorno della grande
vittoria, «ottenuta in nome degli
ostaggi americani giustiziati dall’I-
sis» da Foley in poi. In poche ore le
sue parole scatenano una polemica
dopo l’altra: «Ha preferito informa-
re i russi e non noi», accusa la leader
dem Nancy Pelosi, offesa dall’affer-
mazione del presidente, che dice di
averla tenuta all’oscuro «per non
mettere a rischio la vita degli uomi-
ni».
Gli esperti notando che, tecnica-
mente, gli americani non hanno giu-
stiziato l’autoproclamato “califfo”,
permettendogli semmai di morire
da “martire” visto che si è fatto
esplodere con la cintura esplosiva. E
insinuando che, con quella frase,
Trump voleva emulare il «Giustizia
è fatta» proclamato da Barack Oba-
ma il 1° Maggio 2011, quando su suo
ordine i Navy Seals uccisero il fonda-
tore di al Qaeda e mente dell’11 set-
tembre Osama Bin Laden, in un com-
pound pachistano. In effetti, pro-
prio come il predecessore – mai no-
minato, pur dicendo che l’uccisione
di «Al Baghdadi è più importante di
quella di Bin Laden» - anche The Do-
nald fa diffondere la foto che lo ri-
trae nella Situation Room con i più
stretti collaboratori: «Ho seguito tut-
to dal vivo, è stato bello come vede-
re un film». Lo scatto viene subito
smontato dall’ex fotografo della Ca-
sa Bianca Pete Souza: «È una foto po-
sata».
Perfino il linguaggio usato per ri-
costruire il blitz irrita gli analisti:
«Al Baghdadi era un depravato, un
codardo, è morto come un cane. I
suoi seguaci sono pupazzi. Perden-
ti» attacca President Trump. «Paro-
le non necessarie» commenta l’ex
numero due dell’Fbi, quell’Andrew
McCabe, licenziato dalla Casa Bian-
ca nell’ambito del Russiagate, par-
lando a Cnn. «Sfida la suscettibilità
degli islamici. C’è il rischio di ritor-
sioni». Il New York Times critica pu-
re la tempistica dell’annuncio, fatto
esageratamente in anticipo: «L’e-
splosione ha mutilato il corpo di al
Baghdadi e i test sui suoi resti ne
hanno confermato l’identità» sostie-
ne il Comandante in capo. Al quoti-
diano, un funzionario della Difesa
però confida: «Siamo quasi certi che
al Baghdadi sia morto. Ma le analisi
del Dna non sono complete. Il Penta-
gono avrebbe preferito aspettare».
dal nostro inviato
Marco Ansaldo
ANTIOCHIA (al confine fra Tur-
chia e Siria) — «Signor presidente,
è lui!». È un’ora prima della mezza-
notte, a cavallo della frontiera Ove-
st fra Turchia e Siria, quando otto
elicotteri con sopra i Rambo della
Delta Force passano rasenti il terre-
no. Filano diritti, in silenzio, nel
buio, per andare a colpire, poche
decine di chilometri più sotto, il vil-
laggio di Barisha, vicino a Idlib.
Due ore di fuoco, e poi l’annuncio
dato durante il blitz a Donald
Trump: il corpo è quello di Abu Ba-
kr Al Baghdadi, il numero uno
dell’Isis. Il presidente americano
esulta: «È morto come un cane, co-
me un codardo, piagnucolando e
urlando».
Morto dopo una caccia spietata,
mentre dall’alto le forze speciali
americani mitragliano e bombarda-
no l’edificio dove si è rifugiato. Pun-
tava a passare il confine verso Anta-
kya, l’antica Antiochia. Ma, vistosi
perso, finito dentro un tunnel dove
ha portato con sé tre dei suoi figli,
il leader del sanguinario gruppo ji-
hadista si fa saltare in aria tirando
l’esplosivo del giubbotto. Due delle
sue mogli rimangono uccise nell’a-
zione americana. In un pugno di
minuti concitati e finali, i Rambo at-
terrano, si fanno strada tra la polve-
re e le macerie fumanti, trovano no-
ve morti, filmano tutto e prelevano
campioni di quel che resta del cor-
po di Al Baghdadi.
Termina così, e questa volta vera-
mente dopo essere stato dato per
morto altre quattro volte, l’avven-
tura di uno dei più spietati capi fa-
natici religiosi, fondatore del cosid-
detto Stato Islamico della Siria e
dell’Iraq, Paese quest’ultimo dov’e-
ra nato 48 anni fa. Sperava, dopo il
ritiro americano dal Nord della Si-
ria, e con l’esercito curdo in rotta,
di sfuggire in una zona più a Ovest
di dove è avvenuta l’invasione tur-
ca della Siria il 9 ottobre scorso. Ma
i curdi sono risultati determinanti
nel fornire informazioni preziose
agli americani, già un mese fa, per
tracciarne il percorso. E farlo indi-
viduare con certezza, in un’opera-
zione dove gli elicotteri Usa hanno
sorvolato il territorio turco, men-
tre dal vicino Mediterraneo veniva
assicurato il supporto navale e dal-
la base Nato di Incirlik quello ae-
reo.
Non è l’unico risultato che gli
Usa portano a casa. A Jarabulus, in
una zona siriana di confine, con-
trollata dalla Turchia e non lonta-
na da Kobane, viene eliminato in
un secondo raid Abu Hassan al-Mu-
hajir, portavoce del califfato nero e
vice di Al Baghdadi. Un’azione svol-
ta forse in modo raccordato con An-
kara.
Molti sono comunque gli attori
dietro al doppio blitz che decapita
il vertice dell’Isis. Era stata un’altra
delle mogli di Al Baghdadi, arresta-
ta in estate, a fornire l’informazio-
ne chiave su dove si trovava il mari-
to, confessandolo in un interroga-
torio. Informazione che ha permes-
so alla Cia di lavorare con l’intelli-
gence dell’Iraq e quella curda. An-
che Bagdad parla di «coordinamen-
to» con le forze Usa. Soltanto la Rus-
sia si sfila, quando un portavoce
del ministero della Difesa smenti-
sce Trump: «Non siamo a conoscen-
za di alcuna presunta assistenza al
passaggio dell’aviazione america-
na». L’Isis però continua a far pau-
ra. La Francia innalza il livello di al-
lerta terrorismo. E così fanno gli
Stati Uniti.
Il capo della Casa Bianca ringrazia i curdi e accusa i Paesi europei
Trump segue il blitz: “Bello come un film”
Primo piano Isis azzerato
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“Più importante di Bin
Laden. I test sui suoi resti
ne confermano l’identità”
Ma il Pentagono preferiva
ritardare l’annuncio
Iracheno
Abu Bakr Al Baghdadi, 48
anni, era nato nel 1971 a
Samarra in Iraq, con il nome
di Ibrahim Awwad Ibrahim Ali
al Badri. Il 29 giugno del 2014
si era autoproclamato
“califfo” dello Stato Islamico
e del Levante, e dopo 6
giorni si era mostrato in
pubblico nella moschea di
Mosul. La foto risale a un
video diffuso nell’aprile 2019
pagina. 8 Lunedì, 28 ottobre 2019