la Repubblica - 16.10.2019

(coco) #1
roma — «Guardi, non è la prima volta
che subisco un furto d’identità. È già
successo in altri casi». Vito
Gamberale, 75 anni, ex manager di
lunghissimo corso — è stato tra l’altro
amministratore delegato di
Autostrade e Tim — e tra i pensionati
più noti in Italia per gli invidiati 24
mila euro del suo assegno mensile, è
un molisano roccioso. Ma questa
storia surreale di qualcuno che si
spaccia per lui e al suo posto incassa
somme di denaro, lo disturba — come
è comprensibile — parecchio. E
ancora più lo disturba il fatto che
non si sia riusciti finora a bloccare in
modo definitivo il «truffatore
seriale», così lo chiama, che lo ha
preso di mira da anni.
Quante volte le hanno rubato
nome e dati, ingegner Gamberale?
«La prima volta nel 2011, quando un
gruppo di truffatori siciliani chiese al
direttore delle Poste di piazza
Bologna, a Roma, di dirottare tutta la
mia corrispondenza a un indirizzo di
San Vito lo Capo. Chi lo fece utilizzò
una carta d’identità falsa con i miei
dati e approfitto di un servizio delle
Poste che si chiama “Follow me” e
che consente appunto al
destinatario di trasferire l’invio a un
altro domicilio. Ma la cosa
sorprendente è che nessuno a me
disse nulla. La posta non arrivava
più, il postino sapeva del cambio di
indirizzo, ma a nessuno venne in
mente di chiederne conferma al
diretto interessato».
E lei come si accorse del colpo?
«Proprio perché non ricevevo più
posta. Protestai e seppi quello che
era avvenuto. Il gruppo che lo aveva
fatto non aveva colpito solo me:
c’erano una quarantina di persone
coinvolte, compresi noti manager».
Con quale obiettivo?
«Attraverso la posta volevano

carpire altri dati sensibili, come
numeri di conto, per poi utilizzarli».
E qui finisce il primo capitolo. Poi
che succede?
«Che nel 2016, nel 2017 e nel 2018,
sempre per iniziativa di questo
signor Pisano che adesso è stato
arrestato, accadono altri episodi
analoghi».
Sempre lui? Una persecuzione...
«Io non lo conosco, ma a dire della
Guardia di Finanza — che ha operato
in modo molto efficace — è davvero
un truffatore seriale. Peraltro pare
che disponga anche di un
patrimonio importante, compresa
una villa».
Ci racconti gli episodi.
«La prima volta si presentò alle Poste
con una carta di identità mia, ma con

la sua fotografia. I funzionari delle
Poste si insospettirono e chiamarono
i Carabinieri. Fu arrestato, ma il
giorno dopo era libero».
E non redento...
«La seconda, a inizio 2017, si
presentò a una società finanziaria
per chiedere un credito, penso una
cessione del quinto. Anche qui
fiutarono la truffa e avvertirono sia
me sia la Guardia di Finanza e così fu
di nuovo scoperto».
Poi il gran finale.
«La richiesta alle Poste di versare la
mia pensione su un conto di
Amburgo, presso la filiale tedesca di
una grande banca americana. Anche
qui nessuno mi aveva avvertito. Se
non avessi controllato il mio conto
non me ne sarei accorto».

Che lezione ne trae: i controlli
funzionano visto che le tante truffe
sono state sventate, o invece non ci
sono abbastanza controlli?
«È incredibile, ma ho l’impressione
che vicende come queste stiano più
a cuore alle forze dell’ordine che
non alla magistratura. In tutti i casi
che le ho citato ho sporto denuncia
e alcune volte ho anche cercato di
parlare con il magistrato. Ma la
risposta che ho avuto è che di casi
così ce ne erano tanti... Ho avuto
l’impressione che si applicasse alla
lettera il detto “de minimis non
curat praetor”. Insomma, non ne è
mai venuto fuori un granché. Spero
che questa volta i truffatori
vengano messi a posto».
Insomma, spera nel lieto fine?
«Non è bello sapere che la propria
identità è stata rubata. Penso che si
debba dare grande attenzione a
questo tipo di criminalità, spesso
legata all’informatica. E penso anche
un’altra cosa. Non è un caso se
assieme a me sono stati truffati altri
manager come Massimo Sarmi o
Pietro Ciucci».
Non è un caso perché avete
pensioni o stipendi a tanti zeri?
«Quello che è accaduto mi sembra
anche l’effetto di una
criminalizzazione di redditi, come le
pensioni, che uno riceve dopo aver
pagato tutti i contributi, e magari
contributi aggiuntivi, e tutte le tasse
dovute. Quindi redditi
perfettamente leciti».
Sta dicendo che le campagne
sulle “pensioni d’oro”
contribuiscono a questi reati?
«Dico che c’è una distorsione
terminologica e fattuale di quello
che avviene, che è in parte
responsabile. La privacy dovrebbe
valere sempre e per tutti».
©RIPRODUZIONE RISERVATA

g


Un interminabile applauso da
parte di migliaia di persone ha
accolto a Trieste i feretri di
Pierluigi Rotta e Matteo
Demenego, gli agenti uccisi il 4
ottobre. Le bare sono state

portate a spalla dai colleghi
poliziotti in questura, dove è
stata aperta la camera ardente.
Tra i presenti il capo della Polizia
Franco Gabrielli (nella foto) e il
sindaco Roberto Dipiazza

di Maria Elena Vincenzi

roma — Trovare le vittime è stato fa-
cile: «Vabbè, tu basta che guardi in
Internet i pensionati più ricchi d’Ita-
lia e ti escono fuori», spiega il capo
della banda intercettato dai carabi-
nieri. Le loro vittime stavano lì, mes-
se nere su bianco, online. Dall’ex pre-
sidente e ad di Anas Pietro Ciucci,
all’attuale vicepresidente di Sia,
Massimo Sarmi, passando per l’ex
numero uno della Cisl Raffaele Bo-
nanni e per l’ex manager di Telecom
e Autostrade Vito Gamberale. È sta-
to lui a dare il via alle indagini quan-
do, a febbraio 2018, si è accorto che
non gli erano stati accreditati i suoi
24 mila euro di pensione. E quando
ha chiamato l’Inps si è sentito ri-
spondere che, pochi giorni prima,

era arrivata la richiesta di cambio
delle coordinate bancarie. Che però
lui non aveva mai fatto. Per questo
ieri, quattro persone, tra cui un di-
pendente dell’ottavo municipio di
Roma (che procurava le anagrafi-
che), sono state arrestate con l’accu-
sa di truffa, accesso abusivo a siste-
ma informatico e sostituzione di per-
sona.
La lista dei raggiri è lunga, la ban-
da era parecchio attiva. E anche
piuttosto ambiziosa: tra le vittime fi-
gura anche l’ex manager Telecom e
inventore delle schede ricaricabili,
Mauro Sentinelli, noto come il pen-
sionato d’oro di Italia con i suoi oltre
90mila euro. Una cifra che aveva fat-
to esultare i truffatori: «Pija 99 mila
euro de pensione!». Soldi che, in al-
cuni casi, il gruppetto, con la compli-
cità di un dipendente Inps che nel

frattempo è morto, cercava di girare
sui loro conti correnti. Meglio, su
conti correnti intestati alle vittime e
aperti con i loro documenti falsifica-
ti ma che, in realtà, erano in uso ai
truffatori.
Agli atti dell’inchiesta che ha il no-
me emblematico di “Robin Hood” ci
sono anche le denunce di alcuni
bancari insospettiti. Ma non c’erano
solo gli accrediti delle buste paga.
La banda, capitanata da Luigi Pisa-
no (truffatore seriale), certe volte si
accontentava. E usava le credenziali
Inps e i documenti contraffatti per
accendere finanziamenti di ogni ti-
po o per chiedere prestiti con la ces-
sione di un quinto dello stipendio.
Chi dichiarava di dover comprare
elettrodomestici, chi di avere biso-
gno di denaro per cure mediche o
dentistiche. È il caso dell’ex sindaca-

lista Raffaele Bonanni che a giugno
dello scorso anno ha ricevuto una
lettera di Findomestic che gli comu-
nicava l’accettazione di un prestito
da 55 mila euro. Ma lui non aveva
mai fatto domanda. L’ex segretario
della Cisl, peraltro, non convinceva
i “furbetti”: «Pija pochissimo, Bonan-
ni non vale manco la pena...4mila eu-
ro prende...».
I quattro, rivela l’indagine dei ca-
rabinieri di Roma Centro coordinati
dal pm Antonio Clemente, sceglieva-
no con cura le vittime e aspettavano
il momento giusto per agire: «Allo-
ra, ascoltami un attimo — dice Pisa-
no a un suo collaboratore — Control-
lare Sarmi e Vito Alfonso Gambera-
le, gli accrediti a fine mese. E noi par-
tiamo immediatamente». Certo,
con quelle pensioni d’oro si poteva
chiedere qualsiasi prestito.

l’inchiesta

La banda dei ladri di pensioni d’oro


Così i top manager sono finiti nella rete


L’intervista


Gamberale “ Truffato 4 volte


troppo facile rubare l’identità”


La colpa
però è anche
di queste
campagne
d’odio: ho un
reddito alto
ma del tutto
lecito, ho
sempre
pagato tasse
e contributi

kFurti di dati
Vito Gamberale,
75 anni. All’ex
top manager,
vittima di furti di
identità, è stato
rubato un mese
di pensione:
24 mila euro

Derubati
Le vittime
dei raggiri

Massimo Sarmi
Tra i truffati l’ex
numero uno di
Poste, 71 anni,
ad del gruppo
dal 2002 al 2014

Aperta la camera ardente
Trieste, l’omaggio della folla agli agenti uccisi

di Francesco Manacorda

Io da anni
nel mirino
di questo
truffatore
seriale:
a nome mio
ha chiesto
prestiti,
voleva anche
spostare
i miei conti

f


Pietro Ciucci
Romano, 68
anni, Ciucci è
stato presidente
di Anas fino al
2015

Raffaele Bonanni
Nel mirino della
banda anche il
settantenne
sindacalista, ex
segretario Cisl

All’ex ad di Telecom


portato via l’assegno


da 24 mila euro


E dell’ex segretario


Cisl Bonanni dicevano


“Prende 4 mila euro,


non vale la pena”


. Mercoledì,^16 ottobre^2019 Cronaca pagina^17

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