la Repubblica - 16.10.2019

(coco) #1
di Ettore Livini

I gol, i record («sono loro che mi in-
seguono» minimizza lui), i palloni
d’oro e le Champions League passa-
no. L’ombra che accompagna i suc-
cessi di Cristiano Ronaldo no. An-
zi, è proprio nei giorni di festa — og-
gi per la 700esima rete in carriera
— che la ferita si riapre. La prova?
Le lacrime e le parole di CR7 duran-
te l’intervista all’inglese Itv del me-
se scorso. «Sono il numero uno.
Mamma, fratelli e amici mi hanno
visto vincere tutto — ha detto com-
mosso guardando un video inedito
del padre José Dinis Aveiro, scom-
parso nel 2005 — Lui no».
Un piede magico e un conto in
banca a tanti zeri non bastano ad
avere tutto. E il numero sette della
Juventus, malgrado siano passati
14 anni, fatica a farsene una ragio-
ne. «Cristiano non è né un robot né
un supereroe. E il vuoto lasciato da
Dinis è il suo tallone d’Achille»,
spiega Paulo Sousa Costa, amico di
famiglia e autore della biografia uf-
ficiale (“Madre Coraggio”) di mam-
ma Dolores. Di lei — la colonna che
ha tenuto in piedi la famiglia nei
tempi durissimi dell’infanzia di
CR7 — si sa tutto. Del marito, morto
per le conseguenze di una cirrosi
epatica dopo una lunga storia di di-
pendenza dall’alcol, no.
«Nemmeno io lo conosco al
100%, non ho mai avuto una con-
versazione da padre a figlio con
lui», ha ammesso il giocatore. «Ma
se Ronaldo è diventato il papà che
è — assicura Sousa Costa — è grazie
a quello che ha imparato dal tor-
mentato rapporto con lui». Che
malgrado una vita con tanti bassi e
pochi alti «si è conquistato un po-
sto speciale nel cuore dei figli»,
conferma Guillem Balague, autore
di “CR7 — La biografia” edito da
Piemme. Ci fosse bisogno di una
prova concreta, basta guardare la
foto ufficiale di famiglia pubblica-
ta nella biografia di Dolores. Un ri-
tratto lungo tre generazioni, scatta-

to dopo la morte del “capostipite”.
Ma dove tutti assieme — racconta
Sousa Costa — «hanno deciso di in-
serire photoshoppandola la foto di
Dinis», seduto tra figli e nipoti.
Il rapporto tormentato tra Cri-
stiano e il padre ha una ragione
semplice: quando il campione por-
toghese è nato, la vita di pai — co-
me lo chiama lui — era già stata se-
gnata dalla guerra. A 21 anni «il ra-
gazzo che mi ha conquistato per-
ché sapeva farmi ridere» — scrive la
moglie nella biografia — è stato spe-
dito con il Battaglione 4910 a com-
battere in Angola. Quando un anno
dopo la nave Niassa lo ha riportato
a casa, non era più lui.
«Non era ferito nel corpo, ma
nell’anima» è la tesi di Balague. La-
voro per i veterani, a Madeira, non
ce n’era. E molti di loro, Dinis inclu-
so, si sono persi nell’alcol. «Dolores
ha capito subito che avrebbe dovu-
to arrangiarsi da sola — spiega Sou-
sa Costa — Ma al marito, con cui da
allora le cose non sono state più co-
me prima, ha chiesto una cosa: con-

tinuare ad amare i figli». Lei non gli
ha mai tolto questo ruolo. E lui —
malgrado tutto — ne è sempre stato
all’altezza.
«Quella di Cristiano è stata una
famiglia dove la madre ha fatto an-
che da padre», dice Sousa Costa.
Orfana di una presenza paterna co-
stante, con il filo invisibile della
passione per il calcio a unire pai e
figlio: Dinis ha fatto esordire Ronal-
do nell’Andorinha, la squadra do-
ve ha trovato lavoro da magazzinie-
re. È lui che gli ha scelto come pa-
drino al battesimo Fernando Bar-
ros Sousa, capitano del Nacional
Madeira e suo idolo personale. I
due sono arrivati in ritardo alla ce-
rimonia («Fernando stava giocan-

do», si è giustificato babbo Aveiro
con il parroco). Ma sarà proprio Bar-
ros Sousa a regalare al figlioccio il
primo pallone con cui lui lascerà
subito a bocca aperta tutto il barrio
di Quinta Falcao, il suo quartiere.
«Ci diceva che suo figlio sarebbe
diventato il miglior giocatore del
mondo e tutti gli davamo del paz-
zo» ha ricordato a Espn l’ex-commi-
litone in Angola Alberto Martins.
Invece vedeva più lontano di tutti.
E malgrado un’esistenza sull’otto-
volante — si dice abbia tentato di
vendere la maglietta indossata dal
figlio all’esordio con il Manchester
per comprarsi da bere — è stato
sempre presente quando Dolores e
Cristiano hanno avuto bisogno di

lui. «È stato lui a gestire il primo tra-
sferimento importante di Ronaldo,
quello allo Sporting di cui era su-
pertifoso», dice Sousa Costa. A lui
il club di Lisbona ha versato il pri-
mo stipendio di 10 mila scudi — 50
euro circa — del giovane fenome-
no.
Dinis non l’ha mai seguito all’e-
stero come la mamma: «Troppo
caos, mi innervosisce vedere le sue
partite», ha spiegato nel video di
Itv. Quando si è ammalato ha rifiu-
tato le offerte insistenti del figlio,
pronto a farlo curare nei migliori
ospedali del mondo. Dicendo “sì”
solo quando le condizioni si sono
aggravate e CR7 l’ha portato — or-
mai era tardi — a Londra.
Babbo Aveiro è morto il 6 settem-
bre 2005. Cristiano quel giorno era
in trasferta in Russia con la nazio-
nale. E a dargli la notizia — con pa-
role delicatissime — prima del mat-
ch è stato l’allenatore Felipe Scola-
ri, che da quel giorno — misteri del-

la psiche — lui chiama papà. Ronal-
do ha deciso di giocare lo stesso «la
partita più difficile della vita». Co-
me se correre dietro a un pallone
fosse il modo migliore per salutare
il padre. E poi ha provato a riempi-
re il vuoto riempiendo di ritratti ad
olio di Dinis le sue case. «Una fonte
riservata mi ha detto che Cristia-
no, da sempre facilissimo alle lacri-
me, ha smesso di piangere quel 6
settembre», racconta Balague. Le
lacrime, se mai sono sparite, sono
rispuntate il mese scorso davanti a
quei due minuti di riprese in cui pa-
pà — appoggiato all’ingresso della
casa di Sao Gonçalo regalo del fi-
glio — parla di lui: «Sono orgoglio-
so, tutti dicono che è un fenome-
no». «Mi ha trattato come un dia-
mante — ha commentato commos-
so Ronaldo — Tutto quello di bello
che ho avuto è perché lui mi aiuta
dall’alto». Lunedì sera, dopo la rete
all’Ucraina, ha alzato gli occhi ver-
so il cielo. Quei 700 gol, in fondo, li
hanno segnati in due.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

kIn famiglia Ronaldo con la sorella Liliana (sin.) ed
Elma (2ª da destra), la compagna Georgina, il figlio
Cristiano Ronaldo jr e la madre Dolores

I numeri


Le ferite del padre, la madre e il barrio


Storia di Cristiano prima dei 700 gol


ITV/KARMA PRESS PHOTO

PICTURE ALLIANCE VIA GETTY IMAGE

EFREM LUKATSKY/AP

Gli davano del pazzo


quando diceva: mio


figlio sarà il n.1. Il


biografo della


moglie: “Grazie a lui


Cristiano è diventato


il papà che è”


700


I gol
Con il rigore
trasformato
contro
l’Ucraina
Ronaldo ha
portato a 700 il
numero di gol
realizzati in
carriera

117


Il prezzo
La Juventus ha
pagato 117
milioni per
acquistare il
cartellino del
campione
portoghese

109


I guadagni
Per il mensile
Usa Forbes, tra
stipendio e
sponsor
Ronaldo
guadagna 109
milioni
ogni anno

“Pai” Dinis
José Dinis Aveiro,
padre di
Ronaldo, è stato
segnato per
sempre
dall’esperienza al
fronte in Angola.

I problemi
Malgrado i
problemi con
l’alcol e la
mancanza di
lavoro, secondo i
biografi “ha
seguito con
amore i figli”.

Lui e CR7
“Non l’ho mai
conosciuto al
100% – dice CR7


  • ma mi ha
    trattato come un
    diamante”.


L’addio
Dinis è morto nel
2005 mentre
CR7 era in ritiro
alla vigilia della
partita con la
Russia.

L’omaggio
Ronaldo ha
voluto rendergli
omaggio
scendendo lo
stesso in campo.

L’altro


Ronaldo


A 21 anni José Dinis


fu segnato dalla


guerra in Angola


È morto nel 2005, ma


per CR7 la figura


paterna è una ferita


da molto prima


Il rapporto


kSoldato, poi magazziniere
Ronaldo col padre José, soldato in
Angola, magazziniere a Madeira,
morto per cirrosi epatica nel 2005

Quota 700
Cristiano
Ronaldo, 34
anni, in azione
contro l’Ucraina:
lunedì
l’attaccante ha
raggiunto le 700
reti in carriera

kLe lacrime per l’inedito
Durante l’intervista ad Itv Ronaldo
piange di fronte a un video inedito in
cui il padre si dice “orgoglioso” di lui

. Mercoledì,^16 ottobre^2019 Cronaca pagina^23

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