la Repubblica - 16.10.2019

(coco) #1
ROBERTO CACCURI/CONTRASTO

Milano — Dopo anni di indiscrezio-
ni e a sei mesi dall’annuncio, oggi le
assemblee di Sias e Astm, le due so-
cietà delle concessioni e delle co-
struzioni che fanno capo alla fami-
glia di Beniamino Gavio, decretano
la nascita del secondo gruppo al
mondo delle autostrade. Un accor-
ciamento della catena di controllo
insieme al fondo Ardian che è prelu-
dio di nuovi investimenti: qualcuno
ipotizza perfino un possibile inter-
vento su Atlantia-Aspi insieme a
una cordata tricolore.
Gavio, l’accorciamento della
catena era nell’aria da anni, ci
voleva l’arrivo di Ardian per farlo?
«L’integrazione tra Astm e Sias è un
passaggio di un processo già avviato
e che ci ha visto agire sempre come
un unico gruppo con competenze
nelle concessioni e nelle costruzioni.
Ci voleva un socio come Ardian per
fare un ulteriore salto con un
progetto di lungo termine. Abbiamo
venduto una quota di minoranza e
cercato un partner con cui
condividere un piano industriale
ambizioso, che appena sarà
operativa la fusione, presenteremo al
mercato. E per realizzare questo
progetto e coinvolgere anche i grandi
investitori istituzionali, avevamo
bisogno di una capitalizzazione, di
un flottante e di una liquidità
adeguata».
In quali aree volete crescere?
«Vogliamo continuare a crescere
dove già siamo presenti tra cui l’Italia
e il Brasile, ma anche gli Stati Uniti
dove abbiamo rilevato Halmar e
siamo pronti a guardare le
concessioni autostradali in PPP. Ci
interessano poi altre aree contigue,
come il Cile e il Nord e Sud Europa
dove abbiamo già individuato
potenziali target d’investimento».
Avete appena vinto due
concessioni in Brasile: a che punto
è la trattativa con gli Almeida per
consolidare Ecordovias?
«Ci stiamo lavorando, e siamo
fiduciosi. Quanto alle gare in Brasile,
nei prossimi anni è previsto un piano
di privatizzazione di numerose
concessioni, a partire dalla

Centrovias prevista per novembre.
Con il consolidamento della
partecipazione e l’aggiudicazione di
almeno una delle autostrade che sarà
messa a gara, il Brasile che ha
scadenze più lunghe e potenziali di
crescita interessanti, arriverebbe a
pesare come l’Italia in termini di
margine lordo di gruppo».
Quindi l’Italia vi interessa meno?
«No, anzi partecipiamo a tutte le gare
per le concessioni autostradali ma
all’estero ci sono più opportunità.
Inoltre, con un certo rammarico,
devo ammettere che per un
imprenditore programmare gli
investimenti nel nostro paese
diventa sempre più complicato. Lo sa
che in Brasile, dalla presentazione
delle offerte all’aggiudicazione della
concessione i tempi sono strettissimi,

mentre in Italia la burocrazia è
lunghissima?»
Il vostro primo concorrente sta
vivendo una fase delicata. Questo
come cambia i vostri piani?
«La fase critica che ha affrontato
Atlantia non influenza le nostre
scelte strategiche. Tuttavia vorrei
ricordare che lo scorso anno
nonostante la profonda fase di
incertezza per tutto il settore che è
seguita al crollo del ponte Morandi,
Ardian ha deciso di andare avanti nel
percorso che avevamo tracciato
insieme confermando la fiducia nel
gruppo e nella squadra di manager.
Avevamo siglato l’Nda il 3 di Agosto e
nonostante tutto il 27 settembre
abbiamo firmato il closing».
Si parla di una possibile cordata
italiana pronta a investire in Aspi.

Si fa anche il vostro nome, cosa mi
dice?
«Le dico che noi abbiamo già una
posizione importante nel Paese. Non
voglio entrare nel caso specifico ma
più in generale se il governo cercasse
un partner industriale, noi saremo a
disposizione. Vogliamo infatti
confrontarci con le istituzioni su
alcuni temi importanti e dare il
nostro contributo industriale al
Paese sui temi della sicurezza delle
infrastrutture, dell’innovazione
tecnologica e dell’ambiente».
L’ad di Atlantia se n’è andato e
nell’attesa del sostituto la guida è
affidata a un comitato esecutivo.
Voi avete un piano di successione?
«Noi abbiamo una organizzazione
diversa basata su unità di business
che riportano all’ad Alberto Rubegni,
il quale ha già organizzato un piano
di successione che ha condiviso con
noi e con Ardian».
Perché avete voluto mantenere il
controllo a tutti i costi, lanciando
un’Opa sul 5% di Astm?
«Perché abbiamo fiducia nel gruppo
e nel suo potenziale e volevamo
mantenere una quota significativa.
Ci avevano proposto di blindare
Astm trasferendo la sede in Olanda,
abbiamo studiato quest’opzione, ma
poi l’abbiamo accantonata. Siamo
nati a Tortona, 2 mila dei 12 mila
dipendenti di Astm vivono in
provincia di Alessandria, non
volevamo trasferirci ad Amsterdam,
per ragioni di governance. Ci
teniamo alle nostre radici e al nostro
territorio, vogliamo continuare a
investirci, come dimostra il nostro
impegno per il territorio e lo sport
con il Derthona basket e il progetto
della nuova Cittadella dello sport».
Che ne avete fatto dei soldi di
Ardian per il 40% di Aurelia, la
holding di controllo di Astm?
«Sono sempre lì, pronti a essere
reinvestiti in parte nell’azienda, in
parte in un family office che stiamo
costituendo. Recentemente abbiamo
fatto un piccolo investimento
arrotondando la nostra quota in
Mediobanca, che ad oggi ha dato
ottimi risultati». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

kEsperta del settore
Lucia Morselli, 63 anni, ha iniziato in
Olivetti. Ex-ad delle Acciaierie di
Terni, scelta dalla cordata AcciaItalia
durante l’asta per l’Ilva vinta da Mittal

La nomina


All’Ilva arriva Morselli, la lady di ferro che fa paura ai sindacati


L’intervista


Gavio “Noi in Autostrade?


Se il governo ce lo chiede


siamo a disposizione”


f


Con la fusione tra


le nostre due società


e l’ingresso di un


partner finanziario


diventiamo


il secondo gruppo di


concessioni al mondo


iAutostrade
La tratta A4
Milano-Torino
fa parte del
gruppo Gavio
attraverso la
Satap

kBeniamino Gavio
È presidente di Argo, la finanziaria
di famiglia che controlla
il gruppo autostradale

di Sara Bennewitz

g


Milano — A volte ritornano, anche
se a parti invertite. Arcelor Mittal
chiama Lucia Morselli, già ammini-
stratore delegato della cordata av-
versa Acciaitalia con cui per mesi si
era contesa l’Ilva, a ristrutturare le
acciaierie di Taranto che finora era-
no guidate da Matthieu Jehl. Che sia
un ramoscello di ulivo da parte del
colosso europeo nei confronti del
governo o del territorio - anche se i
sindacati sono assai preoccupati dal
passato della manager - ancora non
è chiaro. Certo è che la Morselli è fa-
mosa per essere «una manager d’ac-
ciaio», come ha dimostrato a Terni
nella risanamento delle acciaierie
della Thyssen. Ma Taranto non è Ter-
ni, e i sindacati che da sempre aveva-
no parteggiato per la cordata di Ac-
ciaitalia non sono disposti a fare

sconti a nessuno. «Arcelor Mittal Ita-
lia ha bisogno di tutto, tranne che
dell’ennesimo management che tro-
va nei lavoratori gli unici a pagare il
conto di una politica irresponsabile
e populista e di gestioni aziendali
che non puntano alla sostenibilità –
ha detto ieri il leader della Fim Cisl
Marco Bentivogli -.Verificheremo su-
bito se la Morselli ha imparato la le-
zione della vertenza AST di Terni».
Va detto che il piano della Morsel-
li per Taranto, quando rappresenta-
va Jindal, Del Vecchio e la Cdp, pun-
tava proprio su una maggiore soste-
nibilità ambientale (che però utiliz-
zava una tecnologia che Mittal non
adotterà) e sul ritorno alla piena oc-
cupazione. Tuttavia nessun mana-
ger può gestire un’azienda contro il
mandato che gli dà l’azionista. «Lu-

cia è unanimemente riconosciuta
come una business leader di grande
esperienza - ha detto Geert van Poel-
voorde, ad di Arcelor Mittal Europe -
La sua esperienza e le sue competen-
ze saranno molto preziose per Arce-
lor Mittal Italia nello sforzo di rende-
re l’azienda più sostenibile e di raf-
forzare il consenso sul futuro dello
stabilimento di Taranto». Come dire
che Mittal è pronta a fare la sua par-
te, ma tutti ci devono mettere del lo-
ro a trovare presto una soluzione
condivisa per l’Ilva. «L’accordo del 6
settembre 2018 va gestito – ripete
Bentivogli – è già previsto un ridi-
mensionamento dell’occupazione,
a un anno dalla firma non siamo di-
sponibili ad assecondare ulteriori
piani di ristrutturazione».
La Morselli ieri non ha voluto com-

mentare né le dichiarazioni dei sin-
dacati, né quelle delle altre istituzio-
ni limitandosi a ringraziare l’ad
uscente e ricordando di essere «mo-
tivata» e pronta a fare del suo me-
glio «per garantire il futuro dell’a-
zienda e a far sì che il suo contributo
sia apprezzato da tutti gli stakehol-
der». Stakeholder che altro non so-
no che i lavoratori, i fornitori, i credi-
tori e tutto il territorio. Ma per il neo
presidente e ad di Arcelor Mittal Ita-
lia trovare un equilibrio tra i profitti
e gli investimenti negli altoforni per
l’ambiente, senza tagliare i costi
chiedendo nuovi sacrifici ai lavora-
tori, sarà impossibile senza una cer-
ta “elasticità” che non può prescin-
dere da un nuovo compromesso.
— s.b.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

. Mercoledì,^16 ottobre^2019 Economia pagina^25

Free download pdf