la Repubblica - 16.10.2019

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La tiratura de “la Repubblica”di martedì 15 ottobre 2019
è stata di 204.660 copieCodice ISSN online 2499-0817

CONSIGLIERI:
Agar Brugiavini,
Giacaranda Maria
Caracciolo di Melito Falck,
Elena Ciallie, Alberto Clò,

Rodolfo De Benedetti,
Francesco Dini,
Silvia Merlo, Elisabetta
Oliveri, Luca Paravicini
Crespi, Carlo Perrone,
Michael Zaoui

Divisione Stampa
Nazionale
VIA CRISTOFORO
COLOMBO, 90 -
00147 ROMA

«H


o letto la lettera sulla
“lezione di civiltà” del
Politecnico di Milano. Anche io ho
avuto un’esperienza con quella
università. Diversa. Sono figlio di
una famiglia di modeste
disponibilità economiche, e potei
frequentare Ingegneria al Polimi
solo grazie alle borse di studio
dell’Isu come fuori sede, che vinsi
regolarmente dando esami e
avendo una media tale dal
mettermi in classifica per i primi
due anni. Il terzo decisi di
presentare domanda per la borsa di
studio Erasmus, che vinsi. Fui il più
giovane studente dell’università ad
andare in Erasmus fino ad allora,
alcuni professori del terzo anno si
rifiutarono di dare l’equipollenza
perché le università degli altri paesi
erano “inferiori”, ma riuscii ad
avere le dichiarazioni scritte di
cinque docenti, due del terzo anno
e tre del quarto, che i loro esami
potevano essere convalidati con
dieci semestrali all’Università
tecnica della Danimarca (Dtu).
L’anno in Danimarca fu difficile, ma
formativo, dovetti imparare
l’inglese e il danese. Tornai a casa
con 40 crediti, sufficienti per
accedere alla borsa del quarto anno
e rimanere in corso. Ma al mio
rientro rimasi basito nello scoprire
che di questi cinque professori ben
tre si rifiutarono di convalidare i
miei esami all’estero. Persi borsa di
studio, buoni pasto e camera alla
casa dello studente.
Avevo 21 anni, mio padre era

ferroviere e avevo ancora, per
fortuna, diritto a biglietti di
seconda classe in treni regionali,
quindi passai tutto l’anno
accademico prendendo un
regionale alle 5,21 arrivando alle
7,30 a Lambrate per poter seguire le
8 ore di lezione che si devono
frequentare per passare gli esami a
Ingegneria. A casa tornavo alle 23.
Su suggerimento di studenti di
Bologna conosciuti al Dtu mi
trasferii in quell’ateneo. La
segreteria e i docenti riconobbero
gli esami della prestigiosa
università danese. Nonostante
questo il Polimi bloccò per sei mesi
il mio trasferimento, un incubo
burocratico risolto solo a tre giorni
dalla laurea. Laurea che riuscii a
conseguire in corso a dispetto di
questi baroni universitari.
Ecco la lezione di civiltà che appresi
al Politecnico di Milano: solo in una
repubblica delle banane un
pubblico ufficiale (quale è un
professore universitario) può
permettersi di firmare un
documento ufficiale e dopo un
anno dire “non me ne frega niente
di quello che ho firmato, lei rifà
l’esame perché lo dico io”».
©RIPRODUZIONE RISERVATA

Le lettere di Corrado Augias


Il futuro e il meglio


che deve ancora venire


di Corrado Augias

Salve dottor Augias, ho ascoltato giorni fa una
sua conferenza che mi ha fatto riflettere. Tra
lei e me ci sono esattamente 50 anni di
differenza. Siamo nati e cresciuti in mondi
differenti, ma le assicuro che ho trovato più
affinità con la sua mente che con quella di tanti
coetanei. Ho pensato che la mia è stata l’ultima
generazione che ha trascorso un’infanzia
“libera”: senza telefono, senza social, con la
bellezza della carta e della penna, con la
fantasia fervida, con la fortuna del potermi
anche annoiare. Una fase finita, che ha lasciato
spazio a un mondo veloce e allo sbando, dove
noi cittadini non siamo tutelati e le nostre
aspirazioni sono diventate le ferie d’agosto.
Vorrei chiederle come ha fatto lei, che ha visto
la guerra, la disperazione, la rinascita, il boom,
ad arrivare a oggi con tanta fiducia e progetti
per il futuro. Come posso respingere il veleno
dell’ingiustizia, riconquistare quella sete di
cultura e di positività che ho letto nei suoi
occhi? Come poter combattere una società
nella quale, nascosto dietro una tastiera,
chiunque può colpire figure come insegnanti,
sindaci, politici, medici senza pietà? Si può
ancora riprendere il controllo?

Silvia Alessandrini
[email protected]

S


e Silvia ricordasse quante migliaia di
giovani si sono posti e ripetuti le sue
stesse domande, una generazione dopo
l’altra, si sentirebbe forse meno inquieta. Non
perché il male comune sia un fattore di
consolazione ma perché incertezze e dubbi
ripetuti così a lungo una rassicurazione la
danno se non altro per la loro incessante
ripetizione. Per citare una delle invettive più

famose, già Dante nel VI del Purgatorio si
scagliava contro l’Italia definendola tout
court un bordello. Ancora prima il lamento
sulla rovina di Roma era diventato un genere
letterario; l’anonimo autore della vita di Cola
di Rienzo nella prefazione dell’opera descrive
un paese colpito da tanti di quei mali da
rendere “triste e miserabile non solamente
chi li patisce ma anche solo chi li ascolta”.
Leopardi ventenne rimpiangeva le perdute
glorie e l’antica virtù, seguendo anch’egli un
ricorrente modello. Nel 1945, quando non
c’era un chilometro di strada ferrata che
funzionasse e molte grandi città erano
ridotte a cumuli di macerie, si riusciva bene o
male a mettere insieme il pranzo con la cena
solo perché c’era il piano Marshall. Tutto
pareva volgere al peggio, invece siamo qui,
un uomo anziano e una giovane donna
vestiti, calzati e nutriti. Credo di capire le
cause dei sentimenti che angustiano Silvia
Alessandrini. Probabilmente si sente
sopraffatta dai cambiamenti che hanno
rivoluzionato le nostre vite e rischiano,
secondo non futili prospettive, di cambiare la
nostra stessa antropologia. Detesta alcune
loro malvage applicazioni. Non so come e
quando il nostro Paese riuscirà davvero a
superare la crisi nella quale si dibatte ormai
da un quarto di secolo. So che l’Italia ha
superato momenti peggiori durante la sua
lunghissima, travagliatissima storia. Non ho
dubbi che sopravvivrà anche a questo. Non
uso parole di maniera so che abbiamo il
dovere etico di reagire considerando che
anche dallo stato d’animo, dalla quantità di
ragionata fiducia e dallo slancio di ognuno di
noi, dipende il futuro di tutti.

g


CAPOREDATTORI
CENTRALE:
Valentina Desalvo
(responsabile)
Stefania Aloia
(vicario)
Alessio Balbi,
Andrea Iannuzzi,
Laura Pertici

AMMINISTRATORE
DELEGATO
Laura Cioli

DIRETTORI CENTRALI:
PRODUZIONE
E SISTEMI INFORMATICI:
Pierangelo Calegari
RELAZIONI ESTERNE:
Stefano Mignanego
RISORSE UMANE:
Roberto Moro

VICEDIRETTORE:
Giorgio Martelli

DIREZIONE
DIRETTORE RESPONSABILE:
Carlo Verdelli

E-mail
Per scrivere a
Corrado Augias
c.augias
@repubblica.it

Lettere
Via Cristoforo
Colombo 90
00147

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Alessandro
Cerioli, 41 anni,
diventato
ingegnere
nonostante
i baroni
universitari

f


E-mail
Per raccontare
la vostra storia
a Concita
De Gregorio
scrivete
a concita
@repubblica.it

I vostri
commenti e le
vostre lettere su
invececoncita.it

Come la vita


di uno studente


può essere


devastata


dall’abuso


di potere


di alcuni docenti


di Concita De Gregorio

Invece Concita


Una lezione


di inciviltà


GEDI
Gruppo Editoriale S.p.A.
PRESIDENTE ONORARIO:
Carlo De Benedetti
CONSIGLIO
DI AMMINISTRAZIONE
PRESIDENTE
Marco De Benedetti
VICE PRESIDENTI
John Elkann,
Monica Mondardini

VICE DIRETTORI:
Gianluca Di Feo,
Angelo Rinaldi
(Art Director)
Giuseppe Smorto

DIRETTORE GENERALE:
Corrado Corradi

Quel ponte
acchiappaturisti

Vincenzo Petrone
Roma

A Castelsaraceno, in
Basilicata, la mia regione,
tra montagne
incontaminate, sta per
essere posizionato un
attrattore turistico: il più
grande ponte tibetano del
mondo. Ora, a parte che in
Tibet i ponti servono e
collegano veramente e non
sono solo turistici, a poco
più di 70km c’è già un
“ponte sulla luna”,
tibetano anche questo,
dedicato a Rocco Petrone,
l’ingegnere che in quel
paese nacque e che fu capo
della missione che portò
l’uomo sulla luna nel 1969.
Dunque a che serve un
secondo ponte? Ad
attrarre turisti? Ma allora
mettiamo una ruota
panoramica sui Sassi di
Matera e delle belle
montagne russe sul

Pollino. La vista dall’alto
da queste strutture sarà
anche bellissima, ma la
vista dal basso devasta per
sempre il paesaggio.

Le belle parole
senza i fatti

Gaia Varotti

È il mese della prevenzione
del tumore al seno. Tutto in
rosa... Bene, benissimo. Ma
che dire poi di una donna
(come lo sono io) che si è
ammalata, ha fatto la
chemioterapia, la
mastectomia, la
ricostruzione plastica ed è
(fortunatamente) guarita
ma poi non riesce a
prenotare una
mammografia di controllo
che dovrebbe essere
semestrale e invece siamo
a un anno e mezzo di
attesa. Se va bene. Perché
poi nelle strutture di
eccellenza il posto non c’è
mai. Purtroppo siamo

bravi a riempirci la bocca
di belle parole a cui non
seguono i fatti.

Perché vogliamo
l’Alto Adige

Filomeno Mottola

Vorrei rispondere al prof.
Arnaldo Di Benedetto sulla
cancellazione del nome
“Alto Adige” sostituito con
“Provincia di Bolzano”,
mentre nella versione
tedesca della legge resta il
termine Sudtirol. ll fatto è
che si è creata una
spaccatura sulla base di
differenze linguistiche,
rinfocolando tensioni di
cui non si sentiva bisogno.
Io e moltissimi altri qui di
madrelingua italiana, che
ci identifichiamo da
diverse generazioni nel
nome Alto Adige imposto
dal fascismo, siamo
contrari alla cancellazione
pur non essendo
neofascisti.

L’Abi e i controlli
sull’evasione

Giovanni Sabatini
Direttore generale Abi

La risposta di Augias alla
lettera del signor Esposito
sui controlli ai fini di
contrasto all’evasione
richiede una precisazione.
L’Associazione Bancaria
Italiana è una associazione
privata che, per legge e per
statuto, non svolge né può
svolgere alcuna attività di
vigilanza o controllo sui
propri associati e pertanto
non riceve né dispone di
flussi informativi né di
base dati che possano
essere utilizzati ai fini di
contrasto all’evasione.

Nessuno, tanto meno io,
ha mosso appunti o
notato manchevolezze
nel comportamento
dell’Abi. Quanto scritto
era solo l’oggettivo
resoconto di una
situazione. (c.a.)

Responsabile
del trattamento dati
(d.lgs. 30-6-2013 n. 196):
Carlo Verdelli
registrazione tribunale
di Roma n. 16064
del 13-10-1975

Nessuna parte di questo
quotidiano
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FONDATORE EUGENIO SCALFARI

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VICE DIRETTORE VICARIO
Dario Cresto-Dina

. Mercoledì,^16 ottobre^2019 Commenti pagina^27

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