la Repubblica - 16.10.2019

(coco) #1
positare una sentenza ma compren-
dere, e se proprio non si può evadere
dalla logica del tribunale, allora la let-
teratura è un’istruttoria non finalizza-
ta a gradi di giudizio. Quando leggen-
d o Delitto e castigo ci ritroviamo a em-
patizzare con Raskolnikov, un assassi-
no, stiamo riuscendo nell’esercizio di
alterità che tanto rivendichiamo pro-
ditoriamente nella nostra vita civile.
Troppo spesso non usiamo le sacro-
sante battaglie politiche di cui ci riem-
piamo la bocca come leva per cambia-
re il mondo, bensì come protezione,
come diversivo retorico per non mo-
strare la nostra parte più autentica (la
nostra parte vulnerabile, o magari
quella scandalosa). Il problema con
Harold Bloom è che la grande lettera-
tura da lui così tenacemente difesa ha
spesso il potere di lasciarci soli davan-
ti all’insensato dolore – e all’eversiva
meraviglia – di essere uomini. È ciò di
cui oggi abbiamo più paura, ma è an-
che ciò di cui abbiamo più bisogno.

francoforte — Mentre gli editori
allestiscono gli stand, arriva lei, Ol-
ga Tokarczuk, invitata in fretta e
furia alla conferenza stampa inau-
gurale della Buchmesse. La scrittri-
ce polacca fresca di Nobel per la
letteratura approda alla Fiera
dell’editoria di Francoforte a tre
giorni dalle elezioni che hanno ri-
confermato al governo del suo pae-
se i sovranisti di Jaroslaw Kaczyn-
ski. È stata invitata ad aprire le dan-
ze della settantunesima edizione.
Dovrà parlare della responsabilità
politica degli scrittori, del loro ruo-
lo nella società. Elegante, fasciata
di nero, nessun gioiello, i dread-
locks raccolti a formare una coro-
na, appare frastornata. Inizialmen-
te non si sbottona. Riferendosi ai ri-
sultati delle elezioni polacche di-
ce: «Certo non sono entusiasta per
come sono andate le cose». Dopo
qualche minuto però abbandona
la diplomazia: «Sono preoccupata,
allarmata». La riconferma al gover-
no dei sovranisti del partito Diritto
e Giustizia non può lasciarla indif-
ferente. «Più che per la letteratu-
ra, sono preoccupata per le istitu-
zioni pubbliche del mio paese. Le
case editoriali sono quasi tutte pri-
vate, ma chi controllerà teatri e
musei statali?». La scrittrice ha poi
affrontato il tema della censura,
manifestando i suoi timori per il fu-
turo: «In Polonia non esiste una
censura ufficiale, ma chi scrive
spesso si autocensura. Spero che
questa tendenza non progredi-
sca». Ha poi spiegato che nel suo
paese è oggi in atto «una sorta di
guerra culturale» tra i conservato-
ri al potere e i partiti all’opposizio-
ne. Una contrapposizione che può
intimidire: «Gli autori hanno pau-
ra di esprimere ciò che pensano
davvero, temono le conseguenze».
Come contraltare a ogni forma di
intimidazione, la scrittrice ha volu-
to regalare alla Buchmesse la pro-
pria idea di cultura democratica.
Sotto un tendone a forma di astro-
nave ribattezzato Agora, ha recita-
to la sua preghiera laica: «Credo in
una letteratura che unisca le perso-
ne al di là delle loro culture e dei lo-
ro orientamenti sessuali». È que-
sto il manifesto di Olga: libertà e
apertura alle differenze.Un mon-

do in cui l’impegno non sia un cap-
potto da indossare all’occorrenza.
«Mi definisco una scrittrice politi-
ca in senso ampio. È politico ogni
nostro atto, è politica la vita di tut-
ti i giorni. Tutto può diventare poli-
tica: come viviamo, cosa mangia-
mo, che atteggiamento abbiamo
nei confronti degli altri». Alla vigi-
lia delle elezioni polacche, la scrit-
trice aveva invitato la sua gente a
non votare per i populistidel Pis:
«Per me queste elezioni sono le
più importanti dalla caduta del co-
munismo: si deciderà se la Polonia

dovrà allontanarsi dall’Europa. È
una scelta tra democrazia e autori-
tarismo», aveva detto. Ieri ha smus-
sato ammorbidendo i toni, guar-
dando avanti: «Naturalmente non
sono entusiasta dei risultati del vo-
to ma sono molto felice che la coali-
zione di sinistra Lewica e i Verdi
siano in Parlamento per la prima
volta. Credo che nei prossimi quat-
tro anni potranno accadere cose
nuove». Non è mancato il ricordo
della giornata del Nobel: «Ero in
macchina quando dall’Accademia
mi hanno telefonato per dirmi che

avevo vinto. Non ci credevo, mi so-
no fermata in un ristorante sulla
strada. Ero completamente impre-
parata. Stavo andando a un rea-
ding e quando sono arrivata nella
libreria dove era organizzato l’e-
vento ho trovato una folla di perso-
ne. Erano lì per me, è stato bello».
In Germania, dove è appena stato
tradotto il romanzo Księgi Jakubo-
we (I libri di Giacobbe, uscirà in Ita-
lia per Bompiani nel 2021), le opere
di Olga Tokarczuk sono pubblica-
te dalle edizioni Kampa Verlag,
che sta allestendo in Fiera uno
stand per celebrarla: «Siamo feli-
cissimi», hanno intanto scritto sul
sito della casa editrice. Olga To-

karczuk, cinquantasette anni, è
tradotta in 40 paesi e ha ricevuto
molti premi, tra cui lo scorso anno
il Man Booker International Prize
per il romanzo I vagabondi (Bom-
piani), un memoir in cui con dol-
cezza racconta la sua vitanomade.
Chi si aspettava qualche commen-
to in più su Peter Handke, vincito-
re dell’altro Nobel letterario asse-
gnato quest’anno, sarà rimasto de-
luso. Solo congratulazioni. Nessun
cenno alle polemiche che stanno
investendo lo scrittore austriaco
per le sue posizioni filoserbe e l’a-
micizia con Milosevic. Una battuta
però Olga alla fine la concede. «Lo
confesso, non mi dispiace interpre-
tare per la prima volta il ruolo del-
la brava ragazza!”. Sorride, si offre
ai fotografi, e infine, protetta dai
suoi editori, scivola fuori dalla ten-
da-astronave.

dalla nostra inviata Raffaella De Santis

kNobel La scrittrice polacca OlgaTokarczuk, vincitrice del premio 2018,
ieri alla conferenza stampa di apertura della Fiera di Francoforte

Il nobel ha aperto la fiera di francoforte

Olga infiamma la Buchmesse


“La letteratura è politica”


Sono preoccupata per


le istituzioni del mio


Paese, la Polonia


dove non esiste una


censura ufficiale,


ma chi scrive spesso


si autocensura


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. Mercoledì,^16 ottobre^2019 Cultura pagina^33

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