la Repubblica - 16.10.2019

(coco) #1
La vittoria della Lega in Umbria?
“Non vedo perché possa minare la
stabilità del Governo. Salvini
continua con questa sua
narrazione, mi permetta di
esprimere più di qualche
perplessità su questo corso

salviniano della Lega, basato sulla
propaganda e sulla spasmodica
ricerca di slogan e consensi.
Auguro buon voto agli umbri ma
con i “like” non si governa e non si
va lontano”. Così Conte durante la
sua visita a Tirana, in Albania.

di Giovanna Casadio

Roma. — L’hashtag lanciato sui so-
cial è #cambiamento. A dodici anni
dalla nascita del Pd e a un mese dal-
la scissione di Renzi, il segretario
Zingaretti punta a una riforma radi-
cale del partito. Una riorganizzazio-
ne complessiva con tanto di piatta-
forma online e punti-dem stile
meet-up, lo stop al vecchio cardine
per cui il segretario era anche auto-
maticamente il candidato premier.
Anche se Renzi non viene mai cita-
to, è a lui che Zingaretti pensa quan-

do avverte i Dem: «Troppe volte ab-
biamo delegato a un capo i destini
della nostra comunità. Ora serve un
partito nuovo». Basta correnti di
maggioranza e minoranze: tutti sa-
ranno nella nuova segreteria.
Nella Direzione del Pd, che ieri è
una porta girevole – vanno e vengo-
no ministri e sottosegretari pressati
dagli impegni e parlamentari attesi
in aula - neppure si vota. C’è un ac-
cordo di fondo e le scelte saranno
fatte dall’Assemblea nazionale a ini-
zio novembre. Ma c’è più di una que-
stione scottante. L’azione di gover-
no, ad esempio: «Il Pd sarà una forza

leale. Però essere leali non significa
essere subalterni». Sulla legge elet-
torale: «Il taglio dei parlamentari
era la pre-condizione per dare vita
al governo, ma ora correttivi e entro
dicembre una legge elettorale condi-
visa». Che per Zingaretti non può es-
sere un proporzionale puro ma “un
maggioritario praticabile”. Il model-
lo è quello spagnolo con collegi pic-
coli o un proporzionale con lo sbar-
ramento al 5%. Sull’alleanza struttu-
rata con i 5 Stelle: «Nessuno venga a
spiegare a me le differenze tra il Pd
e i 5S. Ne consideravo tante da avere
dubbi sul dare il via all’avventura di
governo. Davvero di corto respiro
però sarebbe un approccio minima-
lista: l’alleanza esiste nel Paese? No.
La facciamo in 48 ore? No. Ma non
possiamo governare insieme solo
per resistenza a Salvini... bisogna
prendere atto invece che le due for-
ze insieme rappresentano il 40%
dell’elettorato». Risponde così Zin-
garetti ai dubbi, che arrivano dall’a-
rea di Guerini e anche da Orfini: so-
no passi che non si possono fare a
cuor leggero. Le regionali saranno il
primo stress-test. Il segretario con-
clude: «Non credo che ci sarà uno
snaturamento del Pd. Anzi, il Pd esi-
ste per il confronto».
Dibattito senza tensioni. Maurizio
Martina illustra le nuove regole: il
congresso in 100 giorni, l’assemblea
dei sindaci coordinata da un compo-
nente della segreteria (potrebbe es-
sere Giorgio Gori), i segretari regio-
nali eletti dagli iscritti, parità di ge-
nere, partito federale. Cuperlo an-
nuncia il varo della Fondazione a Bo-
logna. Sandra Zampa è l’unica dal
palco a parlare di Renzi: «Lui ha l’i-
dea di destrutturare il Pd e aprire un
conflitto quotidiano». Nei capannel-
li però di Renzi si parla, a poche ore
dalla registrazione tv del duello con
Salvini. Monica Cirinnà: «Lasciamo
perdere i Mattei sbagliati che fanno
i siparietti in tv, noi parliamo di futu-
ro e manovra».

di Giovanna Vitale

roma — L’elezione del leghista Raf-
faele Volpi alla presidenza del Copa-
sir, il Comitato parlamentare sui ser-
vizi rinnovato dopo la promozione di
Lorenzo Guerini a ministro della Dife-
sa, produce subito un primo risultato
a favore di Matteo Salvini.
Ieri, nella riunione convocata per
stabilire il calendario dei lavori, il ca-
so Moscopoli — ovvero, la tangente
da 65 milioni trattata da uomini vici-
ni al leader del Carroccio per finan-
ziare la campagna elettorale delle Eu-
ropee — è stato accantonato perché
«c’è un’indagine della magistratura
in corso» ha fatto muro Volpi. Respin-
gendo la richiesta avanzata da Pd e
M5S con l’obbiettivo di ascoltare la
versione di Salvini, sollecitata per me-
si dal Parlamento, cui lui si è sempre
sottratto. Tant’è che il 24 luglio, nel
tentativo di placare la bufera, fu il
premier Giuseppe Conte a presentar-
si in sua vece al Senato, pur senza ri-
sparmiare critiche e accuse di reti-
cenza al ministro dell’Interno di allo-
ra.
In compenso, a finire sul banco de-
gli “imputati” del Copasir sarà pro-
prio il capo del governo: chiamato,
probabilmente mercoledì, a chiarire
il ruolo giocato nella contro-inchie-
sta sul Russiagate che ha coinvolto i
nostri 007 per smascherare il presun-
to complotto ordito ai danni di Do-
nald Trump. Conte, in particolare, do-
vrà fornire spiegazioni sui colloqui
da lui autorizzati tra il ministro della
Giustizia statunitense William Barr e
i capi dei servizi, avvenuti a Roma il
15 agosto (con il direttore del Dis Gen-
naro Vecchione) e il 27 settembre (an-
che con i direttori di Aise e Aisi Lucia-
no Carta e Mario Parente).

Sulla vicenda il premier — che ha
sempre sostenuto di aver agito in ma-
niera corretta, senza anomalie — pre-
parerà una relazione, corredata da
date e circostanze. In seguito i mem-
bri del Comitato potranno fare do-
mande. Soprattutto per far luce sulla
natura di quegli incontri ritenuti “irri-
tuali” perché intercorsi tra un’autori-
tà politica — Barr, che avrebbe dovu-
to semmai rapportarsi con il suo omo-
logo italiano alla Giustizia, Alfonso
Bonafade — e i vertici dei servizi. Og-
getto dell’indagine americana sareb-
be stato il professore maltese Joseph
Mifsud, titolare di un contratto di do-
cenza alla Link Campus University di
Vincenzo Scotti, che per alcuni mesi
gli ha fornito anche una casa nella ca-
pitale e dal 2018 sembra sparito nel
nulla. Secondo l’amministrazione
Trump, Mifsud è uno degli elementi

chiave del Russiagate, avendo avvici-
nato lo staff dell’allora candidato
presidente per passare la “polpetta
avvelenata” delle mail della sfidan-
te Hillary Clinton hackerate dai rus-
si.
La controinchiesta, affidata al pro-
curatore John Durham (pure lui pre-
sente a Roma il 27 settembre), punta
a smentire quella ufficiale condotta
dal procuratore speciale Robert
Mueller sui rapporti tra Trump e la
Russia. A quanto pare, però, Barr e
Durham, per i quali il maltese è un
agente di servizi occidentali decisi
ad azzoppare la corsa del tycoon al-

la Casa Bianca, sarebbero tornati a
Washington a mani vuote. Gli 007
italiani non avrebbero cioè fornito
notizie rilevanti su Mifsud.
A Palazzo Chigi sono tranquilli.
Convinti che il premier saprà dimo-
strare — carte alla mano — come lo
scambio di informazioni con i due
emissari Usa rientri nel fisiologico
rapporto di collaborazione tra Paesi
alleati. Altro che “do ut des”, come
più d’uno sospetta: il celebre tweet
a sostegno di Giuseppi, digitato da
Trump il 27 agosto per auspicare il
suo bis, con questa storia non c’en-
tra nulla. E Conte lo proverà.

Durante la visita in Albania


Per il nuovo Copasir Conte: “Salvini? Non si governa con i like”


guidato dalla Lega


Moscopoli non è un caso


Il neopresidente Volpi: “Il tema non è di competenza del Comitato”


La prossima settimana audizione del premier sul Russiagate


ANGELO CARCONI/ANSA

FILIPPO ATTILI/PALAZZO CHIGI PRE/EPA

I democratici


Alleanze e statuto, Zingaretti cambia


“Il Pd non sarà più il partito del capo”


kSegretario
Nicola Zingaretti, 54 anni

Respinta la richiesta


di Pd e 5 Stelle


di ascoltare


Salvini sulla presunta


tangente russa


pagina. (^8) Politica Mercoledì, 16 ottobre 2019

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