Libero - 16.10.2019

(Tuis.) #1

GIORDANO TEDOLDI


■Nella notte tra venerdì e sa-
bato, a Orta Nova (Foggia), c’è
stato un massacro. Ciro Curcel-
li, 53 anni, assistente capo del-
la polizia penitenziaria del car-
cere di Foggia, si è alzato dal
letto dove probabilmente non
aveva mai chiuso occhio, ha
preso la sua pistola calibro 9 di
servizio (che solitamente la-
sciava all’armeria del carcere)
e ha sparato nel sonno alla mo-
glie Teresa Santolupo, 52 anni,
e alle figlie Valentina, 18 anni,
e Miriana, 12 anni, uccidendo-
le con un solo colpo ciascuna.
Poi ha telefonato ai carabinie-
ri: «Ho ucciso mia moglie e le
mie figlie, ora mi uccido pure
io, venite, ho lasciato la porta
aperta». È stato di parola, e i
carabinieri, al loro arrivo, sono
subito entrati nell’appartamen-
to, trovando i corpi.
Un altro figlio, di 26
anni, si è salvato so-
lo perché da anni vi-
ve e lavora a Raven-
na, fuori portata del-
la follia del padre.
Parliamo di follia,
perché è quella di
un grave disturbo
psichico la pista più
accreditata per spie-
gare il triplice omici-
dio e il suicidio
dell’assassino. Usia-
mo la parola “assas-
sino” perché non bi-
sogna avere paura
di chiamare le cose col loro no-
me, e non sapremmo come al-
trimenti definire Curcelli, che
ha sterminato nel sonno i suoi
familiari senza altra ragione ap-
parente che quella di una cata-
strofe nella sua mente. Si resta
quindi un po’ stupiti dal vede-
re come, a Orta Nova, è stato
annunciato dall’agenzia di
pompe funebri il prossimo fu-
nerale di Curcelli e delle sue vit-
time.
In paese tutti sanno benissi-
mo come sono andate le cose,
e i carabinieri infatti stanno rac-
cogliendo le testimonianze dei
vicini circa il comportamento
dello sciagurato poliziotto per
inquadrare meglio la sua azio-
ne. Tutti sanno, insomma, chi
sono i buoni e chi il cattivo; chi
il criminale (benché di certo in-
capace di ragionare) e chi le vit-
time. Eppure a leggere il mani-
festo composto dall’agenzia fu-
nebre, sotto una frase standard
di consolazione, ricorrente nei


necrologi, attribuita erronea-
mente a Sant’Agostino, che di-
ce: «Coloro che ci hanno lascia-
to non sono degli assenti, ma
sono invisibili, tengono i loro
occhi pieni di Gloria fissi nei
nostri occhi pieni di lacrime»
(la frase è in realtà un estratto
da un’orazione funebre pro-
nunciata da Victor Hugo) sem-
bra che tutti i membri della fa-
miglia Curcelli siano morti nel
medesimo modo, non per la
mano assassina di uno di loro:
«Le Famiglie e l’intera comuni-
tà ortese piangono la scompar-
sa dei cari», e seguono i nomi
dei morti, primo quello del ca-
pofamiglia, autore dei delitti,
Ciro Curcelli. Chi passasse per
le vie del paese, e vedesse il ma-
nifesto, insomma, penserebbe
a una disgrazia che si è abbattu-
ta su tutti e quattro allo stesso
modo, come può accadere con
una fuga di gas, un incidente
stradale, o un avvelenamento,
non a causa dell’esplosione

omicida del padre. Si dirà che
non bisogna sorprendersi: che
l’agenzia funebre rispecchia il
pensiero per cui, di fronte alla
morte, tutti sono eguali e, co-
me dice San Paolo nella Lette-
ra ai Romani, la vendetta ap-
partiene a Dio, sarà Lui a rista-
bilire i torti. Può darsi, ma ci
sembra un’interpretazione be-
nevola. A noi sembra piuttosto
che il manifesto sia ipocrita e
reticente, di quella ipocrisia e
reticenza tipica in certi nostri
paesi, dove il marcio deve esse-
re occultato e non si deve nem-
meno nominare. Allora sarà
bene chiarire che è proprio là
dove il male non si può nomi-
nare, là dove i problemi e gli
scandali si ignorano e diventa-
no un tabù, che accadono più
frequentemente tragedie di
questo genere. Mettere sullo
stesso piano, anche al momen-
to del compianto, Curcelli e co-
loro che ha abbattuto nel son-
no, è una violenza contro chi,

in questo momento, compren-
sibilmente, sta forse maledi-
cendo e odiando l’assassino
per ciò che ha commesso.
È vero che si può e forse si
deve avere pietà per un umile
assistente di polizia penitenzia-
ria al quale ha dato di volta il
cervello, ma crediamo che, a
maggior ragione, si deve avere
dolore e commiserazione, so-
prattutto, e distinguendo le re-
sponsabilità, per la moglie e i
figli. Sarebbe bene che anche
in provincia si cominciasse a
deporre questo costume intol-
lerabile di nascondere la veri-
tà, di tacitare l’evidenza per sal-
vaguardare le apparenze e far
credere che, ad esempio, Orta
Nova, è un paesino fatato. Non
lo è, anche a Orta Nova erom-
pe la follia, il disagio mentale, il
dolore che annienta gli inno-
centi, e bisogna dirlo aperta-
mente se si vuole cominciare a
affrontarli.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

■La sua morte - o meglio, il suo
omicidio - aveva destato grande scal-
pore. Sana, la bella 25enne pakistana
che viveva a Brescia, ben integrata. E
che non si era voluta piegare ai voleri
del padre-padrone, il quale aveva già
combinato le nozze islamiche con
un cugino, proprio in Pakistan. Lei
voleva tornare in Italia, dove aveva
amici, lavoro, anche un fidanzato. In-
vece l’hanno strangolata laggiù, pove-
ra ragazza, nell’aprile 2018. E di quel
delitto erano stati accusati proprio il
padre e anche il fratello. Un’onta,
quella del rifiuto, che evidentemente


non era sopportabile, da quelle parti.
In Pakistan i due - padre e fratello
di Sana, per l’appunto - erano stati
assolti per mancanza di prove e di
testimoni, dopo un’istruttoria proces-
suale a Gujrat, nel nordest del Paki-
stan, che aveva lasciato più che per-
plessi - oltretutto l’autopsia aveva
confermato l'omicidio per strangola-
mento. A quel punto la stessa procu-
ra generale di Brescia aveva avocato
a sé l’inchiesta, che si chiuderà a bre-
ve con la scontata richiesta di rinvio a
giudizio per Mustafa Gulham, 50 an-
ni, il padre di Sana, e il 32enne Ad-

nan, fratello. Un processo che però
rischia addirittura di non partire: i
due indagati,infatti, risultano irreperi-
bili, spariti. Perciò non è stato possibi-
le recapitare loro alcuna notifica
dell’indagine in corso nei loro con-
fronti. E, per legge, in Italia il proces-
so non può partire agli indagati non
viene notificato l’avviso di conclusio-
ne indagini. Il loro avvocato d’ufficio,
Sandra Dibitonto, ha spiegato alGior-
nale di Bresciache «non li ho mai
sentiti e non so dove siano».
MAN.COS.
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■I giudici della secon-
da sezione penale del tri-
bunale di Agrigento han-
no condannato a cinque
anni di reclusione per vio-
lenza sessuale aggravata
ai danni di minorenne un
anziano e la nuora, rispet-
tivamente nonno acquisi-
to e madre della vittima,
che all’epoca dei fatti ave-
va solo dieci anni. L’uo-
mo avrebbe per l’appun-
to abusato della bambina
con la complicità della
madre, che avrebbe detto
alla figlia di nascondere
le violenze e non presen-
tare alcuna denuncia con-
tro il nonno acquisito per
timore di essere cacciata
di casa e non avere più
mezzi di sostentamento.
Teatro della vicenda il pic-
colo comune di San Bia-
gio Platani.
I fatti sono stati scoperti
per caso. Per diverso tem-
po la ragazzina segue le
indicazioni della madre e
non apre bocca sugli abu-
si subiti. Ma un giorno co-
nosce un’assistente socia-
le di una comunità con
cui le due sono entrate in
contatto per chiedere
ospitalità. L’assistente so-
ciale indaga sul passato
della giovane.
Nel corso di uno di que-
sti colloqui la ragazzina
comincia a fare dei dise-
gni strani. L’assistente ca-
pisce che qualcosa non
va, che la ragazza deve es-
sere stata vittima di abusi
sessuali e segnala dun-
que l’accaduto ai carabi-
nieri che avviano le inda-
gini. Le violenze a quel
punto vengono a galla e
la ragazzina finalmente
decide di raccontare tut-
to. Non solo conferma gli
abusi ma spiega di essere
stata violentata anche so-
pra un trattore, quando il
nonno andava a prender-
la a scuola. La giovanissi-
ma vittima sarà risarcita: i
giudici hanno stabilito pu-
re una provvisionale, cioè
un anticipo subito esecu-
tivo, di 20mila euro cia-
scuno.
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L’ECCIDIO


■Nella notte tra l’11 e il 12
ottobre, a Orta Nova (Foggia),
Ciro Curcelli, 53 anni, assisten-
te capo della polizia penitenzia-
ria del carcere di Foggia, ha
sparato nel sonno alla moglie
Teresa Santolupo, 52 anni, e
alle figlie Valentina, 18 anni, e
Miriana, 12 anni, uccidendole.
Poi si è tolto la vita.

DATI ISTAT
■Secondo i dati Istat, nel
2017 si sono registrati 357
omicidi, pari a 0,59 per 100mi-
la abitanti,dei quali 234 di ma-
schi e 123 di femmine. Per
quanto riguarda le donne ucci-
se, nel 43,9% dei casi sono
vittime del partner (35,8% at-
tuale, 8,1% precedente), nel
28,5% di un parente.

La scheda


La tragedia di Orta Nova (Foggia)


Celebrazioni funebri comuni


per il papà killer e la famiglia uccisa


Manifesto delle pompe funebri annuncia le esequie dell’uomo, della moglie e delle due figlie


Come se la morte dei quattro fosse solo una sfortunata fatalità e non un efferato delitto


Agrigento


Abusi su bimba


Condannati


nonno e mamma


La ragazza pakistana che viveva a Brescia strangolata perché rifiutava le nozze combinate dai parenti


OmicidiodiSana,padreefratelloirreperibili:ilprocessononpuòpartire


Sana Cheema, uccisa a 25 anni: del delitto è
accusato il padre Mustafa, 50

Il manifesto funebre apparso sui muri del paese

(^14) mercoledì
16 ottobre
2019
ATTUALITÀ

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