Libero - 16.10.2019

(Tuis.) #1

CATERINA MANIACI


■La nuova frontiera degli in-
terventi chirurgici si sposta an-
cora più in là. E la lotta contro
i tumori segna un’ennesima
vittoria. È stato effettuato il pri-
mo trapianto al mondo di ver-
tebre umane ed è successo in
Italia. Un grande traguardo
per la nostra ricerca medica,
una notizia che, almeno per
qualche tempo, oscura le affol-
late e funeste cronache di ma-
lasanità.
A Bologna, presso l’Istituto
ortopedico Rizzoli, una parte
di colonna vertebrale è stata
sostituita da quattro vertebre
umane, conservate nella Ban-
ca del Tessuto Muscolo-sche-
letrico della Regione Emi-
lia-Romagna. L’intervento è
stato eseguito il 6 settembre
scorso su un paziente di 77 an-
ni colpito da cordo-
ma, una forma ma-
ligna di tumore os-
seo. A guidare
l’equipe che ha ope-
rato è stato il diretto-
re di Chirurgia ver-
tebrale a indirizzo
oncologico e dege-
nerativo del Rizzoli,
Alessandro Gasbar-
rini. Il quale, nel da-
re la notizia dell’in-
tervento e illustrar-
ne i dettagli, ha an-
nunciato che il pa-
ziente «sta bene ed
è stato dimesso. È
stato con noi circa
un mese. Dopo i primi 15 gior-
ni di controllo post operatorio
è stato trasferito in un altro re-
parto, per la fisioterapia, dove
è stato rimesso in piedi e in
condizioni di avere una vita il
più normale possibile. Poi,
quando è stato in condizioni
di farlo, è tornato ai propri af-
fetti».
Per la prima volta, ha sottoli-
neato il medico, è stato usato
tessuto osseo umano dello
stesso tipo di quello rimosso
per via del tumore, ossia verte-
bre, mentre fino ad oggi, per
questo tipo di interventi, era-
no stati usati protesi metalli-
che o diafisi di femore, quindi
un osso proveniente da un’al-
tra parte anatomica, con una
struttura diversa da quella del-
le vertebre e perciò con una
minore possibilità di integra-
zione.


FUSIONE PERFETTA

«L’impianto delle quattro
vertebre nel paziente ci avvici-
na all’obiettivo di una perfetta
fusione con la sua colonna ver-
tebrale», ha spiegato ancora
Gasbarrini, «e ottimizza un
percorso di cura con radiotera-
pia, che non sarebbe stata
compatibile, ad esempio, con
una protesi al titanio».
Le vertebre sono state prele-


vate da un donatore e conser-
vate a 80 gradi sotto zero dalla
Banca del Tessuto Musco-
lo-scheletrico della Regione,
che ha sede proprio al Rizzoli.
«Non è mai stata impiantata
una vertebra al posto di un’al-
tra vertebra, e questo è il meto-
do più “biologico” che ci pos-
sa essere, meglio della natura
non c’è nulla». Niente protesi,
dunque, né al carbonio, né al
titanio o ricostruite con stam-
pante 3D. E nuove speranze

per chi è affetto da questa terri-
bile malattia.

COLONNA VERTEBRALE

E in effetti, anche a livello
meno grave e traumatico, le
notizie che arrivano da Bolo-
gna sono molto incoraggianti.
Perché sono sempre più nu-
merose le persone che soffro-
no di sindromi dolorose lega-
te alla colonna vertebrale, e
che comunemente e sbrigati-

vamente vengono definite e li-
quidate nel generico «mal di
schiena». Invece, come spiega-
no numerosi esperti, le patolo-
gie degenerative della colon-
na vertebrale sono molte, di-
verse, legate anche ad un bas-
so livello di educazione su co-
me prevenire i disturbi, ad
una inadeguata terapia corret-
tiva, a fattori di rischio legati
alla professione, persino a fat-
tori psicologici negativi, come
un lutto, la perdita del lavoro,
disordini interiori. Insomma,
il mal di schiena da stress, che
sta aumentando a vista d’oc-
chio. In aumento anche gli in-
terventi chirurgici, oltre
50.000 all’anno, stando ai dati
più recenti, tra i quali quelli dif-
fusi dalla Società di Chirurgia
Vertebrale G.I.S. (Gruppo Ita-
liano Scoliosi). Da notare che
la tecnica chirurgica, anche
per i casi più gravi, è diventata
sempre meno invasiva e con
risultati sempre più positivi.
Del resto, di mal di schiena sof-
frono 15 milioni di italiani. Col-
pisce dal 60 all’80% degli adul-
ti ed è la causa più rilevante
d’infermità lavorativa e di disa-
bilità sotto i 45 anni. Anzi, se-
condo l’autorevole rivista
scientificaThe Lancet, la ma-
lattia è la prima causa di disa-
bilità a livello internazionale.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

La scheda


■Si è chiuso ieri in Vene-
to, con 224 domande arri-
vate, il bando per il recluta-
mento di giovani medici
laureati, abilitati, ma non
ancora specializzati, da in-
serire negli ospedali con
un contratto autonomo.
Lo ha annunciato la Regio-
ne Veneto specificando
che il bando riguarda l’in-
serimento nell’area del
pronto soccorso. Sempre
ieri, come previsto dalle
delibere dello scorso ago-
sto per fronteggiare la gra-
ve carenza di medici, par-
te quello riservato all’area
internistica. Il percorso for-
mativo che precederà la fa-
se dell’inserimento negli
ospedali sarà realizzato in
collaborazione e confron-
to con le Università, par-
tendo da quanto specifica-
to nelle stesse delibere di
giunta, cioè una parte teo-
rica di formazione d’aula
e un’attività di tirocinio
pratico con tutoraggio.
«L’adesione è stata im-
portante - commenta il
presidente della Regione
Veneto Luca Zaia - il che
dimostra quanta voglia di
lavorare e di mettersi alla
prova ci sia tra i nostri gio-
vani medici, imprigionati
nell’assurdità nazionale
delle borse di specialità in
numero largamente infe-
riore ai laureati in medici-
na, elemento questo tra i
più determinanti per la or-
mai emergenziale caren-
za di medici in tutta Italia
(53mila) e in Veneto (al-
meno 1.300). In questi me-
si abbiamo sentito un ma-
re di teorie, ma fatti con-
creti, nessuno. Il primo e
unico è stato il documen-
to del Veneto che tutte le
Regioni hanno fatto pro-
prio e approvato, invian-
dolo già il 26 settembre
scorso al governo e al mini-
stero della Salute». E ri-
guardo all’utilizzo dei gio-
vani dottori specifica:
«Non butteremo mai allo
sbaraglio questi ragazzi
ma li inseriremo gradata-
mente, vicino ai colleghi
strutturati», e si occupe-
ranno «delle situazioni
più semplici, non certo di
codici rossi. Abbiamo fidu-
cia nelle nostre Università
e siamo certi che, con la
preparazione ottenuta, i
giovani medici saranno
preziosi». Le 224 doman-
de arrivate saranno ora ve-
locemente valutate per ve-
rificare i requisiti richiesti.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

L’EQUIPE


■Per la prima volta al mon-
do, all’Istituto ortopedico Riz-
zoli di Bologna, una parte di
colonna vertebrale è stata so-
stituita da quattro vertebre
umane, conservate nella Ban-
ca del Tessuto Muscolo-sche-
letrico della regione. L’inter-
vento è stato eseguito su un
paziente di 77 anni colpito da
cordoma, forma maligna di tu-
more osseo. A guidare l’equi-
pe il direttore della Chirurgia
vertebrale a indirizzo oncologi-
co e degenerativo del Rizzoli,
Alessandro Gasbarrini.

LA BANCA
■La Banca del Tessuto Mu-
scolo-scheletrico della Regio-
ne Emilia Romagna, con sede
presso l’Istituto Ortopedico Riz-
zoli, è la più importante a livel-
lo nazionale per numero di tes-
suti distribuiti e per lo spettro
completo di tessuti prodotti.
Grazie ai tessuti distribuiti dal-
la BTM è stato possibile effet-
tuare trapianti di mandibola,
caviglia, ginocchio e, proprio
al Rizzoli, è stato realizzato il
primo trapianto articolare tota-
le di spalla a livello mondiale

■Una manovra precisissima
e mozzafiato. È quella fatta dal
capitano della MS Braemar, na-
ve da crociera larga 28 metri e
lunga 195,80 metri. L’imbarca-
zione ha attraversato lo stretto
Canale di Corinto, un canale ar-
tificiale, lungo 6345 metri, che
collega il Golfo di Corinto con il
mar Egeo, tagliando in due l’ist-
mo che li separa. La Braemar ri-
sulta essere la nave più grande
ad aver mai attraversato il Cana-
le. È partita lo scorso 27 settem-
bre da Southampton, nel Regno
Unito, per una crociera di 25 not-
ti tra il Canale di Corinto, le isole
greche, quelle italiane e quelle
spagnole.

Al Rizzoli di Bologna un intervento senza precedenti


Altro record della medicina italiana


Primo trapianto di vertebre umane


Il paziente (77 anni) era affetto da un tumore osseo detto cordoma. Sta bene ed è tornato a casa


Finora si usavano protesi di carbonio o titanio (incompatibile quest’ultimo con la radioterapia)


In Veneto


Giovani medici


in pronto soccorso


Boom di domande


■Un’intera famiglia olandese si è chiusa in una canti-
na e ha vissuto lì per nove anni in attesa della fine del
mondo. È la notizia che molti media olandesi stanno
diffondendo e che sta facendo discutere. A far scoprire il
tutto è stato il figlio maggiore di 25 anni che ha lasciato
l’abitazione e si è presentato in un pub del villaggio vici-
no raccontando l’incredibile storia. La polizia si è messa
subito alla ricerca della famiglia e ha trovato in un bosco
di Ruinerwold la fattoria teatro della vicenda. Nella casa,
isolata rispetto alle altre abitazioni, gli agenti hanno tro-
vato una scala nascosta dietro a una credenza che condu-
ceva allo scantinato nel quale hanno trovato un uomo
allettato a causa di un ictus e i suoi sei figli, di età compre-
sa tra i 18 e i 25 anni, non registrati all’anagrafe. Sembra
che il padre, ora in arresto, abbia costretto i figli a vivere
reclusi e che alcuni di loro non sapessero nemmeno che
il mondo fosse abitato da altre persone.

FAMIGLIA OLANDESE RECLUSA PER 9 ANNI


Vivono in cantina aspettando la fine del mondo


NAVE DA CROCIERA ATTRAVERSA IL CANALE DI CORINTO... IMMAGINI MOZZAFIATO


La manovra


incredibile


del capitano


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(^16) mercoledì
16 ottobre
2019
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