ATTILIO BARBIERI
■Whirlpool chiude a Napoli. La
più grande fabbrica europea di la-
vatrici di alta gamma, sta scompa-
rendo. Ad annunciarlo è stata
l’azienda al termine del vertice a Pa-
lazzo Chigi, presenti il premier Con-
te e il ministro dello Sviluppo eco-
nomico Patuanelli. Una sconfitta
per l’esecutivo giallorosso, ma so-
prattutto per Luigi Di Maio che ave-
va celebrato come una grande vitto-
ria personale la firma dell’accordo
il 25 ottobre dello scorso anno. Qua-
si un anno fa.
Certo, quella napoletana non è
l’unica grana che il leader 5 Stelle
ha lasciato in eredità al suo succes-
sore. L’elenco è lungo. Dalla Perni-
gotti all’Ilva, da Alitalia a Mercato-
ne Uno: i 158 tavoli di crisi aperti al
ministero dello Sviluppo coinvolgo-
no oltre 210mila lavoratori e sono
sempre più caldi. Ma è una delle
più esplosive. La posizione della
Whirlpool è tutto fuorché lineare.
L’azienda ha fatto saltare il banco
dopo aver sottoscritto un accordo
sulla base di un nuovo piano indu-
striale, presentato il 25 ottobre
- Ma le responsabilità si posso-
no dividere equamente con l’esecu-
tivo.
PROFITTABILITÀ IN DUBBIO
Le misure messe in campo con il
decreto per la risoluzione delle crisi
aziendali - che indusse Di Maio a
cantare vittoria - scrive la multina-
zionale americana nel comunicato
in cui annuncia lo stop dell’attività,
non incidono «né sulla profittabili-
tà del sito di Napoli nel lungo perio-
do» e tanto meno «sulla competiti-
vità di Whirlpool nella regione
Emea, Europa, Medio Oriente e
Africa». D’altronde, se questa è la
prospettiva in cui viene valutata la
competitività dello stabilimento
campano c’è poca speranza: a con-
fronto con il nostro costo del lavoro
quello dei Paesi mediorientali e del
Magreb è bassissimo. Ma non da
oggi. Inspiegabilmente l’azienda,
un anno fa, non fece questa valuta-
zione. E il titolare dello Sviluppo
economico, ora ministro degli Este-
ri, si profuse in festeggiamenti fuori
luogo.
Ora Whirlpool parla di «impossi-
bilità» di discutere col nuovo gover-
no il «progetto di rinconversione»,
quando in realtà, più che riconverti-
re la produzione voleva vendere in
blocco l’attività napoletana alla
svizzera Passive refrigeration solu-
tions, una startup che detiene il bre-
vetto dei container autorefrigerati.
BLOCCO STRADALE
E mentre gli operai, ieri pomerig-
gio, dopo la fumata nera a Palazzo
Chigi, pensavano bene di occupare
l’autostrada Napoli-Salerno, si è
scatenato l’inevitabile coro delle
reazioni indignate, a cominciare
dall’anatema lanciato dal successo-
re di Di Maio: «Comportamenti pre-
datori all’interno del tessuto pro-
duttivo italiano», ha tuonato Patua-
nelli, «non sono accettabili. C’è un
piano industriale firmato a ottobre
2018 che deve essere assolutamen-
te rispettato». Ma probabilmente
ha ragione l’ex sottosegretario al La-
voro Claudio Durigon (Lega), quan-
do dice che «il peso contrattuale di
questo governo nella crisi Whirl-
pool è pari a zero: Conte e Patuanel-
li è come se non fossero mai andati
all’incontro con la multinazionale
americana che non ha ceduto di
un millimetro. Una situazione
drammatica figlia anche della scar-
sa attenzione mostrata da Di Maio
quando era a capo del Mise. Basti
pensare che, convocato per ben tre
volte dalla Commissione attività
produttive proprio per le crisi azien-
dali», aggiunge Durigon, «non si è
mai presentato. I nodi prima o poi
vengono al pettine e purtroppo a
pagarne le conseguenze sono i 330
lavoratori della Whirlpool di Napo-
li che dal primo novembre si ritro-
veranno senza lavoro».
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BRUNO VILLOIS
■La tregua nella grande guerra com-
merciale scatenata da Trump con i dazi
imposti prima alla Cina e poi ai Paesi eu-
ropei ha aperto squarci inattesi nei cieli
plumbei dei mercati finanziari. Ieri le Bor-
se, Wall Street in testa, ne hanno approfit-
tato subito. Resta però la grande incogni-
ta dello scontro per la supremazia tecno-
logica che è la vera origine delle tensioni
fra Stati Uniti e resto del mondo, alimenta-
te dai pezzi da novanta americani dell’in-
novation technology. Nonostante le loro
capitalizzazioni miliardarie si sono accor-
ti che la cinese Huawei in tema di rete
digitale era un passo avanti a tutti. In atte-
sa di nuovi aperture sul fronte dei com-
merci, ci si deve preparare a capire come
si svilupperà la corsa alla supremazia tec-
nologica.
Nel frattempo ci sono segnali, ancora
timidi ma inequivocabili, di nuove Ipo di
una certa rilevanza, come quella delle cal-
zature Dr Martens a Wall Street, mentre i
rumors raccontano di dossier sempre più
numerosi su fusioni e aggregazioni nei set-
tori strategici, oggi in difficoltà. Mi riferi-
sco all’automotive, dove i protagonisti so-
no in movimento e si può ipotizzare che
entro un lustro il mercato possa essere
composto da un massimo di 5 o 6 case.
Anche nel settore farmaceutico e biotec-
nologico - sia nella produzione sia nella
distribuzione - c’è movimento. La joint
venture miliardaria tra Jp Morgan, Ama-
zon e Berkshire, ha stimolato i giganti
Usa, tedeschi e svizzeri del settore a valu-
tare se e come fare operazioni analoghe.
Magari coinvolgendo altre grandi struttu-
re bancario - finanziarie.
Mobilità e salute sono il terreno dove si
giocheranno le partire più importanti.
Con due prospettive che contrastano for-
temente tra loro. Quella positiva vede in-
genti investimenti e la possibilità di man-
tenere l’occupazione, con l’industria ca-
pace di raccogliere e vincere la sfida di
ridurre l’invecchiamento precoce del pia-
neta: tutti argomenti che riguardano l’au-
tomotive che ad oggi è ancora il compar-
to a più ampia diffusione di componenti-
stica integrata. Senza dimenticare il
Bio-Pharma, dove la ricerca e i mezzi fi-
nanziari per effettuarla, rappresentano il
perno per debellare le maggiori patologie
esistenti. La prospettiva negativa è che tut-
to questo è sempre più concentrato in po-
che mani da cui dipenderanno i destini
dell’umanità, marginalizzando di fatto la
politica e rendendo deboli le forme di de-
mocrazia che fino ad oggi hanno costitui-
to l’ossatura per la nostra società. Internet
e l’infinito numero di attività annesse so-
no nelle mani di pochi colossi: Amazon,
Google, Facebook. A breve mobilità e sa-
lute potrebbero seguire la stessa sorte con
pochi giganti a dettare le regole e governa-
re il business mondiale. Forse gli stessi.
Uno scenario che meriterebbe ben al-
tra attenzione da parte della politica, incli-
ne invece ad intervenire solo a cose fatte.
Cioè quando è troppo tardi.
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■Ennesimo rinvio per il salvataggio di Alita-
lia. I cda di Ferrovie e Atlantia, riuniti per esami-
nare nuovamente il dossier hanno emesso due
comunicati fotocopia: «servono ulteriori appro-
fondimenti», soprattutto «sull’assetto azionario
della newco» che veda Fs Italiane e Atlantia co-
me soci di minoranza. In attesa di individuare
un partner industriale che partecipi al capitale
della nuova società con una quota significativa
ma non troppo, sposi il piano industriale «con-
diviso» e soprattutto assuma «un ruolo determi-
nante nella responsabilità di gestione ed imple-
mentazione del piano». Senza trascurare il «rag-
giungimento di un accordo sulla governance e
sul top management della newco». Insomma
serve ancora tempo. Tanto.
Nella mattinata di ieri è arrivato l’annuncio
che ha spento le residue speranze di una solu-
zione tutta europea per la crisi della ex compa-
gnia di bandiera. Negli incontri di lunedì con Fs
e Atlantia, Lufthansa ha sì confermato l’interes-
se ma soltanto per una «partnership commer-
ciale con Alitalia e non per un ingresso nel capi-
tale», come ha ribadito un portavoce del vettore
tedesco. Così diventa inevitabile il settimo rin-
vio nel salvataggio infinito. Non c’è ancora ac-
cordo fra soci industriali, Fs, Atlantia e Delta
Airlines. Di sicuro c’è che la società dei Benet-
ton e l’ex monopolista ferroviario mettono nero
su bianco che non sono disponibili ad avere la
maggioranza nella nuova Alitalia e si aspettano
che Delta entri con una quota ben superiore al
10% che gli americani sono disposti ad acquista-
re. Facendosi carico pure di gestire l’Alitalia del
futuro.
A.B.
Fallita la trattativa col governo
La cura Di Maio ha avuto effetto
Whirlpool chiuderà tra 2 settimane
Al tavolo di crisi con il premier Conte la multinazionale americana si rimangia tutti gli impegni
e giudica «insufficienti» le misure dell’ex ministro dello Sviluppo. Subito a casa 400 dipendenti
Salvataggio infinito
Atlantia ed Fs chiedono più tempo per Alitalia
Scontro mondiale
Più che la guerra dei dazi
è la corsa alla tecnologia
che deve preoccuparci
Indici
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ORO 1496,6 43,
ARGENTO 17,57 0,
PLATINO 1699,5 26,
PALLADIO 901,27 49,
Quote $ x Oz €x Gr
I lavoratori della Whirlpool hanno interrotto ieri l’autostrada Napoli-Salerno
Ieri è arrivato il settimo rinvio nel salvataggio Alitalia
LiberoEconomia
20
mercoledì
16 ottobre
2019