Libero - 16.10.2019

(Tuis.) #1

PAOLO ISOTTA


■Passo il mio tempo a stu-
diare e scrivere. Sto per conse-
gnare in questi giorni al mio
Editore un nuovo libro su Ver-
di che mi ha impegnato
dall’inizio di maggio. Non un
giorno di riposo o di vacanza.
È la mia vita, non mi pesa. I
miei passatempi sono il sede-
re a tavola con qualche amico
e, questo parrà incredibile, il
leggere. Per i
tipi come me
la lettura è
una cura
omeopatica:
purché si sap-
pia scegliere
il medicinale.
In genere, tor-
no ai miei.
Omero, Virgi-
lio, Livio, Tacito, Gibbon, Man-
zoni, Flaubert. Queste sono le
cure massime. A volte leggo
qualche libro nuovo. E uno re-
centissimo mi ha catturato
tanto in questi giorni da farmi
venire il desiderio di parlarne.
Nella speranza, essendo un ro-
manzo aereo dietro il quale si
cela una profondità, che un
editore italiano voglia tradur-
lo.

AMORE E AVVENTURA

L’autore, poco più giovane
di me, è un italianista di Niz-
za. Dico italianista giacché, fra
le varie sue scienze, c’è quella
della nostra lingua. Ha tradot-
to Leopardi, Foscolo, Miche-
langelo, Tasso, Ariosto; ma, co-
sa incredibile, sta volgendo in
francese ein versi,laComme-
diadi Dante. Gli resta ilPara-
diso: la limpidezza del suo ver-
so produce, certo, una sempli-
ficazione rispetto agli strati so-
vrapposti della poesia di Dan-
te, dei giuochi etimologici e se-
mantici, delle volute oscuri-
tà... Ma è una lettura così di-
stensiva e sana, che mi augu-
ro in Francia ci sia chi sia atti-
rato dalla possibilità di legge-
re, senza andare al manico-
mio per lo sforzo intellettuale,
il padre della letteratura euro-

pea dal Medio Evo in poi; non-
ché il padre della lingua italia-
na.
Ma il romanzo del quale in-
tendo parlare è d’avventura e
d’amore. Si chiamaLe jeune
homme à la Mule, che si po-
trebbe tradurre comeIl giova-
notto(oil ragazzo, termine di-
verso dal francese garçon)
con la mula. (Marcel Orcel,
Editore Le Roux, pp. 216)Si
svolge a Nizza nel 1790, il mo-
mento nel quale ci si avvicina-
va agli eccessi del Terrore. La
città, non dimentichiamolo,
era italiana: nel senso che face-
va parte del regno di Sarde-
gna. Onde sin dall’inizio inco-
mincia a riempirsi diemigrés,
persone lungimiranti che sin
da prima del luglio 1789 aveva-
no capito che la testa se la sal-
vavano solo andandosene. A
Torino si trovava il conte d’Ar-
tois, terzo fratello di Luigi XVI,
genero di Vittorio Amedeo III
e futuro re Carlo X. Nella zona
che interessa il nostro protago-
nista, Jouan, si parla il france-
se, il provenzale, ilpatoispie-
montese (linguaggio di Corte)
e, ancor poco, l’italiano. Jouan
(Jean) è un rampollo di picco-
la ma antica nobiltà che il pa-
dre invia a Nizza per riscuote-
re certi crediti. Viaggia con la
mula e il servitore a piedi. Di

mule ne incontriamo molte:
deliziosa è la descrizione del
fisico e della psicologia di cia-
scuna. Come i profumi che Or-
cel è capace di evocare: di
ogni erba, di ogni albero: un
rimpianto della fantasia che fa
tristemente sognare. E lo fa
con uno stile così limpido, in
un francese così puro (e quasi
dimenticato, senza essere anti-
cheggiante o erudito) che ti
piacerebbe esser così bravi an-
che in italiano.

REGNO SARDO

Siamo in guerra. Jouan deve
arruolarsi. Odia i francesi rivo-
luzionarî, le loro devastazioni,
la loro crudeltà gratuita. Non è
un cattolico fervente, ma vede-
re le chiese spogliate e lordate
e distrutte per odio al cattolice-
simo gli fa del male. E si po-
trebbe salvare, giacché un po-
tente monsignore in missione
lo invita a Roma a diventare
suo segretario. Jouan è troppo
attaccato alla sua terra. Duran-
te il periodo di Nizza, ha una
lunga avventura con una can-
tante lirica veneziana della
quale è follemente innamora-
to.
Intanto la zona del regno
sardo è occupata (a titolo si
soccorso...) da truppe austria-

che. Sono comandate da un
maresciallo che, per odio al
Regno, protrae, rimanda, tra-
spone manovre, per provoca-
re sconfitte da attribuirsi agli
“alleati”. Jouan è ferito e si sal-
va per poco. Torna al paese in
licenza; lo trova distrutto; i
sans-culottesgli hanno anche
ucciso il padre. Per fortuna la
vecchia fidanzata lo ha atteso.
Si dimette dall’esercito e cerca
di riprendere in mano la pro-
prietà distrutta. Ma non pro-
viamo un senso d’amarezza
di fronte a questo finale. Così
sereno è lo stile di Orcel che ci
pare l’unico commento possi-
bile sia: «La vita è questa»; e
poteva andare anche peggio.
Intanto l’altro motivo per il
quale raccomando il bellissi-
mo libro agli editori italiani è
che tratta di storia nazionale.
Sono italiani, i personaggi; di
un’Italia della quale, per tante
ragioni, non sappiamo quasi
nulla. A un napoletano come
me aiuta a capire assai meglio
le lotte del nostro Risorgimen-
to. Quando si esagera nel farci
strame di tutti, anche noi dob-
biamo reagire: mostrando
quel coraggio bellico che
scioccamente ci viene denega-
to.
http://www.paoloisotta.it
©RIPRODUZIONE RISERVATA

Il libro di Marcel Orcel. In alto: una illustrazione con la decapitazione di Luigi XVI il 21 gennaio 1793

■Dopo il successo della prima edizione,
si è aperto il bando di partecipazione alla
seconda edizione del Premio DeA Planeta,
con scadenza il 29 febbraio 2020.
Si tratta di un premio letterario di narrati-
va in lingua italiana creato nel 2018 dalla
casa editrice DeA Planeta Libri, joint ventu-
re tra il Gruppo De Agostini e il Grupo Pla-
neta, che prende spunto dal successo del
Premio Planeta - il maggior premio lettera-
rio in lingua spagnola giunto oggi alla sua
68° edizione - e che si distingue nel panora-

ma dei premi letterari italiani per la forte
spinta internazionale e l’importante valo-
re economico del riconoscimento assegna-
to al vincitore, pari a 150.000 Euro.
L’opera vincitrice sarà pubblicata in Ita-
lia da DeA Planeta nel mese di maggio
2020 e promossa con un intenso tour di
presentazioni sul territorio nazionale. A se-
guire l’opera, come avvenuto già quest’an-
no con il romanzo di Simona Sparaco «Nel
silenzio delle nostre parole», sarà pubblica-
ta in Spagna e America Latina presso edito-

ri del gruppo Planeta e verrà tradotta in
lingua inglese e francese per essere propo-
sta a editori internazionali di quei mercati.
Al Premio possono partecipare opere
inedite scritte in lingua italiana, di scrittori
esordienti e non esordienti, a proprio no-
me o sotto pseudonimo, che dovranno
candidarsi entro il 29 febbraio 2020.
Il bando di concorso è integralmente
pubblicato sul sito http://www.premiodeaplane-
ta.it.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

IL GIOVANOTTO CON LA MULA


Questo libro s’ha da pubblicare


Il romanzo del francese Michel Orcel dovrebbe essere tradotto da un


editore italiano: parla anche della nostra storia, in più è davvero bello


SILVIA STUCCHI


■Il nuovo campanile di OxforddiLewis
Carroll(Lemma Press, 88 p., 9,50 euro) pre-
senta tre deliziosi racconti, inediti in Italia,
dell’autore diAlice nel Paese delle Meraviglie.
Chiamarli racconti è riduttivo, perché questi
scritti sono di genere molto diverso fra loro:
quello da cui prende il titolo,Il nuovo campa-
nile di Oxford(in originale The New Belfry of
Christ Church) di fatto vuole mimare lo stile
di un opuscolo didascalico;Nutrire la mente
(Feeding the Mind) ha le movenze di un sag-
gio prescrittivo;Wilhelm von Schmitz, invece,
è il testo più simile a un racconto, e narra le
disavventure di un aspirante poeta, o sedicen-
te tale. Collocato cronologicamente all’inizio
degli esperimenti di scrittura di Carroll, quan-
do la sua vena era ancora essenzialmente poe-
tica, Wilhelm von Schmitz rivela la qualità più
peculiare di questo autore: l’ironia. Il raccon-
to è una riflessione in prosa sulla figura del
poeta, ed è tutto giocato sul contrasto fra la
lingua aulica e l’attitudine poetica - nel senso
più banale del termine - del protagonista, e la
realtà prosaica di una qualunque cittadina in-
glese, Whitby. Il protagonista, giovane poeta
dai nobili ardori, si sceglie uno pseudonimo
altisonante e di sapore vagamente tedesco
per acquisire prestigio, e giunge a Whitby in
cerca del suo amore perduto, non una dami-
gella d’alto lignaggio, ma la barista Sukie. E
come il filosofo dell’aneddoto, che per troppo
intensamente scrutare il cielo non vide gli
ostacoli del terreno e cadde in un pozzo, Wi-
lhelm, sempre con la testa fra le nuvole, capi-
tombolerà nel fiume, da cui verrà salvato, per
ricongiungersi alla sua Sukie: perché “chi è
contento si accontenta” (p. 50).
Il nuovo campanile di Oxfordci riporta al
mondo universitario, al College di Christ
Church a Oxford dove Dodgson - il vero co-
gnome di Carroll - era entrato nel 1851, come
studente, e dove sarebbe restato per tutta la
vita come docente di matematica (tenendo
lezioni leggendarie, per la minuziosità e per la
noia): qui Carroll frequentava, fra gli altri, il
Decano Liddell e le sue tre figlie, una delle
quali, dall’intelligenza assai vivace, di nome
Alice, ispirerà il suo maggiore successo.
Il racconto si articola in 13 paragrafi, ciascu-
no dei quali, al di là dell’apparenza formale, si
fa beffe della bruttezza della cella campanaria
di Christ Church, detta New Belfry degna ispi-
ratrice, con la sua forma squadrata, di sapo-
nette e cabine da spiaggia. Ancor più diverten-
te è il terzo testo,Nutrire la mente, pubblicato
postumo, che, sotto le apparenze ironiche,
presenta molte raccomandazioni ancor a vali-
de: anche la mente, come il corpo, va nutrita.
Ma noi, cresciuti in tempi più attenti alle ne-
cessità del corpo che non dello spirito, ci curia-
mo della nostra alimentazione fisica, ma non
di quella del cervello. Per cui, se impariamo
presto a resistere, dice Carroll, alla tentazione
di un goloso budino, sapendo che lo scontere-
mo con una nottata di indigestione, bisogna
sbagliare tante volte prima di rendersi conto
di quanto siano indigeste alcune delle nostre
letture: continuiamo a ingurgitare “romanzi
poco salutari”, o a saltellare da una lettura e
da un genere all’altro, con effetti paragonabili
a quelli della sovra-alimentazione.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

Aperto il bando


Premio DeaPlaneta


per esordienti


e scrittori famosi


Lewis Carroll


I tre deliziosi racconti


del “papà” di Alice


finora inediti da noi


27
mercoledì
16 ottobre
2019

CULTURA

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