Libero - 16.10.2019

(Tuis.) #1
■Le scuole guida saran-
no escluse dall’esenzione
dell’Iva. Lo prevede la boz-
za del decreto fiscale. La
norma, con cui l’Italia si ade-
gua a una sentenza della
Corte di giustizia europea
entrerà in vigore dal primo
gennaio 2020 e non sarà
quindi retroattiva. Alle auto-
scuole verrà applicata l’ali-
quota Iva al 22%: il recupe-
ro di gettito, tenuto conto
anche dell’effetto dovuto
all’Iva attualmente non de-
tratta per il pro-rata è stima-
to in 66 milioni di euro su
base annua.
È vero che si tratta di
un’imposizione arrivata
dall’ Europa secondo la qua-
le l’insegnamento della gui-
da automobilistica non rien-
tra nella nozione di “inse-
gnamento scolastico o uni-
versitario” e quindi non
avrebbe diritto all’esenzio-
ne Iva. Ed è altrettanto vero
che è stato scongiurato il ri-
schio della retroattività. Ma
comunque alla fine il gover-
no non è riuscito a sventare
un altro incremento della
pressione fiscale che alla fi-
ne andrà a ricadere sulle fa-
miglie con un inevitabile au-
mento del costo per conse-
guire la patente.
«Introdurre l’Iva sulle le-
zioni di guida - spiega il de-
putato di Forza Italia Rober-
to Novelli - significa carica-
re le famiglie di un aggravio
di minimo duecento euro a
neopatentato. Il dl fiscale
prevede infatti che siano
soggette all’imposta tutte le
prestazioni didattiche rese
dalle autoscuole, quindi
non solo le guide, ma anche
la teoria. Una scelta per fare
cassa, perché il governo
avrebbe potuto mantenere
l’esenzione, così come affer-
mato dalla commissione eu-
ropea pochi giorni fa. Inve-
ce ha deliberatamente scel-
to di mettere le mani in ta-
sca dei cittadini per reperire
66 milioni di euro all’anno,
limitandosi a cancellare l’as-
surda retroattività. Ma non
basta: in commissione e in
aula daremo battaglia per-
ché questa scellerata opera-
zione sia cancellata».

sto governo è nato sull’onda di una
dichiarata emergenza economica.
La sinistra ci ha spiegato che non si
poteva tornare a votare perché biso-
gnava sistemare i conti dopo l’esta-
te del Papeete, come se a sconquas-
sarli siano stati i 14 mesi di Salvini
da ministro dell’Interno e non i pre-
cedenti 70 anni di Prima, Seconda
e Terza Repubblica e i ministri eco-
nomici grillini dell’esecutivo giallo-
verde. Renzi ha giustificato il suo
inciucio con i grillini spiegando che
bisognava a tutti i costi scongiurare
l’aumento dell’Iva, anche se la Le-
ga non aveva mai detto di voler far
scattare le clausole di salvaguardia
e ha combattuto a lungo con il mini-


stro Tria, che invece voleva attivar-
le.

NESSUN FENOMENO

Insomma, non hanno mandato
gli italiani alle urne, come chiedeva-
no Salvini e la Meloni, in quanto
dovevano scendere in campo i fe-
nomeni a salvare il Paese dal tracol-
lo. Da quel che possiamo annusare
della Finanziaria che sarà, i fenome-
ni sono rimasti in panchina, o forse
non c’erano proprio. Chiunque era
in grado di partorire quattro provve-
dimenti fiscali messi in croce, per
lo più consistenti nell’ennesima
stretta sulla casa, in un taglio delle

detrazioni a chi denuncia i propri
guadagni e nel tetto al contante. La
pensata poi della lotteria che pre-
mia chi chiede lo scontrino è de-
gna di un Luna Park, oltre a fare a
pugni con l’aumento dei prelievi
sulle vincite dai giochi d’azzardo.
La realtà è semplice: la cassa del-
lo Stato è vuota e gli unici denari
sono nei risparmi privati, ai quali le
quattro sinistre di questo governo
(M5S, Pd, LeU e Italia Viva) danno
la caccia, come quelle che le hanno
precedute. Bisogna però stare at-
tenti a non eccedere, altrimenti gli
italiani se ne accorgono e Salvini
torna a furor di popolo.
Ecco allora che si cercano dei pre-

testi etici per imporre balzelli ideo-
logici. Ci hanno provato sulle me-
rendine, sul gasolio, sulle bibite, si-
curamente saranno ritoccate anco-
ra una volta le sigarette e i giochi.
Prosegue poi l’operazione di tratta-
re come moralmente riprovevole
avere due case. Trattasi di misure
note, provate e inutili quando non
dannose.
Il succo di questa manovra è il
deficit che la Ue ci consente di fare.
Festeggiamo come un successo
l’aumento del debito pubblico che
spinge le nuove generazioni a emi-
grare. Se questa sinistra di suppo-
sto governo non avesse la mano
della Ue sulla testa, si sarebbe già

dissolta sotto il peso della propria
inconsistenza. Questa manovra è
solo un biglietto staccato per un al-
tro giro di giostra a spese dei contri-
buenti. Non cambierà nulla e l’an-
no prossimo saremo daccapo, solo
con un debito più grande e un’eco-
nomia peggio messa. E meno male
che dovevano arrivare loro, i not-
tambuli dei conti, a salvarci. L’uni-
ca loro strategia è criminalizzare e
dare la caccia a ogni ricchezza spe-
rando che gli italiani inizino a spen-
dere e spandere piuttosto che dare i
soldi allo Stato e facciano così ripar-
tire l’economia. Un po’ poco come
visione per essere dei fenomeni.
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SANDRO IACOMETTI


■Col favore delle tenebre la maggio-
ranza giallorossa ha messo a punto il
Documento programmatico di bilan-
cio che doveva essere spedito a Bruxel-
les entro la mezzanotte di ieri. Al di là
delle grandi cifre, che ricalcano sostan-
zialmente quelle contenute nel Def,
molte delle caselle della prossima leg-
ge di bilancio sono ancora oggetto di
trattativa. Sia sul fronte delle coperture
sia su quello degli interventi. E le distan-
ze politiche sulle singole misure resta-
no ampie. Motivo per cui il decreto fi-
scale e la manovra sono stati discussi
durante il Consiglio dei ministri fino a
tarda notte. Per l’accordo definitivo po-
trebbe esserci la necessità di una secon-
da riunione, forse lunedì 21.
Il governo ostenta ottimismo. Il mini-
stro dell’Economia, Roberto Gualtieri,
definisce «dettagli» le questioni ancora
aperte e assicura che «il quadro di fon-
do è definito». Anche il premier Giusep-
pe Conte celebra lo «sforzo significati-
vo» fatto per usare le «non molte» risor-
se a disposizione per dare «potere d’ac-
quisto» ai lavoratori dipendenti.


FINO ALL’ULTIMO EURO

La realtà è che si sta litigando fino
all’ultimo euro. Le barricate di Luigi Di
Maio su Quota 100 alla fine hanno avu-
to la meglio sulle richieste di Matteo
Renzi, che voleva da subito iniziare a
smantellare l’anticipo pensionistico in-


trodotto dal precedente esecutivo. I
Dem, dal canto loro, hanno portato a
casa il cuneo fiscale nella versione “ze-
ro soldi alle imprese”. Il taglio, salito da
2,7 a 3 miliardi per il 2020 (6 miliardi a
regime) interverrà solo sulla parte di
contributi a carico dei lavoratori. Sfu-
ma, dunque, l’ipotesi caldeggiata dai
Cinquestelle di utilizzare una quota di
alleggerimento fiscale come compensa-
zione alle imprese per i maggiori oneri
prodotti dal salario minimo, la cui intro-
duzione a questo punto è in forse.
Ma tra Pd e M5S si battaglia su tutto.
Ai grillini non piace l’idea, prevista nel
dl fiscale, di abbassare la soglia del con-
tante a mille euro. Terreno su cui c’è
anche il sostegno di Renzi, considerato
che fu proprio lui a riportarla a 3mila
dopo la sforbiciata di Monti. I Dem, in-
vece, restano scettici sull’inasprimento
delle pene per i grandi evasori.
Il terrore di tutti è che la manovra,
come talvolta accade, invece di un vola-
no per dare forza alla coalizione e fare
da traino alle prossime elezioni regio-

nali dove Pd e M5S si troveranno a cor-
rere insieme, possa rivelarsi un clamo-
roso boomerang. Per ora da gettare in
pasto agli elettori c’è veramente poco.

INTERVENTI STRIMINZITI

Certo, il governo ha trovato i 23 mi-
liardi per disinnescare le clausole di sal-
vaguardia, ma quello era un impegno
preso anche dal precedente governo e
nessuno ha mai creduto veramente
che gli aumenti potessero scattare, an-
che se l’insistenza con cui i Dem conti-
nuavano a parlare di rimodulazione
dell’Iva ha fatto tremare gli italiani per
diverse settimane. Gli interventi, però,
sono assai striminziti. Un taglio irriso-
rio del cuneo, un contententino per i
pensionati (si parla di 6 euro l’anno per
gli assegni fino a 2.000 euro lordi), qual-
che rifinanziamento per Industria 4.0 e
il fondo per le Pmi, una promessa di
soldi (che devono ancora essere trova-
ti) per il rinnovo dei contratti degli stata-
li.

Di contro, il menù sul fronte delle
tasse è corposo. Il gettito previsto è po-
ca roba. Dal decreto fiscale arriveranno
meno di 3 miliardi, ma i soldi arriveran-
no da una miriade di piccoli, odiosi bal-
zelli che colpiranno principalmente il
ceto medio e i lavoratori autonomi, co-
me la stretta sulle compensazioni per
le partite Iva o il taglio delle detrazioni
per i redditi medio alti. Senza contare
le numerose tasse di cui si discute, da
quella sulla plastica a quelle sulle siga-
rette, da quella sulla fortuna a quella
sullo zucchero, fino al possibile rincaro
delle imposte sulla casa.
L’elenco è ancora in evoluzione, ma
alla fine il risultato sarà quello di un
ulteriore ingarbuglio del sistema fisca-
le e dell’aumento della pressione tribu-
taria. Una miscela politicamente esplo-
siva, che potrebbe facilmente ridare
slancio a chi, da mesi, sosteneva di vo-
ler dare un calcio al vecchio fisco sosti-
tuendo i mille balzelli con un’unica, leg-
gerissima aliquota.
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Stangata


Le scuole guida


pagheranno l’Iva


solo per il futuro


COMPROMESSO AL BUIO


Di Maio vince su Quota 100


I Dem la spuntano sul cuneo


Il governo a tarda sera trova l’intesa sul quadro complessivo, ma non sui dettagli


M5S difende l’anticipo pensionistico, il Pd vuole lasciare a secco le imprese


5
mercoledì
16 ottobre
2019

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