L\'Espresso - 20.10.2019

(Steven Felgate) #1
Prima Pagina

Foto: V. Pinto / AFP / Getty Images


sore Generale, initi in operazioni inan-
ziarie che a parere dei magistrati mostra-
no «vistose irregolarità», oltre ad aprire
«scenari inquietanti».
Non è tutto. Altri documenti riservati
evidenziano come l’investigazione, partita
il 2 luglio grazie a una denuncia del diret-
tore generale dello Ior Gian Franco Mam-
mì, sia probabilmente meno accurata di
quanto papa Bergoglio - che l’ha autorizza-
ta con un rescritto il 5 luglio - credesse.
Studiando le carte e la scansione tempo-
rale degli eventi, è evidente che l’inchiesta
possa essere usata per sostenere gli inte-
ressi particolari delle tante fazioni che si
combattono in Vaticano. Un fuoco incro-
ciato che ha coinvolto persino l’Aif, l’orga-
nismo antiriciclaggio voluto da Benedetto
XVI, il cui direttore Di Ruzza è stato per-
quisito e sospeso perché sospettato, si leg-
ge nelle accuse degli inquirenti, «di aver
trascurato le anomalie dell’operazione»
londinese e di aver addirittura favorito «in
qualità di intermediario inanziario» il
m a n a g e r To r z i.
«Di Ruzza con c’entra nulla in realtà.
Così si indebolisce l’Aif, se ne metta in pe-
ricolo l’indipendenza con ripercussioni
pesanti all’estero» chiosano autorevoli
collaboratori del ponteice. «Lo scandalo
inanziario è grave, ma non si faccia una
caccia alle streghe, sennò precipiteremo
tutti nel caos».

IL PALAZZO D’ORO
Partiamo dall’inizio della storia. Dall’otto-
bre 2012, quando Rafaele Mincione, un i-
nanziere italiano ormai assai noto per aver
tentato la scalata alla Popolare di Milano e
a Banca Carige, viene contattato da un ex
manager di Mediobanca, Ivan Simetovic.
«Ivan lo conoscevo da tempo. Mi mise in
contatto con Enrico Crasso, allora dirigen-
te di Credit Suisse», spiega all’Espresso
Mincione. «Incontrai Crasso nel suo ui-
cio e mi spiegò che loro gestivano parte im-
portante del patrimonio del Vaticano. Mi
chiesero se volevo fare l’advisor per un in-
vestimento da 200 milioni di dollari per
un’operazione petrolifera in Angola». L’i-
dea della segreteria di Stato, allora guidata
dal cardinale Tarcisio Bertone e dal sosti-
tuto Becciu (che è stato nunzio in Angola
dal 2001 al 2009) era quella di investire in
una piattaforma petrolifera al largo del-

Papa Francesco
in un momento
della Via Crucis
del venerdì santo
di quest’anno

Edgar Peña Parra, fedelissimo di France-
sco nominato appena un anno fa.
L’inchiesta - in cui vengono citati inan-
zieri d’assalto come Rafaele Mincione e
broker meno conosciuti come Gianluigi
Torzi - rivela inoltre che la Segreteria di
Stato nell’anno di grazia 2019 possieda e
gestisca fondi extrabilancio per la bellezza
di 650 milioni di euro, «derivanti in massi-
ma parte dalle donazioni ricevute dal San-
to Padre per opere di carità e per il sosten-
tamento della Curia Romana». Si tratta
dell’Obolo di San Pietro, che dovrebbe es-
sere destinato ai poveri e ai bisognosi e che
invece il Vaticano investe in spericolate
operazioni speculative. Con l’aiuto, in pri-
mis, di Credit Suisse, «nelle cui iliali sviz-
zere e italiane risulta versato circa il 77 per
cento del patrimonio gestito». Circa «500
milioni di euro», segnala l’Uicio del Revi-
Free download pdf