L\'Espresso - 20.10.2019

(Steven Felgate) #1

Foto: AFP / Getty Images


Idee Interpreti del presente


abitanti. La politica nel suo senso più no-
bile signiica rendere questo mondo un luogo
umano. Spero che la politica si liberi dall’os-
sessione economica e torni a servire la civiltà».
Nel suo ultimo libro oppone i “planeta-
ri” ai difensori delle radici, l’open society
all’identità. Per deinire la nuova umanità
planetaria cita il ilosofo Pierre Lévy: «Non
ci riconosciamo più in una professione,
in una nazione o in un’identità». Vivere in
una società aperta impedisce ai cittadini di
formarsi un’identità?
«No, non necessariamente. C’è una divisione
crescente tra ciò che il sociologo inglese David
Goodhart chiama “i somewhere”, le persone di
“qualche parte”, e “gli anywhere”, le persone di
“dappertutto”. I secondi sono i privilegiati che
vantano una superiorità morale rispetto agli
altri. Dicono: siamo migliori, perché vediamo
lontano, siamo cosmopoliti. Sono senza terra
e pensano di essere cosmopoliti, sono radicati
nella tecnologia e pensano di essere sradicati.
Contesto questa superiorità morale».
Nel “Nuovo disordine amoroso”, scritto
con Pascal Bruckner, segna una distanza
rispetto alla rivoluzione sessuale e all’in-
vito a godere senza ostacoli. Applicazioni
come Tinder consentono di accedere a un
ampio catalogo di potenziali partner ses-
suali in pochi clic. C’è una relazione tra
Tinder e la rivoluzione sessuale del ’68?
«Nel ’68 ci siamo sbarazzati degli ultimi resti
della moralità puritana. Questo non ha favo-
rito la rivoluzione sessuale, ma il consumo
sessuale. Osservo che le applicazioni Meetic
o Tinder tendono a sostituire l’Incontro. Per
fortuna, non appartengo a questa generazio-
ne, sono felice di aver fatto veri incontri, di non
aver conosciuto l’era del commercio erotico o
del commercio dell’amore. Oggi le neofemmi-
niste criticano la dominazione maschile, sono
guidate dall’idea di una perfetta uguaglianza
nei rapporti; alcune criticano persino l’atto
della penetrazione perché testimonierebbe la
brutalità del potere degli uomini. Questo in-
terrogatorio sulla sessualità maschile è ridico-
lo e non rende la vita facile ai giovani».
La questione migratoria è sempre più deci-
siva. Cosa pensa del modo in cui il fenome-
no è gestito dall’Europa?
«La questione è centrale in Europa, il cambia-
mento demograico è un evento enorme e non
sappiamo come l’Unione risolverà questo pro-
blema. I benpensanti francesi dicono che la
Francia è un paese ricco della sua diversità. È


assurdo, è ricco dei suoi territori perduti, della
sua frammentazione in comunità sempre più
ostili, ricco di salaismo, sempre più presente
nelle periferie. In un libro di conidenze fatte a
due giornalisti di Le Monde il presidente Hol-
lande ha detto che la Francia potrebbe diriger-
si verso la divisione. Parliamo costantemente
di vivere insieme, ma questo termine grotte-
sco nasconde la frammentazione, la frattura.
Quando oggi afermiamo questo, non solo sia-
mo accusati di essere reazionari, ma anche di
fare il gioco dell’estrema destra».
In molti notano come in Italia stia avan-
zando un nuovo fascismo. È d’accordo?
«Quello che vedo è che in tutta Europa sia-
mo trattati come fascisti per un sì o per un
no. L’Europa traumatizzata da Hitler crede di
aver imparato la lezione aprendo le porte ai
migranti. Ma oggi in Francia, in Svezia l’antise-
mitismo è un prodotto di importazione. L’an-
tisemitismo nativo è residuo e non è questo
che caccia un certo numero di ebrei da certe
periferie francesi. Come ha detto il giornalista
Jacques Julliard, «la Francia oggi è un paese
repellente per gli ebrei e attraente per i mu-
sulmani». Sono scettico rispetto al termine
“fascista”, perché rilette una mancanza di
conoscenza dei tempi attuali. Resta il fatto che
in Italia, mi dicono, l’antisemitismo stia rina-
scendo nella sua forma nazionalista di estre-
ma destra. Se è vero signiica che la situazione
francese è diversa da quella italiana. In Francia
l’antisemitismo è arabo-musulmano e della si-
nistra pro-Islam».
La Commissione Ue ha introdotto un posto
di vicepresidente per la protezione dello
“stile di vita europeo”. Che ne pensa?
«È straordinario. L’Europa pensava a se stes-
sa come pura costruzione, insieme di norme
e procedure. Oggi ci rendiamo conto che l’Ue
è qualcos’altro e che non è né l’America né l’A-
rabia Saudita, e ce ne rendiamo conto come
efetto dell’immigrazione di massa. L’Euro-
pa sta riprendendo contatto con se stessa, e
questo provoca la riprovazione della sinistra
morale, che ha due argomenti: primo, non esi-
ste uno stile di vita europeo; secondo, lo stile
di vita europeo non ha bisogno di protezione.
E invece no: io dico che esiste uno stile di vita
europeo, ovvero una certa relazione tra i sessi,
e che sì, merita di essere difeso e protetto per-
ché è sempre più minacciato dall’interno. Non
volendo fare discriminazioni né esclusioni
arriviamo a dire che l’Europa non è altro che
ospitalità. E questo è puro nichilismo». Q

Un ritratto di Milan Kundera.
Le sue tesi sull’identità sono
molto apprezzate da Finkielkraut
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