L\'Espresso - 20.10.2019

(Steven Felgate) #1
Noi e Voi

1500 CHILOMETRI PER UNA PERA A KM ZERO

RISPONDE STEFANIA ROSSINI [ [email protected] ]

denti, non c’è una pianta di cafè in tutta Europa! Vorrei
essere Verde! Maurizio Grotta, Verona

Ecco lo sfogo sorridente di un ambientalista perplesso.
Giocando sul paradosso, il signor Grotta mette in ila i
dubbi e le incertezze di ogni bravo consumatore che vor-
rebbe fare la sua piccola parte nella battaglia per salva-
re il Pianeta (come Greta e i milioni di Fridays for Future
ormai gli impongono) ma anche tutelare la sua buona
salute. Così raggiunge in auto i mercatini a km zero, o
qualcuno in più, ma scopre di produrre parecchio Co2
e quindi contribuire allo scongelamento dei ghiacciai.
Al supermercato non va meglio: i chilometri che frutta
e verdura italiane macinano per arrivare ai banconi
equivalgono a quelli che lui fa in un anno. E meno male
che non considera le mele che, invece che dal Trentino,
arrivano dalla Cina con i loro 8000 km sul groppone.
Però si tiene alla larga dall’olio di palma, prodotto di cui
non sappiamo quasi niente ma che abbiamo imparato a
aborrire soltanto perché tutte le confezioni assicurano
di non farne uso. Quando cerca di coniugare nostalgia e
progresso e, forse nel ricordo delle bottiglie del latte che
ino agli anni ’70 si riportavano al venditore, vorrebbe
farsi mettere gli alimenti in vaschette di vetro, si fa ride-
re in faccia. In quanto ai riiuti, vive il travaglio di tutti
noi. Ai quali forse non resta che arrendersi e dare piena
delega ai nostri giovanissimi combattenti dell’ambien-
te, spinti dall’entusiasmo e graziati dall’innocenza. Q

ECCO SPIEGATO IL VOTO
PLEBISCITARIO SUL TAGLIO
DEI PARLAMENTARI
Vorrei interpretare in altro
modo la manifestazione
plebiscitaria per il taglio
dei parlamentari, nel
senso di vederla come
un ulteriore tentativo da
parte della classe politica
attuale di modiicare la
Costituzione. Dal Titolo V
al referendum renziano
per l’abolizione del
Senato, proseguendo con
i reiterati tentativi della
destra per la nomina
diretta del Presidente
della Repubblica, con
l’imposizione salviniana,


razzista e xenofoba, di
eliminare l’art. 3, con
l’ignorare le parti relative
alle imposte progressive
sul reddito. E ancora
con il disconoscimento
dell’articolo 67 che non
impone a nessun eletto il
vincolo di mandato, con
la maldestra forzatura
sull’interpretazione
del secondo comma
dell’articolo 1 (la sovranità
appartiene al popolo...
omissis), con l’effettiva
mancata attuazione del
diritto all’esercizio della
libertà democratica
indicata nell’articolo
21, con l’assenza dei

requisiti di disciplina e
onore dei Parlamentari
imputati di reati comuni
e di corruzione, con la
possibilità di sfuggire
alla giustizia con un
voto parlamentare di
parte, con il tentativo di
dividere l’Italia in due
parti contrapposte (contro
l’art. 5). Si rovescia
così la funzione primaria
dell’esecutivo, impegnato
solennemente al rispetto
della Costituzione,
impegno giurato e
sottoscritto all’atto
dell’accettazione dei
mandati ministeriali.
Bando all’ipocrisia di

tanti che intitolano le
proprie forze politiche in
nome dell’Italia mentre
si accingono, attivamente
o passivamente, ad
affossare la Costituzione.
È vero, e storicamente
acquisito, il diritto dei
popoli di modiicare la
propria Costituzione
secondo l’evoluzione dei
tempi e delle società, ma
è altrettanto vero che il
tentativo di modiicare
o ignorare in tutto o in
parte la Costituzione è
stata prerogativa delle
dittature ovunque si siano
instaurate.
Claudio Villari

N. 43
20 OTTOBRE 2019

Cara Rossini, ogni sabato mattina frequento il mercato a
km zero, freschezza, qualità, impatto minimo. Ma sono 16
i km che mi dividono dal mercato zero più vicino, quindi
130 km al mese per le pesche, le pere e le verze del mio ter-
ritorio. Che buone le arance di Sicilia ma sono 1.500 km di
camion o forse di treno. Gli stessi che io faccio in un anno
per le pesche e le verze. Vorrei essere verde e non so se
1.500 km si sposano con il verde. Quindi niente arance e
nemmeno le ostriche di Cancalein Bretagna: sono sempre
1.500 km. Faccio spesa in due o tre supermercati. Grandi
catene. Le pesche a volte sono spagnole, le pere a volte ar-
gentine. Le verze italiane. Ma l’Italia è lunga! Non ci sono
dispenser per i detersivi liquidi. Ho chiesto un qualsiasi
dentifricio senza incarto (che non leggo e che butto via
rigorosamente nel riciclo). Se porto una vaschetta di vetro
mi ci mettete il formaggio? No! La mostarda? No! Il pro-
sciutto? No e no. I biscotti? Senza olio di palma! E al posto
dell’olio di palma che c’è? Allora passo al pesce, quello è
verde, viene dal mare che a Verona non c’è quindi qualche
km lo potrà pur fare... o no? Ma perché sta nella vaschet-
ta di polistirolo? Allora vado dall’altro quello che mette il
branzino nella carta e poi in un secondo sacchetto. E la
carta del pesce dove la butto? Puzza nella carta ma anche
nel secco, lì per due settimane! Accidenti che caos, vorrei
essere verde ma mi sembra di esser grigio. Eppure ananas
e banane, le ho bandite da tempo, ma quanta strada fanno
per arrivare in qui? Non mi rimane che un buon cafè.
Nero, forte, ristretto assolutamente senza zucchero. Acci-

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