Corriere della Sera - 26.10.2019

(coco) #1


CorrieredellaSera Sabato26Ottobre2019 17


Cronache


Pasticcionelcalcolodellapena


Scarceratoilbosspluriomicida


Il ricorso viene accolto: libero per la seconda volta l’ergastolano Paviglianiti


IlegalidiCucchi


«Sconveniente


che quel giudice


guidi il processo


ai carabinieri»


P


otrebbero esserci
«gravi ragioni di
convenienza» a
consigliare che non sia il
giudice designato
Federico Bona Galvagno a
celebrare il processo agli
otto carabinieri (tra cui un
generale, trecolonnelli e
un capitano) imputati per
i depistaggi sulla morte di
Stefano Cucchi. Legate alla
sua partecipazione, lo
scorso anno, ad almeno
un paio diconvegni sul
ruolo dell’Arma, insieme
all’ex comandante
generale Tullio Del Sette.
Gli avvocati della famiglia
CucchiFabio Anselmo e
Stefano Maccioni,con i
colleghi Massimo Mauro,
Corrado Olivieri e Diego
Perugini che assistono gli
agenti penitenziari
processati e assolti nel
primo processo, hanno
chiesto al presidente del
tribunale Francesco
Monastero divalutare se il
magistrato debba
astenersi dall’incarico.
Una mossa preventiva da
cui s’intuisce l’importanza
del dibattimento che
prenderà il via il prossimo

12 novembre. L’istanza dei
legali ricorda i due eventi
del 2018 — uno dei quali
dedicato a «l’Arma oggi,
tra leforze dell’ordine» —
che hanno vistoco-relatori
Bona Galvagno e Del Sette,
traendo questa
conclusione: «Dato il
clima diforte sospetto che
connota l’opinione
pubblica sultema oggetto
del processo, la
divulgazione mediatica
delle informazioni sopra
riportate (iconvegni, ndr )
potrebbero far nascere
speculazioni che
finirebbero per influire sul
clima di sereno giudizio».
Anche perché Del Sette
sarà probabilmente
chiamato atestimoniare
dagli avvocati dei Cucchi.
Toccherà ora al giudice
Bona Galvagno decidere se
astenersi o meno. Contro i
carabinieri accusati di
falso, omessa denuncia,
favoreggiamento e
calunnia, accanto alla
famiglia Cucchi e agli
agenti penitenziaris’è
costituito parte civile, per
conto dell’Arma, anche il
comandante generale
Giovanni Nistri, succeduto
a Del Sette a gennaio 2018.
©RIPRODUZIONERISERVATA

StefanoCucchi,mortonel


IlcapodellaPoliziaLenuoveregolepergliagenti


«Più riserbo


su socialeweb»


«Massimo equilibrio,cautela e attenzione nella
partecipazione a discussioni suforum sulweb». Perché
«basta un like» per arrecare «danno a tutto ilcorpo». È dura
la cir colare delcapo dellaPolizia Franco Gabrielli ai suoi
uomini, che detta le linee dicomportamento su social e chat.

PrefettoFrancoGabrielli,59anni,capodellaPoliziadal2016.InpassatohaguidatolaProtezioneCivile(Lapresse)


MILANOIn carcereper sempre.
No, dentro per 30 anni su 168
teorici. No, dopo 23 anni, fuo-
ri per sempre. No, fuori solo
per 24 ore, e poi di nuovo den-
tro fino al 2024. No, di nuovo
fuori, e per sempre.
Perquantostordenti come
pallinevolanti su unaroulette
impazzita, sonoregole.Ele
regole non si possonoforzare,
neanche percercaredi tenere
comunque incarcereun plu-
riomicida ergastolano di
‘ndrangheta, che in estate era
stato liberato da un particola-
rissimo rimbalzo di norme.
Così il 58enne Domenico
Paviglianiti una settimana fa,
senza che si sia saputo, per la
secondavolta in due mesi è
stato scarcerato dai magistrati
per «fine pena». Ma stavolta
definitivamente: proprio lui
che in agosto era stato riarre-
stato, appena 24 ore dopo es-
serestatoliberatograzie alla
commutazione in 30 anni del
suo ergastolo (peraltro di tipo
ostativoaqualunque benefi-
cio),epoi alcomputoche
glieliconsiderava già giuridi-
camente scontati pur a fronte
di 23 anni trascorsi incella.
L’ergastolo, maturatonel
2002 in base alla norma che lo


fa discendere da duecondan-
ne superiori ciascuna a 24 an-
ni (e lui, su 8 sentenze, ne ave-
va quattro a 30 anni per altret-
tanti omicidi), gli era stato an-
nullatodue mesi fa perché
l’Italia nel 2002 non avevari-
spettatolaparola data alla
Spagna nel 1999 e 2006 che il
superlatitante, làcatturato nel
1996, qui non sarebbe stato
sottoposto alcarcerea vita, al-
l’epoca noncontemplato della
legislazione iberica.
Caduto l’ergastolo, i 168 an-
ni di somma aritmetica diot-
to sentenzedicondanna era-
no stati assorbiti, a norma di
legge, neltetto massimo am-
messo in Italia da scontare in
cella, 30 anni. Maaquesto
punto, oltre a 3 anni e mezzo
«fungibili» ad altro titolo, gli


avvocati Mirna Raschi e Mari-
na Silvia Mori avevano fatto
valere anche la detrazione di 3
anni per un indulto, e di oltre
5anni (1.815 giorni) di «libe-
razione anticipata» (45 giorni
per legge ogni 6 mesi espiati):

sicchéPaviglianiti, dopo 23
anni dicella, afebbraio 2019
risultavaavergià raggiuntoe
anzi superato iltetto massimo
dei 30 anni. E il 4 agosto il gip
aveva dovuto ordinarne «l’im-
mediata scarcerazione».

Ma la libertà era durata 24
ore, perché a razzo la Procura
di Bologna gli aveva applicato
un conteggio diverso da quel-
lo della Procura Generale di
Reggio Calabria nel 2002: un
nuovo calcolo checollocava il
fine pena diPaviglianiti non
più all’11febbraio 2019, ma al
24 gennaio 2027, facendo leva
su unacondanna del 2005 (
anni per associazione mafio-
sa a Reggio Calabria) che però
anche a un osservatore ester-
no pareva già tra quelleconsi-
derate nel primoconto.
Einfatti adesso il gip Do-
menico Truppa rileva che il ri-
corso diPaviglianiti èfondato
proprio perché «è evidente»
che quella sentenza «non è un
elementodinovità soprag-
giunto», in quanto «non solo
era statavalutata» nel primo
computo del 2002 ma «è stata
valutata» già anche dal gip
che due mesi facommutò l’er-
gastoloin30anni: «Era que-
sto provvedimento che avreb-
be», se mai, «dovutoessere
impugnatoinCassazione»,
ma «tale opzione non è stata
perseguita dal pm».
LuigiFerrarella
[email protected]
©RIPRODUZIONERISERVATA

Fermato
IlbossDomenico
Paviglianiti,
58anni,
inunavecchia
fotografia

Napoli


Preso lo stalker


di Quagliarella


A


tti persecutori,
calunnia e sostitu-
zione di persona.
Sono le accuse che hanno
portato all’arresto del
poliziotto Raffaele Piccolo,
54 anni. Ireati contestati,
tra il 2006 ed il 2010, sono
stati consumati a danno di
numerosi imprenditori e
professionisti, tra i quali il
calciatore,ex Napoli,
Fabio Quagliarella e Guido
Lembo, gestore della
taverna «Anema e Core»
di Capri.
©RIPRODUZIONERISERVATA

diGiovanniBianconi

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