Corriere della Sera - 26.10.2019

(coco) #1


CorrieredellaSera Sabato26Ottobre2019
TERZAPAGINA


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Napoli nonfarelapermalosa


L’anima snob diunacapitale


IdentitàVico,Croce,EduardoeifandiMaradonanelvolumediMarcoDemarcoeditodaGuida


«L


a parola chiave è
Naploitation. È
una parola-ma-
cedonia, inven-
tata mettendone insieme due:
Naples e exploitation , sfrutta-
mento, in modo da avere a di-
sposizione unavariantedi
blaxpoitation .Cioè del
neologismo che gli
americani usano per
indicare lo sfruttamen-
tomediatico( exploita-
tion )dell’essereneri
( black )dapartedegli
stessi neri».
Ecco,seunnon-na-
poletano avesse scritto
questa frase, e attorno a
questa frase un libro
conlostesso titolo, ri-
schierebbe di farelafine di
Luisa SanfeliceeEleonora
FonsecaPimentel, che fino a
qualche anno fa eranocele-
bratecome eroine e ora si ri-
trovano maledettecome ne-
miche del popolo. L’autore di
Naploitation (pubblicatoda
Guida editori) è per suafortu-
na napoletanissimo: Marco
Demarco,ilfondatoredel
«Corrieredel Mezzogiorno»,
che alla sua città ha dedicato i
saggi più brillanti usciti negli
ultimi anni su quel fascinoso
misterocheresta Napoli. Ma
anchecosì questa frase, insie-
mecon molte altre del libro, è
segno dicoraggio intellettua-
le.
Perché, proprio mentreri-
conquista la suacentralità
culturale e lo status dicapitale
che le spetta, proprio mentre
il mondo legge Gomorra ed
ElenaFerrante, Napoli sem-
bra essere diventata una città
permalosa. Napoliècome la
mamma; la possono criticare
soloifigli, cioèinapoletani;
gli altri sono tutti nemici,co-
meipiemontesi invasorieil
massacratoreCialdini (che
era di Modena, ma pazienza).
Alfenomeno neoborboni-
coDemarcoha già dedicato
un saggio anch’essocoraggio-
so, Terronismo. Ora amplia la
sua analisi.Partendo da due
racconti. Del primo è protago-
nista lo stesso autore.Ungior-
no lo chiama Mimmo Di Fran-
cia, cui si devono Champagne
ealtrecanzoni diPeppino di
Capri: «HoRoberto Murolo a
cena, vieni?». Demarcova, in-
siemeconPaolo Mieli, allora
direttore editoriale diRcs, che
è a Napoli per i primi numeri
del «Corrieredel Mezzogior-
no». Murolo, accarezzando la
chitarra,cantaconunfilo di
vocele meravigliosecanzoni
napoletane del suoreperto-
rio; più duecanzoni francesi.
ScriveDemarco:«In seguito
mi ècapitato piùvolte di rac-
contare quell’incontro, e sem-
pre più spesso qualcosa rima-
neva fuori. Mivantavo di aver
sentito Murolo dal vivo, acasa
di amici; ma subito dopo ag-
giungevoche quella sera il
maestroavevacantatosolo
canzoni francesi, di Brel e
Brassens. Silenziavoquelle

napoletane. Senzarendermi
conto, facevo lo snob».
Il secondo raccontohaper
protagonistaPaolo Sorrenti-
no, che in un’intervista al
«Corriere» racconta di aver ti-
fato per l’Argentina nella mi-
ticasemifinale di Italia 90 al
SanPaolo, «come tutto lo sta-
dio». Demarco contesta que-
sta affermazione, citaasuo
sostegno i video suYouTube e
altritestimoni,come il gior-
nalista Gianluca Abate, secon-
do cui il SanPaolo tifò Italia e
Maradona fu addirittura fi-
schiato al momento del rigore
decisivo(cheovviamentese-
gnò). Si chiede Demarco:
«Come si spiega questa dop-
piarealtà? Come si spiega che
molti napoletani, percompia-
cerechi li ascoltava, abbiano
poi aderito a quella più stere-
otipata?». L’autorechiama in
soccorso AntonioPascale: «Se
tu mi dici che i napoletani so-

no simpatici, poi succede che
ti aspetti da me la simpatia, e
sai chec’è: a me dispiace delu-
derti e allora faccio il simpati-
co, e quindi il tuo immagina-
rio influenza il mio,vaa finire
cherecitiamo entrambi...». E
Va leriaParrella: «È una sensa-
zionevagamente dolce, quan-
do aderisci all’immagine che
ti danno gli altri:come un do-
loreche sta passando sotto
l’effetto del farmaco. Ti arren-
diaessereunpocomeno di
quello che sei. Che già la vita
cene dà troppe occasioni, di
sentirci diversi dagli altri e so-
li comecani».

Sfruttare ilvantaggio di es-
serenapoletani quindi può
servire, ma può anche provo-
carefrustrazioneedolore.
Spiega Demarcoche «la na-
poletanità ci sta bene quando
aiutaarisultaresimpatici; ci
sta male quando su quella su-
perficie di simpatiavediamo
affiorareilpregiudizio, cioè
tutte quellecose che si dicono
su noinapoletani, che siamo
law free , che facciamo quello
che ci pare senza alcun rispet-
to per leregole e per loStato».
La napoletanità, fa notare
l’autore,èconsiderata di de-
stra; perché rimanda al sotto-
proletariatoenon alla classe
operaia, alla piccola borghe-
sia e non all’avanguardia rivo-
luzionaria, alla tradizione e
non al sol dell’avvenire. La
condanna della napoletanità
viene esplicitataasinistra ai
tempi di Achille Lauro, napo-
letanoe«napoletanista» per
eccellenza. Ma viene in parte
sdoganata da Antonio Ghirel-
li, che nel suo libro-inchiesta
intitolato appunto La napole-
tanità ne dà una lettura posi-
tiva. Qui il saggio di Demarco
si inoltra in un’analisicoltissi-
ma che sarebbe impossibile
riassumereinpoche righe, e
che ci porta nelle opere di Ba-
sile, Vico, Croce, Marino, Fi-
langieri, Cuoco, De Sanctis,
Labriola, Spaventa, Eduardo,
fino a La Capria, Marotta, Ga-
lasso, Macry (occasione per
rifletteresull’enormecontri-
buto di Napoli alla cultura oc-
cidentale), ma anche nella
curva B degli ultrà napoletani,
traicultori del gomorrismo,
nei nuovi musei di artecon-
temporanea, nellacensura in-
flitta da Mario Martone alca-
polavorodiEduardo, sulle
traccediTotòe Riccardo Mu-
ti, fino alle malversazioni di
Bassolino e De Magistris, dal-
l’autoredenunciatepertem-
po.Unlibrofitto, nell’impo-
stazione e financo neicaratte-
ri di stampa, che però chi ama
Napoli — e pure gli stolti che
la odiano — non può non leg-
gere.
©RIPRODUZIONERISERVATA

diAldoCazzullo


Murales dedicati a Totò in via Portacarrese a Montecalvario, Quartieri Spagnoli, Napoli (Ansa / Cesare Abbate)


Sacerdoteeintellettuale


Adieciannidallamorte


convegnoaRoma


suGianniBagetBozzo


Dieci annifascompariva Gianni Baget Bozzo,
figura eclettica di intellettuale,teologo,
storico, sacerdote,commentatore politico.
Nato nel 1925, fu dicerto uno degli
esponenti più originali della culturacattolica,
legato prima a Giuseppe Dossetti e poi al
cardinale di Genova (la sua città) Giuseppe
Siri. Baget Bozzo, oltre a scrivere saggi molto
importanti sulla Democrazia cristiana, di cui
era stato esponente giovanile,aveva

IlsupplementoSpecialeLuccaComics


S


embra lui stesso un fumetto, DonRo-
sa. Colorato, sorridente e rassicurante,
come appare nellafotoa pagina 2 sul
nuovonumero de «la Lettura» #413, in
edicola fino a sabato 2 novembrecon laco-
pertina firmata dall’artista Milo Manara (sot-
to). Il supplemento si apre appuntocon
un’intervista — di Giulio Giorello e Luca
Guzzardi — al grande (ogni tanto gli elogi
sono necessari)Keno Don HugoRosa. È lui
— ospite di LuccaComics & Games — che,
dopo aver lasciato l’impiego nell’azienda di
famiglia, dal 1986 si è dedicato ai personaggi
Disney e nel 1991 ha iniziato a lavorare al-
l’opera più importante, la Saga diPaperon
de’ Paperoni , pubblicata tra il 1992 e il 1994.
Una storia in particolare — datata 1952 — lo
folgorò sulla via di Damasco, facendolo ap-
passionare ai fumetti, Zio Paperone e la di-
sfida dei dollari di Carl Barks, il creatore di
Paperopoli.
«Cominciavo acapire — racconta Don
Rosa — che quei personaggi non erano
“animaletti divertenti”, ma proprio gli indi-
vidui che si potevano incontrare ogni gior-
no: iPaperi agivanocome loro, avevano
emozionicome loro,vestivanocome loro
(...). I riferimen-
ti storici, le
emozioni,
l’azione serra-
ta... è perfetto! È
semplicemente
autentico. In
fondo sono
queste dueca-
ratteristiche —
la carica umana
deiPaperi e
l’immersione
nella storiarea-
le — che mi
fanno amare i
fumetti di
Barks». DonRosa ha dato un’anima non solo
avida a ZioPaperone: «Dovevoscovare un’al-
tra piega del suocarattere ecosì, nelle mie
storie l’ho rappresentatocome una mente
brillante, un personaggio istruito e straordi-
nariamente furbo». «La Lettura» #413 dedi-
ca20 pagine a LuccaComics & Games,
l’evento su fumetti, animazione, giochi di
ruolo, videogame che si svolgerà a Luccadal
30 ottobre al 3 novembre. La storia di Marco
Checchetto disegnatore Marvel italiano,
un’intervista diTeresa Ciabatti aJosephine
Yole Signorelli, in arte Fumettibrutti, la
graphic novel Cinzia di Leo Ortolani portata
in scena da Nicola Zavagli che racconta lo
spettacolo a Laura Zangarini: «È unacom-
media che parlacon leggerezza di amori e
umiliazioni di una trans incercadi lavoro».
CristinaTaglietti ha intervistato a Genova
SimonePerotti, autore per Mondadori di
Rapsodia mediterranea , in cui racconta gli
incontricon scrittori, artisti, poeti, migranti
e perseguitati politici nelcorso del suo viag-
gio in barcaa vela sulle sponde del Mediter-
raneo.Unviaggio iniziato nel 2013 a Messo-
longi, in Grecia, e incontinuo divenire.
Stefano Bucci annuncia invece icontenuti
della prossima Artissima diTorino (1-3 no-
vembre), unica fiera italiana dedicata alcon-
temporaneo, per ilterzo anno curata da Ila-
ria Bonacossa econ la partecipazione di 23
protagonisti. Iltema è «desiderio/censura»
e una sezione sarà dedicata altelefono. Nella
sua serie Identità (in)definite , che apre la
sezionePercorsi del supplemento, France-
sco Piccolo focalizza l’attenzione sul film
Otto e mezzo diFellini e sulla scena in cui
Mastroianni ècon le donne della sua vita: il
maschio che vuole tutto senza pagarne le
conseguenze. Chiude il numero il racconto
inedito di Alex Connor, ambientato negli
anni in cui Tiziano lavorava aVe nezia.
©RIPRODUZIONERISERVATA

diHelmutFailoni


«LaLettura»


conMiloManara


eZioPaperone


guardatocon interesse al presidenzialismo
diRandolfoPacciardi, al rinnovamento
socialista di Bettino Craxi, all’esperienza
politica di Silvio Berlusconi e diForza Italia.
Ma era stato anche a lungo una firma di
prestigio del quotidiano «laRepubblica» di
Eugenio Scalfari. Uomo dallafede intensa,
con forti tratti mistici, era stato ordinato
sacerdote nel 1967, ma per uncerto periodo
era stato sospeso adivinis in quanto

deputato europeo delPartito socialista. In
suo ricordo si tiene aRoma mercoledì 30
ottobre, presso laFondazione Ugo Spirito e
Renzo DeFelice (piazza delle Muse 25, ore
17) ilconvegno «Gianni Baget Bozzo. Un
intellettuale del Novecento italiano».
Partecipano: LuigiAccattoli, Nicola Guiso,
GiuseppeParlato,Paolo Sardos Albertini,
GiovanniTassani. (d.t.)
©RIPRODUZIONERISERVATA

Ambiguità
Avolteilpregiudizio
affiorasullasuperficie
disimpatiaverso
lospiritopartenopeo

Gianni
Baget Bozzo
(1925-2009)

IlfestivaloggiaMaratea


Lecittà«narranti»


sonopiùattrattive


U


n festival per discutere delle città,
della loroforza attrattiva, del modo
per raccontarle. A Villa Nitti di
Acquafredda di Maratea (Pz) è partita ieri
e prosegue oggi l’edizione-anteprima del
Festival delle città narranti, promosso
dallaFondazione Francesco Saverio Nitti
— a 100 anni dal governo Nitti — e dalla
Fondazione Matera-Basilicata 2019con
l’Università Iulm di Milano (e il suo
Osservatorio sul Public Branding) e l’Università della
Basilicata. Ieri, dopo i saluti del sindaco di Maratea Daniele
Stoppelli, del presidente della Basilicata Vito Bardi,
dell’assessore alla Cultura di Matera Giampaolo D’Andrea e
di Gianni Canova, rettore della Iulm, è stato illustrato il
progetto in vista dell’edizione 2020: interventi diStefano
Rolando, presidente dellaFondazione Nitti e direttore
scientifico dell’Osservatorio Iulm di Public Branding, e di
Salvatore Adduce, presidenteFondazione Matera-Basilicata


  1. Oggi, il racconto dell’esperienza narrativa di Matera
    2019 con SerafinoPaternoster,RossellaTarantino e
    RaffaellaPontrandolfi, leconclusioni diStefanoRolando e
    diPaoloVe rri, direttoreFondazione Matera-Basilicata 2019,
    il concerto finalecon le letture a cura di Antonio Fulfaro.


L’autore


●S’intitola
Naploitation.
Napoli,la
tradizionee
l’innovazione
il nuovo libro di
Marco
Demarco (nella
foto qui sopra)
pubblicato da
Guida (pagine
134, e 12)

●Nato a
Napoli nel
1955,
editorialista del
«Corriere della
Sera», Marco
Demarco è
stato
vicedirettore
dell’«Unità».
Ha fondato nel
1997 il
«Corriere del
Mezzogiorno»,
che ha diretto
fino al 2014

●Tra i libri di
Demarco:
L’altrametà
dellastoria
(Guida, 2007);
BassaItalia
(Guida, 2009);
Terronismo
(Rizzoli, 2011).
Sul dramma
della Terra dei
fuochi ha
scritto con il
sacerdote
Maurizio
Patriciello il
libro Non
aspettiamo
l’apocalisse
(Rizzoli, 2014) Paolo Verri
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