La Stampa - 26.10.2019

(ff) #1

PORDENONE


ITALIA


Pensionato

sbranato a morte

da due cani

Ferita la moglie

S


branato da due cani di raz-
za Amstaff sotto gli occhi
della moglie e del figlio. È
morto così Avellino Coraz-
za, 75 anni, falegname in
pensione. La tragedia è avvenuta a
Brugnera, paesino di mobilieri alle
porte di Pordenone. L’uomo ha aper-
to col telecomando il cancello della
villetta dove abitano la cognata e il ni-
pote per dar da mangiare ai tre cani,
due Amstaff e un Chow chow. I primi

due cani, che scorrazzavano liberi
nell’ampio giardino recintato hanno
assalito l’anziano. Avellino ha cerca-
to di sfuggire alla loro furia e le sue
grida strazianti hanno richiamato
fuori dalla villetta attigua la moglie
Maria Rina, 74 anni.

Il figlio ha sparato all’animale
Il pensionato è caduto sul vialetto
asfaltato, fra l’erba e il vigneto, con
gli Amstaff, uno marrone e l’altro ne-
ro, che si accanivano su di lui. Di fron-
te a quella scena terrificante Maria Ri-
na è accorsa subito in suo aiuto, ha
cercato di strapparlo ai cani, che si so-
no avventati anche su di lei, ferendo-
la alle gambe e alle braccia. Terroriz-
zata, l’anziana è riuscita a divincolar-
si dalla morsa ed è rientrata in casa a
cercare un telefono per chiamare il
118 e il figlio Giorgio, 45 anni, resi-
dente a una manciata di minuti di di-
stanza. Questi è arrivato a bordo di
un furgone, con il quale ha cercato di
allontanare i due animali dal papà,
ancora disteso a terra, sanguinante.
Ma loro non volevano smetterla. Il fi-
glio allora è sceso dal mezzo per soc-
correre il padre, che tendeva un brac-

cio in una muta richiesta di aiuto, ed è
stato a sua volta aggredito. Con i pan-
taloni a brandelli – i cani non sono riu-
sciti ad affondargli i denti nelle gam-
be – Giorgio si è precipitato nella vil-
letta dove si era rifugiata la mamma,
ha imbracciato il fucile del padre, è
tornato fuori e ha mirato, da cacciato-
re esperto, dritto all’Amstaff marro-
ne. Lo sparo ha ucciso il cane e allonta-
nato dall’uomo l’altro animale.
All’arrivo dei soccorritori, Avellino
era agonizzante: i cani gli hanno pro-
curato ferite profonde a volto, collo,
gambe, braccia e inguine. È spirato
poco dopo. La moglie è stata ricovera-
ta in ospedale: venti i giorni di pro-
gnosi per le ferite. Il figlio Giorgio, in
lacrime, è stato medicato sul posto:
sulla gamba destra gli è stata messa
una fasciatura, sulle braccia aveva
graffi. I carabinieri hanno delimitato
l’area: si temeva che l’Amstaff libero
potesse aggredire qualcun altro. È sta-
to contattato il proprietario del cane,
il nipote Massimo Sandrin, che è riu-
scito a catturarlo e a consegnarlo ai vi-
gili. L’animale è stato portato al rifu-
gio di Villotta di Chions. —
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MILANO


ITALIA


“Nessuno stupro”

Imputato liberato

dopo un anno

passato in cella

ROMA


ITALIA


Aiuti ai migranti,

la ministra

dell’Interno

incontra le Ong

BELGRADO


SERBIA


I serbi entrano

nell’Unione

euroasiatica

Timori della Ue

P


er più di un anno ha urlato
la sua innocenza da dietro
le sbarre. Ha perso il lavo-
ro, non ha più ottenuto il
permesso di soggiorno, è
stato detenuto ingiustamente per
una violenza sessuale di gruppo che
non aveva commesso. Ma nessuno
gli ha creduto, almeno fino a giove-
dì. Quando, a un passo dalla condan-
na (il pm Monia De Marco aveva già
chiesto 7 anni di carcere), in aula è

stata invitata una testimone chiave
del processo mai sentita prima: l’a-
mica della sedicente vittima, con lei
la sera del 7 ottobre dello scorso an-
no. E tutto il castello di sabbia di ac-
cuse contro l’imputato, un 30enne
peruviano da una vita in Italia, è crol-
lato. Un colpo di scena degno di un
film, che ha lasciato a bocca aperta
anche i giudici. L’uomo è stato assol-
to, immediatamente scarcerato, e
accompagnato alla Questura di Mi-
lano. Perché, l’ennesima beffa, con
l’arresto gli era stato revocato pure
il permesso di soggiorno.

In carcere dal 17 ottobre 2018
Il 30enne era finito in carcere su or-
dinanza di custodia cautelare il 17
ottobre del 2018 per violenza ses-
suale di gruppo (con un altro peru-
viano, mai rintracciato), lesioni e
rapina, dopo la denuncia della se-
dicente vittima, una connazionale
di 40 anni. Lei aveva raccontato
che l’aggressione era avvenuta do-
po una serata trascorsa con un’ami-
ca al parco vicino al Vodafone Vil-
lage, in zona Lorenteggio, luogo
di ritrovo per molti sudamericani.

In due - secondo la sua versione -
l’avevano picchiata stuprata e de-
rubata della borsetta in un luogo
appartato, vicino alla fermata Bi-
sceglie della metropolitana.
La ricostruzione, però, per la dife-
sa «faceva acqua da tutte le parti. So-
prattutto non coincideva con nessu-
na delle versioni della serata fornite
dagli altri testimoni», dice il legale
del trentenne, Paolo Pappalardo. A
un passo dalla sentenza, i giudici del-
la quinta sezione hanno deciso di ac-
cogliere la richiesta dell’avvocato e
di sentire in aula l’amica della don-
na, con lei quella sera. La testimone
ha raccontato - confermando quan-
to sosteneva l’imputato dal primo in-
terrogatorio - che la 40enne aveva
trascorso tutta la serata con lei. Nel
corso della festa si era scatenata una
rissa tra la 40enne e un’amica
dell’imputato. Dopo la testimonian-
za, anche la sedicente vittima, incal-
zata dalle domande dei giudici, ha
parzialmente ritrattato. Il 30enne è
stato scarcerato. Ora potrà fare cau-
sa allo Stato per l’ingiusta detenzio-
ne cui è stato costretto. —
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I


i Viminale cambia rotta. Se i de-
creti sicurezza firmati da Mat-
teo Salvini restano legge, senza
neppure che siano stati modifi-
cati come suggerito dal presi-
dente della Repubblica Sergio Matta-
rella e come annunciato al suo esor-
dio dalla nuova maggioranza, la guer-
ra tra il ministero dell’Interno e le
Ong può dichiararsi da ieri ufficial-
mente conclusa. I rappresentati di
Medici Senza Frontiere, Mediterra-

nea, Open Arms, Pilotes Volontaires,
Sea Eye, Sea Watch e Sos Mediterra-
née, fino a pochi mesi fa considerati
(senza alcuna evidenza giudiziaria)
complici dei trafficanti, sono stati ri-
cevuti dalla ministra Luciana Lamor-
gese. «È un primo passo per l’avvio
dell’interlocuzione diretta tra le par-
ti» ha fatto sapere il Viminale, che ha
chiamato al tavolo anche il ministero
degli Esteri e il Comando generale
delle Capitanerie di porto. Il ministro
ha ribadito la volontà di coniugare
«umanità e legalità», ma anche la ne-
cessità che i salvataggi avvengano
nel rispetto delle regole, a partire da
quelle definite nel Codice di condot-
ta adottato ai tempi di Marco Minniti
e sottoscritto da quasi tutte le Orga-
nizzazioni non governative.

Proteste da parte di Salvini e Meloni
«Non contenta di aver triplicato gli
sbarchi di immigrati in meno di due
mesi, il ministro invita al Viminale le
Ong protagoniste di questi arrivi.
Non ho parole. Io sto sempre dalla
parte delle forze dell’ordine che di-
fendono i confini» ha commentato
Salvini. Parole di fuoco anche dalla

leader di Fratelli d’Italia Giorgia Me-
loni: «Penso che sia abbastanza scan-
daloso che il ministro che dovrebbe
far rispettare le leggi italiane, sia lì a
fare accordi, come se nulla fosse,
con gente che viola le leggi italiane
sistematicamente». Nonostante l’in-
certezza sulla sorte della Ocean Vi-
king, da quattro giorni in mare con
104 persone a bordo, per le Ong è un
giorno buono. Le loro richieste: stop
alla criminalizzazione dei soccorsi e
rilascio immediato delle navi umani-
tarie sotto sequestro; ripristinare un
sistema di soccorso efficace, conte-
nendo morti e sofferenze; rimettere
al centro l’obbligo del soccorso da
parte degli Stati; porre fine alle in-
tercettazioni da parte della Guardia
costiera libica, «che riporta le perso-
ne in Libia in violazione del diritto
internazionale»; definire con il coin-
volgimento europeo un sistema pre-
ordinato di sbarco sicuro. «È ora di
superare una volta per tutte la triste
pagina che ha trasformato il Medi-
terraneo in una fossa comune tor-
nando a rispettare i diritti umani e il
diritto internazionale». —
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7N


LA GIORNATA


IN SETTE NOTIZIE


L’


equilibrista, un abile
Giano bifronte, si arri-
schia in mosse sempre
più ardite, sulla fune del-
la geopolitica. Equilibri-
sta che risponde al nome di Serbia,
Paese balcanico che ha come sua
priorità strategica l’adesione alla
Ue, ma che non vuole rinunciare
agli storici legami con l’alleato rus-
so. Lo conferma la firma, ieri a Mo-
sca, di un importante accordo di libe-
ro scambio tra Belgrado e i Paesi
dell’Unione economica euroasiatica
(Uee), una sorta di “mini-Ue” sotto
l’egida del Cremlino, lanciata nel
2015 e fortemente sostenuta da Pu-
tin per rafforzare la presa, politica
ed economica, su ampie aree dell’ex
impero sovietico. Dell’organizzazio-
ne per l’integrazione economica re-
gionale fanno parte, oltre alla Rus-
sia, anche Armenia, Bielorussia, Ka-
zakistan e Kirghizistan.

Porte Ue chiuse fino al 2025
Non si tratta di una adesione vera e
propria, ma la Serbia potrà affacciar-
si su un mercato da 183 milioni di
consumatori, sul quale affluirà sen-
za dazi doganali la gran parte del
“made in Serbia”. Ma i vantaggi eco-
nomici appaiono secondari. La Ser-
bia ha da anni accordi di libero scam-
bio con Mosca, Minsk e Nur-Sultan,
intese che saranno solo sostituite e
potenziate da quella firmata ieri,
estese ora anche ad Armenia e Kir-
ghizistan. E l’accordo ha soprattutto
altre valenze. «Dal punto di vista po-
litico» si tratta di un patto «importan-
te, per compiacere Mosca affinché
sostenga la Serbia su altri temi», co-
me il Kosovo, spiega l’economista
Milan Kovacevic. Vicinanza con Mo-
sca che è favorita dal fatto che l’Ue
non aprirà le sue porte alla Serbia
prima del 2025. In più, i ritardi nel
processo verso l’Ue per Tirana e Sko-
pje accrescono nei Balcani la voglia
di fare da soli, guardando a Mosca,
Pechino, Istanbul. «Dall’estate scor-
sa è diventato ovvio che l’allarga-
mento è stato di fatto tolto dal tavo-
lo e ciò ha contribuito all’aumento
di tensioni» nella regione spingen-
do «i leader locali a cercare alternati-
ve», spiega Srecko Latal, editor del
portale Birn e analista politico. Nel
frattempo, l’Ue guarda certamente
con sospetto agli abboccamenti tra
Belgrado e Mosca. «La Serbia», che
tra l’altro continua a rifiutare di im-
porre sanzioni alla Russia e riceve so-
stanziosi aiuti militari da Mosca,
«deve progressivamente allinearsi»
con la «politica estera e di sicurezza
comune» della Ue e «seguiamo con
attenzione la situazione» relativa
agli accordi Serbia-Uee, ha ammoni-
to la portavoce della Commissione
europea, Maja Kocijancic, citata dai
media serbi. Dai quali ha avvisato
che Belgrado, una volta nella Ue, do-
vrà annullare accordi come quello
con l’Uee. Ma quel giorno, al mo-
mento, sembra lontano. —
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STEFANO GIANTIN


QAMISHLI


SIRIA


Il comandante

curdo Kobani

conteso da Usa

e Cremlino

LONDRA


REGNO UNITO


“Sto morendo,

ti amo mamma”

L’ultimo sms

dal tir dell’orrore

H


a una taglia di un milio-
ne di dollari sulla testa,
in Turchia rischia l’erga-
stolo, ma Stati Uniti e
Russia lo corteggiano
per allargare o mantenere la loro in-
fluenza nel Nord-Est della Siria. Il co-
mandante delle Forze democratiche
siriane, Mazlum Abdi Kobani, è al
centro di una partita diplomatica e
militare che può decidere le sorti del
Rojava, il Kurdistan siriano autono-

mo sognato dai curdi. Mosca conta su
di lui per una transizione rapida. Gli
Usa vogliono mantenere una presen-
za militare, limitata alla provincia
orientale di Deir ez-Zour, e sperano
che i curdi continuino a collaborare
con loro in quell’area. Abdi passa così
da una telefonata con Trump a una vi-
deoconferenza con il ministro della
Difesa russo Shoigu. Per poi ricevere
un invito a Washington da parte
dell’influente senatore Graham.

La rabbia della Turchia
Ma queste attenzioni hanno manda-
to su tutte le furie la Turchia. Il presi-
dente Erdogan ha ricordato che Abdi
è «un terrorista ricercato dall’Inter-
pol» e che gli Stati Uniti «devono con-
segnarlo alle autorità turche», anche
perché sulla sua testa c’è una taglia
da 1,1 milioni di dollari ed è accusato
di aver causato la morte di «47 perso-
ne» durante la guerriglia del Pkk. Ab-
di si è finora destreggiato senza erro-
ri. Il suo obiettivo è mantenere un mi-
nimo di amministrazione autonoma
nel Rojava. Ha chiesto a Mosca che i
militari russi «impediscano altri mas-
sacri». A Washington di «mantenere

la pressione» su Ankara. Abdi, vero
nome Ferhat Abdi Sahin, è un guerri-
gliero di lungo corso. Nato nel 1967,
milita nel Pkk siriano fin dai primi An-
ni ’90, quando l’organizzazione cur-
da era appoggiata dall’allora presi-
dente siriano Hafez al-Assad e aveva
le sue basi in Siria.
Nel 2013 torna in Siria per organiz-
zare la difesa del Rojava, allora ab-
bandonato dall’esercito governativo
e assaltato da gruppi jihadisti. È allo-
ra che aggancia anche agli america-
ni. I curdi, sia in Iraq che in Siria, di-
ventano la principale diga anti-Isis.
Nel 2017 Washington punta su di lui
per trasformare le Ypg curde nelle
Forze democratiche siriane. Fino alla
giravolta di Trump e l’invasione tur-
ca. Abdi stringe subito un accordo
con Bashir al-Assad perché spiega,
«meglio un compromesso, anche do-
loroso, piuttosto che il genocidio del
proprio popolo». Ora aspetta le ulti-
me mosse di Trump. Il Pentagono
vuole crearsi una piccola enclave at-
torno ai pozzi petroliferi dei Deir
ez-Zour. Ma ancora una volta ha biso-
gno di lui, il comandante Kobani. —
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«M


i dispiace
mamma. Il
viaggio all’e-
stero non è
riuscito, Ti
amo tanto! Sto morendo perché non
riesco a respirare. Mi dispiace». Con
queste strazianti parole una ragazza
vietnamita di 26 anni avrebbe detto
addio a sua madre e alla famiglia po-
co prima di morire a bordo del tir fri-
gorifero nell'Essex, in cui mercoledì

scorso erano stati trovati i cadaveri di
39 migranti morti congelati nel viag-
gio della speranza verso il Regno Uni-
to, 31 uomini e otto donne. La polizia
aveva all'inizio affermato che le vitti-
me erano tutte cinesi, ma fonti vicine
alle indagini avrebbero ora ammesso
che alcuni di loro potrebbero essere
vietnamiti. E adesso i genitori della
ragazza, Pham Thi Tra My, temono
che la loro figlia sia una di loro.

Ai trafficanti 30mila sterline
Secondo quanto riportato dalla Bbc
la famiglia di Pham avrebbe pagato
30mila sterline ai trafficanti per il
suo viaggio iniziato in Cina, una cifra
enorme per rimediare la quale sem-
bra siano stati costretti a ridiscutere il
mutuo che avevano aperto per com-
prare casa. Il messaggio era stato in-
viato la sera di martedì, quando il ca-
mion sarebbe stato in transito fra il
porto belga di Zeebrugge e Purfleet,
alla foce del Tamigi, e solo 4 ore pri-
ma che venisse chiamata l'ambulan-
za e i corpi fossero scoperti. Dopo la
diffusione della notizia, altre due fa-
miglie vietnamite hanno affermato
di non avere più notizie dei propri fi-

gli, due giovani uno di 26 ed una di
19 anni. Il fratello della 19enne ha
detto, sempre alla Bbc, che la sorella
lo avrebbe chiamato martedì scorso
per informarlo che stava per entrare
in un container e che avrebbe spento
il telefono per evitare di essere inter-
cettata. Da allora non ha dato più no-
tizie e pare che i trafficanti abbiano
nel frattempo restituito alla famiglia
la somma pattuita per il viaggio.
Oltre al 25enne nord irlandese,
Mo Robinson, arrestato lo stesso
giorno del ritrovamento, la polizia
ieri ha fermato un altro nord irlande-
se 48enne mentre cercava di imbar-
carsi su un volo all'aeroporto di
Stansted e due presunti basisti, un
uomo e una donna, entrambi 38en-
ni della città inglese di Warrington.
Anche la tv della Bulgaria, Paese in
cui era immatricolato il container,
ha affermato che i proprietari del
mezzo sarebbero Joanna Maher e
suo marito Thomas, i due 38enni di
Warrington. I due avrebbero parla-
to con i giornalisti giovedì afferman-
do di aver venduto 13 mesi fa il vei-
colo a una società nord irlandese. —
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La parola del giorno

peronismo

Movimento nazionalista fondato da Peron

Il peronismo prende il nome Juan Domin-
go Peron, che fu presidente dell’Argentina
dal 1946 fino al colpo di stato del 1955,
con un’altra brevissima parentesi di un an-
no ai vertici del Paese, prima di morire, nel


  1. Il movimento peronista era una for-


ma di giustizialismo nazionalista che ha
unito elementi di socialismo, patriottismo
e nozioni economiche mutuate dal fasci-
smo italiano. Il peronismo ha posto l’ac-
cento sul ruolo dell’indipendenza economi-
ca, sul primato della sovranità nazionale e
sulla ricerca di una più diffusa giustizia so-

ciale. Caratterizzato da un vasto impegno
di fronte ai problemi economico-sociali,
ha goduto di una vasta popolarità in alcuni
paesi dell’America Latina. I suoi seguaci
erano chiamati “descamisados”, scami-
ciati, a indicare la provenienza dagli strati
popolari della società. —

ALFONSO BIANCHI


Nel giorno dello sciopero nazionale dei tra-
sporti, è avvenuto un sit-in di protesta da-
vanti al Campidoglio. Le urla delle persone
che chiedevano le dimissioni della giunta
Raggi, hanno raggiunto l’ apice durante la
lettura del tweet della sindaca. Un messag-
gio contro i sindacati, accusati di tenere in
ostaggio una città intera. Di opinione diver-
sa il segretario Pd Nicola Zingaretti che ha
dichiarato: «Capisco chi oggi ha scioperato
a Roma per chiedere un miglioramento del-
la qualità dei servizi della città». Accuse rac-
colte da Forza Italia con il senatore Maurizio
Gasparri che accusa Grillo per il disastro. A
difesa della sindaca, il ministro degli Esteri
Luigi Di Maio: «Sostengo tutte le manifesta-
zioni per il diritto del lavoro, ma è mai possi-
bile che tutti gli scioperi si facciano di vener-
dì? E’ indecente». Non cala la tensione tra
M5s e Pd, anche dopo la presentazione del
candidato unico per la regione Umbria Vin-
cenzo Bianconi. —

ANDREA PANEGROSSI/LAPRESSE


VINCENZO NASTO


ILARIA PURASSANTA


GIORDANO STABILE


MONICA SERRA


ROMA


ITALIA


Sciopero nazionale


Proteste contro


la giunta Raggi


in Campidoglio


MARIA ROSA TOMASELLO


SABATO 26 OTTOBRE 2019 LASTAMPA 17

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