FABRIZIO GORIA
TORINO
Il grande capitalismo familia-
re ha mancato l’appuntamen-
to con il cambio generaziona-
le. È questo ciò che emerge
dall’ultimo rapporto di Medio-
banca sulle principali società
italiane, relativo al 2018. Nel-
le prime 20 per fatturato, ove
il terzetto iniziale è composto
da Eni, Enel e Gse, solo 6 sono
controllate da entità private
italiane. E preoccupa anche il
comparto bancario, dove nel
giro di un anno si sono volati-
lizzati 9mila dipendenti e 2mi-
la sportelli.
2393 imprese, 1059 grup-
pi, una sola certezza. Quello
che era il tessuto connettivo
dell’industria italiana, fatto di
famiglie e salotti, si può consi-
derare un ricordo. Il rapporto
periodico dell'ufficio studi di
Mediobanca sancisce un feno-
meno già riconoscibile a molti
addetti ai lavori. Ovvero, che
le più grandi società italiane
per fatturato sono partecipa-
te da capitale pubblico. Eni,
complice l'incremento del
prezzo del greggio, risulta es-
sere la prima con 75,8 miliar-
di di euro, sorpassando la vin-
citrice del 2017, Enel, ferma a
73,1 miliardi e staccando la
terza classificata, Gse, a 32,
miliardi. Chiudono il quintet-
to in testa alla classifica Fca,
con 27,2 miliardi di euro, e Te-
lecom Italia, con 18,6. E pro-
prio il maggiore costo del car-
bon fossile ha decretato che 9
tra le prime venti società in li-
sta rientrassero nel segmento
energetico. Per fare un para-
gone, nell’ultima classifica di
Forbes, la società con il fattu-
rato maggiore al mondo è la
catena di supermercati statu-
nitense Walmart, con 514,
miliardi di dollari.
Ciò che colpisce è la man-
canza di società non parteci-
pate dallo Stato. Oltre a Fca,
troviamo tra gli unicorni pri-
vati Edizione, della famiglia
Benetton, Luxottica, della fa-
miglia Del Vecchio, e Super-
markets Italiani, ovvero la Es-
selunga fondata da Bernardo
Caprotti. Il resto della classifi-
ca si può ricondurre o al Teso-
ro o a holding estere, come
nel caso di Vodafone Italia o
Lidl Italia. E la tendenza è pre-
cisa, secondo gli analisti di
Piazzetta Cuccia. Da un lato,
le poche realtà italiane di livel-
lo globale non sono private,
dall’altro il maggior dinami-
smo si trova nelle società sen-
za capitali pubblici. Come nel
caso di Summa, che si occupa
di sistemi di controllo per im-
pianti industriali, che ha visto
i suoi ricavi incrementare del
24,9% e l’export del 72,5% su
base annua. O come la vetre-
ria Bormioli Luigi, +91,4% al-
la voce fatturato e +75,1% al
capitolo esportazioni, sempre
rispetto al 2017. Il piccolo, ma
internazionalizzato, conti-
nua dunque a essere virtuoso.
Ma, come rimarcato più volte
anche dalla Banca d'Italia, fati-
ca spesso a fare sistema.
E sul fronte bancario? Conti-
nua il ridimensionamento. La
prima banca italiana per tota-
le attivo tangibile resta Uni-
Credit, 828 miliardi di euro,
seguita da Intesa Sanpaolo
con 778,6 miliardi, da Cassa
Depositi e Prestiti con 370 mi-
liardi e Banco Bpm con 159,
miliardi. Ciò che però colpi-
sce è la razionalizzazione del-
le strutture, in seguito alle in-
novazioni tecnologiche come
l’home banking. Gli addetti so-
no passati dai 26.365 del
2017 ai 24.441 dell'anno scor-
so. Un calo del 3,1% su base
annua, ma se si prendono i da-
ti partendo dal 2010, il calo ar-
riva a quota 27,5%. Il tutto
per altre 2mila filiali chiuse
nel 2018. Numeri che, secon-
do le previsioni dell’Associa-
zione bancaria italiana, po-
tranno essere confermati
nell'anno in corso.
La nota positiva, oltre alla
vivacità e al livello di inter-
nazionalizzazione delle so-
cietà medio-grandi private,
riguarda i crediti dubbi in
pancia alle banche, i cosid-
detti non-performing loan
(Npl). Da 198 miliardi di eu-
ro del 2015 si è passati agli
86 del 2018. —
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continua la ristrutturazione delle banche: -9mila addetti e -2mila sportelli nel 2018
Trionfano le aziende di Stato
Meno imprese di famiglia
La ricerca di Piazzetta Cuccia: nel privato solo i piccoli sono dinamici
FRANCESCO SPINI
MILANO
L
o scontro per ora è
rimandato. All’as-
semblea che lunedì
vedrà per la prima
volta la partecipazione di
Delfin, la cassaforte con cui
Leonardo Del Vecchio è en-
trato in Mediobanca lo scor-
so 17 settembre, non si pre-
vedono particolari colpi di
scena. I segnali che giungo-
no dalle parti di mister Lu-
xottica lasciano intendere
che la riunione sarà tran-
quilla per quel che riguar-
da Delfin, che con un rap-
presentante potrebbe limi-
tarsi a votare i punti all’or-
dine del giorno, ovvero il
bilancio, la politica di re-
munerazione e l’aggiorna-
mento del piano di “perfor-
mance shares”.
Mister Luxottica nel frat-
tempo avrebbe incremen-
tato la propria quota dal
6,94% con cui si è disvela-
to al 7,5%, come ha indica-
to nella giornata di ieri l’a-
genzia internazionale Reu-
ters, a ulteriore conferma
delle indiscrezioni che vo-
levano l’imprenditore lan-
ciato verso l’8%. Non è det-
to che tutta la somma ven-
ga depositata ai fini della
partecipazione alla riunio-
ne dei soci. Ma è un indizio
che la corsa di Del Vecchio
nel capitale di Piazzetta
Cuccia non è finita qui.
La sua però si annuncia
come una marcia lenta in
Mediobanca. Difficile pos-
sa incidere granché sul nuo-
vo piano strategico che l’ad
Alberto Nagel presenterà il
12 novembre, vista la deter-
minazione del banchiere
nel confermare la strategia
fin qui adottata, frutto di
una diversificazione che,
unendo credito al consu-
mo, raccolta e gestione del
risparmio e banca di investi-
mento, ha fin qui permesso
alla banca di primeggiare.
Anche ieri il titolo ha prose-
guito la sua salita dello
0,74%, a quota 10,84 euro.
Il Financial Times, nella
sua rubrica Lex, ha parlato
di Mediobanca come di
uno «spettacolo milanese»,
ricordando i conti del pri-
mo trimestre chiusi a 271
milioni, in rialzo del 10%,
per una banca che è valuta-
ta «più del patrimonio net-
to, è ora vicina ai massimi
da 5 anni, una rarità tra le
banche europee». E allora,
si chiedono a Londra, «che
cos’è che non va?». Del Vec-
chio punta il dito sul contri-
buto delle Generali (di cui la
banca ha il 13%) ai profitti di
Piazzetta Cuccia, che vale la
metà del totale degli utili.
Vorrebbe invece vedere, al
contrario, la banca migliora-
re la propria capacità finan-
ziaria per supportare le Ge-
nerali nel loro sviluppo giudi-
cato insufficiente, ad esem-
pio con un aumento di capi-
tale. Assai difficile però è in-
dividuare un’attività che, in
tempi grami, possa sostitui-
re il Leone in redditività. Dif-
ficile possa essere l’invocata
attività della banca d’affari,
che Del Vecchio vorrebbe
sviluppare in un momento
di magra di mercato.
Il capitolo delle Generali
sarà centrale in questa vi-
cenda. Se la salita di Delfin
continuerà, infatti, salirà an-
che l’attenzione dei regola-
tori. In ballo c’è il futuro di
una banca come pure il de-
stino del tesoro del Leone
che, nel suo scrigno, tra 500
miliardi di attività in gestio-
ne, custodisce anche 60 mi-
liardi di debito italiano. —
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EF
ECONOMIA
& FINANZA
- LA STAMPA
CLASSIFICA DELLE SOCIETÀ ITALIANE PER FATTURATO NEL 2018
(ESCLUSE LE CONTROLLATE DI UN GRUPPO GIÀ CLASSIFICATO)
Fonte: Mediobanca
CIFRE
IN MILIARDI
DI EURO
(^1) Eni
2 Enel
(^3) Gse 32,
4 FCA Italy 27 ,
(^5) Telecom Italia 18,
6 Edizione 12,
7 Leonardo 12,
8 FS 11,
9 Saras 9,
10 Prysmian 9,
73,
75,
La top ten
+14%
La salita del titolo
di Mediobanca
dall’ingresso
di Del Vecchio
IL CASO
LAPRESSE
Lunedì l’assemblea degli azionisti
Mediobanca, Del Vecchio
rinvia lo scontro
Ma Delfin sale al 7,5%
La sede della banca d’affari di Piazzetta Cuccia
ITALIA
FTSE/MIB
22.
+0,36%
FTSE/ITALIA
24.
+0,36%
EURO-DOLLARO
CAMBIO
1,
-0,18%%
PETROLIO
WTI/NEW YORK
56,
+0,80%
ALL'ESTERO
DOW JONES
26.
+0,56%
NASDAQ
8.
+0,70%
Il punto della
giornata
economica
A guidare la classifica
sono tre colossi
dell’energia:
Eni, Enel e Gse
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