La Stampa - 26.10.2019

(ff) #1

FABIO MARTINI


INVIATO A NARNI


Eccoli. Uno dopo l’altro, fi-
nalmente sono allineati tutti
e cinque sotto le volte di San
Domenico – una chiesa me-
dievale sconsacrata che allu-
de a fedi lontane – eccoli
pronti per farsi riprendere
nella foto che, una volta scat-
tata, diventerà virale: da de-
stra verso sinistra il presiden-
te del Consiglio Giuseppe
Conte (sorride ma non trop-
po); il capo dei Cinque stelle
Luigi Di Maio (sorride pure
lui ma ancor più timidamen-
te); il candidato-governato-
re Pd-M5S alla Regione Um-
bria Vincenzo Bianconi (lui
ride soddisfatto), il segreta-
rio del Pd Nicola Zingaretti
(risata piena) e infine il capo-
fila di Leu e ministro della Sa-
lute Roberto Speranza, che
lascia trasparire un’espres-
sione soddisfatta. La foto e le
immagini irradiate dalle tv e
dai video nei siti rilanciano
un messaggio chiaro: siamo
tutti qui, convinti nel soste-
nere il candidato di tutta la
coalizione governativa.
Ma foto e sequenze video
non esauriscono il senso e le
sensazioni di una mattinata
che potrebbe essere ricorda-
ta a lungo. Anzitutto per
quella foto che allude ad
un’alleanza che si immagina
e si spera duratura. Ma che
per qualche verso rimanda
alla famosa foto di Vasto del
2011: Bersani, Vendola e Di
Pietro sorridenti e festanti.
Allora non andò benissimo.
E invece benissimo è an-
data a Giuseppe Conte. Di
Maio, Zingaretti e Speran-
za erano arrivati nel centro
di Narni prima del presiden-
te del Consiglio. Uno alla
volta e a distanza di qual-
che minuto tra loro, hanno
attraversato il Corso, una
sorta di passerella tra due
ali di folla. Per Di Maio e Zin-
garetti simpatia, qualche ti-
mido applauso. Ma quando
è arrivato Conte ed è sceso
dall’auto blu, si è alzato un
battimani spontaneo e col-
lettivo. E lui - col più scuro
dei suoi abiti sartoriali - si è
letteralmente lanciato ver-
so la folla dietro le transen-
ne. E ha dispensato battute
da “piacione”. Ad un signo-
re che stava addentando un
panino, ha detto: «Acciden-
ti che sfilatino! Quasi qua-
si...». Quasi quasi se lo man-
gia? Difficile crederlo. Ad
un certo punto dietro una
grata Conte sbircia una deci-
na di studentesse del liceo
che fanno “ciao ciao” con la
mano e lui, quasi seminan-
do la scorta, fa uno scatto,
va sotto la finestra e «mi rac-
comando studiate, che ma-
gari diventate presidente
del Consiglio...».
Ma non c’è solo Conte.
Da Roma sono arrivati tutti
per aiutare il candidato-Go-


vernatore. Ma per capire il
senso della giornata, occor-
re fare un passo indietro:
prima di decidersi a metter-
si in posa in chiesa, i quat-
tro azionisti della maggio-
ranza per diversi giorni ave-
vano tergiversato, avevano
pesato pro e contro, incerti
se associare o no la propria
immagine ad una possibile
sconfitta domenica sera.
Ma alla fine si erano decisi
a metterci la faccia, sia pu-
re con una trattativa este-
nuata, tra chi (Conte)
avrebbe preferito parlare
di Finanziaria e chi fare
una conferenza stampa.
Ma resta la domanda: so-
no arrivati a Narni perché
davvero credono ancora di
farcela, tenendo la Regio-
ne, “rossa” da 49 anni, ma
predestinata a diventare di
centrodestra? La risposta è
venuta dal tono soft e mini-
malista dei quattro comizi.
Nessuno si è sbilanciato.
Per Zingaretti «è impensabi-
le non essere uniti». Di Ma-
io ha evocato una soluzione
enigmatica: «Non è sempli-
cemente un’alternativa, è
una terza via». Conte: «C’è
in atto un esperimento inte-

ressante. È una sfida che ri-
chiede tempo».
E così il tono soft dei comi-
zi di tutti e quattro alla fine
suggerisce la risposta sul per-
ché i quattro azionisti del go-
verno si siano spinti sin qui:
provare a “ridurre il dan-
no”». Perdere in Umbria con
10-15 punti di distacco signi-
ficherebbe compromettere
la prospettiva di un’alleanza
politica strategica ma se lo
spread fosse di 4-5 punti,
nulla sarebbe pregiudicato.
In Umbria, dopo lo scanda-
lo che ha portato alla luce l’e-
stesa natura clientelare del
Pd locale, da tempo il centro-
destra governa nelle città più
grandi: Perugia, Terni e Foli-
gno. Ma anche a Spoleto, Or-
vieto e Todi. L’imprenditore
di Norcia Vincenzo Bianconi
risulta comunicativo, dotato
di una parlantina che gli ha
consentito di prevalere nei
faccia a faccia con la sfidante
di centrodestra ma i sondag-
gi pubblicabili, non davano
speranze all’alleanza eletto-
rale tra quello che in Umbria
ormai è etichettato come il
partito delle clientele e quel-
lo dell’anticasta. —
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CARLO BERTINI
ROMA

«M


i ha fatto
piacere ve-
dere sullo
stesso pal-
co Conte, Zingaretti, Di Maio
e Speranza, era quello che
speravo avvenisse ed è avve-
nuto anche più fretta del pre-
visto». Dario Franceschini,
ministro della Cultura e capo-
delegazione Pd al governo, è
soddisfatto della piega che
hanno preso gli eventi. Era
stato lui, poco dopo la nascita
del Conte bis, a lanciare que-
sta prospettiva e le reazioni
furono a dir poco tiepide.
Quindi ha fatto bene il gover-
no a mettere la faccia in una
partita ad alto rischio come
la difficile battaglia umbra?
«Ha fatto bene, l’Umbria è una
sfida importante per la regio-
ne ed è un dato politico impor-
tante per il paese. E denota la
differenza profonda che c’è
tra questa alleanza e la prece-
dente. Non solo per i contenu-
ti: quella era un’alleanza tra
avversari rimasti tali, noi indi-
chiamo una prospettiva politi-
ca. Questa in Umbria è la pri-
ma tappa di un percorso che
deve durare nel tempo. Quin-
di è giusto metterci la faccia».
Se perdesse Bianconi dopo la
benedizione di Conte, Zinga-
retti, Di Maio e Speranza si di-
rebbe che al governo manca
la legittimazione popolare.
Non si indebolirebbe?
«No, questo è un discorso stra-
tegico che deve proseguire nel
tempo. Dopo l’Umbria, ci sa-
ranno Calabria, Emilia Roma-
gna, poi sempre nel 2020 To-
scana, Liguria, Campania. Tut-
te le alleanze hanno vittorie e
sconfitte. Io sono ottimista sul
risultato in Umbria. Ma non è
un solo risultato che può con-
dizionare in senso positivo o
negativo il futuro di un campo
riformista che si ricandidi a go-
vernare il paese. Rispetto le
prudenze di tutti, però rove-
scio la prospettiva: se il gover-
no va avanti bene, che ragione
può esserci per dire agli eletto-
ri “governiamo insieme l’Ita-
lia ma non ci presentiamo in-
sieme nelle regioni o città in
cui si vota”?»
Teme una slavina se si perdes-
se in Emilia? O anche quello è
considerato un voto locale?
«Credo che in Emilia ci siano
tutte le condizioni perché Bo-
naccini, che ha governato be-
ne, vinca. La dico più sempli-
ce: ci sono le condizioni per-
ché il centrosinistra vinca an-

che da solo. Detto questo, con
l’alleanza che spero si faccia
con i 5Stelle, in Emilia non c’è
partita».
Si convincerà Di Maio?
«Un passo alla volta. Ma la pro-
spettiva di un’alleanza stabile
ha la forza della ragione: ci si
può arrivare lentamente o ve-
locemente, ma è fisiologico
che si arrivi lì. E molto spesso i
nostri elettori vanno più in
fretta dei gruppi dirigenti».
Dovrete convincere pure Ren-
zi. La sua assenza in Umbria
non è un buon viatico.
«Non voglio enfatizzarla, capi-
sco che non ci sia una lista di
Italia Viva in Umbria. In ogni
caso non è il giorno per far po-
lemiche. L’Umbria è una regio-
ne piena di solidarietà, di valo-
ri, di cultura e non si merita di
essere consegnata alla Lega di
Salvini. E questo argomento

deve battere ogni polemica. E
poi mi faccia dire: Italia Viva è
appena nata, è stabilmente
dentro il governo e credo che
Renzi sosterrà in Emilia Bo-
naccini e gli altri candidati nel-
le regioni, senza esitare».
Non crede che questa «allean-
za strategica» vada prima
messa alla prova nelle dure
trincee parlamentari?
«Non temo il passaggio parla-
mentare della manovra, nor-
male vi sia una dialettica. Noi
sappiamo bene che il percorso
è difficile e complicato: siamo
passati in poche settimane da
essere avversari in Parlamen-
to a stare insieme nello stesso
governo. Detto questo, penso
che questa alleanza avrebbe
già una sua motivazione suffi-
ciente nell’aver evitato elezio-
ni immediate, con un disastro
nell’economia del paesee in

quel momento la probabile
vittoria della destra. Inutile
negare che quello sia stato il
motore. La frase sui pieni po-
teri di Salvini faceva pensare
ad una deriva pericolosa per
il paese. Ma da subito ho cre-
duto che questo dovesse esse-
re l’inizio di un percorso che
deve portare a costruire
un’alleanza elettorale tra
centrosinistra e cinque stel-
le, in grado di governare il
paese. E di allearsi nelle re-
gioni, nei comuni e di scon-
figgere la destra, creando in
Italia un nuovo bipolarismo.
Un campo riformista contro
una destra che ha il baricen-
tro spostato verso le estre-
me, che non è più quello de-
gli anni di Berlusconi».
A proposito, che ne pensa
dell’appello di Renzi agli az-
zurri di Forza Italia?
«Si vince portando elettori
di un altro schieramento. Mi
interessa più il lavoro sugli
elettori che non sui parla-
mentari...».
Renzi cerca portare acqua al
suo mulino sulla manovra.
Secondo lei vorrà far cadere
il governo presto?
«Penso proprio di no. Nelle
coalizioni è fisiologico che i
partiti cerchino di caratteriz-
zarsi con alcune misure. Ma
ciò che mi preme sottolineare
a tutti è il rischio delle “bandie-
rine”. Assurdo lo schema che
sia mio il cuneo fiscale, suo
aver evitato l’aumento Iva, di
qualcun altro aver eliminato il
ticket. Ogni cosa è di tutti.
Prendiamo le bandierine, but-
tiamole nel pattume e sceglia-
mo bandierone di coalizione.
Quando c’è una cosa è di tutti.
Il rischio delle bandierine può
portare a un logoramento peri-
coloso della coalizione e del
governo».
Anche lei vede il profilo di
Draghi che si staglia all’oriz-
zonte? O sarà una riserva
spendibile nella partita per il
Colle nel 2023?
«Penso che Draghi col lavoro
straordinario che ha fatto in
Europa sia una delle personali-
tà italiane più autorevoli den-
tro e fuori i nostri confini. Inse-
rirlo nei toto-nomi è inutile e
fa perdere solo tempo».
Quindi se succede il patatrac
si andrà a votare?
«Il governo Conte è l’ultimo di
questa legislatura e se si logo-
rasse l’alleanza non si capisce
come si potrebbe fare un gover-
no con la stessa alleanza il gior-
no dopo. E non è una minaccia,
ma una constatazione». —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

DARIO FRANCESCHINI: “Rischioso mettere bandierine sulla manovra


Draghi? Inutile il toto-nomi. Il governo Conte è l’ultimo della legislatura”


“Ora avanti insieme


in tutte le Regioni


La coalizione Pd-M5S


adesso è strategica”


Quella tra M5S e Lega
era un’alleanza tra
avversari rimasti tali,
noi indichiamo una
prospettiva politica

Siamo diversi
ma accomunati
dall'amore per l'Italia.
E’ impensabile
non essere uniti

Matteo Salvini attacca Giuseppe Conte: «Lo vedo molto su-
scettibile ultimamente. Ha capito che per lui la pacchia sta fi-
nendo», sottolinea l’ex ministro che ha riunito a Perugia i go-
vernatori leghisti Attilio Fontana, Luca Zaia e Massimiliano
Fedriga (foto). «Le elezioni in Umbria sono un test nazionale
e il governo perderà». Altrettanto certa del trionfo di Dona-
tella Tesei è Giorgia Meloni: «Sono contenta che mezzo go-
verno metta la faccia sulla sconfitta». Sulla stessa linea il Pre-
sidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, secondo cui «dopo
mezzo secolo cadrà il fortino rosso».

ANALISI


ELEZIONI REGIONALI


INTERVISTA


DARIO FRANCESCHINI


MINISTRO DEI DEI BENI CULTURALI


LUIGI DI MAIO


LEADER DEL M5S


NICOLA ZINGARETTI


SEGRETARIO DEL PD


Renzi non è andato
in Umbria perché aveva già
un altro impegno.

MASSIMILIANO PANARARI


Quella foto senza donne rivela

gli imbarazzi dei giallo-rossi

VINCENZO LIVIERI/LAPRESSE


Da sinistra a destra: Roberto Speranza (Leu)
Nicola Zingaretti (Pd), Vincenzo Bianconi (can-
didato alla presidenza dell’Umbria), Luigi Di
Maio (M5S) e il premier Giuseppe Conte

Il battesimo dell’alleanza di centrosinistra


I leader in Umbria per fermare la destra


Conte, Di Maio, Zingaretti e Speranza assieme. Il premier fa il pieno di applausi: è una sfida che richiede tempo


ELEZIONI REGIONALI


Abbiamo fatto
un patto civico.
Non è una semplice
alternativa politica,
ma una terza via

Non temo
il passaggio
parlamentare della
manovra, normale vi
sia una dialettica

In Emilia Romagna
il centrosinistra può
vincere pure da solo.
Assieme ai 5 Stelle
non c’è partita

L’appello di Renzi
ai parlamentari di FI?
Mi interessa di più
il lavoro sugli elettori
che non sugli eletti

Salvini rilancia: la pacchia è finita


IL LEGHISTA SCHIERA I GOVERNATORI


GIÀ


JENA


[email protected]

C’


era una volta la
“foto di Vasto”,
con Pierluigi Ber-
sani, Antonio Di
Pietro e Nichi Vendola. Ora,
a infoltire il pantheon icono-
grafico delle sinistre nostra-
ne, arrivano le “cronache (fo-
tografiche) di Narni”. E l’im-
pressione è che la prospetti-
va coalizionale che indicano
sia caratterizzata, in effetti,
da una certa quota di fantasy
(o, se si preferisce, di fanta-
sia). Come evidenzia in mo-
do plastico il linguaggio del
corpo dei suoi protagonisti.
Nel Paese della campagna
elettorale permanente si ha
un bel dire che ogni voto fa
storia a sé, e che l’esito in Um-
bria non metterà minimamen-
te in discussione la tenuta di
un esecutivo che già fibrilla di
suo. Di fronte al bellicosissi-

mo rullare dei tamburi salvi-
niani la photo opportunity
collettiva risultava indispen-
sabile. E un’immagine iconi-
ca e “comunitaria” dell’inedi-
to (e un po’ postmoderno)
centrosinistra di governo non
poteva non essere fatta. A con-
ferma, giustappunto, di co-
me il test regionale di domani
eserciti una pressione inevita-
bile tanto sui presenti nella fo-
tografia che sugli assenti non
per caso (Matteo Renzi).
E, dunque, Nicola Zingaret-
ti, Luigi Di Maio, Roberto Spe-
ranza, Vincenzo Bianconi e
Giuseppe Conte “tutti insie-
me appassionatamente” per
interpretare a uso e consumo
dei media e della società delle
immagini il ruolo del fronte
unito contro il nemico comu-
ne che vuole espugnare la re-
gione un tempo graniticamen-

te di sinistra. Molto meno gra-
nitico, però, è il segno visuale
del gruppo fotografato. Com-
posto dal leader di un partito
di tradizione (e di sistema),
da quello di un partito populi-
sta dall’incerta istituzionaliz-
zazione, da quello di una for-
mazione di sinistra radicale
“ma anche” governista, e da
un presidente del Consiglio
con aspirazioni da leader del-
la Balena bianca (o, meglio,
biancorossogialla) 2.0.
E una somma, specie in que-
sto caso, non fa la sintesi.
Neanche dal punto di vista vi-
sivo per l’appunto, come di-
mostra una foto dove le postu-
re risultano decisamente bio-
politiche. Nessun groviglio di
corpi (certo, più adatti alle
performance di Salvini e del
Grillo in versione antipoliti-
ca), ma neppure l’istantanea

di una squadra affiatata. Piut-
tosto un team building anco-
ra da costruire. O, al più, una
tiepida intesa cordiale. Un ri-
tratto collettivo che riflette la
dimensione marcatamente
contrattuale della relazione,
e non vede figure femminili
(di cui una leadership pro-
gressista avrebbe, oggi anco-
ra di più, un gran bisogno).
In questo scatto dove tutto
è politica, la prossemica, co-
me sempre, è parecchio rive-
latrice. Sorrisi maggiormen-
te distesi a sinistra, qualche
imbarazzo in più nella compo-
nente pentastellata, tra il viso
tirato del ministro degli Este-
ri e un “passo di lato” di Con-
te, che sembra ribadire con la
sua posizione laterale il pro-
prio ruolo istituzionale (ed
esterno) rispetto ai capi di
partito a fianco. A mostrare –
e ostentare comunicativa-
mente – l’abbraccio sono Zin-
garetti e Bianconi, il candida-
to che ha il compito di incar-
nare la (faticosa) “alleanza”.
Infatti è dal Pd che arrivano i
segnali più forti per una rela-

zione organica, mentre il Mo-
vimento 5 Stelle tende a ri-
trarsi. Come rivelano anche
nell’immagine i suoi esponen-
ti, i quali offrono alla camera
un atteggiamento compunto,
ma soprattutto contratto e un
po’ distaccato, a braccia con-
serte e mani giunte. E non per
il luogo in cui si trovano, una
chiesa sconsacrata di Narni,
convertita in auditorium.
Una location testimonianza
esemplare di una terra di anti-
ca spiritualità che deve prova-
re a stare al passo con i tempi
di deindustrializzazione ed
economia dei servizi.
Quindi, davvero, una pho-
to opportunity da «terza via»,
per utilizzare le parole spese
da Di Maio sul «patto civico»
a sostegno di Vincenzo Bian-
coni. Un’etichetta “neutrale”
dietro la quale fare le prove
generali di allargamento ai
territori della formula giallo-
rossa nazionale. E un’etichet-
ta fredda, come buona parte
delle sensazioni che trasmet-
te questo photoshow. —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

MATTEO CROCCHIONI/ ANSA


2 LASTAMPASABATO26 OTTOBRE 2019


PRIMO PIANO


R

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