La Stampa - 26.10.2019

(ff) #1
STEFANO MANCINI
INVIATO A CITTÀ DEL MESSICO
Il circuito di Città del Messico è
piatto come una tavola: 2285
metri di altitudine, duecento
in più di Cervinia, e neanche
una salitina. A girarci a piedi si
respira normalmente, il sole si
alterna alle nuvole della canzo-
ne, la temperatura è da inizio
autunno, ma poi basta salire
una rampa di scale per capire
che l’aria è diversa. Ce n’è me-
no. Organismi e macchine sof-
frono ognuno a modo loro. So-
prattutto le macchine, perché
devono andare al massimo e
adattarsi a condizioni uniche
nella complessa geografia del
Mondiale di Formula 1.

Record di velocità, carico basso
C’è anche qualche vantaggio
da sfruttare: aria rarefatta si-
gnifica meno resistenza e quin-
di più velocità. Da queste parti
sono stati battuti record che
hanno resistito nel tempo.
Non sono tanto i 372,5 chilo-
metri all’ora di Bottas nel
2016 (lo stesso Bottas quell’an-
no a Baku toccò i 378), quanto
alcune imprese che hanno se-
gnato la storia dello sport. Le
Olimpiadi messicane del 1968
sono marchiate dal pugno al-

zato di Tommie Smith e John
Carlos sul podio dei 200, ma
sul piano sportivo sono segna-
te dal salto in lungo di Bob Bea-
mon, 8 metri e 90, più di mez-
zo metro oltre il precedente
primato, un volo perfetto

nell’aria impalpabile dell’alta
quota. Ci sono voluti 23 anni
perché Mike Powell arrivasse
a 8,95. E nessun umano si è
mai più spinto tanto in là. Al-
tra leggenda è quella di Pietro
Mennea nei 200 alle Universia-

di del ‘79, un 19”72 che ha resi-
stito quasi 17 anni ed è tuttora
primato europeo. Poi France-
sco Moser, primo ciclista a per-
correre oltre 50 chilometri in
un’ora (51,151 per l’esattez-
za) nel 1984.

Gli ingegneri cercano soluzioni
Gli effetti positivi sulle presta-
zioni di una monoposto si limi-
tano alla velocità di punta in
rettilineo. Il resto è un rompi-
capo. Per recuperare potenza,
il turbo deve girare più forte,
però così sottrae energia alla
parte ibrida Mgu-H e rischia
pure di rompersi. Per ottenere
un carico aerodinamico tipo
Monza, quindi molto basso, bi-
sogna tornare alle ali usate a
Montecarlo. E per le esigenze
di raffreddamento i tecnici si
inventano sfoghi nella carroz-
zeria che penalizzano ancora
di più l’aerodinamica. «Duran-
te la gara, le temperature di
freni, gomme e motore ci ter-
rorizzano - spiega Jock Clear,
il responsabile dell’ingegne-
ria di Maranello -. Progettare

un’ala specifica per il Messi-
co? Ci vorrebbero due mesi di
lavoro in galleria del vento,
non ne vale la pena».
I piloti si adattano: «La mac-
china è strana da guidare, ha
meno aderenza», concordano
Charles Leclerc e Sebastian
Vettel. È così per tutti, anzi,
per gli altri è peggio: la SF90
sfrutta la maggiore potenza
nei tracciati veloci e, da quan-
do ha introdotto il «pacchetto
Singapore», è imbattibile sul-
le piste lente. Il circuito Her-
manos Rodriguez riesce a esse-
re entrambe le cose: potere
dell’aria. —
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MATTEO AGLIO
PHILLIP ISLAND
Due ricorrenze attendeva-
no Valentino Rossi a Phillip
Island. Della prima c’è di
cui andare orgogliosi, per-
ché domani si schiererà per
la 400ª volta davanti al se-
maforo in un Gp e nessuno
ci era mai riuscito prima. La
seconda, invece, lascia l’a-
maro in bocca, perché ieri è
scoccato il 10° anniversario
dall’ultimo Mondiale vin-
to. È la storia di Rossi, fatta
di continui colpi di scena,
di cieli toccati con un dito e
abissi graffiati con le un-
ghie. «È passato tanto tem-
po, ma per me non è il mo-
mento di pensare a una nuo-
va vittoria. Sono concentra-
to sul risolvere i miei proble-
mi», ha rilanciato il Dotto-
re. La pista è quella giusta
per riuscirci, un nastro d’a-
sfalto affacciato sul mare
tanto affascinante quanto
difficile da interpretare.
Quando tutto gira nel verso
giusto è un sogno (e Valenti-
no lo sa bene, avendoci vin-
to 8 volte di cui 6 di fila, co-
me Stoner) ma quando
qualcosa va storto diventa
un incubo.

Phillip Island, il via alle 5
Nella prima giornata di pro-
ve, il meteo australe ha ri-
servato ai piloti pioggia e so-
le. Viñales con la Yamaha
ha fatto il vuoto in entram-
be le condizioni, Marquez
non ha perso troppo terre-
no e il Dottore si è difeso:
«Va meglio rispetto alle ulti-
me gare». Nonostante le
soddisfazioni siano diventa-
te rare, non si arrende.
«Non so se sento il peso di
tutte queste gare, ho anco-
ra voglia di correre». Forse
il 10° titolo rimarrà una chi-
mera ma questo non signifi-
ca alzare bandiera bianca,
come sta succedendo a Lo-
renzo, per cui non passa
giorno in cui non si parli di
un ritiro che diventa sem-
pre più probabile con Zarco
pronto a sedersi al suo po-
sto. Rossi invece va avanti
per la sua strada, fra i com-
plimenti di chi apprezza
una passione che non si pie-
ga alla difficoltà e le criti-
che di chi lo dipinge come
un dinosauro aggrappato
alla sella della sua Yamaha.
La verità non sta nel mezzo
e l’unico a conoscerla è il di-
retto interessato. Domani
all’alba (il via alle 5, diretta
su Sky e in differita alle 14
su TV8) Valentino lascerà
ancora una volta la frizio-
ne, spalancherà il gas e si
tufferà a 300 all’ora sull’a-
sfalto. Alla fine del gioco, sa-
rà solo la bandiera a scacchi
a dire chi aveva ragione. —
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STEFANO SEMERARO


O


ggi è il giorno del
rugby in bianco e ne-
ro. No, non siamo
tornati al tubo cato-
dico e alle telecronache omeri-
che di Paolo Rosi, è che nella
semifinale che al 90 per cento
deciderà il Mondiale a Tokyo
si incontrano i Tutti Neri e i
Tutti Bianchi, gli All Blacks e
l’Inghilterra, i numeri 1 contro
i numeri 2 del ranking. Uno
scontro di civiltà ovali, la guer-
ra dei mondi, Sud contro
Nord, immaginazione contro
pragmatismo. Se la palla fosse
tonda, sarebbe Brasile contro
Germania.

In campo alle 10 (tv su Raidue)
L’ultima volta che le due coraz-
zate si sono affrontate in una
semifinale mondiale era il
1995, il Mondiale di Mandela
in Sudafrica, e gli All Blacks cal-
pestarono i «Pommies». Lette-
ralmente: basta rivedersi il vi-
deo del gigante Lomu che sulla
strada della meta passeggia sul-
lo sterno di Mike Catt. Gli All
Blacks hanno vinto 33 scontri
diretti su 41, compresi gli ulti-
mi 6. Non perdono dal 2012 e
di Mondiali ne hanno vinti tre,
il primo e gli ultimi due. I suddi-
ti di sua maestà di Mondiali so-
lo uno, nel 2003 in Australia,
quando i Tutti Neri si fecero
beffare in semifinale dai padro-
ni di casa guidati, guarda caso,
dal folletto Eddie Jones, il Mou-

rinho del rugby, che oggi siede
sulla panca inglese e ha riempi-
to il ritiro di sagome di cartone
dei personaggi Disney. «Io so-
no Kaa - ha sibilato - il serpente
del Libro della jungla». Perfi-
do, provocatore, un genio del-

la strategia psicologica. «Nes-
suno pensa che possiamo vin-
cere, anche 120 milioni di giap-
ponesi tifano per gli All Blacks,
quindi la pressione è tutta su di
loro. Noi però abbiamo una
chance di cambiare la storia

del rugby: forse il rugby non ne
ha bisogno, ma ne abbiamo bi-
sogno noi».

Domani Sudafrica-Galles
L’Inghilterra è fatta di mischia,
di difesa condita dalle folate di
Johnny May, dei muscoli dei
fratelli Vunipola. «Niente ma-
gie, faremo il nostro gioco»,
spiega il capitano Owen Far-
rell, dopo una settimana in cui
gli All Blacks sono stati bom-
bardati mediaticamente: favo-
riti degli arbitri, disonesti, per-
sino spioni (degli allenamenti
inglesi). «Tutte scuse per gua-
dagnare qualche clic su inter-
net», fa spallucce il ct neozelan-
dese Steve Hansen, che vuole
il triplete e di fratelli in squa-
dra ne ha addirittura tre: il fa-
voloso Beauden, Jordie e
Scott, spostato dalla seconda
alla terza linea per provare a
scardinare le certezze degli in-
glesi. «È l’occasione che ti capi-
ta una volta sola», dice Manu
Tuilagi, l’ariete inglese che da
piccolo sognava di diventare il
nuovo Lomu. «Probabilmente
la partita più importante della
nostra vita». Tutto qua. —
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dall’aerodinamica al motore, le sfide di un circuito unico

Meno aria e più problemi


F1, il Messico è un rompicapo


Ferrari favorita in alta quota: “Ma le temperature ci terrorizzano”

La Ferrari è la monoposto
migliorata di più rispetto
allo scorso campionato.
Nella 2ª sessione di libere
del Gp del Messico, Vettel
ha chiuso in 1’16’’607,
cioè 1’’3 più veloce rispet-
to al 2018. Secondo Ver-
stappen (Red Bull) in
1’16’’722, prestazione
quasi identica alla passa-
ta stagione. Terzo Le-
clerc con l’altra Ferrari
(1’17”072), poi le Merce-
des di Bottas (1’17’’221)
e Hamilton (1’17’’570,
mezzo secondo in meno
rispetto al 2018). Pro-
gramma (tv Sky F1): oggi
ore 17 prove libere, ore
20 qualifiche (diff. 21,30
Tv8); domani ore 20,10
gara (diff. 21,30 Tv8).

MOTOGP IN AUSTRALIA


Rossi, 400 Gp


domani all’alba


“Ho ancora


voglia di gare”


LAPRESSE


Rugby, semifinale tra superpotenze in Giappone: la Nuova Zelanda insegue il 3° titolo di fila

All Blacks o Inghilterra, resa dei conti


Il Mondiale e la finale anticipata


L’altitudine a 2285
metri si fa sentire
I piloti della Rossa:
“Strano guidare qui”

Vettel 1°, qualifiche alle 20


LA STORIA


Valentino Rossi, 40 anni

La «haka» neozelandese prima del match contro l’Irlanda

Sebastian Vettel, 32 anni, miglior tempo nelle prove libere

SABATO 26 OTTOBRE 2019LASTAMPA 37


SPORT

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