La Stampa - 26.10.2019

(ff) #1

PERSONAGGIO


Gipo di Napoli e l’identikit di Willie Peyote: “L’ho conosciuto 3 anni fa in un bar a San Salvario”

“Caro Gugi, sei un fenomeno


Iodegradabile avrà successo


Altrimenti, meglio ancora”


GIPO DI NAPOLI


H


o conosciuto Willie
Peyote tre anni fa,
come artista il mar-
tedì, di persona
esattamente due giorni do-
po. Questa è divertente e ve
la racconto. San Salvario,
esterno notte, uno dei tanti
locali. Pontificavo entusia-
sta al bancone della mia nuo-
va infatuazione musicale,
quando il barista mi inter-
rompe per dirmi: «Willie
Peyote? È seduto lì». Un po’
come se parlando di Joker in
un circolo Arci, ti rispondes-

sero: «Joaquin Phoenix? È
quello che sta giocando a cal-
cio balilla». Da quel momen-
to è iniziata una frequenta-
zione sporadica ma intensa,
ci siamo visti poche volte ma
quando è successo abbiamo
sempre tirato l’alba.
Quindi la mia è una posizio-
ne privilegiata per tratteggia-
re una specie di fenomenolo-
gia del fenomeno Willie
Peyote. Perché di fenomeno,
si tratta, almeno stando ai cri-
teri di noi torinesi. Il fatto che
un artista della nostra città si
affacci alla ribalta nazionale
ci meraviglia, come se fosse
strano che anche qui accada
qualcosa, come se fosse im-
probabile crescere in Barrie-
ra di Milano, per poi a Milano
andarci sul serio e riempire
l’Alcatraz. Ammetto che a di-
stanza di tre anni, non ho an-
cora un’idea precisa del per-
sonaggio ma solo qualche

ipotesi confusa. Una su tutte.
Tra «Gugi», come lo chiama-
no gli amici e «Willie Peyo-
te», il suo alter ego artistico,
c’è una somiglianza impres-
sionante, anzi direi che i due
sono proprio la stessa perso-
na. Acuti, divertenti, ironici
ma anche spigolosi, lunatici
e permalosi. Dimenticavo la
presunzione, ma quella nei
rapper la si dà per scontata.
Più che un tratto caratteria-
le, mi sembra una sorta di
posa, un vezzo e soprattut-
to una necessità per chi pra-
tica uno sport muscolare e
competitivo come il loro. I
difetti, tuttavia, sono i pre-
gi visti dall’altra parte dello
specchio, senza gli uni non
esisterebbero gli altri, e nel
caso di Willie, entrambi con-
tribuiscono a fare di lui l’u-
nico rapper italiano che
non mi intristisce e un inter-
locutore con cui è spassoso

fare a cazzotti verbalmente
alle tre di mattina.
Questo per dire che Gu-
gi-Peyote è un ragazzo auten-
tico. Nel bene e nel male. Scri-
ve ciò che è ed è ciò che scri-
ve. Il che forse non assicura
un successo fulmineo ma è di
certo una condizione essen-
ziale per garantirsi una car-
riera che non si esaurisce nel
giro di un paio di canzoni che
«spaccano» su Spotify. Quel-
lo di cui sono certo che non
avrà mai un seguito di dodi-
cenni, cosa che francamente
auguro a me e a tutto il resto
del pubblico adulto che vuo-
le continuare ad assistere ai
suoi concerti in santa pace.
Anni fa, mi capitò di vede-
re Coez dal vivo, e nonostan-
te il mio metro e 74, non solo
ero tra i più alti in sala, ma an-
che l’unico a bere gin tonic.
Finire la serata, alticcio, in
una specie di pigiama party
tra adolescenti, fu in effetti
un’esperienza estraniante.
A proposito di adolescenti,
dell’ultimo album di Willie,
fino a ieri conoscevo ciò che
sapevano tutti. Non ho volu-
to anticipazioni, per il gusto
di tornare ragazzino quando
aspettavo davanti all’edicola
il nuovo numero di Dylan
Dog. Partiamo dal titolo: «Io-
degradabile». I giochi di paro-
le mi immalinconiscono, ma
è senza dubbio efficace. La
copertina invece mi è sem-
brata semplicemente meravi-
gliosa. Laddove tutti preten-
dono di metterci la faccia, lui

ci si sbatte pure il resto della
testa che offre al pubblico
con l’espressione interlocuto-
ria di chi finge di essere finito
nel bancone dei surgelati a
sua insaputa.
Quanto ai pezzi, ne ho
ascoltati con attenzione due
in particolare: «Mango» e
«La tua futura ex moglie». So-
no due brani molto diversi
tra loro, nel senso che il pri-
mo è musicalmente comples-
so, interessante, con un testo
difficile e articolato, l’altro
no. È una banale questione
di gusti. Sono troppo vec-
chio per le canzoni d’amore
e alla mia età, se proprio de-
vo abbandonarmi al senti-
mentale, preferisco strug-
germi, ascoltando l’epopea
della grande musica napole-
tana. D’altra parte, non si
può piacere a tutti così co-
me a quelli a cui piaci non
può piacere tutto.
Per fortuna. Sono comun-
que convinto, caro Willie,
che «Iodegradabile», sarà
un successo, e se non lo sa-
rà, meglio ancora. Oggi in
Italia essere primi è quasi
una nota di demerito e, in
fondo, tutto ciò che occupa
la parte alta della classifica,
dalla musica, alla politica,
passando soprattutto per il
calcio, ha sempre fatto schi-
fo a entrambi. Salutami
Frank Sativa e il resto della
band. Noi due ci vediamo al
solito bancone, il prossimo
giro tocca pagarlo a te. —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI


  1. Willie Peyote durante le riprese per il suo ultimo videoclip;

  2. Willie sul palco in un concerto dei Subsonica; 3. In centro a Tori-
    no, seduto a un bar di galleria Umberto I; 4. In posa.


GIPO DI NAPOLI


LEADER


DEI BANDAKADABRA


ANSA


©PASQUALE MODICA


VLEFAS


3


1


4


2


Willie Peyote è un
ragazzo autentico.
Nel bene e nel male.
Scrive ciò che è
ed è ciò che scrive.

Gipo Di Napoli leader della
Bandakadabra racconta le
stelle emergenti della musi-
ca torinese, cominciando
dal più emerso di tutti: Wil-
ly Peyote.

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SABATO 26 OTTOBRE 2019LASTAMPA 59


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