Corriere della Sera - 17.10.2019

(Michael S) #1


32 Giovedì17Ottobre2019 Corriere della Sera


SEGUEDALLA PRIMA


U


na guerracommercialecon la
Cina, che ostacolerebbe il
consumo dei nostri prodotti
da parte delle famiglie cinesi,
non farebbe che peggiorare la
situazione.
Anziché affrontare il maci-
gno, ilconsumo cinese, si di-
scutedel sassolino che po-
trebbecompensarlo. Si dice
cioè che sono iPaesi occiden-
tali che devono risparmiare di
meno.Unaconclusione che
normalmentesitraducein:
bisogna aumentarelaspesa
pubblica. Non ècosì. Il Giap-
pone insegna: in trent’anni la
spesa pubblica è cresciuta di
dieci punti, in percentuale
del Pil: dal 30 al 40 percento,
senza apprezzabili effetti sul-
la crescita che rimane prossi-
ma azero. Il problema è che
spesa pubblicasignificaper
lo più infrastrutture (gli inve-
stimenti pubblici in Giappo-
ne rappresentano circa il 20
per cento deltotale della spe-
sapubblica)espesa sociale,
due componenti che spesso
non aiutano la crescita nel
lungo periodo. La spesa so-
ciale (cheènecessaria per
sostenere la solidarietà) per-
ché spesso crea incentivi a
uscire dal mercato del lavoro
relativamente presto, mentre
l’aspettativa di vita aumenta,
perché riducegli incentivi a
trovareunpostodilavoro
quando lo sièperso. Le in-
frastrutture perché oltre a un
certolivello, necessario per
eliminarecolli di bottiglia
che effettivamenteostacola-

no la crescita, ilcontributo
delle operepubbliche alla
crescita diminuiscerapida-
mente. Lo stesso accade in
moltiPaesi europei dove la
spesa pubblicasiaggira in-
torno al 50 percento del Pil.
Ma aumentarelaspesa
pubblica non è il solo modo
per ridurre il risparmio di un
Paese. L’alternativaèabbas-
sare le tasse, cioè aumentare
lacapacità di spesa delle fa-
miglie e delle imprese, anzi-
ché delloStato. L’obiezione è
che molte famiglie, invece di
spenderedipiù, decidereb-
berodirisparmiareilmag-
gior reddito di cui disporreb-
bero grazie al taglio delle tas-
se .Èpossibile che alcune lo
facciano, soprattuttoinun
mondo in cui l’incertezza è
aumentata. Ma non tutte. Gli
«80 euro» del governo Renzi
furono in gran partespesi e
contribuirono all’aumento
dei consumi (come hanno

bassi: queste hanno dedicato
ai consumi circa l’80 percen-
to del bonus).
Lo stessovale per le impre-
se. Le grandi aziende oggi
sono piene di liquiditàese
non ne hannoasufficienza
possono emettereobbliga-
zioniescontarle alla Bcein
cambio di liquidità. Non è
automaticoche per queste
imprese meno tasse signifi-
chino più investimenti. Ma le
imprese più piccole, anche
quelle più produttive che di-
venteranno grandi perché ef-
ficienti in futuro, non posso-
no emettereobbligazionie
de vono portareinbancaga-
ranziereali perotte nereun
allargamento della loro linea
di credito.Perquesteazien-
de, meno tasse significano
più investimenti.
Ma sia che si usi la politica
fiscale aumentando la spesa
(un errore) sia che la si usi ri-
ducendo le tasse (giusto), il
vincolo di bilancio delloSta-
to rimane. Sono pochi iPaesi
che possono permettersi di
lasciar aumentareildebito.
Sono quellicon poco debito
pubblico e grande credibilità
accumulata in passatoche
possono permettersi di la-
sciar crescereildebitoper
qualche anno. Altri,come il
nostro, no. In questiPaesi un
ulteriore aumento del debito
può scatenareuna crisi che
vanificherebbe iltentativo di
aumentareladomanda e
renderebbe necessario il
contrario: aumenti di tasse o
tagli draconiani alla spesa. In
Paesi come il nostromeno
tasse significameno spesa.
Fortunatamentel’evidenza
empirica suggerisce che una
simile manovra—tagli di
spesa accompagnati da ridu-
zioni delle tasse—sarebbe
anch’essa espansiva.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

dimostratoAndrea Neri,
ConcettaRondinelli e Filippo
Scoccianti in un lavoro di ri-
cercadella Banca d’Italia).
Il modo per far sì che un
taglio delle tasse si traduca in
maggioriconsumi èconcen-
trarlo suiredditi più bassi,
cioè sulle famiglie che ri-
sparmiano meno (lo studio
della Bancad’Italia mostra
che l’effetto positivo suicon-
sumi è stato maggiore per le
famigliecon minore ricchez-
za liquidaocon redditi più


diPaoloValentino


ILCALCIOINTURCHIA,
UNODEIPILASTRI
DELPOTEREDIERDOGAN

C’


è grande polemica nel mondo del
calcio. A suscitarla è il furore
nazionalista con cui i giocatori
della nazionale turca accompagnano la
criminale azione militare lanciata da
Ankara contro i curdi nelNord della Siria.
La Federcalcio anatolica è nel mirino
dell’Uefa, dopo cheKaan Ayhan, lunedì
sera aParigi, hafesteggiato il suo gol
dell’1-1 contro la Franciafacendo il saluto
militare, imitato dai compagni.Perfino
l’allenatore, Senol Gunes, ha difesoAyhan,
che gioca nelFortuna Düsseldorf,
definendo il suo «un gesto
d’incoraggiamento per i nostri soldati».
Lo stesso presidente dellaFederazione,
Nihat Özdemir,fedelissimo di Recep
Tayyip Erdogan che lo ha voluto
personalmente in quell’incarico, sin dalla
prime ore dell’offensiva ha detto che tutto
il calcio turco, giocatori e dirigenti, «è con
le preghiere al fianco dei nostri militari».
Mail nazionalismo è solo unafaccia della
verità. L’altra è che il calcio, specchio della
società turca, è uno dei pilastri del potere
del Sultano. Erdogan, in gioventù
calciatore e appassionato della materia, lo
strumentalizza senzaremore. «Calcio e
politica hanno molto in comune — ama
ripetere — la lotta è l’essenza di
entrambi». Oltre alle presenze allo stadio,
che sia la nazionale, il Besiktas o il
Galatasaray, gli incontri con le star del
calcio sono inrealtà centrali alla sua
narrazione.Non che il Sultano debba
sforzarsi per convincere i giocatori a
salutare le sue imprese militari.
Dall’Italia, auguri per l’esercito che
massacra i curdi sono arrivati da Under
(Roma), Demiral (Juventus) eCalhanoglu
(Milan). «Ogni turco è nato soldato» dice
l’adagio, che tradisce unrapporto stretto
della società con i militari.
Tanta passione suggerisce un sospetto:
cancellare la finale di Champions League,
prevista aIstanbul il 30 maggio,forse
farebbe male a Erdogan più di ogni
sanzione. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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LA MANOVRA EL’ILLUSIONE


DELLASPESAPUBBLICA


LacrisieicontiL’evidenzaempiricasuggerisceche


uninterventoarticolatosutaglidelleusciteaccompagnati


dariduzionidelletassefavoriscelacrescita


diAlbertoAlesinaeFrancescoGiavazzi


ANALISI
&
COMMENTI

SEGUEDALLA PRIMA


I


nfatti, il disegno di legge
di Bilancioeildecreto
legge fiscale che lo ac-
compagna hanno rice-
vutol’okdel Consiglio
dei ministri «salvo intese», la
famigerataformula cui ci ave-
va abituato il Conte 1 e che sta
asignificareche l’esecutivo,
nonostantelamaratona not-
turna, non è riuscito a trovare
pieno accord osui provvedi-
menti della manovra da 30
miliardi per il 2020. Icontrasti
fra iministri, in particolare
sulla riduzione deltettoal-
l’uso delcontanteesull’ina-
sprimentodel carcereper i
grandi evasori, evidenziano
un alto livello diconflittualità
nella risicata maggioranza

che sostiene il Conte2,dove
ciascuno dei quattropartiti
(M5s,Pd,Leu eIv) ha potere
di vita e di morte sull’esecuti-
vo. E siamo solo all’inizio.
Quandoidue provvedi-
menti arriveranno inParla-
mento la battaglia si trasferirà
lì. Sarà scontro soprattutto tra
5Stelle eItalia viva, il nuovo
partito di MatteoRenzi. E fin
d’ora si può affermare che sa-
rà un miracolo se Conteriu-
scirà,ovviamentericorrendo
al voto di fiducia,aportarea
casa la manovra senza stravol-
gimenti.Unamanovra che,
comunquevada, resterà di
scarso impatto sulla crescita e
di cortorespiro. Basti dire
che, tra un anno, la principale
questione che dovrà affronta-
re il go verno, qualunque esso
sia, sarà la sterilizzazione del-
le clausole di salvaguardia. Gli

aumenti dell’Iva già program-
mati dai precedenti governi
sono stati infatticancellatito-
talmenteper il 2020 ma solo
parzialmente per gli anni suc-
cessivi.Ecosì la legge di Bi-
lancio 2021 dovrà trovare circa
18 miliardi per evitare il rinca-
ro delle aliquote Iva. Come di-
re che siamo punto accapo.
Perilresto, la manovra
2020 ha il merito di mettere al
centrolalotta all’evasione fi-
scale, il cui livello anomalo
(109 miliardi di euro di man-
cato gettito all’anno) è uno dei
grandi problemi dell’Italia.
Più di 3 miliardi di entrate so-
no già cifrati, grazieauna
stretta sullecompensazioni
indebite tra crediti e debiti fi-
scali e previdenziali e alle mi-
sure contro le frodi nel settore
dei carburanti. Altrerisorse
potranno arrivaredalla cam-

pagna, sostenuta anche dalla
lotteria degli scontrini, per la
diffusione dei pagamenti
elettronici. L’enfasi posta dal
governo sulla tracciabilità
sembra giustificata dai risul-
tati otte nuti quest’annocon
l’obbligo della fatturazione
elettronica. Secondo le oppo-
sizioni si rischia unoStato di
polizia. Sloganaparte, l’ese-
cutivofarà bene ad aiutarei
piccoli esercenti per lecom-
missioni che devono sostene-
re sulle transazioni elettroni-
che. Nel frattempo, avrebbe
potutoevitarel’introduzione
di balzellivecchia maniera, ti-
po l’aumento da 50 a 150 euro
delle impostesul trasferi-
mento di immobili tra privati
oilbollo di 2,4 europer cia-
scunfoglio deicertificati pe-
nali. Incombe poi il taglio del-
le detrazioni fiscali suiredditi

superiori a 120 mila euro: me-
no dell’1% deicontribuenti,
oltretuttogià tartassati. De-
magogiche sembrano anche
le misuresul carcereper chi
evade le tasse. Ci limitiamo a
osservare che i grandi evasori,
prima ditenerli in prigione fi-
no a 8 anni anziché 6, bisogna
prenderliecondannarli.Va
invece sostenuta, anche se og-
gi può sembrarevelleitaria, la
web tax sulle grandi imprese
di servizi digitali.
La promessa di tagliarele
tasse sul lavoro, ilcosiddetto
cuneo,èrispettataametà: la
misura partirà il prossimo lu-
glio e in media dovrebbe dare
una quarantina di euro al me-
se a chi sta tra 8 mila e 35 mila
eurodireddito,compresi
quindi anche quelli che già
prendono il bonusRenzi (red-
diti fino a 26.600 euro).Pochi
soldi alceto medio, mentre
resterebbero fuori ancora una
volta gli incapienti, quellicon
meno di8mila eurol’anno,

diEnricoMarro


FINANZIARIA,SARÀBATTAGLIAINPARLAMENTO


VECCHIBALZELLIERESPIRO CORTO


toccati solo marginalmente
dal Redditodicittadinanza
che, peraltro, avrebbe biso-
gno di una messa a punto per
restringere sia gli abusi sia la
trappola dell’assistenziali-
smo.Una spinta maggiore al-
la crescitaverrà senz’altro dal
bonus fino al 90% sui lavori di
rifacimento delle facciate de-
gli edifici, una buona idea.
Lodevole anche lo sforzodi
un piano di una cinquantina
di miliardi in 15 anni per le in-
frastrutture, mava dettoche
serve a poco accumulare piani
(come si è fatto in questi ulti-
mi anni) se poi i soldi stanzia-
ti non si riescono a spendere.
Il quadro, insomma, non è
esaltante.Unamanovra mo-
desta,costruita in fretta e fu-
ria dal governo insediatosi il 5
settembre. Spetta ora alla
maggioranza, inParlamento,
farne la base perconsolidare
il Conte 2 anziché per lanciare
la campagna elettorale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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