Corriere della Sera - 17.10.2019

(Michael S) #1


44 Giovedì17Ottobre2019 CorrieredellaSera


L’autore


● Sulla fede
di Giorgio
Pressburger
è in libreria da
oggi riproposto
da Treccani
Libri (pagine
139, e 10)

●In questa
pagina
pubblichiamo
un estratto dal
saggio inedito
di Claudio
Magris che lo
accompagna

●Pressburger
(Budapest,
1937 – Trieste,
2017) è stato
regista e autore

di narrativa
e teatro. Di
famiglia ebrea
sfuggita allo
sterminio
nazista, si è
trasferito in
Italia dopo la
rivoluzione
ungherese del
1956 e ha
cominciato a
scrivere con il
gemello Nicola,
scomparso nel


  1. Storico
    collaboratore
    del «Corriere»,
    è stato una
    voce importan-
    te della cultura
    mitteleuropea


●Da Sulla fede
è tratto il film di
Mauro Caputo
Il profumo
del tempo delle
favole (Luce -
Cinecittà,
2016)

●Con
Pressburger,
Caputo ha
realizzato
anche un
documentario
sulla vita dello
scrittore
( Messaggio per
il secolo , 2013)
e un film tratto
da una sua
raccolta di
racconti
( L’orologio di
Monaco , 2014:
nella foto
grande,
Pressburger
in una scena
del film)

Torino


O


ggi, alle 11, è in programma aTori-
no lacerimonia diconsegna del
Premio Lagrange-Fondazione Crt
2019, il massimo riconoscimento inter-
nazionale per la scienza dei sistemi
complessi. Quest’anno il premio viene
assegnato al biologo ed ecologo Iain D.
Couzin e al biologo marino David Gru-
ber. Istituito dallaFondazione Crt-Cassa
di Risparmio diTorino, dal 2008 il Pre-
mio Lagrange è dedicato ai giovani ri-
cercatori che si distinguono nelcampo

della scienza dellacomplessità. Alla
cerimonia di oggi intervengono, oltre ai
premiati, Massimo Lapucci, segretario
generalefondazione Crt, Mario Rasetti,
presidenteFondazione istituto per l’in-
terscambio scientifico (Isi) e Ciro Cattu-
to, direttore scientificoFondazione Isi.
David Gruber è autore di untesto che
racconta le sue ricerche negli abissi de-
gli oceani su «la Lettura» #411 in edicola
per tutta la settimana. ( ma.b. )
©RIPRODUZIONERISERVATA

PremioLagrange-Crt,oggilacerimonia


S


e non credi,comportaticome se cre-
dessi—diceunraccontodiIsaac
Bashevis Singer — lafedeverrà do-
po. La stessacosa viene detta, nel
medesimo racconto, riguardo allafelicità:
se non seifelice,comportaticome se lo
fossi, lafelicitàverrà dopo. Lafede non è
dunque uncomplesso di articoli, di affer-
mazioni cui si crede,come si può credere
a unateoria fisica o, sia purecon una logi-
cadiversa macon una analoga specificità,
al programma politico e sociale di un par-
tito. Lafede, sottolinea infatti giustamente
Giorgio Pressburger,èdiversa dallareli-
gione, da ognireligione. GesùoBudda
non sonovenuti afondare una nuovareli-
gione, alla loroepocaenei loropaesice
n’erano già troppe. Sonovenuti acambia-

l’ottavopiano. Quel parapettoèbuono, è
umano, è indispensabile nel sostegno che
offre, ma non è lafede.
Giorgio Pressburgercerca,con accani-
mento, di sapereedidirechecosa essa
sia. Non è ben chiaro quale sia — e se ci sia
—lasua risposta. Certamenteegli pone
con forza e insistenza l’accento sulla paura
eforse questolibropotrebbe legittima-
mente intitolarsi Sullapaura .Paura insita
e presente in ogni creatura, non soltanto
umana. Nell’insettocheteme divenir
schiacciatoenon sa spiegarsi—inuna
bellissima pagina—l’ombra dell’uomo
che gli si avvicina, ombra checade su di
lui.Paura che prova pure il paramecio uni-
cellulare, paura che ogni essere prova per
tutto ciò che non è lui e che è ben più pro-
fonda della Angst di Heidegger.Paura de-
gli oggetti dicasa avvolti nel buio dei ripo-
stigli, pauracontenuta negli aminoacidi,
fondamentodituttelesostanzeviventi;
paura degli scarafaggi.Paura «dell’ignoto,
del pericoloso, dell’insondabile Qualcosa
oQualcuno. [...]Forse la prima idea di
Dio. [...]».Paura tragicamenteconcreta —
eperciò ancor più angosciosamentene-
bulosa — della guerra, dello sterminio na-
zista, della fame, delle malattie e delle os-
sessioni della madre, della crudeltàedi
tantecose nella vita di tutti e in particolare
nella propria e in quella della propria fa-
miglia, su cui egli si sofferma.Paura in cui
la penna affonda per estrarre larealtà e le
parvenzepiù autentiche, irripetibiliein-
tense del tremore, del timore e delterrore.
In questo libro Pressburger non affron-
ta untema che pur sentefortemente e che
si ritrova anche incerte situazioni narrati-
veo incarnato incerti personaggi dei suoi
romanzi e racconti. Si tratta del rapporto
trafede e morale o meglio di quel loro dis-
sidio, di quella loro talvolta radicalecon-
trapposizione piùomeno presentein
ogni pensieroreligioso—soprattuttoin
quello mistico — e particolarmente nella
tradizione ebraica.
©RIPRODUZIONERISERVATA

PensieroTornaperTreccanil’indaginedelloscrittoremitteleuropeosullareligiosità.ConuntestoineditodiClaudioMagris


Libertà chetrafiggelavita epaura


Laforzaterribiledella fede


LaricercadiGiorgioPressburger


alleradiciprofondedelcredere


reradicalmente la vita, arovesciarlacome
un guanto, a crearla di nuovoin ogni uo-
mo o meglio a spingere ogni uomo a cre-
arla egli stesso; a rinascere, a essere un al-
tro o meglio a essere, anzi a diventare dun-
que se stessoedunqueanon esserepiù
servo del mondo, bensì a rallegrarseneco-
me un signore. «Tuttoèvostro» afferma
sanPaolo.
Questa rinascita—metanoia, diceil
Va ngelo — spoglia la persona di tutto ciò
che le è estraneo e che sino a un momento
prima si era installato in essacome un pa-
drone. Questa libertà radicale è una poten-
za e smuoverealmente le montagne,come
sta scritto; tutto ciò che pareva insormon-
tabile, ineluttabile, impossibile diventa a
portata di mano. Le gerarchie umane, so-
ciali, intellettuali sono sconvolte e i vinti, i
sofferenti, gli umiliati, gli ultimi trovano la
pienezza di vita. «Della pietra rifiutata dai
costruttori» sta scritto in uno dei più gran-
di passi dell’AnticoTestamento«faròla
pietra angolare, il muro maestro e portan-
te della miacasa» dice il Signore.
Questo smilzo e intenso libro di Giorgio
Pressburger si basa su tale sensoforte,to-
talizzante, estremo dellafede, benconsa-
pevole della difficoltà di parlarne.Forse
addirittura dell’impossibilità, perché lafe-
deèaldilàdel linguaggioeseviene
espressa secondo le necessarieregole del-
la lingua non è piùfede o non è più soltan-
to fede, ma già filosofia otestimonianza o
analisi dellafede, che sono altracosa. La
domanda sucosa sia e dondevenga que-
stafede non ha risposta, egli scrive,ori-
schia perfino l’impudicoesibizionismo. In
questatensioneericercaGiorgio Pres-
sburger si fa accompagnare, all’inizio, da
due grandi scrittori che non sono soltanto
o tanto scrittori ma qualcosa di più, Dosto-
evskijeKafka, ma senza successo. Credo
che, dei due, sia molto più Dostoevskij ad
avere a che farecon lafede che nonKafka,
per il quale essa dona lacertezza ma ucci-
de la speranza e che male si distingue da-
gli altri inafferrabili assoluti cifrati nella
sua altissima opera.
PerGiorgio Pressburger lafede, egli
scrive, inizia «con la paura, anzicon l’esse-
re terrorizzati». Non intende dire che lafe-
de sia una risposta, un rimedio, un rifugio
dalla paura, ora indistinta ma angosciosa
ora materialeeterribilmenteconcreta.

Scene di vita quotidiana: operai vigorosi,
sorridenti soldatesse nella neve, boschi,
contadini neicampi. È laCorea del Nord
raccontata dalle incisioni di artisti che, pur
senza discostarsi dalrealismo socialista,
vanno oltre la propaganda di unPaese
pococonosciuto. È dedicato a quest’arte
«quotidiana» Printed in NorthKorea. The
Art ofEveryday Life in the Dprk curato da
Nicholas Bonner: il volume è da questa

settimana in libreria in Italia (Phaidon, pp.
240, e 29,95): una selezione di immagini
è su lale ttura.it con untesto di Marco
DelCorona , che su «la Lettura» #411 in
edicola fino a sabato 19 intervista lo
scrittore cineseYan Lianke, del quale esce
oggi Gli anni, i mesi, i giorni (traduzione di
LuciaRegola, pp. 267, e 18).

Cultura L’indirizzo
Ilettori
possono
scriverci
all’indirizzo
emaillaLettura
@corriere.it

L’artequotidiana
dellaCoreadelNord:
lagalleryèonline

Nulla di più lontano da questo libro della
fede cui ci si affidaocisiabbandona, in
cui sicercarifugio, protezione econsola-
zione. Lafede, per riprenderelacelebre
frase di Dietrich Bonhöffer, non è un tap-
pabuchi. È un’esperienza radicale; è la vita
stessa attraversataetrafitta dalla ricerca
del suo significato, che nonèdettosia
consolatorio. «Èterribilecadere nelle ma-
ni del Dio vivente» sta scritto, perché ci si
trova davanti alrovetoardente del vivere,
senza le mediazionireligiose della litur-
gia, delle prescrizioni, delleregole, delle
interpretazioni, deicodicilli, della Messa
domenicale o delvenerdì sera alTempio,
del Ramadan o del cibo kasher. Tutto ciò
non è affattoconvenzionaleformalità,co-
me pretende tantarozza evolgareretorica
che sbraitacontro l’ordine e leregolecosì
come gli sgrammaticati presuntuosi ber-
cianocontro la sintassi. L’individuo ha bi-
sogno di un parapetto quando si affaccia
sull’abissooanche solo dal balcone del-

diClaudioMagris


Sergiy Shkanov, Nice to see you (2008, particolare)

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