Corriere della Sera La Lettura - 20.10.2019

(C. Jardin) #1

DOMENICA20OTTOBRE 2019 CORRIEREDELLASERA LALETTURA 27


InmostraApreallaGamdiTorino«Figure»,esposizionedelle«sculture»chel’autoredi«Sequesto


èunuomo»realizzòduranteilsuolavorodichimico.«Unapassionedestinataafamiliarieamici»


Animali fantastici di filo di rame


L’appuntamento
PrimoLevi.Figure ,
a cura di Fabio Levi
e Guido Vaglio,
Torino, Wunderkammer,
Gam/ Galleria civica d’arte
moderna e contemporanea,
24 ottobre-26 gennaio
2020, progetto
di allestimento
di Gianfranco Cavaglià con
Anna Rita Bertorello
(Info Tel 011 44 29 518 / 44
36 907, gamtorino.it) Orario:
martedì-domenica, 10-18,
lunedì chiuso. Biglietti:
Intero e 10, ridotto e 8
Ilpercorso
L’esposizione propone per la
prima volta in Italia una
ventina di sculture in filo di
rame, ferro e latta (oltre a
documenti e fotografie)
realizzate dall’autore
di Sequestoèunuomo.
L’esposizione, pensata e
realizzata in occasione delle
celebrazioni per il centenario
della nascita dello scrittore,
è stata resa possibile grazie
alla collaborazione del
Centro Internazionale di
Studi Primo Levi di Torino
Leimmagini
Al centro: Primo Levi con la
sua scultura del gufo
(foto Mario Monge). Nella
pagina accanto: altre
tre sculture di Primo Levi
Loscrittore
Primo Levi (Torino, 31 luglio
1919-11 aprile 1987) nasce
in una famiglia discendente
da ebrei piemontesi
provenienti dalla Spagna e
dalla Provenza. Si laurea in
Chimica nel 1941. Nel
febbraio 1944 viene
deportato ad Auschwitz.
Liberato dai sovietici il 27
gennaio 1945, tornò a
Torino il 19 ottobre dopo le
vicende raccontate nel
romanzo Latregua. Nel 1947
pubblicò il suo libro più
importante ,Sequestoèun
uomo , edito da De Silva
e nel 1958 da Einaudi
IlCentro
Il Centro Internazionale
di Studi Primo Levi,
diretto da uno dei curatori
della mostra della Gam
(Fabio Levi), «rivolge le sue
attività di ricerca ai lettori
e agli studiosi dello scrittore
presenti in ogni parte del
mondo». Ha sede a Torino
(Info Tel 011 43 69 940,
primolevi.it) e raccoglie le
edizioni delle sue opere, le
traduzioni, la bibliografia
critica e ogni forma
di documentazione
sulla sua figura e sulla sua
opera. Il Centro è
un’associazione costituita
nel 2008, i cui soci sono la
Regione Piemonte,
il Comune e la Città
metropolitana di Torino, la
Compagnia di San Paolo, la
Comunità Ebraica di Torino,
i figli di Primo Levi,
Renzo e Lisa

i
F


antastici,certo, ma anchemolto domestici.
Sonogli uomini,gli animalie più in generale
le Figure( co me recita il titolo dellamostrache
si apre il 24 ottobre nellaWunderkammerdel-
la Gamdi Torino e che per la primavolta le
proponeal pubblico italiano)che raccontanouna delle
passionisegrete di PrimoLevi,quellaper l’arte, appun-
to. Un’arte fatta non tanto di capolavori ma «di prodotti
dellafantasiae dell’abilitàmanualedi Levi»,realizzati
per gli amicie per la famiglia:un modo,secondolo
stesso Levi,«perentrare nel varco e dare uno sguardo
all’ecosistema che albergainsospettato nellemie visce-
re, saprofiti, uccelli diurnie notturni,rampicanti, far-
falle,grillie muffe». Un’arte di piccole sculture in filo di
rame(ma c’è ancheun simil-rinoceronte in latta e qual-
che piccolo mostro di ferro) perché il lavoro di chimico
specializzato nellasmaltaturadei conduttori elettrici
consentiva all’autore di Sequestoèunuomo di disporre
di scarti di ramein grandequantità.Si trattadi un’arte
«molto intimae privata»:gli oggettieranodestinati
agli scaffalidellostudiodelloscrittore oppure a essere
regalatiagli amicipiù cari, senzadatazioniprecise(ri-
salgonoindicativamente al periodocompreso tra il
1955 e il 1975),né titoli attribuitidall’autore.


Un’arte in qualchemododi famiglia:l’inedito qui
anticipato da «la Lettura»(nel catalogodell’esposizio-
ne pubblicato da Silvana Editoriale)racconta ad esem-
pio come il rame(sigla«Cu»nellaTavola periodica
deglielementidi Mendeleev)fosse entrato nellavita di
PrimoLevi (1919-1987)grazieal padre Cesare (1878-
1942),un ingegnere che aveva abbandonato il suo me-
stiere e che vendeva conduttori elettrici(come il rame),
motori e generatori, un uomocurioso,estroverso, bon
vivant
e amante dellebuoneletture — come lo defini-
sce il figlio— carattere singolare e contraddittorio,
molto avidodi sapere, con passionida autodidatta.
Nel frammento qui accanto (incompleto, si trova in
un quadernodi abbozziper la futuraraccolta Ilsistema
periodico
pubblicata da Einaudinel 1975)PrimoLevi
descrive così lo studiopaternoin corso San Martino,a
Torino:«Sugliscaffalic’eranorocchettidi rametrafila-
to, rutilante e sorprendentemente flessibileper le dita:
mio padre diceva che era ricotto, ed io lo percepivo


pulivamo e appendevamo al balcone per farli essiccare:
le nostre canne da pesca. Ore e ore immobilisul bordo
dell’acqua,soddisfattise alla fine dellamattinatane
avevamo presi due o tre, che portavamo a casa tutti con-
tenti».
Però, «il forte di Primoeranoi girini»,come del resto
tuttigli animalidi piccolissimedimensioni,sempre
meritevoli di attenzioneperché, diceva, «un mondoin
cui si studiassero solo le cose che servono sarebbepiù
triste, più povero, e forse anchepiù violento del mondo
che ci è toccato in sorte». Dunque,i suoi girini«Primoli
immergevainuncatinod’acqua enestudiaval’evolu-
zione.Era capace di seguirliper settimanefino a che i
girini,sviluppatigli arti inferiori,poi gli anteriorie tutto
il resto, completatala muta,eranopronti a diventare ra-
nocchi, con gambee braccia, “gente come noi” avrebbe
detto Primo.Ma i girinieranouna cosa solo sua, noialtri
non c’entravamo».Un po’ come il signorSimpsondelle
Storienaturali che in Pienoimpiego nellasua villa in
collina insegnaalle libellulea raccogliere grandiquan-
tità di mirtillida portare agli ospitiin giardinoper il tè.
Poil’automobile,anzi una specie,perché quelladel
Levi bambino non aveva motore. Invenzionestranaper-
ché a Primole macchinenon sonomai interessate. Que-
sta «era fatta di un asse di legnolungomenodi un’utili-
taria,ci si poteva stare anchein due, al qualeaveva ap-
plicato quattro cuscinettia sfera. Noi ci saltavamo sopra
e ci lanciavamo giù per la discesa. La cosa più buffaperò
è che al suo veicolo Primoaveva persinodato un nome.
Lo chiamava “il Menna”,che chissàcosa voleva dire».
I due fratelli Segre cercherannodi stare senzagrandi
risultatial passodel cuginopiù grande.Bruno,il picco-
lo, avevatrovato una vecchia vascadabagnodi ferro
smaltataesiera messoin testa di farneuna barca.
«Mettiamolanella bialéra , diceva, bialéra significa fon-
tanile,e facciamolanavigare. Così facemmo,ma la bar-
ca naturalmente affondò.Aveva un buco di lato e dagna-
va
,perdeva». L’ideadi Lucianoera inveceletterariae
piuttostomostruosa.Diversi annidopole vacanzea
Piossasco proporràal cuginodi scrivere un racconto su
di un enormeverme che vive neglistadidi calcio, si nu-


Nonmiricordo èunprogettofotografico
dell’artistaMarcoSiracusanoincuipersone
affettedaAlzheimersonoritratteall’interno
delleabitazioni.Talisoggettivengonoora
staccatidallelorostanzeeaccompagnatiin

giroperlacittàsottoformadistampe.
Capiteràalloradiincontrareperleviedi
MilanolasignoraS.:purnonconoscendola
suastoria,ipassantiaccetterannountè
offertodalei,finalmenteliberadallamalattia.

IltèdellasignoraS.

{


Sullastrada
diDavideFrancioli

tre dei tifosi ed essendoanellare può essere tagliato a
fette per farneprosciutti.Un progetto davvero spaven-
toso, che Levi rifiuterà con la sua abitualecortesia,non
per il contenutomaadducendoinsuperabiliragioni
private: «Nonso se riuscirei a metabolizzare questo ver-
me...».
E poi c’era Clement ,il mezzadro Clemente, che aveva
un cane molto sfortunato perché, vivendosempre lega-
to a una catena, era diventato rabbiosoal punto da meri-
tare la penadi morte per manodi uno zio dotato di fuci-
le. Tuttavianon gli fu negatala sepolturain cortile.
«ConBrunoavevamo l’abitudinedi mettere vicinoai
formicai deglianimaletti,tipo lucertole, in modoche le
formichene mangiassero la pellee la carne, lasciando
gli scheletrini,che poi noi recuperavamoper la nostra
collezionedi etologiin erba.Non ricordo di chi fu, ma
l’idea,un paiodi annidopo,ci sembrò subito a tutti e
due eccezionale:dissotterrare di nascosto il povero ca-
ne, recuperare le ossa,ricostruire lo scheletro e portarlo
a scuolaper mostrarloai compagnie alla maestra.Ne
furono inorriditi,ma non capimmoperché».
Giochida maschi.E infattile ragazze non compaiono
mai nei racconti delleestatia Piossasco. Neppure Anna
Maria,l’amatasorella e cugina,più piccola di Primodi
due anni,che pure era anchelei lì, in vacanza. «Anna
Mariaera riservata, molto riservata».Nient’altro? E inve-
ce Segre riprende:«Un’altra cosa che ci piaceva era dare
la caccia ai merli,che catturavamo usandouna speciale
trappolafatta di ciuffidi code di cavallo, che quindian-

davano tagliatidi nascosto (del padrone e del cavallo)
con le forbici.Facevamo dellespedizioninotturneper
procurarceli, generalmenteaRocca delleDonne,nel
Monferrato. Si può immaginarequantofossimofelici
quellavolta che finalmente un merlorimaseimpigliato
nellatrappolaper poi finire, la sera stessa,in gabbia.
Eravamo fieri quellasera,andandoa dormire, al pensie-
ro di quantocisaremmodivertitil’indomani.Ma la
mattinadopoil merlonon c’era più. La portadellagab-
bia era stataaperta,noi sapevamo da chi».

Primoal ritornoda Auschwitzscriverà Sequestoèun
uomo ,sposeràLuciaMorpurgoesiimpiegheràcome
chimico in un’aziendadi vernici.AnnaMarialo aiuterà a
trovare un editore e si laureerà in Storia dell’arte. Bruno
si imbarcheràclandestinosu una nave di coloni, vivràin
vari kibbutz,si stabiliràa Haifa.Lucianoalla fine pren-
derà casa a Milano,insegneràe lavorerà nell’ufficiostu-
di dellaBanca commercialeitaliana,farà politica nel Pci
e, entrato nellacommissionecultura,conoscerà Pablo
Neruda.
Il poetacileno,non ancora Nobel,era in visitaa Mila-
no ricevuto con tutti gli onoridal partito. La sua militan-
za comunista,le conseguentiangheriesubite e la fama
letteraria,ne facevano un ospite di eccezione.Toccò a
Segre accoglierloe, un giorno,portarloa pranzo in uno
dei miglioriristorantidellacittà,in via Festa del Perdo-
no. Un ristorante rinomato, con arredo rustico, niente
design.Pasto eccellente, conto in proporzione.Il com-
pagnoNerudaera entusiasta.Delletagliatelle al tartufo
e dell’ambiente finto semplice. Alla fine fece un breve
discorsodi ringraziamento. Era quasicommossoper
aver potuto pranzare in una tipica trattoria di operai...
Ridedi nuovo il professore ripensandoalla scena. Ri-
de di gusto, come di sicuro avrebberiso Primo,seduto
sul divano a fiori di casa, ascoltandosuo «fratello mag-
giore» raccontarglidel famososcrittoreedel tartufo
operaio.
CarloZanda
©RIPRODUZIONERISERVATA

Ilbrano


Materialedatorcere


comefosse spiritato


I


lsuoufficio-deposito(delpadreCesare, ndr ),in
corsoS.Martino,eraappassionante.Sul
pavimentoc’eranomotorielettricitozzie
pesantissimi:eranodauncavallo,datrecavalli,da
diecicavalli,ederameravigliosochelaforzadi 10
cavallistesseracchiusainunacorazzagrande
quantolapentolagrandedicucina.Sugliscaffali
c’eranorocchettidirametrafilato,rutilantee
sorprendentementeflessibileperledita:miopadre
dicevacheeraricotto,ediolopercepivocome
ricotta,quasicommestibile.Meneregalavadegli
spezzoni,cheerafacilepiegareedattorcerein
formad’animalifantastici,eluistessocreavaforme
moltobelle,chechiamavaiperboloidiequadrichea
duefalde.Accantoaldepositoc’eraunapiccola
officinadiriparazioni,doveilfattorino-factotum
riavvolgevamotoribruciati:aquestoscoposi
usavaaltrofiloincuiilrameerainvisibile,ricoperto
daunaspiralecompostadicotoneediseta,e
questosichiamavafilospiralato,quasicomedire
spiritato:poichénoneraancoranato,ononancora
trapiantatoinEuropa,ilfilosmaltatochemoltianni
dopodovevadiventaresanguedelmiosangue.
©RIPRODUZIONERISERVATA

di PRIMOLEVI

di STEFANOBUCCI


come ricotta, quasicommestibile.Me ne regalava
deglispezzoni, che era facilepiegare ed attorcere in
forma d’animalifantastici,e lui stesso creava forme
molto belle,che chiamavaiperboloidie quadrichea
due falde».
Una ventinale figure esposte alla Gam,«nate per
gioco, che Levi realizzava ritagliandotempoalla scrit-
tura».SpiegaFabio Levi (nessunaparentela con Pri-
mo, direttore del Centro Internazionaledi Studi Primo
Levi e uno dei curatori dellamostracon GuidoVaglio)
che, ad esempio,«ci sononodiche si ripetono secon-
do uno schemaprecisosia che si trattidi un gufo o di
un ragno»e che «quellefigure non voglionoessere in
nessunmodosomigliantima piuttosto ricordare un
gufo o un ragno».Ancheper questo è stato scelto il
titolo Figure : perché più che di creature reali si tratta
di pensierie suggestionidell’autore che prendono
corpo in oggetti«nei qualila precisionescientifica del
particolare si alterna a un piglioimpressionista».

Gli animali(fotografati,impagliati)sonocerto la
primafonte di ispirazionedi Levi ma quegli«intrecci»
in filo di rametrovano la loro radice anchenel motori-
no elettrico e nei giochimatematiciconservati in una
teca. Accostarsia questilavori consente di aprire una
straordinariafinestrasul mondodi Levi:«Un mondo
di competenze e di sensibilitàmolteplicie ricchissi-
me, ben al di là dell’immagineunivoca, più nota e
diffusa,di testimonedellapersecuzionee dellade-
portazione».Una figuraricca e complessa,quelladi
Levi,in cui convivono la formazionedel chimico, una
solidaculturaletterariaclassica, la passioneper le
lingue,le etimologiee i giochidi parole, l’alpinismo,
il fantastico, l’ironia e l’umorismo,l’interesse per la
matematica, la fisica, le scienze naturali.
A fare da sfondoa tutto questo, c’è poi la grande
importanzaattribuitada Levi al lavoro manualeper-
ché «imparare a fare una cosa è ben diverso dall’impa-
rare una cosa» e perché «comprendere la materia è
comprendere il mondo».Dallamostraarriva ancheun
invito ai possessoridi altre Figure di Levi:fatelo sape-
re perché quelleesposte sonosolo una piccola parte
(un quarto) di quelleche Primoaveva creato.
©RIPRODUZIONERISERVATA
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