La Stampa - 23.10.2019

(nextflipdebug5) #1

BOLZANO


ITALIA


Dietrofront

della Provincia

Torna il nome

“Alto Adige”

U


l blitz degli indipendenti-
sti è durato poco più di
una settimana. Il presi-
dente della provincia au-
tonoma di Bolzano, Arno
Kompatscher, ha fatto marcia indie-
tro e ha ripristinato la denominazione
«Alto Adige», che era sparita in una leg-
ge europea approvata dal Consiglio,
sostituita da «provincia di Bolzano» in-
sieme al termine Südtirol, per garanti-
re il bilinguismo. Il cambio era stato po-

ca cosa, di per sé: per indicare il territo-
rio, si cancellava da un emendamento
al disegno di legge 30/19-XVI la dicitu-
ra italiana, prediligendo quella filo-in-
dipendentista, a sottolineare che la
provincia autonoma è sempre più co-
sa a sé. Ma le parole sono importanti, e
la decisione ha innescato una polemi-
ca di rilevanza nazionale, facendo in-
tendere che se è accaduto una volta,
può succedere di nuovo alla prima oc-
casione. Kompatscher si era fatto con-
vincere dalla Südtiroler Freiheit a vo-
tare la nuova dicitura. Ora ci ripensa e
approva in Giunta un disegno di legge
ad hoc, per modificare la norma euro-
pea e ristabilire il testo principale.

Medici che parlano solo tedesco
Il ddl arriverà in consiglio provincia-
le nella sessione di fine novembre. Pas-
serà col voto della maggioranza, sta-
volta anche con il sì della Lega, che sta
al governo con l’Svp e la scorsa volta si
era espressa contro. Ricacciati indie-
tro gli animi secessionisti, dopo 10
giorni Kompatscher riporta la quiete.
«Si è trattato di un’incongruenza a cui
abbiamo voluto porre rimedio nel più
breve tempo possibile», ha precisato.

Ha aggiunto: «Non si è mai voluta abo-
lire la parola Alto Adige, che continue-
rà a essere utilizzata come riferimento
geografico al territorio, così come si
utilizza Südtirol nella forma tedesca.
Quando ci si riferisce alle istituzioni, in-
vece, è giusto parlare di provincia di
Bolzano in italiano e di Provinz Bozen
in tedesco». Il dietrofront rapido si
spiega soprattutto pensando a calma-
re l’ira di Roma: la legge europea modi-
ficata aveva smosso il governo italia-
no, che minacciava di impugnarla.
Ora, Bolzano si affretta ad ammettere
il pasticcio. Ad esultare è il consigliere
di Alto Adige nel Cuore/Fratelli d’Ita-
lia, Alessandro Urzì «, che aveva solle-
vato il caso. Quel che non cambia della
famosa legge, e per cui Urzì è pronto a
battersi con Giorgia Meloni, invece, è
il via libera per i medici che parlano te-
desco: potranno esercitare la profes-
sione in Alto Adige, anche se non parla-
no una persona di italiano. In attesa di
capire come vorrà comportarsi l’Au-
stria in cerca di un nuovo governo
Kurz, con il doppio passaporto, l’altro
sogno degli indipendentisti altoatesi-
ni, finora ben solleticato da Vienna. —
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FIRENZE


ITALIA


Chiuse le indagini


per bancarotta


sui genitori


di Matteo Renzi


PADOVA


ITALIA


Prete nei guai

per una foto hard

sulla chat

del catechismo

BEIRUT


LIBANO


Stipendi tagliati


ai ministri,


ma la piazza vuole


cacciare Hariri


L’


inchiesta della Procura
fiorentina su Laura Bovo-
li e Tiziano Renzi, genito-
ri dell’ex premier Mat-
teo Renzi, è ormai con-
clusa. Ieri mattina è stato notificato
l’avviso di chiusura delle indagini
che li vedono entrambi indagati, a va-
rio titolo, per bancarotta fraudolenta
e false fatturazioni nella gestione di
tre cooperative. Il procedimento,
coinvolge altre diciannove persone:

tra queste anche l’imprenditore ligu-
re Mariano Massone. Ora gli indaga-
ti hanno una ventina di giorni di tem-
po per chiedere di essere ascoltati
dai magistrati, poi sarà la Procura ad
avere la possibilità di formulare la ri-
chiesta di rinvio a giudizio.

Il fallimento doloso
A finire nel mirino degli inquirenti,
la gestione di tre cooperative - Deli-
very, Europe Service e Marmodiv –
che si occupavano della distribuzio-
ne di volantini pubblicitari. L’accusa
ritiene che i coniugi Renzi, indivi-
duati come amministratori di fatto
delle aziende, o tramite persone di fi-
ducia o perché in grado di condizio-
narne in modo determinante le scel-
te, ne abbiano causato “dolosamen-
te” il fallimento. La storia societaria
che emerge dalle carte dell’inchie-
sta è particolarmente complessa. Se-
condo gli inquirenti, nel caso della
cooperativa Marmodiv, dichiarata
fallita in tribunale lo scorso marzo, i
genitori dell’ex premier avrebbero
contribuito a provocare il dissesto
della società, facendo figurare, nel
bilancio di esercizio 2017 presenta-

to all’assemblea dei soci nel giugno
del 2018, crediti per fatture da emet-
tere, in realtà inesistenti, per un im-
porto di oltre 370mila euro, in modo
da nascondere le perdite. A finire sul
registro degli indagati, anche il presi-
dente del cda Marmodiv Giuseppe
Mincuzzi e l’amministratore di fatto
della cooperativa Daniele Giorgio.
Nel mirino anche decine di fattu-
re che secondo l’accusa sarebbero
state emesse per operazioni inesi-
stenti. «La conclusione delle indagi-
ni era un atto ampiamente atteso»
hanno dichiarato Federico Bagatti-
ni e Lorenzo Pellegrini, difensori del-
la coppia: «Il fallimento non riguar-
da una società dei Renzi ma una coo-
perativa esterna per la quale la pro-
cura ipotizza, per periodi circoscrit-
ti, una ingerenza nella gestione: ipo-
tesi totalmente infondate».
Lo scorso 7 ottobre i coniugi Renzi
sono stati condannati a un anno e no-
ve mesi, con sospensione condiziona-
le della pena, nell’ambito del proces-
so che li vedeva imputati per false fat-
ture con l'imprenditore Luigi D'Ago-
stino, accusato anche di truffa. —
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U


na foto porno spedita da
un sacerdote padovano
finisce nella chat degli
smartphone riservata a
genitori e bambini che
frequentano il catechismo. Sconcer-
to e imbarazzo in una delle parroc-
chie più popolose e frequentate del
capoluogo patavino dove l’autore del
messaggio, un sacerdote di 73 anni
collaboratore del parroco è stato re-
centemente allontanato.

L’anziano religioso, aveva creato
una chat su WhatApp riservata a una
ventina di genitori di bambini di quin-
ta elementare che a Pasqua riceveran-
no il sacramento della Cresima, assie-
me alla catechiste gestiva le informa-
zioni relative alle iniziative e agli ap-
puntamenti parrocchiali.

Lo scatto choc
Una sera nella chat, tra un messag-
gio e l’altro compare la foto incrimi-
nata: l'organo sessuale maschile
con a fianco una mano tempestata
di anelli e brillanti e sullo sfondo
due santini religiosi. Alcune mam-
me e papà si accorgono che lo scat-
to è stato inviato dal sacerdote e in-
dignati chiedono una spiegazione:
«Padre, è impazzito? Tolga subito
questa schifezza. Meno male che i
nostri figli sono già a letto e non
hanno visto».
Tocca a una catechista cercare di
placare gli animi e spiegare che il
sacerdote con quella fotografia
non centra nulla: «Il suo telefonino
sarebbe stato colpito dall’attacco
da parte di un hacker», spiega la ca-
techista ai genitori. È lo stesso reli-

gioso, il giorno dopo a tentare di
chiarire l'equivoco con un lungo
messaggio scritto sempre nella
chat finita al centro dello scandalo
: «Carissimi, sono dispiaciuto di
quanto successo ieri notte. Stamat-
tina ho parlato con il parroco e mi
ha consigliato di mettermi in con-
tatto con la polizia postale. Cosa
che ho fatto. Ora sono in attesa di
avere informazioni precise. Vi au-
guro una buona giornata».
Una spiegazione che non convince i
genitori tanto che le proteste e l'indi-
gnazione per il gesto vanno avanti, la
foto nel frattempo finisce in altre chat
e fa il giro dei telefonini di tutti i par-
rocchiani. A porre fine alla vicenda è il
vescovo Claudio Cipolla che ha deciso
di allontanare il sacerdote dalla par-
rocchia, provvedimento confermato
da una catechista con un messaggio
scritto nella chat: «I superiori e la Cu-
ria stanno prendendo provvedimenti
nei confronti del sacerdote , il quale
non sarà più presente nella nostra co-
munità. Vi chiediamo di mantenere ri-
servatezza sull'accaduto, si tratta di
una vicenda molto delicata». —
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7N


LA GIORNATA


IN SETTE NOTIZIE


S


aad Hariri resta al suo po-
sto, dimezza gli stipendi
dei ministri, ma la piaz-
za non cede. Ieri per il se-
sto giorno consecutivo
decine di migliaia di persone sono
scese nel centro di Beirut per ma-
nifestare e chiedere le dimissioni
in blocco della classe politica. Fi-
no a tarda notte, a ritmo di rap, i
giovani hanno cantato «vogliamo
la caduta del regime» e ancora
una volta cristiani, sunniti e sciiti
si sono mescolati, uniti dal disgu-
sto per i partiti e la spartizione su
base etnica del potere.
La richiesta è quella di un gover-
no «laico», di «tecnocrati» e le rifor-
me proposte dal premier non sono
bastate. Le forze armate hanno raf-
forzato il dispositivo di sicurezza at-
torno al Grand Serail, la sede del go-
verno, e alla zona dei ministeri at-
torno a Place de l’Etoile, che resta-
no inaccessibili. I dimostranti han-
no finora mostrato grande discipli-
na, spirito civico, al mattino ripuli-
scono Piazza dei Martiri e di Riad
al-Sohl, i due epicentri della rivol-
ta, all’ombra del campanile della
cattedrale di Saint Georges e dei mi-
nareti della Grande moschea. Ban-
diere e simboli settari sono banditi.

Al grido di «Rivoluzione»
I militari hanno limitato la repres-
sione e bloccato anche le infiltrazio-
ni di teppisti e provocatori. Resta
da vedere quanto reggerà questo
equilibrio fra un potere contestato
fino alle fondamenta e la folla, che
ha come grido di battaglia «saura»,
rivoluzione. Un prima rivoluzione
è arrivata nella manovra per il bilan-
cio del 2020. Sarà basata solo su ta-
gli alle spese, senza nuove tasse, in
particolare quella su WhatsApp.
Hariri ha imposto ai partiti della
sua coalizione tagli del 50 per cento
agli stipendi dei ministri in carica e
passati. Il settore bancario dovrà
contribuire al risanamento dei con-
ti con un contributo di 3,4 miliardi
di dollari. Gli istituti dovranno ri-
nunciare a incassare parte degli in-
teressi sul debito pubblico, arrivato
a un mostruoso 150 per cento del
Pil, e pagare una tassa straordina-
ria di 400 milioni di dollari.
Poi ci sarà la riforma dell’Azienda
nazionale dell’elettricità, che perde
2 miliardi all’anno e fornisce un ser-
vizio pessimo, in pratica un banco-
mat dei partiti. Dovrà rinunciare a
trasferimenti per 650 milioni di dol-
lari da parte del Tesoro, rendere ef-
ficaci i pagamenti delle bollette, in
gran parte inevase, e ridurre gli
sprechi. È una risposta parziale alle
richieste della gente in piazza, che
però continua a presidiare il centro
di Beirut, come anche delle città di
Tripoli, Saida. Oggi banche, nego-
zi, università resteranno chiusi, i su-
permarket cominciano a svuotarsi
perché ci sono ancora blocchi stra-
dali, anche se meno rigidi. —
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GIORDANO STABILE


OTTAWA


CANADA


Trudeau vince

ma perde seggi

Farà un governo

di minoranza

OSLO


NORVEGIA


Ruba l’ambulanza


e vuole uccidere


i passanti


Cinque feriti


J


ustin Trudeau è di nuovo il
premier del Canada seppur
orfano di quella maggioran-
za assoluta che ne ha caratte-
rizzato il precedente manda-
to. ll leader del partito liberale (Lpc)
ha vinto così la sfida contro i conser-
vatori (Cpc) di Andrew Scheer, ag-
giudicandosi 157 dei 338 seggi della
House of Commons, sotto la soglia
dei 170 deputati necessari per gover-
nare da solo. Il premier perde 27

scranni rispetto al 2015, facendo pa-
gare al partito il prezzo dei recenti
scandali che ne hanno offuscato l'im-
magine, dalla pressioni per salvare il
colosso Snc-Lavalin in un’inchiesta
per corruzione, sino alle immagini
giovanili caricaturali che lo ritraggo-
no con la faccia dipinta di nero.

Il puntello dei separatisti del Québec
Un arretramento confermato an-
che dal consenso popolare, sceso
dal 39,5% di quattro anni fa al
33,1%, dietro ai conservatori
(34,4%). Questi ultimi hanno incas-
sato 121 seggi contro i 97 delle pre-
cedenti elezioni, ma non sono riu-
sciti nel ribaltone perché anche in
Canada, come negli Usa, si può per-
dere pur vincendo il voto popolare.
«Da una costa all’altra i canadesi
hanno respinto la divisione e la ne-
gatività, i tagli e l’austerità, e hanno
votato per un’agenda progressista
e un’azione ancora più forte contro
il cambiamento climatico», com-
menta Trudeau quando a notte fon-
da si presenta al fianco della moglie
Sophie nel suo quartier generale al
Palais des congrès di Montréal.

Via Twitter arrivano le congratula-
zioni dei leader populisti dei due mag-
giori Paesi alleati, politicamente agli
antipodi: Boris Johnson e Donald
Trump, che si è complimentato «per
una vittoria meravigliosa e molto
combattuta. Il Canada sarà ben servi-
to». Compiacenze sinistre, per gli os-
servatori, specie perché, come detto,
per Trudeau si tratta di una vittoria
zoppa. La conferma giunge dal fatto
che sono già iniziate le trattative col
Ndp, New Democratic Party (Ndp),
che spingerà l’esecutivo più a sinistra,
anche sul fronte ambientale, e il suo
leader sikh JagMeet Singh che, pur
passando da 40 a 24 deputati potrà ri-
velarsi determinante per la durata
del premierato. Tanto da lanciare già
la sua sfida contro l’oleodotto Trans
Mountain e per «un'azione vera sul cli-
ma». Ma non è tutto, perché a minare
il futuro del premier è Yves-Franois
Blanchet, leader del Bloc Québécois,
il partito separatiste del Québec pre-
miato dal terzo posto nelle elezioni di
ieri, il quale ha commentato il «succes-
so» evocando le lotte indipendentiste
di scozzesi e catalani. —
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T


utto è iniziato con un in-
cidente stradale, e una
chiamata alla polizia di
Oslo, alle 12.34: «C’è sta-
to un incidente a Rosen-
hoffgata, un’auto si è cappottata, ve-
nite». I primi ad arrivare sono due
infermieri e un medico a bordo di
un’ambulanza, seguiti da un’auto
della polizia. È una questione di se-
condi: un uomo punta un Uzi con-
tro agenti e medici, corre a bordo

dell’ambulanza e fugge a tutta velo-
cità. La sua complice, 25 anni, capel-
li biondi e ricci, si allontana a piedi.
A bordo dell’ambulanza c’è un
32enne norvegese. Indossa una mi-
metica, un elmetto militare e un
giubbotto antiproiettile. Ha con sé
un fucile a pompa, la pistola semi
automatica e un grosso quantitati-
vo di droga. E ha un piano: investi-
re quante più persone possibile. Ci
prova, sfrecciando sui marciapiedi
del tranquillo quartiere di Tor-
shov, con la polizia alle calcagna
che spara alle gomme per tentare
di fermarlo. Prende sotto una ma-
dre che spinge un passeggino con
due gemelli di 7 mesi, poi una cop-
pia di anziani. Undici minuti di ter-
rore che miracolosamente non han-
no causato nessuna vittima, ma
«soltanto» cinque feriti, tra cui uno
dei neonati in modo lieve.

Il pensiero a Utøya
Grazie al Gps dell’ambulanza la po-
lizia riesce a non perderlo e alle
12.45 a fermarlo, grazie al provvi-
denziale intervento di un’altra am-
bulanza, che gli si para davanti e lo

costringe a finire contro un muro.
La sua complice viene rintracciata
poco dopo in un vicino negozio di
abiti, in cui si è rifugiata dopo la fu-
ga. Le scene, nella mente dei norve-
gesi, richiamano il terribile incubo
della strage del luglio 2011, quan-
do il terrorista di estrema destra
Anders Breivik massacrò 77 perso-
ne nella capitale e sull’isola di
Utøya. E anche in questo caso le
ombre dei movimenti neonazisti
norvegesi pesano sull’uomo, che
ha sulle spalle anche diversi prece-
denti penali per aggressione, dro-
ga e minacce. Nel 2017 era fuggito
da un posto di blocco barricandosi
in una casa per ore e minacciando
di lanciare molorov sugli agenti.
La polizia lo descrive come una per-
sona con «tratti paranoici e vittima
di dipendenze da droga e alcol».
Oltre alla pista dell’estrema destra
gli agenti cercano connessioni an-
che con le gang giovanili, che lo
scorso fine settimana si sono rese
responsabili di 20 aggressioni gra-
tuite a normali cittadini, apparen-
temente senza alcun motivo. —
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La parola del giorno

cacerolazo

La protesta rumorosa con pentole e mestoli in Cile

Le proteste in Cile non sembrano diminuire
e lo stato d’emergenza dichiarato del gover-
no ancora in vigore sta suscitando proteste,
soprattutto legate al coprifuoco obbligato-
rio. I giovani stanno sfidando il divieto e in al-
cune zone delle città è risuonato il «cacerola-

zo», una manifestazione pacifica e rumoro-
sa. Vengono utilizzate le percussioni di cas-
seruole, da cui proviene il nome, tegami, pen-
tole, mestoli e altri suppellettili da cucina. L’o-
biettivo di un cacerolazo è generalmente
una manifestazione di contrarietà al gover-
no, come accaduto in questi giorni in Cile.

Proprio il Paese sudamericano è stato prota-
gonista negli anni di diverse manifestazioni
rumorose, da quelle in strada contro il gover-
no di Salvador Allende nel 1971, a quelle con-
tro Pinochet, che avvenivano all’interno del-
le abitazioni, per evitare la repressione milita-
re in strada. —

MONICA PEROSINO


Cerimonia solenne per l'incoronazione
dell'Imperatore Naruhito, davanti a 2.
ospiti, tra cui dignitari di 190 nazioni al
mondo e rappresentanti di organizzazioni
internazionali.
Nella prima mattinata di ieri , secondo il
protocollo ufficiale, il monarca 59enne, ve-
stito con una tunica bianca ha visitato i
santuari scintoisti all'interno della residen-
za ufficiale, incluso il luogo di culto Kashi-
kodokoro, dedicato alla dea del Sole Ama-
terasu, considerata la mitica antenata di-
retta della famiglia imperiale giapponese.
Anche l'Imperatrice Masako, che per l'oc-
casione indossava un kimono bianco con
frange, si è unita al rito assieme ad altri
membri della famiglia reale al Palazzo im-
periale della capitale giapponese.
Al termine della cerimonia, il primo mini-
stro Shinzo Abe ha gridato "Banzai!" ("vi-
va l'imperatore") tre volte.

KAZUHIRO NOG/AP


VINCENZO NASTO


LETIZIA TORTELLO


FRANCESCO SEMPRINI


MARIA VITTORIA GIANNOTTI


TOKYO


GIAPPONE


L’ascesa al trono

dell’imperatore

Festeggiato

con tre “Banzai!”

DANILO GUERRETTA


16 LASTAMPAMERCOLEDÌ23 OTTOBRE 2019


7N

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