La Stampa - 23.10.2019

(nextflipdebug5) #1
MATTEO DELL’ANTICO
GENOVA

S


oddisfatto della cresci-
ta del gruppo, se non
fosse per quella man-
canza di nuovi spazi
che non permette a Fincantieri
di «fare più lavoro». Giuseppe
Bono, amministratore delega-
to del colosso italiano della na-
valmeccanica, traccia quelle
che sono le priorità per la cre-
scita del gruppo e chiude in ma-
niera netta a una possibile fu-
sione con la Leonardo. Spinge
per un via libera da parte
dell’Europa sull’operazione
con i francesi di Stx, mentre
sullo sviluppo degli stabilimen-
ti italiani chiede maggiore
chiarezza da parte del gover-
no sul fronte investimenti.
Fincantieri e Leonardo devo-
no restare separate o si può
pensare e progettare un’al-
leanza, come vuole una parte
della politica?
«Penso che ognuno debba an-
dare per conto suo. Per quale
motivo? Semplicemente per-
ché un’operazione di questo ti-
po non porterebbe alcun valo-
re aggiunto. Noi di Fincantieri
facciamo navi da crociera e
unità militari, loro operano
nel settore dell'aerospazio. Di-

scorso differente sono i proget-
ti di collaborazione che portia-
mo avanti da tempo e che mi
auguro possano andare avanti
e continuare a crescere, ma
parliamo di normale collabora-
zione».
Sull’operazione con i france-
si di Stx, che interessa il setto-

re delle crociere, dopo 10 me-
si manca ancora il via libera
dell’Antitrust europea. Siete
preoccupati?
«Noi capiamo e rispettiamo
tutto. Ma come cittadini euro-
pei e come industria europea
pretendiamo che ci sia un’at-
tenzione maggiore nei con-
fronti del mondo produttivo. I
progetti industriali hanno del-
le scadenze, siamo stufi di at-
tendere».
Come procede, invece, il dos-
sier Naval Group che prevede
un accordo, sempre con i fran-
cesi, nel comparto militare?
«Stiamo andando avanti mol-
to bene. Fortunatamente in
questo caso abbiamo un’in-
combenza in meno, visto che
non dobbiamo attendere un
via libera da parte dell’Autori-
tà europea della concorrenza.
Siamo decisamente avanti».
Lo scorso luglio lei ha lancia-
to un appello dicendo che Fin-
cantieri, in Italia, non trova
seimila addetti fra saldatori e
carpentieri. Li avete trovati?
«Purtroppo no, almeno non an-
cora. Speriamo di poterli trova-
re presto».
A Fincantieri le commesse
non mancano e in Italia grup-
po avrebbe bisogno di nuovi
spazi per costruire navi da
crociera. Come state risolven-
do questo problema visto che

i vostri stabilimenti sono or-
mai saturi di ordini?
«Abbiamo molto lavoro, sia-
mo richiesti in tutto il mon-
do: per la mancanza di aree
ci stiamo attrezzando. In Ro-
mania, ad esempio, abbiamo
convertito al mercato delle
crociere uno stabilimento
che operava nel settore off-
shore. Abbiamo cercato di fa-
re del nostro meglio per tro-
vare una soluzione e ci siamo
riusciti con quello che abbia-
mo a disposizione».
Avete perso la speranza di po-
ter sviluppare i vostri stabili-
menti in Italia?
«Facciamo un esempio: in que-
sto momento ci servirebbe co-
me il pane che il cantiere geno-

vese di Sestri Ponente avesse
la possibilità di ospitare la co-
struzione di navi da crociera di
grandi dimensioni. Tutto que-
sto non è possibile perché non
si è fatto ancora nulla: sono an-
ni che si parla di avviare i lavo-
ri per il cosiddetto ribaltamen-
to del cantiere a mare, un’ope-
ra che garantirebbe più spazi a
disposizione dello stabilimen-
to e di conseguenza darebbe
anche più lavoro».
Il ribaltamento a mare dello
stabilimento di Genova do-
vrebbe costare circa 700 mi-
lioni di euro. Ma i soldi da par-
te del governo non sono anco-
ra stati messi a disposizione.
Ha perso le speranze?
«Non lo so. Quello che posso di-

re è che il Paese deve decidere
quello che vuole fare. Fincan-
tieri presenta i suoi progetti e
noi finanziamo quello che pos-
siamo, ma poi ci sono delle co-
se che devono essere finanzia-
te dallo Stato. Se non arrive-
ranno questi fondi, il ribalta-
mento a mare non si farà».
Investire nella vostra indu-
stria significa aumentare i po-
sti di lavoro. Il caso Monfalco-
ne ne è la prova.
«Entro il 2021 saranno assunti
sul territorio, e in particolare a
Monfalcone, circa duemila
operai. E Fincantieri oggi paga
un operaio medio già più del
20% della media nazionale
dei metalmeccanici».—
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EF


ECONOMIA


& FINANZA


GIUSEPPE BONO


AMMINISTRATORE


DELEGATO FINCANTIERI


MAURIZIO TROPEANO
TORINO
«Fca, grazie alla realizzazione
del nuovo centro di assemblag-
gio di batterie a Mirafiori, acce-
lera la spinta verso l’elettrifica-
zione aggiungendo un nuovo
tassello all’“ecosistema” che
parte dalla filiera di fornitura
per arrivare al supporto clien-
te». Pietro Gorlier, responsabi-
le operativo della regione
Emea della casa automobilisti-
ca, annuncia un investimento
iniziale di 50 milioni per crea-
re il polo delle batterie duran-
te la visita del premier Giusep-
pe Conte.
I lavori per la realizzazione
di quello che è stato chiamato
l’hub buttery prenderanno il
via a Mirafiori nella prima par-
te del 2020 in un fabbricato
«dedicato con potenziale
espandibilità per progetti futu-
ri», si spiega in una nota dell’a-
zienda. All’interno della strut-
tura saranno organizzate con-
tinue attività di formazione ol-
tre che un processo pilota utile
in fase di realizzazione dei pro-
totipi e sperimentazione. Per
l’azienda «questa iniziativa
permetterà» di rispondere «ve-
locemente alla continua evolu-

zione della settore elettrico».
Fca ha scelto Comau come
partner per la sua competenza
negli assemblaggi.
La scelta annunciata ieri - le
batterie troveranno applica-
zione sulle nuove generazioni
di modelli full electric - confer-
ma la volontà di Fca di puntare
sul comprensorio di Torino,
(Mirafiori e Grugliasco), come
polo strategico per l’elettrifica-
zione dei suoi modelli. Nel se-
condo trimestre 2020, infatti,
a Mirafiori, inizierà la produ-
zione della 500 elettrica, con
circa 1.200 persone saranno
dedicate e una capacità pro-
duttiva iniziale di 80 mila uni-

tà l’anno. Fca ha inoltre annun-
ciato che le nuove GranTuri-
smo e GranCabrio saranno i
primi modelli Maserati ad
adottare soluzioni 100% elet-
triche e che verranno prodotte
nel comprensorio torinese.
Secondo Conte, ieri in visita
a Torino anche per conferma-
re la volontà del governo di
mettere a disposizione fino a
150 milioni per il rilancio del
capoluogo, « c'è una base di
partenza importante per fare
di questa città il laboratorio
per la mobilità elettrica, con-
nessa e integrata, non solo ita-
liano ma europeo». —
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INTERVISTA


Ma da diversi mesi
non troviamo
seimila addetti
fra saldatori
e carpentieri

PAOLO BARONI
ROMA
Il voto dell’altra notte in Sena-
to, dove un emendamento al
decreto Salva-imprese ha can-
cellato lo scudo penale a favo-
re dell’ex Ilva, per i sindacati
«è un fatto grave che aggiunge
ulteriore incertezza al futuro
dell’ArcelorMittal nel nostro
Paese». «La norma abrogata –
scrivono in una nota congiun-
to ai segretari di Fim, Fiom e
Uil, Bentivogli, Re David e Pa-
lombella - non garantiva alcu-
na immunità penale ma era li-
mitata alla realizzazione del
piano ambientale». E tra l’al-
tro «non ha impedito di indaga-
re su reati al di fuori di quel pe-
rimetro, come la sicurezza dei
lavoratori». Questa decisione,
«insieme al repentino cambio

al vertice di ArcelorMittal non
fa presagire nulla di buono» ag-
giungono i tre, che ora in assen-
za di risposte soddisfacenti da
governo e azienda minaccia-
no nuove azioni di protesta.
«Nella migliore delle ipotesi
si profila il rischio di una drasti-
ca riduzione dell’occupazio-
ne, nella peggiore è solo il pro-
logo ad un disimpegno e a la-
sciare il nostro paese» lamenta-
no i leader di Fim, Fiom e
Uilm, secondo i quali l’accordo
sottoscritto «con grande fati-
ca» l’anno passato potrebbe
«diventare carta straccia». Di
qui la richiesta pressante di in-
contro urgente sia col governo
sia col nuovo amministratore
delegato del gruppo Lucia
Morselli, per una verifica degli
impegni assunti a fine 2018.

Dal vertice di ArcelorMittal
Italia, che un anno fa è suben-
trata nella proprietà dell’ex Il-
va, nessun commento sulla de-
cisione adottata in Senato su
pressione di un gruppo di sena-
tori dei 5 Stelle capeggiati
dall’ex ministro Barbara Lezzi
che in caso contrario minaccia-
vano di non votare la fiducia
sul decreto prevista per oggi.
Nei mesi scorsi, però, i vertici
di Arcelor avevano già avverti-
to che senza lo «scudo» sareb-
be stato molto difficile conti-
nuare a gestire lo stabilimento
di Taranto. Mentre Matteo Sal-
vini spara a zero contro il go-
verno («inaccettabile che met-
ta a rischio 15mila posti»), il
Pd si trincera dietro un ordine
del giorno approvato anche
dai renziani che impegna il go-
verno «a garantire il manteni-
mento dell’occupazione assie-
me alla completa realizzazio-
ne del piano di risanamento».
Il ministro dello Sviluppo Pa-
tuanelli ieri in Senato ha cerca-
to di gettare acqua sul fuoco as-
sicurando che sull'ex Ilva si
può trovare un «punto di equi-
librio» anche perché il Paese
non può privarsi della produ-
zione di acciaio. Quanto alla ri-
chiesta di incontri ha assicura-
to che «dopo l’azienda incon-
trerà anche i sindacati». —
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gruppo benetton


Autostrade


toglie a Spea


il monitoraggio


dei viadotti


Giuseppe Bono, 75 anni, amministratore delegato di Fincantieri

GIUSEPPE BONO L’ad del gruppo: “Sì a collaborazioni specifiche

Su Stx l’Antitrust Ue acceleri per il via libera, aspettiamo da 10 mesi”

“Fincantieri e Leonardo


stanno meglio separate


Unirle non crea valore”


Ci mancano
anche le aree
per allargare i cantieri
Perciò ci espandiamo
in Romania

L’EMENdAMENTO VOLUTO DAI CINQUESTELLE ELIMINA LA GARANZIA CHIESTA DA ARCELOR

I sindacati: “Ora l’Ilva è in pericolo


Grave cancellare lo scudo penale”


Ma per il ministro Patuanelli “è possibile trovare un punto di equilibrio”


Investimento iniziale di 50 milioni

“A Mirafiori il polo delle batterie”


Fca: i cantieri all’inizio del 2020


TOMMASO FREGATTI
MARCO GRASSO
GENOVA

Da una parte Autostrade
per l’Italia che silura la con-
trollata Spea Engineering
e la esautora dai controlli
di sicurezza e dal monito-
raggio delle infrastrutture;
dall’altra il giudice per le in-
dagini preliminari che re-
spinge cinque arresti e sei
misure interdittive (anche
di top manager di Spea)
chiesti dalla Procura per i
falsi controlli sui viadotti.
Per focalizzare entrambi
gli aspetti, strettamente in-
trecciati, è necessario parti-
re dall’aggiornamento giu-
diziario. La svolta arriva
nel tardo pomeriggio di ie-
ri, quando agli avvocati di
undici indagati viene notifi-
cato il ricorso della Procura
al tribunale del Riesame do-
po che il giudice Angela Ma-
ria Nutini aveva respinto le
richieste di arresto deposi-
tate a metà settembre dal
pm Walter Cotugno. La Pro-
cura, infatti, sulla base di
un’informativa della Guar-
dia di Finanza aveva chie-
sto la custodia cautelare in
carcere per cinque mana-
ger di Spea tra cui l’ex am-
ministratore delegato An-
tonino Galatà. Secondo i
pubblici ministero hanno
alterato i rapporti di sicu-
rezza sui viadotti e attesta-
to falsamente di aver svol-
to. Ma per il giudice non ci
sono gli estremi per la misu-
ra cautelare e non ci sono
prove sufficienti per dimo-
strare che le valutazioni
espresse sullo stato dei via-
dotti implicavano la dichia-
razione di aver visitato i cas-
soni. Un’interpretazione
contro cui la Procura, con-
vinta del contrario, ha deci-
so di ricorrere al tribunale
del Riesame, dovendo a
quel punto svelare le carte.
Ieri il nuovo ad di Auto-
strade per l’Italia, Roberto
Tomasi, ha di fatto silurato
Spea, società controllata e
fino ad oggi delegata al con-
trollo della rete: «Le attivi-
tà di monitoraggio e sorve-
glianza di legge sulle opere
saranno affidate a una pri-
maria società del settore di
livello internazionale, la
cui selezione è già stata av-
viata. Pertanto tali attività
non verranno più effettua-
te da Spea Engineering», si
legge in una nota. Spea ov-
viamente resta nel gruppo,
ma si occuperà d’ora in
avanti soltanto di progetta-
zione. Autostrade ha conte-
stualmente annunciato un
investimento di 360 milio-
ni per eseguire 350 inter-
venti finalizzati al migliora-
mento delle condizioni del-
la rete: un terzo saranno
eseguiti in Liguria. —
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FRANCESCO SPINI


MILANO


ITALIA


FTSE/MIB


22.


+0,04%


Cdp, Gorno Tempini
sarà il nuovo presidente
C’è il sì delle Fondazioni

EURO-DOLLARO


CAMBIO


1,


-0,38%


PETROLIO


WTI/NEW YORK


54,


+1,60%


ALL'ESTERO


DOW JONES


26.


-0,15%


NASDAQ


7.


-0,83%


Il punto della
giornata
economica

Fumata bianca per la candidatura di Giovanni
Gorno Tempini (foto) alla presidenza della Cdp.
Le sessantuno fondazioni di origine bancaria,
azioniste complessivamente per il 15,93% del-
la società controllata dal Ministero dell’Econo-
mia, lo hanno designato informalmente ieri
mattina nel corso di una riunione all’Acri. Alla
riunione era presente anche il presidente uscen-

te di Cdp Massimo Tononi, il quale ha conferma-
to che il suo passo indietro è dovuto alla man-
canza di sintonia con l’ad Fabrizio Palermo. To-
noni presenterà le dimissioni al cda di domani.
Dove – previa una passaggio al Mef – sarà ratifi-
cata la nomina di Gorno Tempini. Per il manager
bresciano, vicino al banchiere Giovanni Bazoli e
il cui nome è stato suggerito dall’ex numero

uno dell’Acri e di Fondazione Cariplo Giuseppe
Guzzetti, è un gran ritorno in via Goito. Di Cdp, in-
fatti, è stato amministratore delegato dal 2010
al 2015, quando presidente era Franco Bassani-
ni. Il governo Renzi cambiò la squadra di vertice
con Claudio Costamagna e Fabio Gallia. Per lui,
dunque, è tempo di rivincita. —
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Entro il 2021 in Italia
assumeremo
duemila operai
Li paghiamo il 20%
più della media

ANSA


L’ex Ilva è sempre nella bufera

I robot all’interno dello stabilimento Fca di Mirafiori

FTSE/ITALIA


24.


+0,11%


18 LASTAMPAMERCOLEDÌ23 OTTOBRE 2019


EF

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