La Stampa - 23.10.2019

(nextflipdebug5) #1
FABIO MARTINI
ROMA

H


a già fatto sapere di
volersi congedare
dopo un’ora e mez-
za di audizione. La ri-
chiesta inoltrata per via infor-
male dal presidente del Consi-
glio Giuseppe Conte a Raffae-
le Volpi, presidente del Copa-
sir, il Comitato parlamentare
per i servizi, è una di quelle
istanze ordinarie che per corte-
sia istituzionale sono sempre
accolte. E lo sarà anche oggi al-
le tre del pomeriggio, quando
il capo del governo varcherà la
porta del Copasir. Ma la richie-
sta di restare il minimo indi-
spensabile autorizza il dubbio
che Conte preferisca farla bre-
ve, evitando domande troppo
incalzanti e risposte troppo
vincolanti sulle misteriose visi-
te in Italia del ministro della
Giustizia degli Stati Uniti Wil-
liam P. Barr. Una cautela con
una ragione semplice: per Giu-
seppe Conte quella di oggi si
profila decisamente come la
giornata più difficile da quan-
do si trova a Palazzo Chigi.
Questo pomeriggio, infatti,
dopo aver letto la relazione se-
mestrale sull’attività dei Servi-
zi, il presidente del Consiglio
si è impegnato a dar conto an-

che delle due missioni compiu-
te da Barr a Roma, a metà ago-
sto e a fine settembre e nel cor-
so delle quali, secondo quanto
rivelato da alcuni giornali ame-
ricani, il ministro di Trump
avrebbe avuto una serie di in-
contri top secret con i vertici
dei servizi italiani. Incontri au-
torizzati - ecco il punto delica-
to - dal presidente del Consi-
glio in violazione del protocol-
lo che impedisce “contatti” tra
Servizi ed esponenti di gover-
no. Incontri finalizzati dal mi-
nistro di Trump ad ottenere in-
formazioni circa l’attività este-
ra di agenzie americane, in par-
ticolare l’Fbi: attività svolte ne-
gli anni scorsi e che - si sospet-
ta a Washington – sarebbero
state orchestrate dai Democra-
tici in diversi Continenti allo
scopo di nuocere al presidente
Trump. Attività teoricamente
svolte anche con la complicità
dei governi Renzi e Gentiloni.
Non è dato sapere cosa dirà
Conte («non posso fare anticipa-
zioni») ai commissari del Comi-
tato presieduto da un esponen-
te della Lega come Volpi. Ma si
preannuncia un’audizione deli-
catissima. Per molti motivi. Il pri-
mo è anche il più recente: ieri
mattina, parlando ad Omnibus
sulla 7, il ministro Vincenzo Spa-
dafora, della cerchia più vicina a
Luigi Di Maio, ha detto: Conte
«deve spiegare, è un tema serio,

delicato e complesso. Aspettia-
mo l’audizione, ci potrebbero es-
sere importanti implicazioni in-
ternazionali». Non esattamente
un tappeto di rose.
Ma Conte dovrà preoccupar-
si soprattutto delle sue risposte:
da giurista, sa bene che dovrà ca-
librare bene le parole nel corso
di audizioni durante le quali le
eventuali affermazioni false rap-
presentano un reato. Dovrà sta-
re attento ad evitare risposte
che lo mettano in possibile con-
traddizione con il Report del mi-
nistro Barr sulla sua attività in di-
versi Paesi del mondo dove ha
cercato notizie “sporche” di pre-
sunte operazioni svolte ai danni
del presidente Trump. E nel ca-
so Conte fosse ritenuto evasivo
dai commissari del Copasir, si sa
già che gli saranno poste alme-
no tre domande.

La prima: chi è l’autorità
americana che ha chiesto al
premier di mettere a disposi-
zione di Burr i vertici dei Servi-
zi italiani? Si è reso conto il pre-
sidente del Consiglio di aver
violato il protocollo che non
consente di accostare rappre-
sentanti di governo con i Servi-
zi? Come mai il presidente del
Consiglio, pur non avendone
l’obbligo, non ha informato il
Quirinale, come fatto in altre
circostanze? Riposte attese in
diversi ambienti. A comincia-
re dai vertici dei Servizi, che
pur nella lealtà all’autorità di
governo, fanno capire l’imba-
razzo per esser stati trascinati
in un conflitto con i loro colle-
ghi americani. —
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ILARIO LOMBARDO
ROMA

C


ercano un capogrup-
po, ma vorrebbero
trovare un leader.
Un antagonista di
Luigi Di Maio alla guida dei
grillini. È quello che si augura-
no gli oppositori interni che
hanno trasformato la pur ba-
nale nomina del portavoce a
Montecitorio in un apertissi-
mo terreno di scontro con i ver-
tici, dopo diciotto mesi di re-
gno incontrollato dell’attuale
ministro degli Esteri e della
sua cerchia di consiglieri e fe-
deli ministri.
Venerdì scorso, per la prima
volta, non è stata inviata a tut-
ti i deputati la mail di convoca-
zione delle urne per la quarta
votazione. Sarebbe stata inuti-
le. Non c’è un accordo e la re-

gola, pretesa da Di Maio quan-
do ha concesso ai parlamenta-
ri di scegliersi da sé il capo-
gruppo, prevede che l’incoro-
nazione avvenga a maggioran-
za assoluta dei 220 deputati.
Tre votazioni per trovare il suc-
cessore di Francesco D’Uva,
nel frattempo diventato que-
store alla Camera, sono anda-
te a vuoto. Francesco Silvestri
ha preso un pugno di voti in
più rispetto a Raffaele Trano,
alla testa della fronda che chie-
de un cambiamento radicale
nella gestione del M5S. A nul-
la è servito che alla terza chia-
mata, Anna Macina si sia ritira-
ta per far convergere i propri
voti a sostegno di Di Maio.
L’impasse alla Camera si sta
facendo seria, se è vero, come
raccontano in tanti, che persi-
no il ministro dei Rapporti con
il Parlamento Federico D’Incà
avrebbe fatto presente che
non avere un capogruppo «po-

trebbe essere un bel problema
per la manovra quando arrive-
rà in Parlamento».
I giorni passano e una solu-
zione però non si trova. Il grup-
po al suo interno è ostaggio di
un incattivimento che non tro-
va sfogo se non in diserzioni e
boicottaggi. Alle nove di ieri
sera, all’assemblea riunita per
discutere come uscire dal pan-
tano, non era presente nem-
meno la metà dei deputati. Sil-
vestri e Trano ancora non vo-
gliono cedere e fare quel pas-
so indietro cui cerca di spinger-
li la resistenza passiva dei de-
putati. Le fronde stanno cer-
cando una difficile convergen-
za. La frattura nel Movimento
è scomposta: ci sono i grillini -
una decina - che erano pronti
alla scissione e a comporre un
nuovo gruppo già il giorno della
votazione sul taglio dei parla-
mentari. Poi ci sono gli eletti
dell’uninominale che fanno ca-

po al medico siciliano Giorgio
Trizzino, una corrente di una
quarantina di deputati che si è
battezzata dei «competenti»,
tutti professionisti e più anziani
di età, stufi di essere obbligati al-
la cieca obbedienza a Di Maio e
di dipendere dalla piattaforma
Rousseau, gestita da Davide Ca-
saleggio a cui non riconoscono
alcun ruolo. Un malessere che
assomiglia anche a quelli di altri
scontenti di vario tipo e per va-
rie ragioni: la pattuglia dei delu-
si, trombati dai posti di gover-
no, come Davide Crippa, pron-
to a candidarsi a sua volta a ca-
pogruppo; i parlamentari consi-
derati vicini a Roberto Fico, co-

me Luigi Gallo, tra quelli - tanti -
che due giorni fa, nel pieno del
conflitto con il premier Giusep-
pe Conte, si sono scatenati in
chat contro gli staff della comu-
nicazione.
Disaffezioni che si sommano
e che ora si cerca di incanalare
in una rivolta politica. Perché at-
traverso la ricerca del capogrup-
po si tenta di capovolgere i rap-
porti di forza. A tanti piace Ric-
cardo Ricciardi, toscano, 37 an-
ni, ancora in corsa come vice di
Silvestri. Si ragiona di docu-
menti più o meno ufficiali e di
raccolte firme, ma in realtà si
punta a un nome che possa esse-
re in grado di mettere in discus-

sione Di Maio e magari arrivare
a cambiare lo statuto del M5S, a
suo tempo blindato per rendere
intoccabile il capo politico.
Che il Movimento sia una
bestia imbizzarrita e indoma-
bile lo dimostrano anche i se-
natori che, contrari a qualsiasi
tipo di scudo legale per l’ex Il-
va, hanno messo in difficoltà
la maggioranza di governo. E
lo provano le parole del mini-
stro allo Sport Vincenzo Spa-
dafora su Roma e su Virginia
Raggi: «La sua amministrazio-
ne è un problema». Un giudi-
zio che piomba dai vertici, a
suo modo definitivo. —
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Il gruppo dei “competenti” di Trizzino chiede il cambio di leadership


Piace Ricciardi. Il ministro D’Incà: “Un problema lavorare sulla manovra”


Deputati M5S senza capo

Le fronde si coalizzano

ma l’anti-Di Maio non c’è

RETROSCENA


Il capo politico del M5S, Luigi Di Maio

IL CASO USA-SERVIZI SEGRETI


Oggi l’audizione del premier al Comitato parlamentare per i servizi sulle visite di Barr a Roma

Fa sapere al presidente Volpi di volersi congedare dopo un’ora e mezzo. “Non posso fare anticipazioni”

Copasir, il giorno più lungo di Conte


Gelo dei grillini: “Ora deve spiegare”


Il giurista dovrà fare
attenzione perché il
rapporto Barr
potrebbe contraddirlo

Il ministro della Giustizia Usa William Barr (fo-
to), uomo di stretta fiducia di Donald Trump, e
il procuratore americano John Durham incari-
cato di indagare sulle origini del Russiagate,
sono stati in Italia il 15 agosto e il 27 settem-
bre, per vedere i capi di Dis e servizi italiani

Oltre a Gennaro Vecchione (foto), direttore
del Dis (il Dipartimento delle informazioni per
la sicurezza, da cui dipendono i servizi segre-
ti), Barr ha incontrato anche il capo dell’Aise
Luciano Carta e quello dell’Aisi Mario Paren-
te. Con lui c’era anche il procuratore Dhuram

IL CASO


MERCOLEDÌ 23 OTTOBRE 2019LASTAMPA 7


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