Il Sole 24 Ore - 22.10.2019

(Brent) #1

24 Martedì 22 Ottobre 2019 Il Sole 24 Ore


Mondo


Proteste e violenze, parte dal Cile


il malcontento dell’America Latina


CAROVITA


Undici morti e oltre 


arresti il bilancio


degli scontri a Santiago


Proteste anche in Ecuador


e Argentina contro la perdita


del potere d’acquisto


REUTERS

Stato d’emergenza. Soldati a Santiago del Cile cercano di arginare la protesta degli studenti


La Bundesbank ha anticipato


che il ° trimestre vedrà una
contrazione del Pil dopo quella

del secondo: sarà quindi


recessione tecnica, «ma di
breve durata», rassicura

Germania


Bundesbank:


sarà recessione


ma solo


temporanea


Si sono aperte ieri le urne in


Canada. Il partito liberale del
premier Justin Trudeau nei

sondaggi risulta testa e testa


con i conservatori di Andrew
Scheer. Oggi i risultati del voto

Canada


Nelle elezioni


testa a testa


tra liberali


e conservatori


Premier uscente.
Justin Trudeau, 47
anni, leader dei liberali

Variazione % del Pil


1,6

1,0

4,0

3,4

2,8

2,2

2013 2019*


4,0 2,5


*Stime Fmi, World Economic Outlook ottobre 2019

Cile, crescita più lenta


Fino alla scorsa settimana il Cile era considerato dalla impre-


se italiane presenti nel paese una sorta di Svizzera del Suda-
merica. Un paese moderno e un quadro regolatorio chiaro

e certo. Enel e Atlantia sono i maggiori operatori nel Paese


per l’energia elettrica e la gestione delle tratte autostradali.
Entrambi hanno subito danneggiamenti: il gruppo elettrico

ha visto andare a fuoco i due piani della sua sede nella capita-


le, ma probabilmente solo perchè si trovava nella zona del
Palacio de la Moneda. Il gruppo autostradale ha subìto danni

ad alcuni portali di accesso della tratta Costanera Nord che


costeggia la linea metropolitana, ma per ora attività e busi-
ness non sembrano subire ripercussioni. Il monitoraggio è

costante, ma non c’è allarme. Nonostante il coprifuoco, il


traffico sulle tratte gestite da Atlantia nel cuore di Santiago
ieri sembrava ripreso ai ritmi delle settimane passate.

La protesta è stata innescata da un aumento del ,% del


prezzo dei biglietti della metro, che ha risentito della svaluta-
zione del peso rispetto al dollaro e dell’andamento del prez-

zo del petrolio. A inizio ottobre era entrato in vigo-


re un aumento delle bollette elettriche al cliente
finale (non dunque mercato libero) del % e che

doveva scattare già a luglio. Anche qui a pesare è


la svalutazione del peso: si tratta, però, di tariffe
amministrate e non decise dalle utility.

Enel è uno dei principali operatori dell’ener-


gia elettrica del paese (un report di Mediobanca
la classifica come una delle utility più esposte

alla crisi cilena). Oltre  terawattora l’energia
prodotta, , gigawatt di capacità installata, ,

miliardi i ricavi generati nel . Il gruppo ita-


liano gestisce la distribuzione nell’area metro-
politana di Santiago: con , milioni di clienti è

la seconda società di distribuzione, la prima per


volumi. Dopo gli attacchi, il presidio delle forze dell’ordine
sui centri di controllo delle reti e sugli impianti è stato raf-

forzato e non c’è stato al momento alcun impatto sull’ero-


gazione del servizio o sugli asset. Il Cile, però, è anche il
paese dal quale, attraverso Enel Americas, il gruppo italia-

no controlla tutte le attività sudamericane: in Brasile, Perù,


Argentina, Colombia. Un ginepraio di partecipazioni in-
crociate ereditate dall’impero della spagnola Endesa e che

la gestione di Francesco Starace ha cercato di districare a


suon di riacquisto di minoranze: solo tra il  e il 
sono stati investiti circa , miliardi di dollari tra l’Opa di

Enel Chile su Enel Generation Chile e l’aumento di capitale


di Enel Americas, che serviva anche per mettere nella so-
cietà risorse finalizzate allo shopping. È di pochi giorni fa

la notizia che i cinesi di State Grid hanno soffiato a Enel


Chilquinta, l’altra società di distribuzione di Santiago, per
, miliardi di dollari.

A Santiago Atlantia gestisce varie tratte all’interno della


città, che in parte ha contribuito a costruire (nel paese gesti-
sce mille chilometri di rete,  milioni i ricavi del , con

un Ebitda di  milioni). Due anni fa ha vinto gare per la


realizzazione di due nuove tratte: negli ultimi  anni gli inve-
stimenti sono pari a  miliardi di euro. Le autorità locali valu-

tano di ridurre gli incrementi dei pedaggi a fronte di un al-


lungamento della scadenza delle concessioni.
—Laura Serafini

© RIPRODUZIONE RISERVATA

LA PRESENZA ITALIANA


ENERGIA E AUTOSTRADE


Enel e Atlantia, danni


ma le attività proseguono


senza interruzioni


3,5


MILIARDI
I ricavi generati
dalle controllate
cilene dei due
gruppi italiani:
rispettivamente
3,2 per la utility
elettrica, la più
importante del
Paese per volumi,
e 329 milioni per
Atlantia

Roberto Da Rin


Cile, schema rettiliano. Proteste di


piazza e repressione immediata. Con


un forte richiamo emozionale alle im-


magini del , l’attacco al Palacio de


la Moneda e il colpo di Stato di Augu-


sto Pinochet.


Quella di Santiago del Cile è l’ulti-


ma tessera di un mosaico che raffigu-


ra una crisi strutturale, trasfigurata in


moti di violenza. Declinata in modali-


tà e contesti differenti, l’America Lati-


na vive una stagione di profonda in-


stabilità. Cile, Ecuador, Venezuela,


Argentina, Brasile e Cuba mostrano


scenari inquietanti in cui l’offerta po-


litica non riesce quasi mai a intercet-


tare le istanze della popolazione.


L’Ecuador è forse l’unico caso in


cui vi è stata una contrapposizione


frontale tra il presidente Lenin Mo-


reno e i rappresentanti degli indige-


ni, Conaie. Quindi uno scontro parti-


tico. Ciò non sminuisce la portata


della crisi ma la convoglia in un ca-


nale dialettico.


L’esplosione della violenza ha


spinto Sebastian Piñera, presidente


conservatore del Cile, a proclamare lo


stato di assedio - non accadeva dagli


anni bui di Pinochet - e a dichiarare


«siamo in guerra».


La scintilla è stata determinata dal-


l’aumento delle tariffe e dal carovita


ma non impedisce di constatare un


coagulo di insofferenza ben più gene-


ralizzata.


Undici morti,  arrestati,  sac-


cheggi è il bilancio allarmante. Le pa-


role del presidente Piñera, - «siamo in


guerra contro un nemico potente e


implacabile, che non rispetta nulla o


nessuno», spiegano poco.


Il leader cileno ha insistito sul ca-


rattere “organizzato” delle proteste


sottolineando che «unico scopo dei


responsabili è quello di causare il


maggior danno possibile». Poi ha ag-


giunto: «Siamo ben consapevoli del


fatto che hanno gradi di organizza-
zione e logistica, tipici di un’organiz-

zazione criminale», invitando tutte le


forze politiche e «tutti gli uomini di
buona volontà» a condannare la vio-

lenza e unirsi contro di essa. «Alcuni


non l’hanno fatto. Ebbene, stanno in
qualche modo facilitando il percorso

di coloro che vogliono distruggere la
nostra democrazia».

Parole che pertengono certamen-


te al ruolo istituzionale di un presi-
dente che però non affronta i nodi di

un modello economico sprofondato


in una crisi strutturale. Il costo della
vita, a Santiago, è poco inferiore a

quello di una grande città europea,


ma gli stipendi medi sono incompa-
rabilmente più bassi. Un’economia

poggiata sulla ricchezza del rame, di


cui il Cile è grande produttore mon-
diale, non ha evitato l’impoverimen-

to del ceto medio, la disperazione dei


pensionati e l’esclusione di ampie
sacche di popolazione dall’accesso a

un tenore di vita decente.


Neppure Michelle Bachelet, la pre-
sidenta cilena che ha governato pri-

ma di Piñera, ha affrontato i nodi


strutturali del Paese. Vero. Ne ha
stemperato le contraddizioni più evi-

denti senza incidere con riforme eco-


nomiche capaci di correggere una
governance oligarchica in mano a

poche famiglie. L’iperliberismo, or-


mai tramontato persino negli Stati
Uniti, è stato adottato in Cile senza

correzioni: la celeberrima riforma


delle pensioni cilena, additata da
mezzo mondo, negli anni , come

modello da emulare, avrebbe dovuto
alleggerire la spesa pubblica.

Invece i fondi pensione, affiancati


dalla totale liberalizzazione del mer-
cato del lavoro, si sono rivelati un tra-

gico bluff. I lavoratori non riuscivano


a versare i contributi con regolarità, il
mondo della finanza ha dissipato la

ricchezza e i mercati, senza meccani-


smi regolatori, come ormai acclarato
da una lunga schiera di Nobel per

l’Economia, hanno degenerato la ri-


forma in un pantano di inefficacia e
inefficienza, costringendo lo Stato a

intervenire con dazioni minime ai


pensionati. Con il paradossale ritorno
alla centralità dello Stato, costretto a

riparare i cocci dell’iperliberismo.


Le proteste di questi giorni sono


riconducibili anche a un modello di


privatizzazioni evidentemente spere-


quato. Le privatizzazioni, di per sé
condivisibili quando sottraggono allo

Stato settori non strategici, sono state


effettuate con una logica “ad perso-
nam”, a vantaggio di alcune famiglie

o élite ma non hanno apportato bene-


fici per la stragrande maggioranza dei
 milioni di cileni.

Il caso dell’Ecuador - spiega Alfre-


do Somoza, presidente di Icei, «è con-
figurabile come uno scontro da parti

politiche». E quindi più facile da diri-


mere e interpretare, in quanto lineare.
Dodici giorni di proteste, con

un’enorme marcia che ha raggiunto


la capitale Quito e una guerriglia ur-
bana, hanno costretto Moreno a cede-

re alle pressioni e a revocare il decreto


con il quale cancellava il contributo
statale per il carburante. Ora pare tut-

to torni come prima: il prezzo di ben-


zina e diesel scende ai livelli pre-crisi
e le associazioni degli indigeni, af-

fiancate dai sindacati dei lavoratori


pubblici, incassano una vittoria. Di


Pirro, forse. Proprio come quella di


Nicolas Maduro, in Venezuela, Paese


a pezzi, pur adagiato sulle più ingenti
riserve petrolifere del mondo. Oppure

come la sconfitta di Mauricio Macri


che in Argentina termina un mandato
fallimentare con un default tecnico,

non temperato dai miliardi di dol-


lari del piano di salvataggio concor-
dato con l’Fmi. Dopo le giornate di

passione dei primi giorni di settem-


bre, la Casa Rosada ha introdotto mi-
sure di controllo dei cambi e dei movi-

menti di capitale per tamponare


l’emorragia di dollari dal Paese e la
conseguente svalutazione del peso, la

moneta argentina. Tra pochi giorni si


terranno le elezioni presidenziali:
Macri riproporrà se stesso e i peroni-

sti la coppia Alberto Fernandez e Cri-


stina Fernandez de Kirchner, già pre-
sidenta per due mandati consecutivi.

L’iperliberismo fallisce, il populi-
smo genera caudillismo. AAA, cer-

cansi alternative praticabili per


l’Omerica Latina. Con la “o”.


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