DOMENICA6OTTOBRE2019 CORRIEREDELLASERA LALETTURA 17
L’autore
Lavisualizzazione
diquestasettimanaè
statacuratadaFrancesco
Majno,information
designerspecializzato
indatavisualization
Il 2019 sarà ricordatocome l’anno dei due
Premi Nobel per la Letteratura: giovedì 10
ottobre, alle 13, sarà annunciato il nome del
vincitore del 2019 e, insieme, anche quello
del 2018 (diretta su nobelprize.org).L’ ultimo
premioassegnato è quello del 2017, andato
al giapponese naturalizzato britannicoKazuo
Ishiguro (1954), autore diromanzicome Quel
cherestadelgiorno e Nonlasciarmi (entrambi
Einaudi). Quest’anno l’Accademia diSvezia
recupera la mancataassegnazione del 2018,
dovuta allo scandalo checoinvolse il
fotografo Jean-Claude Arnault, marito
dell’accademica e poetessaKatarina
Frostenson; sull’uomo, accusato di molestie
sessuali da 18 donne, pendeva anche
l’accusa diaver infranto la segretezza
dell’Accademia diStoccolma. Dopo lo
scandalo e le dimissioni di numerosi
giurati, il premio fu rimandato.
AppuntamentoaStoccolma,ore
(
*16°premioNobel è stato conferito a GaoXingjian, scrittore cinese naturalizzato francese
**All’epoca del conferimento delNobel esistevano ancora laJugoslavia e laCecoslovacchia
Germania 8
Polonia 5
Russia 4
Belgio 1
Bielorussia 1
Sudafrica 2
Nigeria 1
Egitto 1
Mauritius 1
Francia 16 *
Italia 6
Cina 2 *
Giappone 2
Israele 1
Australia 1
Turchia 1 India 1
Svizzera 2
Austria 1
Cecoslovacchia 1 **
Bulgaria 1
Ungheria 1
Grecia 2
Jugoslavia 1 **
Europa
LaFranciameticciael’Est
incoraggiano
ilcontinentepiùpremiato
L’
Europa dell’Est, laFrancia meticcia, il grande
Nord, il Mediterraneo. Sono le aree delVecchio
continente a cui il Nobel per la Letteratura
potrebbe guardare, magaricon una particolare
attenzione alle donne, anche in un’o ttica, discutibile,
di «risarcimento» dopo l’imbarazzantecaso molestie
che ha funestato lo scorso anno. Il premio ha un albo
dei vincitori decisamente eurocentrico e laFrancia, a
quota 16, è ilPaesecon il medagliere più ricco. A
Parigi tra i nomi che ricorrono più spesso ci sono
Annie Ernaux , molto amata anche in Italia per
l’incrocio di storia privata e memoriacollettiva, e
MaryseCondé , nata in Guadalupe, sicura voce della
letteratura franco-caraibica che ben sposa un ideale
multiculturale, anche se potrebbe essere unostacolo
il fatto che lo scorso anno le sia stato attribuito in
Svezia ilcosiddetto «Nobel alternativo».Dalla
Polonia arriva OlgaTokarczuk , classe 1962,
poetessa, narratrice, viaggiatrice diformazione
junghiana, in patria di grande successo, impegnata
sul frontefemminista ed ecologista. Javier Marías in
Spagna, Claudio Magris in Italia, Peter Handke in
Austria, Ian McEwan nelRegno Unito sono sempre
tra ifavoriti, mentre in Ungheria, accanto a Péter
Nádas , è inascesa László Krasznahorkai , primo a
vincere il Man Booker Prize International. Finora
l’Ungheria è salita sul podio soltanto una volta, nel
2002,con ImreKertész, sopravvissuto aicampi di
sterminio nazisti.Potrebbe essere il suo turno, anche
se la politica populista del primo ministro Orbán
gioca a suo sfavore.
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di CRISTINATAGLIETTI
Oceania
Il maori Ihimaera
tra la femminista Greer
egli illustri sconosciuti
I
l «NewYork Times» titola: «Uno dei più grandi
scrittori viventi ma non neavete mai sentito
parlare». E il «Guardian» incalza: autoricome J. M.
Coetzee,TejuCole e Ben Lerner sono suoiferventi
ammiratori. Insomma,con 13 libri traromanzi (il più
famoso, Le pianure , in uscita in novembre per Safarà
Editore, è stato definito «calviniano»), racconti,
un’autobiografia e, lo scorsofebbraio, una raccolta
poetica, lo schivo melbourniano Gerald Murnane è
in pole position, tra gli australiani, per il Nobel.
Accreditato anche il tasmaniano Richard Flanagan ,
già vincitore del Man Booker Prize nel 2014 per il suo
romanzo La strada stretta verso il profondo Nord , e
considerato tra gli scrittori più talentuosi d’Australia.
Accanto a lui ilconnazionale David Malouf , noto
autore diromanzi (il piùfamoso, Ricordando
Babilonia ), racconti, poesie e libretti d’opera, più volte
selezionato per il Booker Prize. Infine tra gli
australiani, Germaine Greer , ritenuta una delle
maggiori vocifemministe del Novecento.Autrice
dibattuta econtroversa, ha raggiunto la notorietà
con il bestseller internazionale L’eunucofemmina
(1970), mentre nel successivo saggio Whitefella
Jump Up sostiene che l’Australia debba trasformarsi
in unarepubblica aborigena.Tr a gli autori
neozelandesi, Witi Ihimaera potrebbe essere il
favorito. È stato il primo maori a pubblicare un
romanzo e una raccolta di racconti, e in virtù della
sua attività letteraria è stato insignito del New
Zealand Order of Merit, riservato alle personalità di
spiccodella nazione.
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di MARGHERITAZANOLETTI
MedioOriente
Due poltrone per due
nelle terre dei conflitti:
AdoniseYehoshua
S
e questofosse il suo anno —come in molti si
aspettano da un decennio — Adonis
diventerebbe il secondo arabo a vincere, dopo
l’egiziano Nagib Mahfuz nel 1988.Dall’esilio diParigi
— ci è arrivato in fuga da Beirut dov’era arrivato in
fuga daDamasco — haosservato prima scettico poi
coinvolto la rivolta nella sua Siria, fino a scrivere una
lettera a Bashar Assad perchécedesse il potere al
popolo. Saranno state le illusioni di un poeta, eppure
Adonis non ha mai smesso di credere in un Medio
Oriente laico e libero/liberato dall’oppressione
oscurantista. Le minaccedi dittatori e
fondamentalisti non l’hannofatto arretrare davanti
alla punizione che il profeta Maometto auspicava per
il libertino Imru’ al-Qays (celebrato daAdonis)
spedendolo tra le fiammecome «capo dei poeti
all’inferno». Anche l’israeliano AbrahamYehoshua
rimpiange l’epoca in cui politica ereligione non erano
pericolosamente mischiate, in cui la galleria aRosh
Hanikra passava sotto leroccesul Mediterraneo e
non era stata distruttacon il tritolo. Laferrovia univa
la sua Haifa a Beirut — sarebbero 130 chilometri,
una cinquantina in più perDamasco — e superava le
frontiere ormairese insuperabili daiconflitti. Un
Tunnel —come nel suo nuovoromanzo — che scava
tra le identità: il protagonista è affetto da perdita
della memoria, nelleterre mediorientali attorno a lui
anche le pietre ricordano troppo. Questa volta
l’Accademia vuoleassegnare due premi e
potrebbero andare adAdonis eYehoshua insieme,
come nell’abbraccio del Nobel per laPace.
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di DAVIDEFRATTINI
Africa
LesperanzedelMaghreb
eNgugiwaThiong’o
eternocandidatokeniano
S
ono solo tre sinora i Premi Nobel per la
Letteratura subsahariani — il nigerianoWole
Soyinka (1986) e i sudafricani Nadine Gordimer
(1991) e John MaxwellCoetzee (2003) — più uno
mancato per sempre: ChinuaAchebe, nigeriano,
padre della letteratura africana postcoloniale, che ha
ispiratogenerazioni di scrittori africani.Poi c’è
l’eternocandidato, ilkeniano Ngugi wa Thiong’o
(1938), scrittore, poeta e drammaturgo, paladino
della «lingua madre», nel suocaso il kikuyu: un
modo per opporsi all’«universo mentale dei
colonizzatori»come scrive in uno dei suoi libri più
famosi, Decolonizzarela mente , pubblicato per la
prima volta nel 1986 e uscito in Italia solo nel 2015
per Jaca Book. All’opposto, il somalo NuruddinFarah
— altrocandidato «storico», attento alla situazione
del suoPaese, allacondizionefemminile e alla
diaspora — è stato il primoromanziere, poeta e
drammaturgoa essere tradotto in somali (oltre che
in molte altre lingue: scrive in inglese). Quanto
all’Africa del Nord, l’egiziano Nagib Mahfuz, Nobel nel
1988, potrebbe passare iltestimone a uno scrittore
del Maghrebcome il marocchino Ta har Ben Jelloun , i
cui scritti trattano spessotemi attualicome le
migrazioni e il razzismo. E, infine, due possibili Nobel
del futuro, scrittori afro-globali, simbolo di una
nuovagenerazione in bilico tra mondi diversi: tra i
francofoni, Alain Mabanckou , 53 anni, delCongo-
Brazzaville, autore prolifico che si divide traFrancia e
Stati Uniti; tra gli anglofoni, Chimamanda Ngozi
Adichie , 42 anni, nigeriana, che vive negliStati Uniti.
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di ANNAPOZZI