Corriere della Sera La Lettura - 06.10.2019

(Barry) #1
18 LALETTURA CORRIEREDELLASERA DOMENICA6OTTOBRE

Libri.


Narrativa,saggistica,poesia,ragazzi,classifiche


ILCLAN


DESTINO
diANTONIOCARIOTI
C

omealtrefigurestoriche,Cristoforo
Colombopuòessereoggettodiletture
diverse,ancheopposte.Inluisi
esprimeildesideriodell’uomodiesplorareil
mondo,accrescereilpropriosapere,fare
nuoveesperienze.Manonglimancavano
certol’aviditàelospiritodiconquista,spinti
finoallabrutalità.Eradelrestounuomodel
suotempo,nelqualelasottomissionedei
«selvaggi»el’istitutodellaschiavitù
incontravanorareobiezioni.Partedaquesti
presupposti,elisviluppaconsicura

cognizionedicausa,lostoricoAntonio
Musarranellibro ProcessoaColombo (La
Vela,pp.255, e 15),chemetteaconfronto
lafiguradelnavigatoregenoveseconimiti
positivienegativicheglisonostaticostruiti
attorno,fornendoancheallettoreun’utile
serieditestidell’epoca.ColpiscechegliStati
Uniti,appenaottenutal’indipendenza,
celebrasseroColombocomeuneroe,un
precursoredeicoloninordamericani,
mentreoggilasuamemorianellostesso
Paeseèpresadimiradaun’offensivache

nonrisparmianeppureleazionivandaliche.
Stiamoparlatodiunpersonaggio
nient’affattoimmacolato,anchese
qualcunoneavevapropostola
beatificazione,maèevidenteche,come
illustraMusarra,oggiColomboèdiventato
uncaproespiatoriopergliabusiinerentialla
conquistaeallacolonizzazionedelle
Americhe.Etuttavia«nasconderelapolvere
sottoiltappeto»nonèunesercizioonesto
néutile.Piuttostochecondannareilpassato
conicriterianacronisticidellasensibilità
odierna,convienerivisitarnelepagine
rimosse.Efareilpossibilepersanarele
ingiustizieattuali.Nonèabbattendole
statuediColombochesimigliorala
condizionedeinativiamericani.
©RIPRODUZIONERISERVATA

Colombofacilecaproespiatorio


perpulirelacoscienzadell’America


Il libro di Musarra (La
Vela) ha una prefazione
di Franco Cardini

E


vabene. L’abbiamocapita, quella faccenda
che ogni passo è la méta. E il mondo è un li-
bro, la strada è la vita, partire è un po’ morire,
la partenza intelligente. E viva pure il nomadi-
smodiChatwin, l’ulissideKerouac, le Mole-
skine nere. Il viaggiatore moderno sa il fatto suo e ha
imparato a ficcareinvaligia un aforisma o un luogoco-
mune, una buona praticaounarecensione di TripA-
dvisor. D’anatomia dell’irrequietezza, abbiamo pieni
gli scaffalieilresto. Ma chiresta,come se lacava?
’Ndùmaostùma , andiamo o stiamo, shouldIstayor
shouldIgo ,èunintercalarevecchiocome il dialetto
basso piemontese e ilrock. E ormai che le grandi mi-
grazioni sono la narrativa di questo secolo, checon 15
euro ’ndùma tuttiaLondraenon stannoacasa loro
manco ilPapa e i pensionati, che in sei ore fai quanto
Ibn Battuta percorreva in trent’anni, il puntoveronon è
lo ’ndùma .Èlo stùma .Lo stay .Resistereall’inquieta
inerzia già disprezzata da Seneca.Perché il viaggio è
perimaterialisti, scrivevaGuido Ceronetti,eAtene e
Gerusalemme sono dappertutto: agli spirituali, basta
unacandela.

La partenza non è più una virtù. E dunque non smor-
ziamola, questacandela. Da qualche anno, l’antropolo-
gia studia unconcettoconiato dal filosofo Jacques Der-
rida, rilanciato nel 2012 da un rapporto del Censis e poi
da un documento di alcunivescovi italiani, ora entrato
nel dizionario Treccani: larestanza. Ovvero il deside-
rio, lacondizione, il sacrificio di chi vuole rimanere le-
gato alle radici. Di chi sta dov’è, mentre tutticercano
l’altrove. Di chis’incuriosisce più del vicino che del lon-
tano. Di chi barcolla, ma non molla, in lande nobili e
decadute. «Ciò che del proprio passato permette dire-
sistere» (Giuseppe De Rita). Il pane delrestante è un fo-
od più slow che fast ed è talvolta più salato di quello del
migrante, ma l’apprezzano in molti: icervelli di ritorno
quanto i nostalgici del profumo di bucatino, iterremo-
tati che non sloggianocome icontadini che non spian-
tano...
Bastaconl’autoesotismo. Nienteorgasmo da Era-
smus. Se ogni anno nel mondos’aggira un miliardo
d’erranti, se nella vita d’un americano medio sicam-
biano quindiciresidenze e in quella d’un europeo al-
meno dieci,irestanti si moltiplicanoelarestanza fa
tendenza. L’anno scorso alloStrega andò in finale un
romanzocon protagonisti due altoatesini radicati in un
paesino spazzatovia dalla storia ( Restoqui di Marco
Balzano, Einaudi). Ed è diventata notizia l’anticacartie-
ra dismessa dei Rizzoli, nell’Appennino bolognese, ri-
popolata dai laboratori d’artigianato. E quando nel pic-
colo mondoreggiano di Succiso chiusero l’unico bar,
furono uncasoigiovani che deciserodicombattere
l’abbandonoconunacooperativadiservizi. Dellare-
stanza è il massimoteorico l’antropologocalabrese Vi-
toTeti ( Pietredipane , Quodlibet) e direstanza parla
spesso lo scrittore sicilianoRoberto Alajmo. Con lare-
stanza, da Gorizia all’Aquila, siconfronta il progetto
2019 di It.a.cà (in bolognese: sei acasa?), un’associazio-
ne per il turismoresponsabile. Ma soprattutto allare-
stanza è dedicato in Monferrato, dal 13 al 20ottobre, un
interofestival: fra ilcastello diPonzano e il Sacro Mon-

Capra, serpente e leone insieme, ecco
Chimera. Una chioma di serpi e uno sguardo
che muta in pietra,così appare Medusa. Argo,
custode daicento occhi;Cerbero, guardiano
dalle treteste dicane; Tifone, drago
all’assalto dell’Olimpo. In Lepiùbellestoriedi
mostrimitologici (illustrazioni di Elisa Bellotti,
Gribaudo, pp. 192, e 14,90, dai 6 anni) i
piccoli lettori possono affrontare le creature
più inquietanti del mito antico. E sconfiggerle.

{


Greche
diAlicePatrioli

IcentoocchidiArgo

La restanza


dalnostroinviatoaMoncalvo(Asti)
FRANCESCOBATTISTINI

te di Crea, nelle vigne del Grignolino chefeceroun po’
di storia d’Italia e diedero dimora ai suoi ultimi Mare-
scialli, da Pietro Badoglio aUgo Cavallero, sarà raccon-
tato ilcoraggio del rimanere. A dispetto dell’economia
e delle malinconie, delle mafie e delle mode. OscarFa-
rinetti eUmberto Galimberti, don Luigi Ciotti eFederi-
caAngeli,PatrizioRoversi e suor Giuliana Galli: «Per-
sone che hanno fatto del rapportocon la loroterra una
ragione di vita — dice Max Biglia, l’organizzatore — e
hanno scelto direstare in posti da cui traggono nutri-
mento per ilcorpo e per l’anima».

La scelta del luogo ha un suo perché. Il Monferrato
( Munfrà ) non ha grandi storie direstanza e pur di ga-
loppareovunque, qui, untempos’usavano perfinoi
mattoni ( mun ) perferrare ( frà ) icavalli. E gli acciugai
monferrini esportavano la bagnacàuda fino in Argen-
tinaeimarchesi aleramicis’imparentavanocoiredi
GerusalemmeeAngelo Morbelli dipingevailGoethe
viaggiatore... Eppureèinquestaterra degli infernòt ,
dellecantine in tufosenza luceesenz’aria, che un
gruppo di viticoltori illuminati haresuscitato un vino
dimenticato eppure molto amato dai Savoia, il Monfe-
race, ricevendo l’elogio dei grandi MasterofWine in-
ternazionali. Ad ammirare l’ermocolle di Cella Monte
hanno piazzato la Big Bench di Chris Bangle, gigante-
sca panchinarossa che è il miglior simbolo di chiresta.

E quicàpita che un laureato a pienivoti in economia,
Riccardo Bonando, scelga di rimanere acoltivarecam-
pi; che un pubblicitario, Elio Carmi, faccia della minu-
scolacomunità ebraicaunatestimonianza di non-er-
ranza; che una produttriceteatralecomePaolaFarinet-
ti metta in scena a Crea due spettacoli sull’argomento:
«Larestanza — dice la sorella di OscarFarinetti — sta
diventando un po’come laresilienza. Oggi tutti ne par-
lano. Ma poi è necessario tradurla nei fatti.Restare, fa
pensare all’immobilità. Invece è identità: non si sta un
passo indietro agli altri, siresta sé stessi guardando al-
trove. CesarePavese diceva che un paese ci vuole, an-
che solo per andarsene. Oggi larestanza, in senso esi-
stenziale,èavereradici solide che non sonocatene,
che in ogni luogo ti fanno esserecittadina del mon-
do».
Untema universale: «Io guardo quest’umanità in
movimento — osservaRoberto Alajmo, che per Laterza
s’è occupato deltema in Palermoèunacipolla — e mi
collego ad altriterminicome l’arrivanza o latornanza.
La società italiana di domani sarà sbilanciata da questo
muoversi. Chevagovernato: larestanza di chi vuolere-
stare attivo, l’arrivanza dal Sud del mondo, latornanza
di chi è andato e ha fallito. Non è facile. La partenza è
nostalgia di quello che hai lasciato. Ma larestanza è no-
stalgia di quello che hai tralasciato. E se assaggi Mila-
no, poi è frustrantetornare erestare. Il viaggio non ha
sempre una méta migliore del punto di partenza».
Sì, il viaggio oggi è sopravvalutato e il villaggio ècosì

Èildesiderio, la condizione, il sacrificio


di chi vuole rimanere legato alle radici;


di chi sta dov’è, mentre tutti cercano


l’altrove, l’esotico; di chi s’incuriosisce


più del vicino che del lontano.Èuna


disposizione che va daJacques Derrida


all’antropologoVito Teti,dai romanzie-


ri Marco Balzanoe Roberto Alajmo


a Oscar Farinetti.Unpo’ resilienza


eunpo’ resistenza. Se ne parla per una


settimana sulle colline del Monferrato


L’appuntamento
Altema dellarestanza è
dedicata una settimana
d’incontri, mostre, spettacoli
teatrali, escursioni,
laboratori sullecolline del
Monferrato,tra il Castello di
Ponzano e il Sacro Monte di
Crea(patrimonio
dell’Unesco), alconfine tra le
province di Alessandria e di
Asti: è It.a.cà.Migrantie
Viaggiatori.Festivaldel
turismoresponsabile. Questi i
principali appuntamenti.
Domenica 13 ottobre:
Corrispondenze , larestanza
come impegno sociale,
dibattitocon don Luigi Ciotti,
Miriam Camerini, Jean
Blanchaert, suor Giuliana
Galli (Crea, ore 15,30); Da
questapartedelmare ,
spettacolocon Giuseppe
Cederna (Teatro civico di
Moncalvo, ore 18). Lunedì
14: Ilgiardinodelleparole , la
restanza per lo sviluppo
economicoterritoriale,
incontrocon OscarFarinetti
(Castello diPonzano, ore
21). Martedì 15: Storiedi
sport,inclusioneeleggende
moderne , larestanza che
supera gliostacoli, incontro
con Fabio Caressa (Crea, ore
21). Mercoledì 16: Gliadulti
nonesistono , larestanza
esistenziale, spettacolocon
EnricaTesio (tenuta La
Tenaglia, ore 21). Giovedì
17: Coltivarelagiustizia , la
restanzacomeresistenza,
incontrocon Federica Angeli
(Crea, ore 21).Venerdì 18:
Evoluzioneoinvoluzionedella
società? , larestanzacome
fenomeno sociale, incontro
con Umberto Galimberti
(Crea, ore 21). Domenica 20:
Ilconcettodiviaggio , la
restanza del viaggiatore,
incontrocon PatrizioRoversi
(Crea, ore 16)
L’immagine
Elisa Anfusi (1982),
MademoseilleX,III (2019,
olio su lino),courtesy
dell’artista, in mostra fino
al 27 ottobre al Maga di
Gallarate (Varese) per Eyes
WideShut curata da Angelo
Crespi: la protagonista
(bendata e cieca verso il
mondo) è incoronata di
radici e tra le mani ha un
nido, simboli di «casa»

i

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