Corriere della Sera La Lettura - 06.10.2019

(Barry) #1

DOMENICA6OTTOBRE2019 CORRIEREDELLASERA LALETTURA 21


LibriClassici


di EMANUELETREVI


S


arà anche uncaso, ma è impossibile non pren-
dere atto di quanti tra i più importantiromanzi
del Novecentosiano rimasti incompiuti: dal-
l’ Uo mo senza qualità alla Cognizione del dolo-
re
, dal Castello di Kafka a Petrolio di Pasolini.
Conseguenza di innumerevoli circostanzepratiche, il
non finito ha involontariamente generato la più credibi-
le delle immagini estetiche di un mondo devastatoe
sradicato. Finendo anche per gettare un pesante sospet-
to sullarealecompiutezza di ogni opera, anche di quella
illusoriamente perfezionata aregola d’arte.Perché ogni
racconto, se neconsideriamo la natura profonda, è un
racconto mutilo ereticente, un sacrificio di possibilità
inespresse.
In questa stupefacentecostellazione dicapolavori ri-
masti più o meno lontani dall’ultima pagina, Andrea o I
ricongiunti
di Hugovon Hofmannsthal occupa un posto
del tutto particolare, non solo perché ad ogni rilettura
l’incanto della primavolta si ripresenta intatto,come le
pietre di un gioiello chetornano a brillare dopo essere
rimastealungo chiuse in uncassetto. Si direbbe che
nessun librosfrutticome l’ Andrea ivantaggi dell’in-
compiutezza, e se le poche decine di pagine scritte dal
grande poetaaustriacofannocertamenterimpiangere
tuttociò che manca, ilfoltodossier di appunti, fram-
menti, progetti di sviluppocontiene paginecosì belle e
illuminanti,così piene di un’arcana sapienza, che ci si
domanda se esistesse un mezzo più adeguato del fram-
mento aveicolare intuizioni poetichecosì preziose sulla
natura umana e sul grande gioco della vita. E dire che al
grande poeta viennese non era mancatocerto iltempo,
se la prima scintilla dell’opera balena nel 1907, quando
sente parlare di un libro di uno psichiatra americano de-
dicato a uncaso di schizofrenia, o sdoppiamento della
personalità, e ancora ci lavora nel 1927. In mezzoc’è la
Prima guerra mondialeelafine irrimediabile di quel
mondo asburgicodicui Hofmannsthal era statoilpiù
squisito interprete ecantore, macerte ispirazioni,certe
intuizioni della vita sembrano insistere sullacoscienza e
guidare l’ispirazione al riparo da ognicatastrofestorica
e individuale.
Forse perché amava ilteatro più di ogni altraforma
d’arte, Hofmannsthal aveva un talento incline all’inno-
vazione, ma anche una grandecoscienza di tutti i truc-
chi e le risorse del migliorerepertorio letterario. Ecosì,
nell’avventuraveneziana del giovane AndreasvonFer-
schengelder, che inizia nell’autunno del 1778, lo scritto-
re fuse duecollaudatissimi schemi narrativi dell’etàro-
mantica: quello del viaggio in Italiacome momento-car-
dine e ingresso nella vitareale, e quello del sosia o del
doppio, rivisto,come si è accennato, alla luce delle sco-
pertedella psichiatria moderna,tenendosi semprein
bilico tra prodigio e malattia.


Peruna singolarecoincidenza, ilromanzodiHof-
mannsthaltorna questo mese in libreria in dueversioni
italiane. Adelphi ristampa la classica e bellissima tradu-
zione di Gabriella Bemporad, che risale al 1948. Lavera
novità però è rappresentata dall’edizione curata da An-
drea Landolfi, checambia ilvecchio econsolidato titolo,
Andrea o I ricongiunti , in Andreas o I riuniti , ed è a mio
parere l’unico appunto che si può muovere a un lavoro
lodevole sotto ogni aspetto: non sicapisce mai l’utilità di
queste sfumature che perturbano la memoria di un li-
bro non portando incambio nessun elementoreale di
conoscenza. La questione è tutt’altro che secondaria:co-
munque sivoglia tradurre iltermine originale Vereini-
gten
, lavera posta in gioco delromanzoconsiste in un
itinerario spirituale che dovrebbe permettere ad Andre-
as di trovare la stradacapace di ricongiungerlo, o riunir-
lo che dir sivoglia, a sé stesso, armonizzando in un au-
tenticodestino le parti sconnesseediscordi della sua
personalità.Fondamentale sarebbe statol’incontrodi
Andreasconilnobile Sacramozo,cavalierediMalta e
iniziato ai più profondi misteri del platonismo e dell’al-
chimia, che appare solo di sfuggita nella parteterminata
eche domina nella selvadegli appunti preparatori, fi-
nalmentetradotti quasi integralmentedaLandolfi,
mentre la scelta di Gabriella Bemporad era più limitata,
lasciando nei lettori ammaliati il desiderio di saperne di
più.Perché, se i pochicapitoli effettivamente scritti (tra
il 1912 e il 1913) ci autorizzano già a parlare dicapolavoro,
questi scartafacci non sono da meno. Ci introducono in
unaVe nezia che sembra dipintaconilpennello del
Guardi, affollata di personaggi che potrebbero uscire da
una pagina delle memorie di Casanovao da unacom-
media di Goldoni.
Ed è sempre da questa massa disordinata di appunti,
da questostraordinario depositodell’immaginazione
che si accresce lungo gli anni, che emerge l’altro perso-
naggiocapitale nel processo di iniziazione di Andreas:
un doppiofemminile rappresentatodallacoppia Ma-
ria/Mariquita, entità magica e psicotica altempo stesso,
che nei progetti dell’autore si sarebbecollocata alcentro
della storia scompaginandone le atteseelecertezze,
precipitando il protagonista in una girandola di illumi-
nazioni e smarrimenti. Ma mi sembra che nessun per-
sonaggio raggiunga la statura artistica di Andreas.


Scartafacci Esconodueversionidi«AndreaoIricongiunti»:laristampadellabellissimatraduzionedel’48diGabriella


BemporadelanuovaedizionecuratadaAndreaLandolfi,chepubblicaquasituttelepreziosenotepreparatorie


i


Hofmannsthal


Gliappunti


diuncapolavoro


AllievodiMassimoMila,saggista,docente,il
musicologotorineseFrancoPulciniha
sperimentatoilgialloconl’ottimo Delittoalla
Scala (PontealleGrazie,2016).AlloraAbdul
Calì,commissarioarabo-siciliano,doveva

salvarel’onoredelteatromilanese.In Delitto
alConservatorio (MarcosyMarcos,pp.412,
e 18)indaganelmondodeibimbiprodigio.
Solidointreccio,ironiaorchestratacon
eleganza,unflorilegiotrasadismoefollia.

{


Ilgiallodeipiccolipianisti

Maniinalto
diRobertoIasoni

Hofmannsthal nutrì l’ambizione di gareggiarecon
l’apprendista per eccellenza della nostra tradizione,ov-
vero il Wilhelm Meister di Goethe. Nevenne fuori un in-
dimenticabile figura di giovane uomo (ha 22 anni quan-
do arriva aVe nezia) alla ricerca della sua seconda nascita
edel verosé, lungo un processo di iniziazione chea
molti lettori non digiuni di psicologia del profondo po-
trà ricordare sorprendentemente l’«individuazione» di
Carl Gustav Jung. Non sarà uncaso se a curare la prima
edizione in rivista dell’inedito di Hofmannsthal, dopo la
sua morte, fu Heinrich Zimmer, amico di Jung e genero
dello scrittore, nonché geniale studioso di mitologia in-
diana e autore di saggi indimenticabili dedicati altema
della «vittoria dell’anima sul male».

Pertale strada l’ Andrea può esserecollocatosullo
sfondo di una delle più importanti e innovativecorrenti
di cultura del Novecento. Ma Hofmannsthal era dotato
di un senso artistico troppo fine per sottoporre il puro
fascinoromanzesco della sua invenzione al peso di dot-
trine che avrebbero finito per soffocarlo. Eforse, se in
vent’anni procedettecosì lentamenteverso laconclusio-
ne, la ragionevacercata proprio nelle difficoltà incon-
tratenell’armonizzarel’astrattoeilconcreto,comeve-
diamo accaderealla perfezione neicapitoli effettiva-
mentescritti. Grandioso fallimento, dunque? Ma che
cosa, a ragionarecon rigore, non è un fallimento, nella
letteratura? Solo per Andreas, per la sua infinita dispo-
nibilità ad apprendereisegreti della vita, per latotale
ignoranza che è lacondizione stessa delvero apprendi-
mento, per la sua vigile e trepidante curiosità,valeva la
pena iltentativo. Rampollo della piccola nobiltà vienne-
se, appena uscito da un mondo gretto econvenzionale,
Andreas non possiede nessuna virtù che si imponga
particolarmente all’attenzione del lettore. Procede di er-
rorein errore perché ècosì che gli esseri umani possono
discriminare il bene e il male della vita. La manifestazio-
ne suprema del suocoraggio è lacapacità di ascolto che
lo rende, secondo la splendida definizione dello stesso
Hofmannsthal, «il luogo geometricodidestini estra-
nei». Solo gli altri sonocapaci di ricongiungercianoi
stessi.
©RIPRODUZIONERISERVATA

SSS


di IDABOZZI

P


er fortuna, il cane nelromanzo si chiama Zazie.
Perché altrimenti sarebbe difficile dedurre solo
dai blurb (i commenti illustri che gli editori
stampano in quarta di copertina o sullafascetta) il
debito che ilromanzo I cieli di SandraNewman(tra-
duzione di Laura Berna,Ponte alle Grazie, pp. 250,
e16,80) ha con ilromanzo del francese Raymond
Queneau (1903-1976) I fiori blu , del 1965, uscito in
Italia nel 1967 nella traduzione diItalo Calvino, me-
no famoso di Zazie nel metrò ma anche più originale.
Nel romanzo diNewman (che sarà al Circolo dei
lettori diTorino martedì 8, alle 18), nel Duemila, in
una New York misteriosamente francofona (primo
omaggio dell’autrice a Queneau), il giovane Ben si
innamora di unaragazza che si chiamaKate e porta
a spasso un cane di nomeZazie (altro omaggio a
Queneau).Kate ha un dono: quando dorme, sogna di
essere una tale Emilia che vive nella Londra del 1593,
anno di pestilenza, una donna che ha un legame mi-
sterioso con Shakespeare (altro maestro di sogni),
aspetta un figlio e ha una missione da compiere. Il
romanzo funziona ed è avvincente, ma i blurb elogia-
no soprattutto l’originalità, la novità dell’idea, di un
personaggio che si sdoppia in due epoche tramite il
sogno: peccato che questa sia la trama (non però
l’ordito, diversissimo) de I fiori blu .Nel romanzo di
Queneau, esilarante, tal Cidrolin, buffo perdigiorno
accampato su un barcone della Senna, diventa in
sogno il medioevale eferoce duca d’Auge, e lo scam-
bio tra i due è tanto fitto che non si sa chi stia so-
gnando chi. Almeno a Queneau (per tacere diCalde-
rón de la Barca con La vita è sogno , antenato di molti
ingorghi «onirici») un blurb lo si poteva dedicare.
©RIPRODUZIONERISERVATA

Tesi


ICIELIDINEWMAN


EIFIORIDIQUENEAU


HUGO


VONHOFMANNSTHAL


AndreaoIricongiunti
Traduzione
di Gabriella Bemporad
ADELPHI
Pagine 153, e 12
In libreria entro
la fine dell’anno

AndreasoIriuniti
Traduzione
di Andrea Landolfi
DEL VECCHIO EDITORE
Pagine 170, e 18
In libreria dal 20 ottobre

L’immagine
Emil Nolde (1867-1956),
Masks (1911), Kansas City,
Usa, The Nelson Atkins
Museum of Arts: tra gli
artisti al Leopold Museum
di Vienna per German
Expressionism. The Braglia
and Johenning collection (dal
9 novembre al 20 aprile)
Free download pdf