Corriere della Sera La Lettura - 06.10.2019

(Barry) #1

DOMENICA6OTTOBRE2019 CORRIEREDELLASERA LALETTURA 23


stero della Vita e della Morte (un po’ trop-
po, dunque un po’ troppo poco). Né aiuta
a fondere le due parti, narrate acapitoli
alterni, l’invenzione fantastorica che An-
dreotti sia depositario, oltreche dei se-
greti d’Italia, anche del fatto che, oltre al
pianoMarshall, gli americani avrebbero
confidato a De Gasperi un piano ben più
ambizioso, il PianoClarke(da Arthur C.
Clarke, quello di 2001Odisseanellospa-
zio ), progettodicrioconservazione per
garantirsi l’eternità, di cuitenere all’oscu-
rosocialisti ecomunisti, e che ingenera
dubbi neicattolicissimi interlocutori ita-
liani. E Dio? Come faremo avederlo senza
morire? E infatti De Gasperi rinuncerà, e
Moro lo stesso, anche se viverrà sottopo-
stocontrolasuavolontà da Andreotti,
che ne fa trafugare ilcorpo dallaRenault
rossa per sottoporlo al programma.

Orecchio dà fuocoatuttelepolveri:
metafore, anafore,zeugmi, allitterazioni,
accumulazionicaotiche, un uso al limite
della grammaticalità di pronomi e conse-
cutiotemporum , uno straordinario estro
visivobraccatodall’imperativodidover
essereatuttiicosti visionario,come se
da subito, dalla lingua in sé,fosse possi-
bile per saltoquanticocontemplaredi-
rettamente il mistero cui queste esisten-
ze, nella lorototale accidentalità, Andre-
otti compreso, alludono. Non ci si riesce.
Se non nella partefinale, un futuroim-
precisato in cui il progetto di crioconser-
vazioneèsuperatoeAlbina, Simone, il
professore e Andreotti si ritrovano inca-
stonati nell’involucrodigitale checon-
servacoscienza e ricordi (ma permetten-
do a chi vuole di espungere i più odiosi),
elifacomunicaretra loro. Le pagine in
cui Andreotti ècostretto ad ascoltare per
l’eternità i giudizi di Moro su di lui, tratti
dalle sue lettere e dal suo memoriale, so-
no tra le più belle mai scritte da Orecchio,
ebasterebberoagiustificarel’esistenza
del libro (macene sono altre). Lasciando
ai lettori il rimpiantod’untempo meno
ossessionato dallacompulsione a «fare il
romanzo», e in cui quelle pagine avreb-
bero potuto risplendere in un poemetto,
un mottetto, un oratorio musicato da Ba-
ch, da Schönberg o da Ligeti.
©RIPRODUZIONERISERVATA

D


avide Orecchioèuno degli
scrittori italiani da cui è lecito
aspettarsi di più — posto che
la cosa abbia un senso, perché
in artelabellezzaèlavoroe
ancora lavoro ma poi arrivacome un do-
no, non si merita né si pretende. Come
che sia, è probabile che anche lui avverta
qualcosa del genere, dopo l’esordio non
precocissimo, lungamentemeditatoma
da subitosfolgorantedi Cittàdistrutte
(2012), laconferma, pur a mio avvisocon
qualche stonatura «in eccesso» di Stati
digrazia
(2014), laconsacrazione critica
quasi unanime riservata a Miopadrela
rivoluzione
(2017), dovela sovrabbon-
danza del talento faceva aggio su uncon-
trollo non semprecalibrato al millesimo.
In questo suo Ilregnodeifossili , invece,
le proporzioni sembrano essersi inverti-
te, forse acausa della sua stessa e di per
sé benedetta ansia di far grande, incen-
diarelalingua, misurarsiconl’estremo.
Fossi un criticogastronomicosareico-
stretto a dire, a malincuore, che il pranzo
che il libro cioffre èottimo negli antipa-
stienel dessert, troppo greveeinutil-
mente speziato nelle portate principali.
Il romanzointreccia due vicende, en-
trambe di orfani. La prima è quella di Al-
bina, che nel 1976, investita da un’auto
nel basso Lazio, deve subire l’asportazio-
ne della milza che lacostringe acammi-
nare a lungo curva — sembri Andreotti,
le dice il nonno per rincuorarla. Di Albina
seguiremo poi la prima età adulta, larela-
zionecon Simone, altro orfano,come lei
deditoastudi storici, ossessionatoda
Andreotti su cui non riesceascriverela
tesi si laurea (siamo nel 1996), e i rapporti
mai chiariticonuna figura più adulta,
docente universitario diStoria,forse pa-
dre incestuoso,forse amante segreto, di
sicurobiecostalker che la chiama «la
puttana» ma poi lacolma, o sogna dicol-
marla, ditenerezze, la pedinaaBerlino
dovesi èrecata a fare ricerche, non indie-
treggia davanti a un atto violento.
La seconda vicendaèquella di Giulio
Andreotti, orfano di padre, ricostruita at-
traversoisuoi diarieilibri di Massimo
Franco e di Giorgio Galli, in due momenti
chiave della suacarriera politica, gli anni
del piano Marshall, che lovedono stret-
tissimocollaboratorediDeGasperi,ei
giorni del sequestro Moro. Tra Andreotti
ed Albina, Simone e il professore nonc’è
nulla incomune, se non che l’uno gover-
na gli altri, e che Albina è stataferita nel
collegio elettorale doveAndreotti miete-
vale mitichecentinaia di migliaia di pre-
ferenze. E se non l’orfanezza,ovveroil mi-


L’odisseanellospazio diAndreotti


PassatiefuturiDavideOrecchioparteambiziosamenteall’assaltodel«granderomanzo»


immaginandounfantascientificoprogrammadicrioconservazionechecoinvolgeilpolitico


di DANIELEGIGLIOLI


i


DAVIDEORECCHIO


Ilregnodeifossili
IL SAGGIATORE
Pagine 270, e 21
In libreria dal 10 ottobre

L’autore
Davide Orecchio (Roma,
1969), storico diformazione,
ha pubblicato la raccolta di
racconti Cittàdistrutte.Sei
biografieinfedeli (Gaffi,
2012),con cui ha vinto il
SuperMondello. Nel 2014 è
uscito ilromanzo Statidi
grazia (il Saggiatore) mentre
di due annifa sono i racconti
Miopadrelarivoluzione
pubblicati da Minimumfax.
Ha partecipatocon il
capitolo Camion di Cronache
dallapolvere , il mosaicnovel
coordinato da Jadel
Andreetto (Bompiani, 2019)
Bibliografia
C’eraunavoltaAndreotti.
Ritrattodiunuomo,
diun’epocaediunPaese
di MassimoFranco
del «Corriere della Sera»,
è uscito quest’anno
per Solferino
L’immagine
Giulio Andreotti (1919-
2013:foto di Alessandro
Di Meo) fu leader
della Democrazia cristiana,
ministro e sette volte
presidente delConsiglio

Presenti Valerio Mattioli chiama «Remoria» la sua originale lettura della capitale


Un cyborgs’aggiraperRoma: èilcoatto


di ORAZIOLABBATE


C


hi vuole avvicinarsi a
Remoria diVa lerio Mat-
tioli deve sapere che si
troverà davanti una sorta di
diario speciale in grado di
andare al di là della storia per-
ché in poteredicostruirne
un’altra, daccapo, più oscura.
Undiario erudito, ammalian-
te, su un’altraRoma ( Remoria.
Lacittàinvertita ),fondato su
quel sentimento, assai intimo
e magico, neiconfronti delle
proprie radici.Unsentimento
che ha il poteremaieutico di
un’evocazione attraverso cui
sbocciano i lati più nascosti, e
invisibili, della propria sotto-
cultura.


Unpo’come è accadutocon
Laluceeillutto di Gesualdo
Bufalino, in cui l’autore di Co-
miso racconta e scopre l’altra
identità della Sicilia; oppure
con la metafisica Interzona del
Pastonudo di William S. Bur-
roughs, in cui lo scrittore beat
ci catapulta in un’altra mo-
struosaTangeri.Unsaggio
originalissimo che mantiene
un passo sovversivo edifican-
do una lingua tra l’accademico
e l’underground. Protagonista
è una non-città che ha il nome
di unfondatore che «nelre-
gno della negazione è stato
precipitato»:Remo.
La data della prima eventua-

le resurrezione diRemoria?
Il 25ottobre 1946, quando
cominciano i lavori del Gra
(Grande raccordo anulare).
«QuandoRemoria riemerge
dalleforme circolari del Gra
noncontempla altro chevei-
coli a motore, e l’unicaforma
di umanità che accetta è quel-
la della sintesicontronatura
tra uomo e macchina.
Gli abitanti diRemoria
quindi non possono che esse-
redei mostri: incarnazioni
degli spettri rimasti senza
dimora daitempi dell’origina-
rio fratricidio, e assieme frutto
dell’amplesso improduttivo
per definizione».

Unlavoro sapiente, quello di
Mattioli, che ha la sua ragion
d’essere in una personale rivi-
sitazione diRoma. Dei luoghi,
della gente, dei film e deico-
stumi della periferia da cui poi
si è sviluppataRemoria.
Il Gra, chiamato da Mattioli
«tana del Bianconiglio», è una
sorta di «cerchio sabbattico»
attorno a cui e dentro cui si
avverte la civiltà diRemoria in
sfida all’istituzionaleRoma.
Mattioli si immerge nellaco-
siddetta borgatasfera , «insie-
me di gesti attraverso cui la
periferiaromana postbellica,
nata negli stessi anni del Gra e
anzi dal Gra partorita, impone

la propriacentralità su un or-
ganismo urbano»; analizza la
funzione di emblemi, indirizzi
ermeneutici e simboli sotto-
culturali che rivestono film
come Amoretossico , gruppi
musicali, i «Centocelle City
Rockers», ma anche generi
come il punk e latechno. O
ancora, infine, il fumetto
Ranxerox, il cui padre fuStefa-
noTamburini definito da Mat-
tioli «alchimista che parlava la
stessa lingua di Summano».
Unfumetto di fantascienza
ultraviolenta,testo sacro di
Remoria,con protagonista un
brutale e muscolosissimocy-
borg, che assurge al ruolo av-
veniristico di antieroe che è e
sarà: ilcoatto.
©RIPRODUZIONERISERVATA

VALERIOMATTIOLI


Remoria.Lacittàinvertita
MINIMUMFAX
Pagine 283, e 17

L’autore
Valerio Mattioli (Roma,
1978), editor, ha pubblicato
Superonda.Storiasegreta
dellamusicaitaliana
(Baldini & Castoldi 2016)

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Stile UUUUU
Storia UUUUU
Copertina UUUUU

Stile UUUUU
Rigore UUUUU
Copertina UUUUU

Nel bel saggio Insiememasoli di Sherry
Turkle (traduzione di Susanna Bourlot e
Lorenzo Lilli, Einaudi, pp. 424, e 24) c’è un
capitolo dedicato alle nuove solitudini, quelle
nate dall’abitudine a perdersi nel virtuale. In

particolare, le parole sull’amarsi in sms sono
illuminanti: «Iltelefono promette molto di
più di quanto io sia disposto a dare».Così, in
una frase, si riassume il nuovo amore: basta
un WhatsApp, non sbilanciamoci troppo, su.

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VivaLiala!
diRobertaScorranese

Lenuovesolitudini
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